Guida allo USWNT ai mondiali 2023 – pt. 2

State leggendo la guida di mlssocceritalia.com alla nazionale statunitense per i mondiali di Ahitereiria/Australia e Aotearoa/Nuova Zelanda 2023. La prima parte si può trovare a questo link.

Credo sia legittimo sostenere che, rispetto allo scorso mondiale, quello difensivo sia il reparto dello USWNT che ha vissuto i maggiori sconvolgimenti e che si presenta a questo torneo più rinnovato e, potenzialmente, anche con meno certezze. I numeri da soli sembrano implicarlo, ma è aggiungendovi intorno del contesto che la dimostrazione appare, se possibile, più lampante. La difesa, esattamente come il centrocampo e l’attacco, può contare su due calciatrici sopra quota cento presenze, ma al contrario delle altre due zone di campo è anche quello con più giocatrici sotto quota cinquanta – quattro, contro le tre delle zone di campo più avanzate. Da soli questi dati non sembrano dipingere un quadro a tinta unita, con un’affermazione particolarmente evidente, ma ci sono altre considerazioni da fare. Delle due giocatrici oltre quota cento presenze, in difesa viene inserita anche Crystal Dunn, che in effetti ha giocato molto spesso in nazionale come esterna di difesa ma che è a tutti gli effetti una centrocampista, ed esiste la possibilità, con la strutturazione attuale della squadra, di vederla schierata ai mondiali nella sua posizione naturale. D’altra parte, i numeri che pesano enormemente per questa nazionale sono quelli che mancano. Abbiamo già detto nel primo episodio dell’assenza più pesante di questa squadra, quella della capitana e leader indiscussa della difesa Becky Sauerbrunn, che si è ritrovata, per un infortunio al piede dello scorso aprile, a dover completare il ricambio generazionale prima di quanto previsto, privando questa nazionale delle sue 216 presenze e della sua eccellenza a livello mondiale ancora non scalfita. Negli anni dopo il mondiale francese, si è sentito spesso parlare della nuova generazione di calciatrici che dovrà prendere in eredità la nazionale più vincente dell’ultimo trentennio di calcio mondiale, ma da nessuna parte come in difesa l’urgenza di un cambiamento si è presentata con questa forza. Andiamo dunque a conoscere le otto che andranno al mondiale.

 

Alana Cook

Annunciata da: Issa Rae, ex YouTuber, attrice, autrice e scrittrice

Età: 26 anni

Squadra di club: OL Reign

In nazionale: 24 presenze, 1 gol

Con l’infortunio di Becky Sauerbrunn – lo so, è tipo la quindicesima volta che lo cito, e non sarà l’ultima, ma d’altronde è impossibile immaginare lo USWNT senza la fascia da capitano sul braccio della nativa di St. Louis, e lo sarà almeno fino al primo fischio d’inizio – si è aperto un posto all’interno della difesa statunitense. Per affiancare, con ogni probabilità, Naomi Girma, il ritiro pre-mondiale sta organizzando dei casting per capire quale sarà il nome più adatto. Curiosamente il posto potrebbe essere appannaggio di colei di cui Girma è stata compagna di squadra nel suo primo anno a Stanford e a cui ha preso il posto nelle stagioni successive, ovvero Alana Cook. Esattamente come la sua compagna di college Catarina Macario, e anzi, prima di lei, Alana Cook ha deciso di esordire tra i professionisti saltando il Draft NWSL e rivolgendo le sue attenzioni all’Europa e, in particolare, alla Francia. Cook infatti ha firmato il suo primo contratto con il Paris Saint Germain, con cui è anche riuscita a vincere un campionato francese rompendo l’egemonia dell’Olympique Lyonnais. Subito dopo il titolo, Cook ha sentito il bisogno di rientrare in NWSL, raggiungendo curiosamente quella che, ancora per qualche giorno, è la franchigia “sorella” del colosso francese, le OL Reign.

