I 22Under22 per il 2022

Guardando a un anno di distanza la lista dei 22 Under 22 stilata dalla Major League Soccer nel 2021, possiamo notare come otto dei giocatori allora presenti siano oggi in Europa, incluso l’intero podio composto da Ricardo Pepi, Daryl Dike e James Sands. Di questi otto trasferimenti l’unico teoricamente definibile come un downgrade è quello di Moses Nyeman, volato pochi giorni fa nella seconda divisione belga. I giovani andati in Europa diventano nove se consideriamo la nostra proposta dello scorso anno – l’aggiunta è Mamadou Fall, andato in prestito al Villarreal. Nel periodo in cui la MLS diventa sempre più una parte importante nel mercato del calcio internazionale, soprattutto per quel che riguarda i giovani talenti, questa classifica diventa sempre più una da seguire con attenzione per capire chi potrebbero essere i prossimi Brenden Aaronson, Tyler Adams e James Sands. E siccome è un esercizio divertente in cui lanciarsi, proviamo a vedere anche quest’anno quanti nomi – e magari quante posizioni – possiamo riuscire ad individuare. Un’avvertenza: questa non è semplicemente una classifica dei ventidue giovani con più potenziale in MLS e non vuole contenere solo consigli per la lista della spesa di un club europeo. Nella valutazione vanno inserite anche le capacità attuali, le performance in prima squadra, l’importanza all’interno della franchigia. Alcuni di questi prospetti, anche dovessero raggiungere il picco delle loro capacità, potrebbero non lasciare mai la MLS. N.B.: Tutte le statistiche sono aggiustate per novanta minuti secondo il database di fbref.com e sono aggiornate al 03/09/2022

 

Prima di iniziare, alcune honourable mentions: Tra i giocatori che sono finiti appena ai margini di questa lista, diciamo per comodità le posizioni 23-26, citiamo Jahkeele Marshall-Rutty di Toronto FC – 13 presenze, 4 da titolare, 5.89 progressive carries (87 pct), 2.84 tackles (91 pct) – Brian Gutierrez dei Chicago Fire – 28 presenze, 15 da titolare, 1 gol, 3 assist, 4.70 progressive passes (80 pct), 1.00 clearances (87 pct) – Thiago Andrade di NYCFC – 27 presenze, 12 da titolare, 5 gol, 2 assist, 8.39 progressive passes received (93 pct), 0.35 npxG (91 pct) – Pedro Vite dei Vancouver Whitecaps – 18 presenze, 9 da titolare, 1 assist, 23.94 pressures (95 pct), 5.53 progressive passes (86 pct).  Da sottolineare invece alcuni nomi che saranno con ogni probabilità nel futuro di questa lista, alcuni Homegrown Players che hanno iniziato ad affacciarsi al professionismo, dal potenziale eccellente ma ancora lontani da un minutaggio consistente in prima squadra, citiamo Serge Ngoma (New York Red Bulls), Dantouma Touré (Colorado Rapids), Cruz Medina (San José Earthquakes), Brian Romero (Charlotte FC), Diego Luna (Real Salt Lake)

 

 

22 – Daniel Edelman – 2003 – Centrocampista – New York Red Bulls

11 presenze, 5 da titolare, 1 gol, 2.82 clearances (99 pct), 2.65 aerials won (97 pct)

 

 

Potrebbe essere recency bias, ma il classe 2003 è riuscito ad inserirsi all’ultimo slot possibile di questa classifica grazie all’importanza che ha incominciato ad acquisire per la squadra di Gerhard Struber. Mediano tosto, fortissimo nel gioco aereo, eccellente pressatore, Edelman non è stato ancora in grado di mostrare i margini di crescita che ha col pallone tra i piedi, ma non dovrebbe sorprendere in una squadra come i Red Bulls che hanno fatto del campanile una forma d’arte e che vivono per il gioco Route One come se fosse la filosofia Straight Edge. Ha anche trovato il suo primo gol in MLS proprio mettendo in mostra la sua tendenza al pressing che lo rende fondamentale per una squadra del genere.

