Guida allo USWNT ai mondiali 2023 – pt. 1

Con le convocazioni di Vlatko Andonovski annunciate all’interno di un video di otto minuti in cui ad ogni atleta veniva affiancata una celebrità pronta a presentarne la partecipazione, è ufficialmente iniziato il percorso mondiale della nazionale statunitense verso il mondiale di Ahitereiria/Australia e Aotearoa/Nuova Zelanda, quello in cui lo USWNT cercherà di confermarsi sul tetto del mondo per la terza volta consecutiva e la quinta nel corso della propria storia. Inserita nel gruppo E con Paesi Bassi, paese sfidato nell’ultima finale mondiale, oltre che alle esordienti Portogallo e Vietnam, la squadra statunitense parte con i favori del pronostico e, qualora dovesse passare il primo turno del nuovo mondiale a trentadue squadre, si troverebbe di fronte agli ottavi una delle due qualificate del girone G con Svezia, Sudafrica, Italia e Argentina. Da qui alle prossime settimane, su queste frequenze potrete leggere una guida d’introduzione alla nuova squadra e alle ventitré atlete che la compongono, cercando di capire se questo USWNT possa presentarsi con i favori del pronostico alla difesa del proprio titolo mondiale oppure se la crescita del movimento a livello globale stia mettendo a rischio il potere della nazionale a stelle e strisce.

Per conoscere questa formazione, partiamo prima da coloro che non ci sono. Nel corso degli ultimi mesi gli infortuni hanno colpito alcune delle calciatrici più importanti della formazione a partire, nei giorni direttamente precedenti alla diramazione delle convocazioni, dal volto forse più importante di questa squadra, la capitana Becky Sauerbrunn, nativa di St. Louis e perno della difesa campione del mondo per due volte consecutive. L’infortunio al piede che ha colpito la trentottenne delle Portland Thorns lo scorso aprile non è riuscito a guarire in tempo per il mondiale, nonostante fosse stato fatto un tentativo di rientro in campo a livello di club a inizio giugno. Il suo nome non è l’unico grosso tra quelli mancanti, in particolare perché quella che ormai ha raggiunto i contorni di un’epidemia all’interno del calcio femminile ha colpito anche lo USWNT. Secondo studi che risalgono già agli anni ’90, le donne soffrono di rotture del crociato in media sei volte di più delle loro controparti maschili, e gli ultimi mesi hanno messo in evidenza la necessità di una maggiore attenzione medica sulle calciatrici, dal momento che il 25% delle candidate all’ultimo Pallone d’Oro ha subito, in seguito alla nomination, un infortunio di questo tipo. Tra di loro anche Catarina Macario, con la ventitreenne promessa sposa del Chelsea costretta a guardare i mondiali da casa per una ricaduta che ha ritardato i tempi del suo ritorno, inizialmente previsto per lo scorso aprile. Le altre grosse assenze che hanno colpito lo USWNT sono quelle di Sam Mewis, rioperatasi al ginocchio lo scorso gennaio e ancora senza una tempistica chiara per il ritorno al calcio giocato, Mallory Swanson, Christen Press, anche lei per un crociato che l’ha recentemente costretta ad una terza operazione al ginocchio, e Tobin Heath, il cui non meglio chiarito infortunio al ginocchio la tiene fuori dallo scorso agosto.

