Le nuove regole salariali della MLS

Nella notte italiana tra martedì e mercoledì, a Los Angeles, i proprietari delle trenta franchigie MLS – inclusa anche San Diego, che entrerà in scena nel 2025 – si sono riuniti, alla presenza del presidente della FIFA Gianni Infantino, per il primo dei tre board of governors stagionali. All’interno della riunione, la maggioranza di essi ha votato in favore di un numero di riforme alle regole salariali MLS che entreranno in vigore già dalla finestra di mercato estiva – trenta giorni tra luglio e agosto – e che rappresentano il più significativo cambiamento attuato dalla lega in corso d’opera dal 2016, quando fu introdotta la Targeted Allocation Money, che permetteva di acquisire giocatori con stipendi superiori al massimo salariale riducendone l’impatto sul cap.

La MLS, infatti, pur avendo sempre perseguito una strategia di crescita graduale, ha sempre cercato di fare in modo che quei cambiamenti avvenissero tra una stagione e l’altra. Le ragioni per questa scelta sono logiche: una competizione deve avere inizio e terminare con le stesse regole valide per tutte le squadre, e dando a ciascuna franchigia l’opportunità di prepararsi in maniera adeguata ai cambiamenti. In casi però eccezionali, e soprattutto quando queste regole, come andremo a vedere, rappresentano un miglioramento sulle condizioni attuali del salary cap, e quindi non un livellamento verso il basso, la MLS può decidere di accelerare l’implementazione di certe regole, magari, come probabilmente sarà, per usarle da antipasto per un più significativo rimodellamento del salary cap nella prossima off-season.

La storia della MLS ce lo racconta: le due decisioni che hanno più significativamente rimodellato il volto della lega sono arrivate entrambe nel mezzo di una stagione. David Beckham, e con lui la Designated Player Rule, approdarono in MLS nell’estate del 2007, mentre l’Allocation Money, lo strumento tramite cui le franchigie MLS hanno visto vertiginosamente aumentare il loro monte salari e che è stato cruciale per migliorare il livello degli import nella lega, è arrivata, come abbiamo detto, nel 2016. Calmiamo subito le acque: i cambiamenti annunciati questa settimana non rappresentano minimamente cambiamenti di quel livello, ma è su di essi che si può costruire una nuova MLS, una lega che è sempre cresciuta gradualmente se non per alcuni, radicali ma necessari, scossoni. In fin dei conti, quando furono introdotti i Designated Player erano uno per franchigia – sarebbero arrivati a tre – e il quantitativo di Allocation Money a disposizione di ogni club cresce con ciascuna stagione.

Per capire però cosa questi cambiamenti potrebbero rappresentare in futuro per la lega, è prima opportuno spiegarli e capire che cosa rappresentino adesso per il presente della MLS. Le modifiche approvate in questa sessione sono tre, uno dei quali, il primo e più importante, abbastanza complesso da necessitare una divisione in due scaglioni per essere compreso meglio:

  • Viene tagliata la relazione che regolava l’utilizzo degli slot per la Under 22 Initiative in rapporto al numero e al tipo di Designated Player. Fino ad oggi una squadra poteva avere diritto a uno slot della U22 Initiative – che permette di acquistare giocatori sotto quell’età pagando qualsiasi cifra per il cartellino purché lo stipendio sia sotto un certo tetto – se voleva avere tre Designated Player, oppure accedere a tre slot U22 purché uno dei tre DP fosse uno Young DP – sotto i ventitré anni di età – oppure purché l’impatto salariale del suo contratto fosse riducibile tramite TAM – quindi, uno stipendio non superiore al milione e seicentocinquantamila dollari. Con la nuova regola una squadra potrà avere tutti e tre i DP e tutti e tre gli slot per la U22 Initiative.
  • Allo stesso tempo, alle franchigie viene posta una nuova scelta su come orientare la costruzione del proprio roster, entrambe le opzioni comunque sensibilmente più costose rispetto a quelle passate: una franchigia potrà decidere di avere tre Designated Players e tre giocatori U22 Initiative oppure rinunciare ad uno slot da DP in cambio non solo di uno slot extra per l’Iniziativa, ma anche di due milioni di dollari aggiuntivi in GAM.
  • Viene aggiunto un buyout per franchigia. Questo vuol dire che a partire da questa estate ogni squadra potrà, ogni anno, svincolare due giocatori senza che questi contino più contro il salary cap, purché continuino a pagargli lo stipendio fino all’accordo del giocatore con una nuova squadra – prima potevano liberarne solo uno.
  • Viene modificata la quantità di fondi ottenuti vendendo il cartellino dei giocatori che può essere tramutata in Allocation Money per ridurre l’impatto salariale di alcuni contratti, ma soprattutto, viene cambiato il metodo attraverso cui viene stabilito il tetto. La regola precedente voleva che ciascuna squadra fosse in grado di tramutare in GAM un massimo di un milione e duecentomila dollari per ogni giocatore ceduto – una squadra che vende un giocatore per dieci milioni riceveva un milione e due, una che vendeva due giocatori ciascuno per due milioni riceveva due milioni e quattrocentomila dollari. Con il nuovo regolamento ciascuna franchigia potrà ricevere un massimo di quattro milioni in GAM ma secondo una base cumulativa. Dunque, che venda un solo giocatore per dieci milioni o due per un totale di quattro, entrambe possono tramutare in GAM la stessa esatta cifra.