 

21 – Paxten Aaronson – 2003 – Trequartista – Philadelphia Union

20 presenze, 2 da titolare, 1 gol, 30.80 pressures (99 pct), 6.45 touches (att pen) (99 pct)

 

 

Fratello piccolo di Brenden e, come tutti i fratelli più piccoli, da molti visto anche come potenzialmente più forte del fratello. Quello che sembra essere certo è che c’è un po’ più del classico numero dieci in lui. Leggermente più creativo e tecnico, Aaronson è stato una presenza costante dalla panchina e c’è da aspettarsi che, qualora rimanesse in MLS anche nel 2023, vivrà una stagione da assoluto protagonista esattamente alla stessa età del fratello maggiore oggi a Leeds. C’è quasi da pensare sia un esperimento di clonazione in laboratorio.

 

20 – Julian Araujo – 2001 – Terzino destro – Los Angeles Galaxy

26  presenze, 24 da titolare, 3 assist, 60.15 passes attempted (86 pct), 2.67 tackles (87 pct)

 

 

Il terzino dei Galaxy è la dimostrazione più evidente di come questa classifica non si basi solo sulla potenziale futuribilità nel calcio europeo. Altrimenti sarebbe comodamente in Top 10. Araujo è stato cercato dal Barcellona! Giocherà titolare ai mondiali! È da talmente tanto un talento considerato potenzialmente d’élite che mi stupisce sapere sia ancora eleggibile per questa classifica! Ma è anche la dimostrazione di quanto il livello in questa classifica si stia alzando: un terzino servizievole, titolare fisso, costante pur senza picchi eccezionali appena cinque anni fa sarebbe stato materiale da podio. Con lui però iniziano i giocatori che sono stati, quando in campo, senza dubbio un plus per la loro squadra, e lui, anche per una situazione di squadra non impeccabile, ne esce danneggiato.

 

19 – Dylan Borrero – 2002 – Attaccante – New England Revolution

9 presenze, 7 da titolare, 2 gol, 1 assist, 0.34 npG (85 pct), 2.19 tackles (85 pct)

 

 

Solo un infortunio che sta al momento limitando la sua presenza in campo ha fermato Dylan Borrero dal prendersi la top 10 di questa classifica dopo appena pochi mesi in MLS. Il colombiano ex Atletico Mineiro è arrivato come il clone di Tajon Buchanan ed esattamente come il canadese si è rivelato un giocatore in grado di terrorizzare le difese avversarie sulla fascia sinistra. Non è un caso che le difficoltà dei Revs siano arrivate proprio nel momento in cui si è infortunato.

 

18 – Jack McGlynn – 2003 – Centrocampista – Philadelphia Union

18 presenze, 5 da titolare, 1 gol, 2 assist, 4.46 shot creating actions (96pct), 7.24 progressive passes (94 pct)

 

 

Jim Curtin non sa più che cosa dire per veicolare la considerazione altissima che ha di Jack McGlynn, e se anche qualcuno volesse interpretare le sue lodi come situazioni di circostanza, ci sono i fatti e la sempre maggiore integrazione del classe 2003 in prima squadra a dimostrare che quando il tecnico statunitense parla del “miglior piede sinistro che abbia mai allenato” o della capacità di vedere cose “che non è normale per un ragazzo della sua età” non lo fa per caso.

 

17 – Owen Wolff – 2004 – Trequartista – Austin FC

19 presenze, 9 da titolare, 1 assist, 84,4% pass completion (95 pct), 22.35 pressures (90 pct)

 

 

La classifica di Austin e i risultati ottenuti con questo classe 2004 in campo dovrebbero bastare da sole per sgombrare il campo da qualsiasi accusa di nepotismo dovuta al fatto che ad allenarlo ci sia suo padre. Owen Wolff è un problema, ma per le altre squadre. Giocatore versatilissimo che si è adattato a giocare sulla fascia per gran parte dell’anno nonostante ami giocare in zone di campo più centrali, Owen Wolff ha quello che negli Stati Uniti, colloquialmente, chiamano “that dawg in him”. Non esiterà mai nel cercare di sfruttare un mismatch, è molto tenace e cerca sempre la soluzione che può regalare alla propria squadra il vantaggio più grande.