Non tutte le assenze eccellenti sono però dovute ad infortuni. La decisione della FIFA di non adottare anche al mondiale femminile dopo quello maschile di Qatar 2022 le rose da ventisei elementi, una scelta di buon senso dato l’affollamento dei calendari e in particolare la curiosa situazione di un mondiale la cui finale si giocherà, di fatto, un anno esatto dopo l’inizio della stagione calcistica 2022/2023 – con i preliminari di Champions League – è risultata particolarmente dannosa per lo USWNT, con ogni probabilità la nazionale con più profondità di talento e con il miglior campionato al mondo, popolato per gran parte da calciatrici autoctone. Tra queste assenze, a dir la verità, ci sono anche nomi che sarebbero potuti tranquillamente finire nel listone delle ventitré, al posto di una o più delle calciatrici selezionate, ma alla fine le convocazioni di coach Andonovski non hanno riservato particolari polemiche. Tra i nomi interessanti assenti una sorpresa come CeCe Kizer delle Kansas City Current, attualmente seconda in NWSL per goals added con un dato di 2.85 secondo American Soccer Analysis, Ashley Hatch, da anni ormai una delle migliori bomber della lega e con una particolare connessione quasi telepatica con almeno due delle convocate (Ashley Sanchez e Trinity Rodman), oltre a Carson Pickett, forse la miglior crossatrice da posizione di esterna di difesa del mondo e due campionesse del mondo in carica come AD Franch in porta – anche se la sua stagione si può dire estremamente negativa, e una sua presenza Down Under sarebbe potuta essere giustificata solo con un ruolo di leadership in panchina – e Tierna Davidson, che, rientrata dall’infortunio al crociato, è tornata ad iniziare ogni partita all’interno della difesa delle Red Stars. I nomi sul roster, però, sono ormai già stati fatti, e dunque passiamo a presentare chi, per quell’aereo, ha un biglietto prenotato con il proprio nome.

 

Il tecnico

Vlatko Andonovski

Età: 46 anni

Ultima squadra allenata: Reign FC

In nazionale: 60 partite, 49 vittorie, 6 pareggi, 5 sconfitte

 

La persona chiamata a raccogliere l’eredità di Jill Ellis arriva al palcoscenico più importante della sua carriera con una storia incredibile e degna di essere raccontata, ma anche con più dubbi e incertezze sulla sua solidità in cima di quella panchina rispetto a tutti coloro che l’hanno preceduto, e questo nonostante si sia trovato ad affrontare momenti meno tesi con il resto dello spogliatoio rispetto ad altri nella sua posizione, come ad esempio Jill Ellis, che nonostante il palmares ha sempre avuto una relazione abbastanza fredda con molte delle stelle della squadra. Vlatko Andonovski, come si può capire dal nome, è nato in Macedonia, più precisamente nella capitale Skopje, nel 1976. Dopo essere cresciuto in alcune delle squadre più gloriose del paese, in particolare il Vardar, con cui ha giocato anche nella mitologica Coppa Intertoto, Andonovski nel 2000 ha preso il primo aereo per Wichita, all’epoca non ancora nota per essere stata citata in Seven Nation Army, e ha iniziato una carriera decennale nell’indoor soccer. In Kansas Andonovski si è costruito una carriera, passando successivamente ai Kansas City Comets, la squadra con cui ha giocato più a lungo nella sua carriera e con cui avrebbe iniziato la carriera da allenatore prima nel 2010 come assistente, e poi nel 2013 come capo allenatore. In quello stesso anno, Andonovski ha iniziato anche a svolgere un particolare doppio ruolo, risultando allo stesso tempo allenatore sia della squadra di indoor soccer che di FC Kansas City, una franchigia della neonata NWSL.

Non che il doppio impegno ne abbia diminuito l’efficacia, dal momento che il tecnico di origine macedone, che intanto aveva già ricevuto la cittadinanza statunitense, è riuscito a vincere titoli con entrambe le franchigie, in particolare la stagione MISL 2013/2014 e gli anelli NWSL 2014 e 2015. Passato nel 2017 a Seattle per allenare le Reign dopo l’addio di Laura Harvey, Andonovski, pur non vincendo un titolo, è riuscito a vincere il premio di miglior allenatore del 2019, dopo aver guidato le Reign ad un’ottima regular season pur con le molte assenze causa mondiale francese. Arrivato allo USWNT nel 2019 per il post-Ellis, Andonovski non ha mai scaldato particolarmente gli animi. Il suo gioco criticato come troppo passivo o comunque molto poco strutturato, molto negative, negli anni, le reazioni alle sue scelte di roster – in particolare il continuato uso di Crystal Dunn in difesa anziché a centrocampo, mossa in continuità con la precedente gestione – e a molte delle sue dichiarazioni alla stampa – pur con la giustificazione che parliamo sempre di una persona che non è di madrelingua inglese.