A Seattle Cook si è imposta come un perno insostituibile per Laura Harvey, facendo parte di una linea difensiva fenomenale spesso inscalfibile non solo per le avversarie ma anche per le altre calciatrici in squadra alla ricerca di un posto da titolari ma incapaci di trovare spazio nella propria posizione. In possesso anche di un passaporto britannico, Cook è una centrale di difesa elegante, abile nell’anticipo, puntuale nei tackle, capace di dare sempre l’impressione di essere totalmente in controllo di cosa le succede intorno ed almeno un paio di mosse avanti alla sua diretta avversaria.

Sapere chi giocherà accanto a Girma in difesa vorrebbe dire saper leggere nella mente di Andonovski, o comunque avere accesso al ritiro che si sta svolgendo in gran parte proprio in quella Stanford in cui sia Cook che Girma hanno svolto la loro carriera universitaria. Insomma, ad oggi è una missione impossibile o quasi. Quello che sappiamo però è che metterle insieme avrebbe molto senso, in primis perché sono due ex compagne di squadra che si conoscono, e poi perché sono all’interno della stessa fascia d’età, ed è legittimo attendersi che, se non quest’anno, saranno loro la coppia titolare indiscussa nel 2027, quando Alana Cook avrà trent’anni, un’età ancora rispettabilissima per una centrale, soprattutto per chi, in uscita dal college, ha meno minuti sulle gambe di chi è professionista da quando ha sedici anni. Quando si è lo USWNT, però, il futuro è solo una cosa che accade quando si pensa al presente, e il mondiale non è necessariamente il luogo adatto per programmare. Se sarà coppia Cook-Girma al centro della difesa, sarà per questioni di fit immediato, e non per quello che sono state o quello che potrebbero essere in futuro.

 

Crystal Dunn

Annunciata da: Lil Wayne, rapper

Età: 30 anni

Squadra di club: Portland Thorns

In nazionale: 121 presenze, 24 gol

La più grande domanda, probabilmente destinata a rimanere insoluta, nell’ultimo decennio sicuramente, ma potenzialmente nell’intera storia della nazionale statunitense di calcio è: come mai lo USWNT ha scelto volontariamente di rinunciare ad uno dei più grandi talenti che abbia mai prodotto nella sua posizione preferita per costringerla in un ruolo che occupa con grande costrutto, ma che non assomiglia neanche da lontano a quelli che sono i suoi veri punti di forza e lontano dalla zona di campo in cui graviterebbe naturalmente? Questo è lo strano caso di Crystal Dunn, la miglior centrocampista del mondo, una giocatrice di piede destro iper-tecnica che ama occupare il mezzo spazio di destra, inserirsi, dialogare con gli esterni e sovrapporsi, che, causa assenza di qualsiasi altro prospetto di livello nella posizione è stata costretta, con la nazionale, a giocare – e a vincere – come esterna sinistra di difesa.

La heatmap di Crystal Dunn alle Portland Thorns ci lascia pochi dubbi sul dove la candidata MVP dia il meglio di sé

Anche sotto la gestione Andonovski, il ruolo di Dunn è stato principalmente quello di occupare la fascia sinistra di campo con maggiori responsabilità difensive, e alla stessa maniera la sua collocazione all’interno del roster lascia pensare che il suo posto in nazionale sia quello di sempre. Mai come quest’anno, però, l’impressione è che qualcosa possa cambiare. In primo luogo perché finalmente gli Stati Uniti sembrano aver prodotto un terzino sinistro di livello internazionale, quella Emily Fox che la segue in ordine alfabetico e che però anche lei grazie alla sua versatilità potrebbe essere usata in altra zona di campo, visto che è pure un’eccellente esterna di destra. In seconda battuta, e questo veramente potrebbe essere il segnale più significativo per un potenziale cambio di ruolo, Vlatko Andonovski nella sua conferenza stampa di annuncio delle convocazioni ha per la prima volta menzionato le parole “Crystal Dunn” e “centrocampo” insieme. Per la prima volta in oltre un decennio, lo USWNT è in una situazione per cui le convocazioni non rendono assolutamente necessario l’impiego di Dunn sulla sinistra se non in caso di qualche infortunio di troppo. E il pensiero che la nazionale più forte dell’ultimo decennio potrebbe finalmente utilizzare una delle sue migliori atlete per la prima volta nel suo contesto preferito dovrebbe far tremare tutte le possibili avversarie.

