MLS Superdraft: ecco le prime scelte dal 2000 a oggi

Nell’edizione del SuperDraft 2016 tenutasi a Baltimora, fu l’inglese Jack Harrison ad essere scelto come prima scelta assoluta dai Chicago Fire. La sua avventura con la maglia della franchigia dell’Illinois, però, non durò neanche un’estate. Jack, infatti, venne scambiato tramite trade coi New York City bramosi di riscattare la loro prima, e deludente, stagione con un giocatore dall’altissimo pontenziale.

A pochi giorni dal SuperDraft 2017 in programma a Los Angeles, i Minnesota United avranno la possibilità di pescare, tra i talenti proposti dai vari college e dal programma Generation Adidas, un giocatore che sappia ripagare le grandi speranze riposte in lui. La scelta non è per niente facile e, come mostra la storia, fare la chiamata sbagliata è questione di poco.

Aiutiamo, dunque, i dirigenti di Minnesota a ponderare bene la loro scelta ripercorrendo la storia del SuperDraft. Dalla sua prima edizione, tenutasi nel 2000 a  Fort Lauderdale, sino a quella appena trascorsa svoltasi a Baltimora riviviamo quei momenti con i nomi, e le storie, delle prime scelte assolute dei draft.

2000: Steve Shak,  New York MetroStars

La storia del SuperDraft non inizia sotto i migliori auspici. I New York MetroStars (oggi Red Bulls) scelsero Steve Shak proveniente dall’università di UCLA. La scelta sorprese molti addetti ai lavori che si auspicavano come prima scelta uno tra Carlos Bocanegra, Sasha Victorine, Peter Vagenas o Nick Rimando. I MetroStars sorpreso tutti scegliendo il centrocampista e lasciando alle altri pretendenti i nomi più gettonati. Rimando venne scelto solamente alla chiamata numero 35. Shak non lasciò un grande ricordo nella “grande mela”. In due mediocri stagioni disputò solamente 32 incontri segnando una sola rete. Successivamente venne ceduto tramite trade ai Colorado Rapids ma anche a Denver non riuscì a lasciare il segno, raccolse solamente 6 presenze. La restante carriera si suddivise tra Minnesota Thunder (USL), Bodens BK (Seconda Divisione svedese), Virginia Beach Mariners (USL) e Charlotte Eagles (USL) ma mai con grossi acuti.

2001: Chris Carreri, San Jose Earthquakes

Stile da Backstreet Boys, faccia da ragazzaccio e cattive intenzioni. Con queste credenziali,Chris Carreri, si presentò alla sua nuova squadra. La prima scelta assoluta dei San Jose Earthquakes non fu una delle più felici per la franchigia californiana. Con i “terremoti” Carreri disputò solamente 93 minuti suddivisi in cinque incontri e successivamente venne ceduto, probabilmente per le sue divergenze con coach Frank Yallop, anche lui ai Colorado Rapids. Con i Rapids Carreri visse il momento più felice della sua esperienza in MLS grazie all’intuizione di coach Tim Hankinson che lo trasformò da centrocampista a punta centrale e dove riuscì a disputare 69 incontri segnando 19 reti. Prima di chiudere la propria carriera vesti le maglie dei Rochester Rhinos, Richmond Kickers e Carolina RailHawks nel campionato USL.

2002: Chris Gbandi, Dallas Burn

Ogni scelta porta dietro di sé molti dubbi. Quando i Dallas Burn (oggi FC Dallas) alla prima chiamata scelsero Chris Gbandi in molti storsero il naso. I nomi altisonanti erano altri e si pensava la scelta potesse ricadere sui vari Taylor Twellman, Brad Davis e Justin Mapp. All’epoca Dallas necessitava di un innesto in difesa e la scelta di Gbandi fu quella più giusta. Gbandi divenne il perno difensivo di Dallas in quei anni e resto in Texas per cinque stagioni per poi trasferirsi in Norvegia nel FK Haugesund. Seppur non una delle scelte più forti nella storia dei SuperDraft, va riconosciuto a Dallas la bravura di aver scelto un giocatore funzionale per le proprie esigenze.

2003: Alecko Eskandarian, D.C. United

Alecko Eskandarian è considerato da molti il primo, vero, giocatore degno del titolo di prima scelta assoluta. Nei suoi otto anni di carriera in MLS Eskandarian riesce a togliersi molte soddisfazioni. Tra le tante è stato il primo giocatore, tra le prime scelte al draft, ha guadagnarsi la chiamata della Nazionale. Con le sue 81 presenze e 20 reti, è considerato oggetto di culto per tutti i tifosi dei D.C. United. Con lui in squadra i capitolini sono riusciti a laurearsi campioni MLS nel 2004 e a vincere la Supporter’s Shield nel 2006. A livello personale, invece, Alecko vanta due scelte all’All-Star Game (2004, 2006) e il titolo di MVP nella finale della MLS Cup del 2004.