Leggere qualcosa sul salary cap MLS da sempre l’impressione di trovarsi davanti ad un alfabeto mesoamericano sconosciuto – certo, se la lega fosse completamente trasparente con i salari come lo sono le sue controparti negli altri sport sarebbe tutto più facile e ci si potrebbe basare su esempi concreti – ma una volta che si familiarizza con i termini, la portata dei cambiamenti è notevole. Non gigantesca, certo, ma probabilmente quanto di più potesse cambiare la Major League Soccer nel bel mezzo della stagione senza costringere i General Manager a cambiare completamente direzione, invalidando di fatto tutti gli sviluppi visti fino ad ora.

I nuovi regolamenti sono nel solco della MLS che abbiamo conosciuto, eppure aprono spiragli ad una lega nuova, pronta a rivoluzioni anche più importanti. Il tema principale è quello della flessibilità, la capacità di offrire a ciascuna squadra la possibilità di costruire il roster se non come meglio preferiscano, quantomeno seguendo strategie molto differenti rispetto alla concorrenza. Le nuove regole implementate rappresentano un cambiamento proprio in questa specifica direzione: franchigie più ricche e disposte a spendere hanno la possibilità di investire cifre più consistenti rispetto a quelle più frugali, eppure con l’attraente opzione di un due milioni di dollari extra in GAM, sarà più facile per queste ultime riuscire a competere anche a livello di budget e di giocatori ad alto livello con il resto della lega, potendo permettersi fino a due titolari che possono cambiare una stagione in più.

Potenzialmente, però, questa varietà potrebbe essere temporanea, o meglio: delle due opzioni offerte dal cambiamento della regola su DP e U22, una sembra, almeno apparentemente, essere sensibilmente migliore. Il profumo dei due milioni di dollari extra in Allocation Money ha le capacità per essere ben più attraente rispetto al modello classico con tre Designated Player. Se qualcuna dovesse vincere il titolo da qui ad un paio di stagioni adottando questo modello, essendo la MLS una copycat league, è logico aspettarsi che una conformazione che permette di aggiungere fino a due giocatori capaci di fare la differenza in più, aumentare la profondità della rosa e comunque, potenzialmente, spendere meno rispetto alla conformazione a tre DP, diventi quella preponderante in giro per la lega.

E questo potrebbe voler dire che, di qui a poco, la MLS possa iniziare a pensare che il ruolo dei Designated Player sia, se non giunto alla fine della sua esistenza, quantomeno entrato in una fase discendente della sua traiettoria. I DP sono stati un catalizzatore fondamentale per far partire la crescita della lega, ma tutti i passi in avanti più significativi effettuati dalla lega negli ultimi sette, otto anni sono arrivati, a partire dall’implementazione dell’Allocation Money, cercando di migliorare la profondità del roster, e non le sue vette più alte. Per certi versi, nel 2024, i Designated Player rischiano anche di assomigliare a dei relitti provenienti da un’altra epoca. È irrealistico che la MLS possa pensare di privarsene di qui a tempi brevi – anche perché, banalmente, è l’unico modo che si ha per attirare certi profili anche solo avvicinabili a quello di Lionel Messi – ma non è certo aggiungendo DP alle varie squadre che si migliora la lega, specialmente nel rapporto diretto con la Liga MX, una lega di cui si può ambire a pareggiare il livello dei migliori in squadra, ma con cui, almeno rispetto alle big assolute del torneo messicano, c’è ancora un gap per quel che riguarda la profondità delle panchine.

È molto probabile che i cambiamenti, per la MLS, non finiscano qui. Se c’è stato, all’interno dei vari proprietari, un movimento per ottenere queste modifiche in una fase solitamente priva di cambiamenti come il bel mezzo della stagione regolare, vuol dire che quella spinta esiste, continua a farsi sentire e non vorrà certo fermarsi a questi cambiamenti rilevanti, ma comunque non necessariamente rivoluzionari. All’interno della lunga guerra tra proprietari spendaccioni e frugali, i primi sembrano aver messo la freccia e preso la via del sorpasso. E l’impressione è che nella off-season, quando non ci sarà da mantenere per forza lo scheletro di una struttura salariale entro cui si è già iniziato a giocare, ci si possa attendere movimenti ancora più significativi.

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