Quando lasci attaccare l’area a Crystal Dunn, la soluzione di solito è questa

 

Emily Fox

Annunciata da: Mia Hamm, leggenda del calcio femminile e della nazionale statunitense

Età: 24 anni

Squadra di club: North Carolina Courage

In nazionale: 28 presenze, 1 gol

L’unica altra giocatrice delle sorprendenti North Carolina Courage insieme a Casey Murphy in queste convocazioni, Fox ne è un perno del nuovo core molto ringiovanito rispetto al passato. Senza Debinha, Carson Pickett, Merrit Mathias, Abby Erceg e Diana Ordonez, tutte calciatrici all’interno della top 10 della franchigia per minuti giocati nel 2022 e tutte sopra quota mille minuti, North Carolina si è dovuta reinventare, e come premio principale per la scelta di iniziare il rebuilding c’è stato proprio l’arrivo del prodotto da North Carolina nella trade che ha portato Pickett e Erceg a Louisville. Molto di questo ricambio è avvenuto proprio in difesa, eppure il nuovo gruppo si è presentato unito e coeso come se avessero giocato insieme per tutta la carriera. Solamente in due partite quest’anno North Carolina ha subito più di una rete, e la franchigia è riuscita, in quella che sembra una di quelle statistiche finte che vanno virali ogni tanto come la storia di Maldini e Baresi che insieme hanno subito meno di trenta gol, a tenere la porta imbattuta in otto delle prime quattordici partite.

Emily Fox è parte integrante di questa squadra, una performer costante abilissima in fase di possesso e costruzione dal basso. Con lei l’undici di coach Sean Nahas fa uscire il pallone dalla propria metà campo in maniera molto più pulita, e ciò che rende eccezionale fino ad ora la stagione di Fox è che la sua qualità in impostazione è altrettanto buona sia che venga schierata sulla sinistra, come da sua posizione naturale, sia che venga spedita sulla destra. Di piede sinistro, Fox è però praticamente ambidestra o comunque particolarmente efficace anche nell’usare il piede debole, non mettendosi mai nei guai a causa dell’angolazione del corpo come potrebbe fare chi è troppo affezionato ad un solo piede, trovando sempre una via per far progredire il pallone via passaggio.

Fox è, per un’esterna di difesa, il pacchetto completo, e ha perfettamente rispettato, fin dal primo giorno, le aspettative che erano state riposte su di lei dai tempi dell’esordio in nazionale nell’amichevole del 2018 contro il Portogallo, quando era ancora appena una freshman del college al servizio di Anson Dorrance, il maestro-Joda-incontra-il-druido-Panoramix del calcio statunitense. Prima scelta assoluta per Louisville nel Draft 2021, Fox non ha vinto il titolo di rookie of the year solo perché l’astronave Rodman è atterrata sul pianeta NWSL, ma ha comunque concluso una stagione molto positiva giocando tutti i minuti a disposizione con la maglia dell’expansion team. Quello di Emily Fox potrebbe non essere il nome più suggestivo della nuova generazione dello USWNT, ma la sua presenza è di fondamentale importanza perché garantisce di risolvere l’equivoco più grosso che questa squadra abbia mai vissuto, tappando un buco che, per un movimento come quello statunitense, era rimasto aperto per fin troppo tempo.

 

Naomi Girma

Annunciata da: Quinta Brunson, creatrice e stella della sitcom Abbott Elementary

Età: 23 anni

Squadra di club: San Diego Wave

In nazionale: 15 presenze

Il futuro dello USWNT è oggi, e ha una laurea in linguistica computazionale dall’università di Stanford. Naomi Girma ha tutto tranne la capacità di leggere il proprio destino in una palla di cristallo per essere il perno centrale di questa difesa per dieci, potenzialmente quindici anni. Sarebbe stato meraviglioso assistere ad un mondiale in cui, una accanto all’altra, ci sarebbero state la leader di questa squadra nell’ultimo decennio e quella del prossimo, come ad unire Boom Boom Pow dei Black Eyed Peas e il primo singolo al #1 della Billboard Hot 100 di Blue Ivy Carter, il SuperBowl degli Arizona Cardinals nel 2009 e quel giorno del 2029 in cui il cambiamento climatico costringerà tutte le franchigie di Phoenix a spostarsi ad Anchorage, ma l’infortunio di Becky Sauerbrunn costringerà Vlatko Andonovski a organizzare i casting per la successione con un po’ di anticipo del previsto.