2004: Freddy Adu, D.C. United

Tanti in Freddy Adu hanno riposto grandi speranze, sia per lui che per tutto il movimento calcistico americano. Esploso in giovanissima età in molti sperano di potersi ammaliare con le giovane talento originario del Ghana. I primi a puntare su di lui sono i D.C. United che lo scelgono al SuperDraft del 2004. Centrocampista dai piedi fatati ma dagli istinti discutibili, Adu nei suoi primi anni in MLS disputa 87 incontri segnando 11 reti. Il suo futuro, però, non segue il talento dei suoi piedi. Dopo l’esperienza a Washington, e una breve parentesi al Real Salt Lake effettua il grande salto verso l’Europa. Il Benfica lo acquista per 2 milioni di dollari ma il passaggio ai lusitani fu l’inizio del declino della sua carriera. Dopo una sola stagione con la squadra di Lisbona inizia un lungo, ed interminabile, giro di prestiti. Non riuscendo ad esprimere appieno il suo pontenziale, nel 2011, torna in MLS ai Philadelphia Union con i quali disputa 35 incontri e segna 7 reti. Successivamente prova ancora l’avventura fuori dai confini nazionali con gli stessi, scarsi, risultati. Oggi gioca per i Tampa Bay Rowdies assieme alla stella inglese Joe Cole.

2005: Nikolas Besagno, Real Salt Lake

Una delle più fallimentari scelte al primo turno del SuperDraft di sempre. Questa è l’opinione, e i fatti danno ragione, di molti addetti ai lavori della MLS. Besagno vanta solamente 8 presenze in MLS, decisamente poche per un giocatore le cui qualità tecniche erano paragonate a quelle di Freddy Adu. Dopo la fallimentare esperienza a Salt Lake, passa in prestito ai Seattle Sounders, impegnati all’epoca nella USL ma. anche all’ombra dello Space Needle, non riesce ad esplodere disputando solamente 10 incontri in tutta la stagione. Le prestazioni di basso livello fanno scemare l’appeal delle varie franchigie della MLS nei suoi confronti così da costringerlo a cercare fortuna nelle leghe minori. Per molti il suo approdo in MLS è dovuto al suo legame di amicizia con John Ellinger, allenatore all’epoca del Real Salt Lake. Besagno attualmente gioca, senza grossi risultati, per i Washington Crossfire nella Premier Development League (PDL).

2006: Marvell Wynne, New York MetroStars

Sperando, probabilmente, di farsi perdonare per la scelta Shak di sei anni prima, i MetroStars ci riprovano optando per la rapidità e il grande potenziale di Marvell Wynne. La carriera del terzino stenta a decollare complice lo schema di gioco (3-5-2) imposto dall’allenatore dell’epoca Mo Johnston che lo costringe a restare in area limitando le sue potenzialità. Con l’arrivo di Bruce Arena, Wynne trova la propria dimensione grazie allo spostamento sulla fascia. Con New York inizia a farsi un nome tanto che lo stesso Johnston, approdato poi sulla panchina dei Toronto FC, lo vuole a tutti i costi ritenendolo uno dei migliori difensori in circolazioni. Con i canadesi riesce a conquistare la Canadian Championship nel 2009. Nella stagione 2010 i suo trasferimento ai Colorado Rapids coincide con la vittoria della sua prima, e sino a qui unica, MLS Cup. Attualmente sfreccia sulla fascia destra dei San Jose Earthquakes.

2007: Maurice Edu, Toronto FC

Maurice Edu è una delle note più felici per Toronto e per il suo programma di valorizzazione dei giovani prospetti. La prima scelta assoluta del 2007 ha fatto la sua fortuna al di fuori degli Stati Uniti, e Canada in questa occasione. Toronto ha saputo valorizzare il suo giovane talento che, dopo una stagione e mezza con i “Reds”, ottiene la chiamata dai prestigiosi Glasgow Rangers (Scozia). La grossa occasione non viene sprecata da Edu. Negli anni trascorsi in Scozia diventa uno dei perni della squadra riuscendo a vincere per tre volte il campionato. Successivamente viene acquistato prima dallo Stoke City (Inghilterra) e poi dal Bursaspor (Turchia) prima di tornare in MLS per vestire la maglia dei Philadelphia Union.