 

16 – Obed Vargas – 2005 – Centrocampista – Seattle Sounders

13 presenze, 10 da titolare, 4.76 progressive carries (75 pct)

 

 

Esiste una stagione dei Seattle Sounders con Obed Vargas e ne esiste una senza, in seguito all’infortunio alla schiena che lo terrà fuori probabilmente per tutto il 2022. E già solo questo è straordinario, perché parliamo di un ragazzo che al giorno del suo infortunio doveva ancora compiere diciassette anni. Il nativo dell’Alaska ha sostituito Joao Paulo nella finale di CONCACAF Champions League contro i Pumas e non solo ha riempito il vuoto lasciato da uno dei migliori centrocampisti della lega, ma ha raggiunto immediatamente lo stesso grado di centralità all’interno del sistema di Brian Schmetzer e, quando si è infortunato, ha lasciato dietro di se un buco tanto grande quanto quello di un potenziale MVP. Specialmente se i Sounders dovessero mancare per la prima volta nella loro storia la qualificazione ai playoff, il suo ritorno nel 2023 sarà atteso come a Oklahoma City – scusate tifosi dei Sonics se vi ricordo della loro esistenza – attendono il ritorno dall’infortunio di Chet Holmgren.

 

15 – Jayden Nelson – 2002 – Centrocampista – Toronto FC

27 presenze, 23 da titolare, 1 gol, 2 assist, 2.66 dribbles completed (95 pct), 22.44 pressures (90 pct)

 

 

Già titolare fisso di Toronto da circa un anno, Jayden Nelson è diventato una pedina ancora più fondamentale per i canadesi con l’arrivo del trio italiano e, in particolare, di Lorenzo Insigne, che staziona sulla fascia che prima di lui era ufficio del classe 2002. Nelson è infatti un meccanismo imprescindibile per permettere a Toronto di mantenere una forma in qualche modo geometrica in campo, e viene difficile da pensare che anche quando tornerà disponibile un giocatore come Mark Anthony Kaye possa sostituirlo offrendo la stessa interpretazione del ruolo ibrida tra un centrocampista ed un esterno, capace di allargarsi e avanzare quando Insigne si abbassa per prendere il pallone e di proporsi centralmente quando l’ex capitano del Napoli attacca la porta dalla fascia. È lui la ragione per cui la squadra di Bob Bradley non è tremendamente prevedibile e troppo sbilanciata da un lato.

 

14 – Bryce Duke – 2001 – Centrocampista – Inter Miami

22 presenze, 13 da titolare, 1 gol, 4 assist, 4,92 progressive passes (83 pct), 20.89 pressures (86 pct)

 

Arrivato da LAFC via trade nella turbolenta off-season di Miami, il prodotto della Barça Academy in Arizona è uno dei simboli del nuovo corso introdotto da Chris Henderson, una squadra magari con meno glamour ma più funzionale, in cui Duke ha saputo trovare lo spazio che sulla costa Ovest non gli veniva assegnato. Centrocampista centrale capace anche di giocare più avanzato – era quella la sua posizione nel 4-2-3-1 di Neville prima dell’arrivo di Alejandro Pozuelo – Duke ha una grande tecnica pur non essendo necessariamente un giocatore molto vistoso, è intelligente nella lettura degli spazi ed è importante per togliere prevedibilità alla manovra di Miami.

 

13 – Jhon Duran – 2003 – Attaccante – Chicago Fire

21 presenze, 9 da titolare, 3 gol, 3 assist, 4.03 aerials won (88 pct), 0.29 assists (89 pct)

 

 

Chicago è una squadra che fa una fatica enorme a segnare, ma se mai è esistito in questa stagione un momento in cui i Fire di Ezra Hendrickson sembravano in grado di voltare pagina e iniziare una clamorosa rimonta playoff è corrisposto esattamente con il momento migliore della stagione del colombiano classe 2003, con il suo gioco ad alto voltaggio, disordinato e verticale che per un momento è sembrato la risposta a qualsiasi problema offensivo, e certo una soluzione molto più affidabile del grande acquisto della pre-season Kacper Przybylko. È stato un lampo nella notte, quel segnale nell’ordine dei millisecondi che il nostro cervello chiama “sogno” scoppiato nella testa di un futurista, e forse per la prima stagione di un talento così particolare può anche andare bene così. Sta a Chicago trovare il modo di incanalare questo talento in qualcosa di più, perché l’impressione è che per una squadra alla così disperata ricerca di rilevanza un giocatore di questo tipo sia come il biglietto d’oro per la fabbrica di Willy Wonka.