L’unica garanzia è quella della calciatrice di origini etiopi, il cui impatto sul professionismo statunitense è paragonabile a quello di Wilt Chamberlain sulla NBA degli anni ’50. Vincitrice del torneo NCAA nel 2019 con una Stanford avvicinabile alla selezione dei Monstars – in quella squadra pure Catarina Macario – la prima scelta assoluta del Draft potrebbe aver reso con la sua sola presenza la divisione delle prime scelte assolute tra le espansioni NWSL del 2022 – a Angel City quella dell’expansion draft, a San Diego quella del draft universitario – l’evento capace di definire un’intera epoca della lega statunitense. Girma è, ancora di più di un nome riconoscibile a livello mondiale come Alex Morgan, la pietra angolare su cui sono costruite le San Diego Wave. Nella sua stagione d’esordio Girma non è stata semplicemente la miglior rookie dell’anno, ma è stata in assoluto la più grande game changer nella sua posizione, e tra le più grandi in generale, vincendo il titolo di Defender of the year – prima rookie a vincere due premi nella stessa stagione. (Una curiosità: data l’età, ovviamente Girma ha ancora tanto tempo per aumentare il suo bottino di DOTY, ma nella storia NWSL una sola atleta l’ha vinto più di una volta, con quattro trofei. Il nome? Ovviamente quello di Becky Sauerbrunn).

In quello che deve essere per gli Stati Uniti un mondiale di transizione tra la vecchia e la nuova generazione, il passaggio di testimone che vede protagonista Naomi Girma è avvenuto in maniera più brusca ed improvvisa di quanto chiunque si sarebbe potuto augurare. Tutto quello che però abbiamo avuto modo di vedere nella sua carriera professionistica fino a questo momento ci lascia pensare che Naomi Girma sia già pronta per affrontare una sfida che non sarebbe sensazionalistico definire mastodontica. Da lei passano molte delle potenzialità di questa squadra.

Grafica di FBCharts, una Chrome Extension che trasforma in grafici i dati via fbref.com. Potete scaricarla qui

 

Sofia Huerta

Annunciata da: Sophia Bush, attrice soprattutto in One Tree Hill e Chicago P.D.

Età: 30 anni

Squadra di club: OL Reign

In nazionale: 29 presenze

Chi vi parla è fermamente sul carro di Carson Pickett come miglior giocatrice offensiva tra quelle schierate come esterne di difesa, ma sarebbe ingiusto da parte mia non ammettere che questa stessa conversazione non potrebbe esistere, o comunque non sarebbe completa senza includere anche un’altra macchina da assist come Sofia Huerta, perno delle OL Reign, da anni una garanzia almeno per quel che riguarda la regular season NWSL. Una delle due calciatrici in questa nazionale di origini messicane – insieme ad Ashley Sanchez – Huerta è quella che gli americani definiscono una trailblazer non solo per aver rappresentato in nazionale la comunità in assoluto più appassionata di calcio del paese – la Liga MX è il campionato di calcio più visto sulla televisione statunitense – e che pure a livello femminile ha sempre faticato ad imporsi anche a causa dei costi proibitivi del calcio giovanile che storicamente lo hanno reso uno sport molto bianco e molto suburbano, ma anche per provenire da una sorta di buco nero calcistico. Huerta è infatti nata e cresciuta a Boise, Idaho, in uno di quegli immensi e desolati stati del nord-ovest che a parte qualche decente programma universitario di football faticano a lasciare una traccia sullo sport statunitense. In Idaho la classe 1992 si è imposta non solo come un big fish in a small pond, ma in generale come un’atleta completa e versatile. Huerta non solo ha vinto due volte il Gatorade Player of the Year, il principale premio calcistico dello stato, ma è stata anche selezionata nel primo quintetto All-Idaho di basket e ha stabilito record liceali nei cento metri e nei quattrocento ostacoli.