2008: Chance Myers, Sporting Kansas City

Se Gbandi e Wynne hanno, a modo loro, fatto la fortuna delle franchigie per cui sono stati selezionati, Myers è di gran lunga il terzino destro più forte uscito da un SuperDraft. Ottimo sia in fase difensiva che in quella offensiva, Myers contribuisce appeno alla causa di Kansas riuscendo a portarla alla vittoira, nel 2013, della MLS Cup. Versatile e pulito su ogni pallone, Myers ha fatto di queste virtù le solide fondamenta su cui costruire la propria carriera. Nonostante qualche andamento altalenante nelle ultime stagioni, la scelta fatta da Kansas può ritenersi una delle migliori della sua storia.

2009: Steve Zakuani, Seattle Sounders

“Quello che tutti si aspettavano”, la scelta di Zakuani da parte dei Seattle Sounders può essere riassunta con queste parole. Proveniente dalle giovanili dell’Arsenal, è Sigi Schmid a vedere in lui un enorme potenziale. Rifiutate alcune offerte provenienti dall’Inghilterra, Zakuani passa ai Sounders con i quali inizia a deliziare il pubblico della MLS. Dotato di rapidità, classe ed astuzia con i verde-blu conquista due U.S. Open Cup (2009, 2010) e disputa 100 partite. Fatale per la sua carriera fu il gravissimo infortunio subito contro i Colorado Rapids nel 2011. La rottura della gamba stravolse così tanto la sua carriera tanto che nel 2014, dopo una stagione disputata con la maglia dei Portland Timbers che lo acquistarono tramite il Re-Entry draft, decide di ritirarsi a soli 26 anni.

2010: Danny Mwanga, Philadelphia Union

Mwanga sta a Philadelphia come Zakuani sta a Seattle. In tanti avranno pensato a questa equazione quando, nel 2010, i Philadelphia Union pescarono dalla lotteria del draft il nome di Danny Mwanga. Le sue prime due stagioni in maglia Union fecero ben sperare. In molti erano convinti che l’esplosione del giovane congolese fosse vicina. L’arrivo, però, sulla panchina degli Union di Piotr Nowak cambia le carte in tavola. Nel 2012 Mwanga scende in campo solamente per 9 volte e si vede costretto a cambiare squadra. Il passaggio prima ai Timbers, poi ai Rapids non porta i frutti desiderati e la sua carriera di Mwanga inizia un lento declino. Negli ultimi anni veste le maglie dei New York Cosmos (NASL), Orlando City (MLS) e Tampa Bay Rowdies (NASL), squadra dove milita attualmente, senza mai riuscire ad esplodere definitivamente. Nowak, probabilmente, ci aveva visto lungo o forse non ha saputo valorizzare un talento come il suo?

2011: Omar Salgado, Vancouver Whitecaps

Salgado sembra voler ripercorrere, a sua insaputa, le orma di Nikolas Besagno. L’allievo supera il maestro? Decisamente no, però la sua storia ricorda per certi versi quella del suo collega. Prima scelta dei Whitecaps, con la franchigia canadese non riesce a ritagliarsi, nonostante le quattro stagioni con i “caps” un ruolo significativo in squadra. Dopo molti alti e bassi, anzi più bassi che alti, la sua avventura a Vancouver arriva al capolinea nel 2015 quando, grazie all’aiuto dei New York City FC, si trasferisce in Messico per vestire la maglia del Tigres 2. Definendo la sua esperienza in MLS un “incubo”, Salgado prova a rimettersi in gioco nel nuovo campionato ma, per il momento, senza grosse fortune.

2012: Andrew Wenger, Montreal Impact

Il 2012 può essere considerato come lo spartiacque dei SuperDraft. La qualità delle prime scelte aumenta. Wenger è il giocatore che da il “via” a questa nuova era dei giovani giocatori della MLS. Pur non avendo il sex appeal di Zakuani, in molti vedono in lui del grande potenziale. Grazie alle sue doti riesce a porre le basi per una solida carriera in MLS. Prima Montreal, poi Philadelphia e infine Houston, la sua attuale squadra. Dove va riesce sempre a lasciare il segno vedendo così ripagati i propri sacrifici in favore di quel sogno chiamato MLS.