 

12 – Cade Cowell – 2003 – Attaccante – San José Earthquakes

24 presenze, 10 da titolare, 2 gol, 3 assist, 2.90 dribbles completed (96 pct), 7.51 progressive carries (88 pct)

 

Il 2022 di Cade Cowell ha probabilmente rappresentato un passo indietro rispetto allo scorso anno, ma stiamo comunque parlando di un giocatore che un anno fa faceva parte degli All Star MLS. Dopo una stagione difficile in cui è partito molto spesso dalla panchina, comunque, quel fisico creato in un laboratorio ultra-segreto dall’esercito americano che a San José vogliono farci passare come un diciannovenne si è risvegliato e, dopo un gol decisivo contro LAFC, ha dominato nell’ultima partita di regular season giocata dagli Earthquakes contro Vancouver. Ci sono tori che mi spaventerebbero di meno se mi puntassero come fa lui con i poveri difensori nelle sue buone giornate.

 

11 – Ben Bender – 2001 – Centrocampista – Charlotte FC

26 presenze, 17 da titolare, 3 gol, 6 assist, 0.34 assist (98 pct), 0.30 npxG + xA (89 pct)

 

 

Chi ha detto che dalla NCAA non escono più talenti? Certo non noi, e in un anno in cui il SuperDraft si è rivelato utile anche con alcune delle scelte più basse – non è certo un segnale di buono scouting se otto franchigie hanno passato le proprie scelte prima che Real Salt Lake selezionasse un perno del loro centrocampo come Jasper Loeffelsend con la #81 – la prima pick assoluta si è rivelata come una delle migliori degli ultimi anni. Nella complessa stagione da expansion di Charlotte Ben Bender si è subito rivelato come uno dei giocatori più freddi e decisivi della lega nel rettangolo di dieci metri che ha come lato più alto la linea dell’area di rigore, e i suoi sei assist lo portano in una zona di classifica affollata ma abitata da gente come Kai Wagner, Nico Lodeiro e Thiago Almada.

 

10 – Cesar Araujo – 2001 – Centrocampista – Orlando City

27 presenze, 25 da titolare, 90,2% pass completion (96 pct), 22.67 pressures (82 pct)

 

 

Silenzioso, quasi invisibile, l’uruguagio è diventato un perno del centrocampo di Orlando City. Il classico primo nome da inserire in ogni riunione pre-partita sulla lavagnetta, Araujo ha portato equilibrio e ordine all’interno della squadra di Oscar Pareja. Quasi Diego Chara-esco nel suo modo di giocare, l’uruguagio rappresenta un tipo di giocatore che non può mancare all’interno di un’organizzazione che si voglia definire vincente. E magari può tornare anche utile per calmare i bollenti spiriti che sembrano impossessarsi di Orlando ogni volta che le partite sono da dentro o fuori.

 

9 – Ismael Kone – 2002 – Centrocampista – CF Montreal

21 presenze, 15 da titolare, 2 gol, 2 assist, 1.19 dribbles completed (84 pct), 4.00 progressive passes received (81 pct)

 

Il nuovo gioiello del calcio canadese ha rischiato di non essere in questa lista dopo che nell’estate ben due trasferimenti verso la Championship sono rimasti bloccati, uno di questi addirittura interrotto solo dallo scoccare della mezzanotte del Deadline Day che ha trasformato la carrozza argentata delle voci di mercato nella zucca delle squadre i cui difetti non potranno essere corretti fino a gennaio. Una scalata incredibile quella del classe 2002, il cui esordio in prima squadra è arrivato solo il febbraio scorso. All’interno di una squadra coesa come quella di Wilfried Nancy il suo essere ancora un giocatore molto incompleto e acerbo vengono nascoste – soprattutto da un Wanyama monumentale – ma già adesso le sue capacità in conduzione sono fuori scala e lo fanno sembrare come se corresse su uno di quei tapis roulant che ci sono agli aeroporti. Se riuscirà a trovare con costanza quell’ultimo passaggio, potremmo veramente avere davanti gli occhi un craque.