Al primo grande impegno, Andonovski ha mancato il titolo olimpico, concludendo i giochi di Tokyo al terzo posto, che pur non avendo riportato la nazionale statunitense ai fasti dei tre ori consecutivi tra Atene e Londra, ha certamente rappresentato un significativo miglioramento rispetto alla cocente delusione dell’eliminazione ai quarti di Rio de Janeiro. Arriva al mondiale con il peso di dover gestire il ricambio generazionale del gruppo più vincente nella storia del gioco, ma allo stesso tempo con la consapevolezza di non poter ancora rinunciare del tutto alla leadership delle campionesse del mondo. Qualsiasi risultato che non sia la vittoria verrà considerato come un fallimento, e fino ad ora quanto costruito, al di là di risultati genericamente positivi, non ha particolarmente impressionato. È lui che arriva a questo mondiale con più da perdere, ma anche con la possibilità di rispondere, in caso di ottime prestazioni del gruppo prima ancora che di una vittoria, alle tante critiche ricevute nel corso degli anni, alcune legittime ma altre fondamentalmente bacate da un eccesso di sensazionalismo.

 

Porta

Alyssa Naeher

Annunciata da: Breanna Stewart, come Naeher originaria del Connecticut, stella della WNBA

Età: 35 anni

Squadra di club: Chicago Red Stars

In nazionale: 90 presenze

 

Il posto da perdere è ancora il suo. La prima delle due volte campionesse del mondo in questo roster – ma scesa in campo solo nel mondiale francese, visto che nel 2015 c’è stato il canto del cigno di Hope Solo – ritorna in quella che sarà con ogni probabilità la sua ultima coppa del mondo con ancora ben saldo il suo ruolo in squadra. Certo, dovrà sapersi adattare ad una situazione molto diversa da quella che sta vivendo a livello di club. Nell’attuale NWSL le Chicago Red Stars sono ultime in campionato con la peggior difesa del torneo, con trentatré reti subite, e dunque Naeher si ritrova a vivere la classica situazione di chi difende le porte delle squadre di bassa classifica, venendo bombardata di tiri ogni settimana e essendo chiamata a fare gli straordinari con costanza – Naeher è terza nella NWSL per parate, con 52 salvataggi. In nazionale, almeno nella fase a gironi, nulla di tutto questo dovrebbe succedere. In un girone con due esordienti assolute – Vietnam e Portogallo – e dei Paesi Bassi privati dal legamento crociato di quella che è forse la miglior centravanti del pianeta – Vivianne Miedema – lo USWNT è atteso ad un controllo totale del gioco, che se possibile crea una situazione ancora più complessa e di difficile gestione per chi sta in porta. Naeher dovrà dimostrare di avere ancora, dopo tanti anni sulla cresta dell’onda, la concentrazione e il focus mentale necessari per fare quella singola parata a freddo che potrebbe cambiare il destino di una partita.

La storia di Naeher all’ultimo mondiale è quella di una giocatrice al suo picco assoluto di forma, che può essere inserita nella stessa discussione di Rose Lavelle, Megan Rapinoe e Becky Sauerbrunn quanto ad impatto sul singolo torneo e sulle partite decisive per la vittoria mondiale. Nella semifinale contro l’Inghilterra di cui l’iconografia si ricorda, ovviamente, dell’esultanza di Alex Morgan dopo il gol del 2-1, non meno memorabile dovrebbe essere lo spazio riservato alla parata con cui Naeher fermò il rigore di Steph Houghton all’ottantatreesimo minuto. Lungo il mondiale francese il prodotto da Penn State, reduce da quattro clean sheet nelle prime quattro partite dovuti anche ad un dominio offensivo indiscutibile della propria nazionale, ha saputo dimostrare proprio la sua eccellenza nella scelta dei momenti e nella capacità di non farsi trovare mai fuori posto nelle poche occasioni in cui era necessaria la sua presenza, come quando nella finale vinta con i Paesi Bassi ha dovuto effettuare una sola parata, comunque importante per non riaprire la partita.

