La lunga assenza e il ritorno di Emanuel Reynoso

Il modo in cui spesso ci troviamo a parlare del calcio, e ancor più in particolare dei calciatori, lascia spazio solo molto raramente ad una genuina preoccupazione per il benessere degli atleti. Quelle che abbiamo preso a definire come le telenovelas di calciomercato sono sempre interpretate tramite la lente più severa a nostra disposizione. A volte però la situazione è tale da rendere fin troppo evidenti quelle che sono le difficoltà che questi atleti si ritrovano a vivere, e ci portano a rallentare un attimo le nostre discussioni e a guardarle dall’alto. Uno di questi casi è la vicenda che ha accompagnato l’off-season, e alla fine anche l’inizio della stagione, di Minnesota United, legata all’assenza non giustificata della loro stella più grande, l’alfa e l’omega del loro sistema offensivo. Emanuel Bebelo Reynoso, trequartista ventisettenne argentino ex Talleres e Boca Juniors non ha mai avuto una vita tranquilla. Nel marzo 2014, l’allora diciannovenne ai margini della rosa della squadra di Cordoba venne centrato da un colpo di pistola nella gamba destra, ma l’incontro con la violenza forse più rilevante della sua carriera risale a quando, nell’off-season del 2021, una volta già diventato il perno di Minnesota United, venne denunciato per aver picchiato con il manico di una pistola un adolescente nella nativa Cordoba.

Reynoso, che aspetta ancora di essere giudicato in tribunale per questo incidente, ha continuato la sua carriera negli Stati Uniti senza grossi problemi per un’altra, scintillante stagione, quando poi, quest’inverno, non si è presentato al ritiro pre-stagionale della franchigia, senza dare alcuna spiegazione per la sua assenza e addirittura rendendosi irreperibile alle continue richieste di comunicazione da parte della franchigia. Sospeso dalla lega senza paga, il caso Reynoso si è protratto ben oltre la fase di ritiro, diventando uno dei temi principali dell’inizio di stagione di Minnesota, con molti che, di fronte ai primi risultati positivi di una franchigia dedita al rendere l’aria nella propria metà campo irrespirabile per gli avversari e a colpirli in contropiede in assenza di qualsiasi altro strumento di creazione di gioco, si chiedevano se Reynoso potesse realmente tornare a scendere in campo per la franchigia. In alcuni messaggi privati scambiati con dei compagni di squadra, l’argentino augurava buona fortuna ai propri compagni di squadra, lasciando intendere che difficilmente ci sarebbe stata un’opportunità per rincontrarsi. Per il resto, le informazioni sullo stato dell’argentino erano poche e scarse, e al di là di punirlo genericamente per la sua assenza, era difficile stabilire qualora il suo comportamento valesse una maggiore preoccupazione. Tanto Minnesota quanto tifosi e addetti ai lavori si sono ritrovati ad avere più aggiornamenti sulla situazione da parte di una barista argentina che dallo stesso giocatore. “Mi auguro che alla fine possa prevalere il buon senso”, è stato il commento del tecnico Adrian Heath a stagione già inoltrata e con la situazione Reynoso ancora lontana dalla risoluzione.

Poi, lo scorso diciannove maggio, pochi giorni dopo l’annuncio del ritorno in Minnesota del fantasista argentino, Reynoso ha parlato pubblicamente in un breve video rilasciato dalla franchigia. Nel video l’ex Boca Juniors non è entrato nei dettagli dell’evento che lo ha coinvolto e che lo ha trattenuto in Argentina per tutti questi mesi, definito come un “problema familiare” e scusandosi apertamente per il suo comportamento, ma il suo ritorno ha rappresentato l’inizio di un processo capace di permettergli il rientro in prima squadra. La MLS ha presto sollevato la sua sospensione, permettendogli di tornare ad allenarsi, e poco meno di un mese dopo questo video, nella partita casalinga contro Toronto FC, Reynoso è tornato in campo, sostituendo Hassani Dotson intorno al sessantacinquesimo minuto. Con il suo ritorno in campo, e con appena due brevi cameo da nemmeno una frazione di gioco, l’argentino ha molto velocemente spostato il tipo di discussioni intorno alla franchigia dal come gestire la sua assenza, e come dunque prepararsi per una futura successione, al capire quale possa essere il ceiling di questa squadra ora che il suo giocatore chiave è tornato in scena.

