Perché si parla di nuovo di giocare alcune partite della Liga negli Stati Uniti?

Lo ha annunciato Javier Tebas, il padre padrone del calcio professionistico spagnolo, negli ultimi giorni. Non da subito, ma a partire dalla stagione 2025/2026, alcune partite della massima divisione iberica potrebbero giocarsi negli Stati Uniti. Non è la prima volta che il dirigente preannuncia questa possibilità, anzi, la Liga spagnola è sicuramente il torneo europeo che è andato più vicino a trasformare questo miraggio in una realtà: nel 2018, Tebas aveva annunciato l’intenzione di far giocare Girona-Barcellona all’Hard Rock Stadium di Miami. Il piano, studiato insieme alla Relevent Sports Group, di proprietà del miliardario Stephen Ross – a capo anche di quei Miami Dolphins che chiamano “casa” lo stadio nei cui pressi si corre anche il gran premio di Formula 1 – sarebbe poi velocemente fallito, nonostante le due parti in causa avessero già iniziato a promuovere l’evento, martoriato da tutta una serie di pareri negativi, da quello della federazione spagnola a quelli della federazione statunitense e della FIFA, nella persona del suo presidente Gianni Infantino.

Cosa è cambiato da quei giorni, allora, per convincere Tebas a ritentare il colpo grosso? La questione è complessa e coinvolge, direttamente o indirettamente, organi giudiziari in due continenti diversi e financo la corte suprema degli Stati Uniti e il governo di Joe Biden. Tutto ha inizio quando proprio la Relevent Sports Group presenta alla corte suprema dello stato di New York una causa civile contro la FIFA, la cui interferenza ha impedito lo svolgimento della partita di Liga a Miami, e la USSF, la federazione calcistica statunitense, che non aveva concesso a Relevent l’autorizzazione per organizzare, sempre a Miami, una partita del campionato ecuadoregno tra Barcelona – non gli spagnoli, ma quello della città di Guayaquil – e i loro rivali cittadini del Guayaquil City.

Nella sua causa, Relevent sostiene che la FIFA e la USSF abbiano lavorato insieme in maniera anti-competitiva per prevenire l’organizzazione di partite straniere sul suolo americano, violando così la legge antitrust istituita per evitare collusione e tentativi monopolistici. Relevent sostiene che questa collusione sia rappresentata dal regolamento FIFA del 2018 che impedisce di giocare partite di campionato in territori stranieri, anche sa la federazione calcistica statunitense sostiene di non aver avuto alcun ruolo nello stilare questo regolamento, e di applicarlo semplicemente in quanto sezione della FIFA responsabile di applicare i regolamenti federali nel territorio statunitense.

In una fase iniziale, la USSF e la FIFA si sono viste dare ragione, quando la corte dello stato di New York ha dismesso la causa di Relevent, ma in appello la situazione si è rivoltata. La federazione statunitense allora ha deciso di rivolgersi direttamente alla corte suprema statunitense, non per far decidere al massimo organo giudiziario statunitense a quale delle due parti dare ragione, ma solo per fargli stabilire se ci fossero le basi per arrivare ad un giudizio e si potesse andare avanti con il processo. Questo ha coinvolto anche l’amministrazione Biden, che ha presentato alla corte suprema la sua opinione sul caso, affermando come la corte avrebbe dovuto lasciare che si andasse ad un processo, schierandosi di fatto dal lato di Relevent. Il giudizio della corte suprema ha concordato con la Casa Bianca, e la loro decisione di far andare avanti la causa ha di fatto rimesso in moto il tentativo della Liga di far giocare alcune proprie partite negli Stati Uniti.

Anche se non sappiamo ancora quale sarà il giudizio definitivo sul caso, comunque questo potrebbe non essere poi così importante nel definire se e quando sarà possibile per i campionati stranieri arrivare a giocare negli Stati Uniti. Recentemente, infatti, la FIFA, forse colpita dalla decisione della corte di giustizia europea sul caso Superlega, ha decisamente ammorbidito la propria posizione a riguardo, fino ad arrivare ad un accordo extra giudiziario con Relevent, che ha accettato di far cadere dalla causa tutte le accuse nei confronti dell’organo di governo del calcio internazionale, questo mentre la FIFA inizia “a considerare cambiamenti alle regole esistenti sul se sia possibile che delle partite vengano giocate fuori dai territori casalinghi della lega”.

Qualora quei cambiamenti dovessero arrivare, e vista la volontà politica e le ultime svolte giudiziarie, è legittimo attendersi che lo faranno, ci si troverebbe di fronte ad una vera rivoluzione calcistica, una che certo non favorirebbe i tifosi locali. In seguito all’annuncio della Liga, quasi tutte le attenzioni saranno rivolte ai grandi campionati europei e al mercato statunitense, ma in entrambi questi casi si starebbe osservando solo una sezione molto piccola di un quadro potenzialmente globale. Innanzitutto, è legittimo aspettarsi che siano le grandi leghe del continente americano a voler puntare sul giocare partite negli Stati Uniti, soprattutto viste le notevoli diaspore che da quei paesi sono giunte negli Stati Uniti.

L’Ecuador, come abbiamo visto, ci aveva già pensato, e certo Argentina e Brasile sembrano delle logiche candidate, ma è soprattutto la Liga MX che ci metterebbe veramente poco a stabilire alcuni suoi incontri a nord del confine, come d’altronde fa già la nazionale messicana, che gioca quasi tutte le sue amichevoli in stadi NFL, e come succede con la Leagues Cup, il torneo che unisce, per un mese, MLS e Liga MX e che si svolge interamente negli USA. In seconda battuta, non si può non tenere conto di come paesi quali l’Arabia Saudita in primis approfitterebbero subito dell’opportunità di portare qualcosa di più che le supercoppe dei vari paesi sul proprio territorio, e non è da escludere che tanti degli altri mercati che si contendono i grandi club nelle amichevoli estive non vogliano investire.

In questo senso, il responso di un giudice statunitense avrà un impatto smisurato sul mondo del calcio, qualcosa di ben più profondo da restringersi solamente ai cinquanta stati, una decisione che risuonerà per tutto il pianeta come forse hanno fatto, nella storia delle autorità statunitensi con il mondo del pallone, solamente l’inchiesta del FBI sulla corruzione all’interno della FIFA. Ma anche senza un giudizio positivo per la Relevent, la gallina potrebbe essere ufficialmente uscita dal pollaio, e con le modifiche agli statuti della FIFA potenzialmente in arrivo, il calcio potrebbe aver già superato il suo punto di non ritorno.

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