Come Hope Solo quando era lei a fargli da vice, Alyssa Naeher arriva a questo mondiale vivendolo quasi come un tour d’addio. La sua titolarità è indiscussa ma dietro di lei, per il futuro, scalpitano non solo le sue due riserve, ma anche altre ottime calciatrici in NWSL come Phallon Tullis-Joyce e Bella Bixby. Per molti dei nomi convocati questo sarà con ogni probabilità il mondiale d’addio, ma tra tutti questi nomi si ha l’impressione che quello di Naeher sia uno dei più facilmente dimenticati. Forse altri portieri riconosceranno in questa nozione la retorica del proprio ruolo come quello più ingrato dello sport, ma all’ex Boston Breakers è assegnata la possibilità di provare a rivoltare questa narrazione. Se è vero che questo USWNT è meno dominante di altri e potrebbe trovarsi a correre più rischi, e con di fronte una difesa a cui manca un volto veterano in seguito all’infortunio di Sauerbrunn, l’impronta di Naeher potrebbe essere ancora più larga e profonda di quella stampata durante il mondiale francese.

 

Casey Murphy

Annunciata da: Tim Howard, leggendario portiere dello USMNT, anche lui del New Jersey

Età: 27 anni

Squadra di club: North Carolina Courage

In nazionale: 14 presenze

 

Come detto in precedenza, il posto da perdere sarà ancora di Naeher, ma nessuno come Casey Murphy è, al momento, così vicina a effettuare il prossimo grande cambio nella storia della porta dello USWNT. In questo inizio di 2023 le uniche due partite che Naeher non ha giocato, una delle due amichevoli contro la Nuova Zelanda e una partita di SheBelieves Cup contro il Canada, hanno visto la porta della nazionale difesa proprio da Casey Murphy. Ed è legittimo aspettarsi che, all’ingresso di quello che per la guardiana di una porta è il prime della propria carriera, sia pronta ad effettuare, molto rispettosamente, uno sgambetto. Difficile che succeda a questo mondiale vista la reputazione di Naeher, ma volendo mettere da parte i sentimenti e rinunciando a questioni di grado ed esperienza, ci sarebbe legittimamente da fare del lobbying in favore del prodotto da Rutgers. Le North Carolina Courage di cui Casey Murphy è titolare fissa sono la più grande sorpresa di questa NWSL, e attualmente si trovano al secondo posto di una classifica in cui avrebbero dovuto giocare la parte della squadra in rebuilding, che ha lasciato partire il core di calciatrici più esperte – Debinha, Carson Pickett – per riempirsi di giovani talenti in cerca di autore. Anche grazie ai voli di Murphy la franchigia di Cary è la seconda miglior difesa del torneo e una di due, insieme alle Houston Dash, a subire in media meno di un gol a partita.

Se però il livello espresso in porta ha reso la convocazione di Murphy un’evidenza logica per Andonovski, il percorso intrapreso dalla nativa del New Jersey è tutt’altro che banale o scontato per una giocatrice della nazionale statunitense. Selezionata al secondo giro del Draft 2018 dalle allora Sky Blue, teoricamente la sua franchigia locale, Murphy ha scelto di non presentarsi in ritiro né di firmare il contratto offerto dalle Sky Blue, scegliendo invece per il percorso più rischioso e firmando un contratto con il Montpellier, nel campionato francese. Dopo una stagione in Francia, Murphy è finita all’interno dell’organizzazione leader nel calcio femminile transalpino, quella dell’Olympique Lione, ma venendo scelta per tornare negli Stati Uniti a difendere la porta delle OL Reign. Dopo sole due stagioni, però, Murphy è stata al centro di una delle trade più importanti nella storia della NWSL, più però per quello che è partito nella direzione opposta a lei, ovvero una delle migliori giocatrici al mondo in Crystal Dunn, che per ciò che, con lei, ha preso la direzione del North Carolina.