Andata al college a Santa Clara, dove per le Broncos era una delle migliori ali del paese, come testimonia un bottino di gol in doppia cifra in due delle quattro stagioni in NCAA, Huerta ha sempre avuto una solidissima carriera in NWSL, ma non è stato prima di completare la transizione in una zona di campo più arretrata, anche a causa di un vuoto di potere nella posizione di terzino della nazionale statunitense, che si è veramente imposta sulla scena internazionale. Il debutto con lo USWNT nel 2017 è dovuto anche al regolamento FIFA, che impedisce ad atleti in possesso di doppio passaporto di giocare per una nazionale prima di cinque anni dalla loro ultima presenza con l’altra selezione. Ai tempi dell’università, infatti, Huerta aveva esordito per la nazionale messicana – è, insieme a Veronica Zepeda, altro prodotto di Santa Clara, che però il percorso lo ha fatto al contrario, l’unica calciatrice ad aver giocato per entrambe le nazionali – salvo poi decidere di aspettare e giocarsi le sue carte con la nazionale più forte del mondo.

Nel 2022 Huerta è ufficialmente diventata la titolare indiscussa come esterna destra di difesa nella nazionale statunitense, in concomitanza con il consolidamento delle Reign come la miglior difesa del paese, un juggernaut dalle mille teste la cui composizione può essere recitata come una filastrocca alla sartiburgnichfacchetti e che è stato ben rappresentato nelle convocazioni di Vlatko Andonovski, un po’ a riportare alla memoria il blocco di cui tante volte si è parlato per alcune nazionali maschili tra le più forti al mondo. Almeno idealmente, tutte e tre dovrebbero partire titolari. Che per risollevare un reparto che ha appena perso il suo più illustre esempio di solidità la soluzione per acquisire continuità e coesione possa essere affidarsi a quella che in questi anni è stata, almeno in regular season, la difesa più oppressiva della NWSL?

lol

 

Kelley O’Hara

Annunciata da: Kelly Slater, il miglior surfer di ogni epoca

Età: 34 anni

Squadra di club: Gotham FC

In nazionale: 157 presenze, 3 gol

Nel mondo del calcio, per anni la tiritera che è stata raccontata è quella che, se si è in cerca di gratificazioni personali, giocare in difesa non è un’opzione percorribile. Ad essere onesti, non è una questione solo di calcio, ma forse di sport di squadra in generale – e non è un caso che su i due lati dell’oceano e in maniera indipendente tra di loro, un po’ come nel caso dell’invenzione del telefono, siano nati due mantra che dicono fondamentalmente la stessa cosa, ovvero che l’attacco vende i biglietti, ma la difesa vince i campionati. Kelley O’Hara però può sbattervi in faccia il fatto che, almeno per lei, successo di squadra e gratificazioni personali sono riuscite a coesistere. O’Hara è infatti una delle tre calciatrici – le altre sono Kadeisha Buchanan e Cat Reddick – nella storia ad aver vinto l’Hermann Trophy, il premio per la miglior giocatrice universitaria della stagione, giocando in difesa. Il premio è testimonianza del tipo di calciatrice fosse O’Hara ai tempi di Stanford, che nella sua stagione da freshman, nel 2005, ha portato in finale di College Cup per la prima volta dal 1993, ma il suo posto all’interno dell’albo d’oro è anche testimonianza della sua longevità come calciatrice.

La due volte campionessa del mondo ha alzato l’Hermann Trophy nel 2009, la prima di tre edizioni consecutive vinte da atlete di Stanford, e se dopo di lei si susseguono i nomi di calciatrici tra le più decisive al mondo ancora oggi, prima di lei c’è uno stuolo di atlete ritirate con una sola, gigantesca, eccezione. Ma la canadese Christine Sinclair è unanimemente riconosciuta come lo standard mondiale per la longevità ad alto livello nello sport, ed essere seconda ad un’atleta di questo tipo non deve essere vista come una cosa negativa – perché, in questo fondamentale, lo è praticamente chiunque. Kelley O’Hara nel 2023 è una calciatrice molto diversa da quella che anche solo quattro anni fa era titolare in tutte le partite degli Stati Uniti al mondiale francese tranne un’ininfluente terza giornata della fase a gironi, e a Gotham, in cui di fatto è ritornata quest’anno, dal momento che le Sky Blue, come prima era conosciuta la franchigia del New Jersey, sono la squadra con cui ha raccolto più presenze, è un elemento su cui fare ancora affidamento, anche se magari con un minutaggio leggermente ridotto a causa dell’età.