2013: Andrew Farrell, New England Revolution

Con Andrew Farrell arriva l’ennesima conferma che il vento soffia nella giusta direzione. A differenza dei pionieri Shak e Carreri, Farrell è riuscito ad imporsi nella nuova lega come uno dei punti di riferimento dei New England Revolution. Centrale o esterno di difesa conta poco per lui che in sole tre stagioni riesce a superare già le 100 presenze (attualmente 141). Grazie alle ottime prestazioni, oltre ad essere un elemento imprescindibile per i New England Revolution, è riuscito ad entrare nell’ottica della nazionale maggiore.

2014: Andre Blake, Philadelphia Union

Blake è il primo portiere ad essere scelto come prima scelta assoluta ad un SuperDraft. Il giamaicano è la prima scelta di Philadelphia che lo acquista per farlo diventare il guardiano della propria porta. L’esplosione del talentuoso portiere, però, tarda nel mostrarsi al grande pubblico. La sua stagione d’esordio è da dimenticare. Blake è chiuso da MacMath e guadagna 2 sole presenze. Anche nella stagione successiva non viene considerato una prima scelta. Per un portiere saper attendere il momento giusto per effettuare una parata, o un’uscita su una palla alta, è fondamentale. Blake attende con pazienza il suo momento che arriva nella stagione appena trascorsa. Titolare fisso disputa un campionato superlativo che combacia con la convocazione all’All-Star Game, con la scelta nella top undici 2016 della MLS e con il premio di miglior portiere della MLS. Il futuro è saldo nelle sue mani.

2015: Cyle Larin, Orlando City

Una delle storie più belle dei SuperDraft. Giocatore dotato di una grandissima mobilità, aveva molti occhi puntati sulle sue giovani spalle. La scelta effettuata da Orlando nel 2015 per certi versi è risultata rischiosa. Nessuno poteva immaginare che il giovane canadese potesse imporre il proprio ritmo sin dal suo primo anno in MLS. Smentiti tutti. Nella stagione di esordio Larin diventa il perno dell’attacco dei “leoni”. Molte invenzioni di Kakà vengono finalizzate proprio da lui che in 28 incontri totali riesce a segnare ben 18 reti. Nella scorsa stagione, il numero ventuno viola si ripete, anzi migliora. Il minutaggio aumenta, registra 32 presenze, e anche se le sue reti non eguagliano quelle della stagione passata, si ferma a quota 14, riesce a confezionare quattro assist diventando una delle stelle della squadra. Le buone prestazioni fanno balzare il suo nome alle orecchie delle squadre d’oltreoceano tanto che i dirigenti di Molde e Lazio chiedono informazioni su di lui.

2016: Jack Harrison, New York City FC

Il cerchio si chiude da dove avevamo cominciato. Jack Harrison, inglese di Stoke-on-Trent, ha saputo tenere alto l’onore di essere una prima scelta al SuperDraft. Nonostante il centrocampo dei New York City sia, almeno sulla carta, uno dei più forti di tutta la lega, il Harrison ha saputo imporsi. Andrea Pirlo, Thomas McNamara, Andoni Iraola spostato in mediana da coach Vieira e Frank Lampard non sono di certo gli ultimi arrivati ma nonostante questa agguerrita concorrenza Harrison è riuscito a ritagliarsi uno spazio davvero importante. Nella sua prima stagione tra i professionisti può vantare 24 presenze, 4 reti e 7 assist. Non male per un rookie alla sua stagione d’esordio e, per di più, in una squadra che gioca sempre con molta pressione su di sé. Pensare che i Chicago Fire, che hanno chiuso la stagione all’ultimo posto, lo avevano tra le proprie fila. Chissà se con Harrison la loro stagione avrebbe avuto un epilogo diverso.

Con il passare degli anni abbiamo notato un incremento della qualità dei giovani talenti. L’arrivo, sempre più nutrito, di campioni da vecchio continente e gli investimenti che vengono effettuati dalle nuove franchigie, vedi Atlanta, stanno permettendo al movimento calcistico americano di crescere e sperando, che un giorno, l’etichetta di “calcio minore” possa definitivamente staccarsi dalla schiena della MLS.

2017: Abu Danladi, Minnesota United
L’attaccante di origini ghanesi è stata la prima scelta assoluta di Minnesota United, ma non ha trovato grande spazio alla prima stagione tra i professionisti. Con la maglia numero 9 dei Loons sulle spalle, ha giocato sì 27 partite ma in gran parte spezzoni totalizzando 1391 minuti. Il suo bottino in zona gol è stato comunque di tutto rispetto visto il minutaggio giocato con 8 reti e 3 assist, ma anche con un’espulsione sul groppone. Nel 2018 è chiamato al riscatto per non cadere nell’anonimato.


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