 

8 – Alan Velasco – 2002 – Attaccante – FC Dallas

24 presenze, 22 da titolare, 5 gol, 4 assist, 7.93 progressive carries (93 pct), 1.83 dribbles completed (83 pct)

 

 

Il suo acquisto deve essere stato accolto con un enorme sospiro di sollievo da parte dei tifosi di FC Dallas, che finalmente hanno visto una squadra che reinvestiva i proventi delle vendite dei giovani del proprio vivaio in alcuni di quei giovani talenti esaltanti che sono arrivati in altre parti della lega. Le sue combinazioni con Paul Arriola e Jesus Ferreira sono la cosa più divertente che hanno visto da queste parti dai tempi del Mauro Diaz & Fabian Castillo Show.

 

7 – Caleb Wiley – 2004 – Terzino sinistro – Atlanta United

21 presenze, 17 da titolare, 1 gol, 1 assist, 4.49 touches (att pen) (99 pct), 2.56 Shot-creating actions (88 pct)

 

 

Quando ancora erano tutti felici perché la stagione era appena iniziata, Caleb Wiley è planato sulla MLS praticamente dal nulla, segnando il suo primo gol da professionista nella sua prima partita da titolare. Poi di gol non ne ha segnati altri, e la sua squadra ha dovuto fare i conti con la realtà, ma Wiley si è tenuto il posto e ha continuato ad impressionare. TAV come quelli che negli Stati Uniti sono soliti creare nello sport ma che si rifiutano di accettare come mezzo di trasporto da una città all’altra, Wiley possiede già delle ottime doti di cross e rifinitura ed è tutt’altro che banale e meccanico nelle sue scelte palla al piede. Ad Atlanta erano pronti a chiedersi come sarebbe stato il futuro senza George Bello, ma gli ci è voluto poco per capire di avere tra le mani un talento altrettanto esaltante ma forse con un potenziale addirittura maggiore.

 

6 – Kwadwo Opoku – 2001 – Attaccante – Los Angeles FC

28 presenze, 19 da titolare, 7 gol, 2 assist, 0.60 npxG+xA (96 pct), 8.78 progressive passes received (95 pct)

 

Per quanto Los Angeles FC si rifiuti di accettarlo, visto che anche nelle ultime settimane ha continuato ad acquistare Designated Player e attaccanti di ogni genere, il classe 2001 ghanese è la vera arma segreta di una delle migliori squadre della lega. Ad oggi nessuno all’interno del costoso attacco losangelino di cui teoricamente Opoku sarebbe l’ultima ruota sa offrire la varietà di tagli, scatti e movimenti portati dal ghanese, nessuno è così intelligente nel trovare lo spazio e famelico nell’attaccare la porta e quando non c’è, anche se a partire titolari sono nomi ben più blasonati, l’assenza è evidente e pesantissima.

 

5 – Thiago Almada – 2000 – Trequartista – Atlanta United

23 presenze, 19 da titolare, 4 gol, 6 assist, 9.85 progressive carries (97 pct), 5.83 shot-creating actions (97 pct)

 

 

Non è facile interpretare la stagione del giovane fenomeno argentino arrivato con tanto hype e per tanti milioni in off-season dal Velez Sarsfield. I suoi numeri individuali sono buoni, oserei dire anche ottimi. Parliamo sicuramente di uno dei giocatori più creativi della lega, di uno che quando vuole può chiudere la partita e farla andare al ritmo delle sue idee. È senza dubbio già adesso un’operazione più riuscita di Ezequiel Barco. Ma Atlanta è un disastro semovente, ha un attacco che dovrebbe spaccare il mondo ad ogni partita eppure poi apri gli occhi e il mondo è ancora integro. E se pure lui è quello con minori responsabilità in questo pasticcio, quello che ha dimostrato di più di tutti i costosissimi gioielli portati ad Atlanta da Carlos Bocanegra, non puoi non arrivare a chiederti se c’è qualcosa in più che potrebbe fare per migliorare la situazione.

 

4 – John Tolkin – 2002 – Terzino sinistro – New York Red Bulls

26 presenze tutte da titolare, 1 gol, 3 assist, 2.90 tackles (92 pct), 16.29 pressures (86 pct)

 

 

Io potrei essere di parte sul tema, perché dipendesse da me sarebbe il vice-Jedi Robinson ai mondiali e perché è tipo il primo acquisto che faccio in ogni save a Football Manager, ma c’è una ragione se Gerhard Struber su quella fascia sinistra non farebbe giocare nessun altro all’infuori del classe 2002. Completo in entrambe le fasi di gioco, a Tolkin viene richiesto di spingere in avanti come un esterno d’attacco, ha compiti importanti di rifinitura e deve praticamente gestire da solo tutta la fascia sinistra dei Red Bulls. Grazie anche a due polmoni delle dimensioni di un campo del Subbuteo, il fattore xDawg scorre potente in lui.