Nel 2023 infatti O’Hara ha giocato sì spesso nella sua tradizionale posizione di esterna destra di difesa, ma è anche partita titolare come ala destra nella sua ultima presenza in NWSL e ha raccolto minuti dalla panchina come esterna sinistra e centrocampista. È possibile che anche all’interno della spedizione mondiale il suo ruolo possa essere avvicinabile a quello che le vediamo avere nel club: non più una titolare fissa e indiscussa tra le migliori al mondo nella sua posizione, ma una giocatrice di enorme esperienza che può coprire minuti con costrutto in diverse zone di campo, all’interno di una difesa in cui molti elementi brillano per versatilità e che quindi può veramente essere schierata con infinite combinazioni diverse.

 

Emily Sonnett

Annunciata da: Tina Fey, comica

Età: 29 anni

Squadra di club: OL Reign

In nazionale: 74 presenze, 1 gol

La stagione di Emily Sonnett fino a qui è stata quantomeno strana. La sua nuova avventura a Seattle dopo la trade che l’ha portata a Washington – lo stato – da Washington – la città e capitale degli Stati Uniti – ha visto Laura Harvey, allenatrice delle OL Reign, fare ampio uso della nativa di Marietta, Georgia, ma non nella posizione di centrale di difesa che, anche solo per questioni numeriche all’interno delle convocazioni, occuperà in nazionale – ci sono solo tre giocatrici che occupano quella posizione in maniera consistente lungo la carriera – bensì in quella di centrale di centrocampo, praticamente con il compito di essere fondamenta sostenibili di tutto il pesantissimo carico offensivo di cui può godere la franchigia.

Sonnett è ormai da anni un volto conosciuto di questa nazionale, potendo contare sul terzo numero di presenze più alte all’interno del reparto, ma è legittimo dire che non ha mai realmente conquistato il posto da titolare, venendo usata in più ruoli e, nei momenti più importanti, come comprimaria. Campionessa del mondo nel 2019, il suo unico cameo nella rassegna francese è arrivato nei minuti finali della partita contro il Cile nella fase ai gironi, poco meno di dieci minuti che comunque non rendono la sua medaglia di campionessa meno valida. L’anno dopo, però, per il prodotto da Virginia, sarebbe arrivato il periodo probabilmente più duro della carriera, quello che ne ha rallentato la crescita e l’integrazione all’interno del gruppo. Nel 2020, infatti, Sonnett venne ceduta via trade alle Orlando Pride, ma prima la pandemia ritardò l’inizio della stagione, poi alcuni test positivi allontanarono la franchigia dalla partecipazione alla Challenge Cup, di fatto il fulcro della stagione 2020 della NWSL. In Florida Sonnett non è mai scesa in campo, optando successivamente per un semestre nel campionato svedese con il Kopparbergs/Goteborg in cui la sua presenza fu fondamentale per guidare la squadra al primo titolo nazionale della propria storia. Il ritorno in NWSL dell’anno successivo invece ha avuto toni completamente diversi rispetto all’avventura ad Orlando. A fine stagione, infatti, Sonnett si è trovata ad alzare al cielo il suo secondo campionato nazionale consecutivo diventando parte integrante e fondamentale del quartetto difensivo delle Washington Spirit campioni NWSL.

Emily Sonnett, una delle personalità più divertenti del soccer, per ammissione delle sue stesse compagne, non arriva al suo secondo mondiale solo per intrattenere le sedute d’allenamento – anche se io, personalmente, gradirei molto se una troupe televisiva registrasse integralmente i suddetti allenamenti – ma potrebbe anzi essere chiamata ad avere il ruolo più preponderante che le sia mai toccato con la maglia della nazionale statunitense, dal momento che la difesa è sottile, non ha ancora una sua struttura acquisita o una conformazione certa, e che, a maggior ragione senza l’allargamento del roster a ventisei atlete, la versatilità è un bene di grande valore.

Facebook Comments