Per Casey Murphy, questo mondiale non potrebbe essere il momento più importante della sua carriera o, per meglio dire, potrebbe non essere l’impegno più complesso che si troverà ad affrontare. Difficilmente vedrà molti minuti, ma la soddisfazione potrebbe comunque essere la più grossa possibile per una calciatrice. Per lei la parte dura arriverà nei prossimi anni, quando sarà il suo compito mantenere il vantaggio acquisito nelle gerarchie per la porta dello USWNT. Ma se qualsiasi cosa dovesse andare storta con Alyssa Naeher attenzione, perché sarà con ogni probabilità lei chiamata a difendere la porta delle campionesse del mondo.

 

Aubrey Kingsbury

Annunciata da: Lamorne Morris, attore noto soprattutto per la sua parte in New Girl

Età: 31 anni

Squadra di club: Washington Spirit

In nazionale: 1 presenza

Quattro anni fa, durante i mondiali francesi, Aubrey Kingsbury, allora nota come Bledsoe, prima del matrimonio, difficilmente avrebbe mai potuto credere di arrivare ad un mondiale. In attesa di compiere ventotto anni, il prodotto da Wake Forest si trovava nel mezzo di quella che era solo la sua seconda stagione da titolare in carriera, tutto questo in una carriera da professionista che in cinque anni l’aveva portata in Danimarca, nella città norvegese di Bodø since before it was cool grazie alle prestazioni della squadra maschile locale, a Los Angeles, in una squadra semi-professionistica che ora non esiste più e in Australia, dove almeno aveva avuto modo di rilanciarsi come uno dei migliori elementi alla sua posizione. Durante quel mondiale Kingsbury era rimasta a giocare in NWSL con le Washington Spirit, che prima dell’arrivo di Trinity Rodman ancora non erano la squadra cool e interessante che sono adesso, anzi, tutt’altro. La sua carriera era stata sicuramente soddisfacente fino a quel punto, ma era difficile immaginare un grande cambiamento. Poi, nell’ottobre di quell’anno, riuscì a rientrare nelle prime convocazioni da tecnico dello USWNT di Vlatko Andonovski. Il suo ruolo, però, era quello di terza in carica. Lo sarebbe stata anche nelle susseguenti convocazioni che l’hanno portata ad alzare il campionato CONCACAF per nazionali del 2022 e la SheBelieves Cup dello stesso anno, ma il suo esordio in nazionale era arrivato solo qualche mese prima, in un’amichevole molto a senso unico contro l’Uzbekistan in cui Kingsbury riuscì sì a mantenere il clean sheet, ma all’interno di una partita vinta dalle padrone di casa per 9-0, e non avrebbe conosciuto un seguito in quelle competizioni.

Ad oggi, Kingsbury è ancora a quota una presenza in USWNT, ma allo stesso tempo resta uno dei nomi più importanti della NWSL, una calciatrice che già conosce la tensione delle partite ad eliminazione diretta e che può contare in carniere un anello da campionessa NWSL vinto nella complessa stagione 2021, proprio con le Spirit. Al mondiale il suo ruolo sarà chiaro, ed è quello di partire in panchina. Non che non si possa avere un impatto da quella zona di campo, anzi, durante l’ultimo mondiale vinto dallo USWNT era evidente e fondamentale il contributo all’atmosfera dello spogliatoio dato da una personalità larger than life come Ashlyn Harris, vera MVP dei festeggiamenti post-finale, e da una leader travolgente come Adrianna Franch.

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