 

3 – Gabriel Slonina – 2004 – Portiere – Chicago Fire

28 presenze tutte da titolare, +0.03 PSxG-GA (66 pct), 0.32 PSxG/SoT (69 pct)

 

A Londra c’è già chi si sta augurando, viste le difficoltà nelle ultime settimane di Edouard Mendy, una volta ritornato dal prestito a Chicago il classe 2004 possa essere già pronto per la titolarità a Stamford Bridge. Chi vi parla predica calma, perché per quanto eccezionale il talento, Slonina è, come tutti i portieri di diciotto anni, un giocatore che deve ancora imparare tantissime cose e che rischia di essere esposto troppo presto a pressioni non necessarie. Sì, ok, ha già un numero incredibile di clean sheets dalla sua parte, ma riprendendo un proverbio riferito alle posizioni che, per unicità e responsabilità, assomigliano di più al portiere nel football e nel baseball – quarterback e pitcher – “clean sheets are not a GK stat”. Pur con tutti i suoi problemi, infatti, Chicago ha una difesa solidissima guidata da Rafa Czichos che ha protetto per gran parte della stagione Slonina, anche in quel periodo di calo di forma in cui le sue incertezze si notavano di più dei suoi miracoli. Certo è che quello che ha Slonina, certi riflessi, certi posizionamenti e certi istinti, non sono cose che si possono insegnare e contribuiscono a renderlo un talento veramente speciale.

 

2 – Talles Magno – 2002 – Attaccante – New York City FC

28 presenze, 27 da titolare, 6 gol, 6 assist, 8.87 progressive passes received (96 pct), 2.45 dribbles completed (93 pct)

 

Nei suoi primi mesi in MLS, Ronny Deila utilizzava Talles Magno come Red Auerbach usava il sigaro durante le partite dei Celtics: con lui in campo era il segnale che la partita non aveva altro da dire. Poi ha segnato il gol che ha mandato NYCFC alla MLS Cup. Quest’anno il brasiliano ha fatto il salto di qualità ed è diventato definitivo come Vecna. Una sua finta vale quanto primo grado, secondo grado e Cassazione messe insieme, e può spezzare le ossa, o quantomeno le caviglie, con un solo gesto. Il suo è lo spirito del calcio per come lo immaginavamo da bambini, e non ha più nulla dell’imbolsita pesantezza dei primissimi mesi. Questo è un giocatore continuo, ma soprattutto fortissimo. Messaggio a torre di controllo: autorizzare il decollo immediato.

 

1 – Jesus Ferreira – 2000 – Attaccante – FC Dallas

28 presenze, 25 da titolare, 15 gol, 5 assist, 3.04 progressive passes (85 pct), 1.19 interceptions (98 pct)

 

 

Che questo primo posto vi valga come ultimo avvertimento prima della sorpresa che vi colpirà quando lo vedrete giocare al prossimo Mondiale – sì, sono talmente fiducioso in quanto ho visto da lui con lo USMNT da sentirmi di dare la garanzia che verrà convocato, salvo infortuni dell’ultimo minuto. Jesus Ferreira è il sole intorno a cui gira FC Dallas, il capitano e il numero dieci, il loro miglior cannoniere eppure colui che viene a prendersi la palla a centrocampo per far risalire il gioco, quello con la velocità di punta più alta ma anche quello che crea separazione dai difensori con tutta una serie di movimenti, finte e dribbling da ninja. Nessun altro Under 22 della lega – è tale perché il suo compleanno arriva dopo la fine della stagione MLS, alla vigilia di Natale – ha numeri anche solo comparabili con un giocatore che per una parte dell’anno ha addirittura flirtato con il titolo di MVP. Come primo homegrown a diventare Designated Player con il club in cui è cresciuto Jesus è un uomo in missione con l’unico obbiettivo di portare a Dallas quella MLS Cup che, con Papà David chiave di volta, sfuggì nel 2010.

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