L’impatto che un giocatore può avere in poco meno di ottanta minuti di gioco, recupero incluso, dovrebbe essere in teoria limitato, eppure limitato non è la parola più adatta da utilizzare per descrivere il ruolo che Emanuel Reynoso ha avuto anche in questo lasso di tempo non necessariamente esteso. Sia nella partita pareggiata in casa contro Toronto che in quella persa in trasferta a Montreal, Reynoso è stato il primo della sua squadra per expected assists, e lo ha fatto pur essendo entrato in campo rispettivamente al sessantacinquesimo minuto nel suo esordio stagionale e ad inizio secondo tempo nell’incontro successivo. Da qualsiasi lato la si voglia guardare, e qualsiasi sia il vostro mezzo di valutazione delle prestazioni preferito, sia esso l’occhio o l’apparato statistico o un misto di entrambe le opzioni, l’impatto del fantasista argentino su questa squadra è stato esattamente tanto importante quanto credevamo fosse ad inizio stagione, anche se magari la sua lunga assenza ce lo aveva fatto dimenticare.

Che sia attraverso i grafici sul sito ufficiale della MLS che mostrano l’andamento degli expected goals prodotti dalle due squadre o attraverso i video delle due partite, è estremamente facile identificare il momento preciso dell’ingresso in campo di Emanuel Reynoso, perché è quello in cui Minnesota inizia a raddoppiare, triplicare, per certi versi anche decuplicare il suo controllo sulla partita. E se nella sfida contro Montreal il risultato era già compromesso al momento del suo ingresso in campo, particolarmente impressionante è stato il modo in cui, all’esordio, è atterrato come da una navicella spaziale all’interno del terreno di gioco dell’Allianz Field, eliminando di fatto Toronto dal campo. Con un battito di ciglia una squadra fragile, capace solo con molta fatica e qualche progressione del pallone in corsa di risalire il campo, più un running back che sbatte la testa contro una difesa abile a difendere le corse che una squadra di calcio, ha immediatamente iniziato a far circolare il pallone con molta più velocità e fluidità, a trovare linee di passaggio affilate come coltelli, esercitando un maggiore controllo sullo svolgimento delle operazioni.

Reynoso è forse la dimostrazione più evidente del fatto che la tecnica non sia qualcosa di spiritico e fantasmagorico che siede all’interno del piede di una persona talentuosa, ma piuttosto una buona usanza da coltivare ed educare usando tutte le parti del corpo, la fusione fino all’impercettibilità delle due parti di abilità fisiche – coordinazione, equilibrio, agilità – e capacità mentali – manipolazione dello spazio e della mente altrui, conoscenza a memoria della posizione sul terreno dei compagni e doti di preveggenza per i loro movimenti. Il suo gioco, e i momenti esaltanti del suo gioco, sono tutti un fiorire di finte di corpo, utilizzo del sedere per proteggere il proprio controllo del pallone come se fosse in post basso, riflessi da portiere per qualsiasi palla vagante, anche e forse soprattutto quelle nate da una sua azione pregressa. Vederlo giocare ti dà l’idea che la passione e la propensione siano ovviamente quelle per il gioco del calcio, ma che di base uno così non farebbe schifo in nessuno sport di squadra con la palla.

https://youtu.be/d6WEg5qYJ-A?t=257

Questa è probabilmente la giocata più eclatante di Reynoso dal suo ritorno in campo, ma certo non l’unica.

 

L’Emanuel Reynoso che abbiamo conosciuto in MLS in questi anni è un maestro della prestidigitazione, un fenomeno dell’escapismo, ma è soprattutto l’artefice del sistema offensivo più eliocentrico della lega statunitense e forse, in un calcio che, al di fuori di pochi rifugi sicuri come appunto il campionato nordamericano, sembra sempre più essere ostile ai tradizionali numeri dieci, del pianeta. Come Luka Doncic a Dallas, Emanuel Reynoso è l’attacco di Minnesota. Ma Emanuel Reynoso è anche un personaggio complesso, non minimamente ai livelli di altri giocatori e le cui controversie sono ancora, per numero e gravità, tranquillamente sostenibili, ma comunque una persona che sembra sempre sul punto di bruciare tutti i ponti utili alla sua carriera. Nella sua lunga assenza di fatto l’argentino ha messo in mostra i due punti più estremi del suo impatto. Sul campo, la sua assenza ha reso evidenti i limiti di una squadra costruita per amplificarne il contributo, costringendo Adrian Heath a sostituirlo con lo spazio, quello concesso abbassando il baricentro e poi sfruttato nelle poche, rapidissime, sortite. Fuori, la sua mancanza di comunicazione ha messo a rischio i rapporti che negli anni era riuscito a costruire, ha quasi portato più danni a lui di quelli ingenti che avrebbe portato ad una franchigia costretta a rivedere completamente il suo piano a lungo termine per il successo. Non è ancora chiaro se Reynoso abbia riconquistato la fiducia totale dell’ambiente. Forse, è possibile, si è rotto qualcosa che difficilmente potrà essere riaggiustato. Sul campo, però, Reynoso ha la possibilità, tutt’altro che scontata fino a qualche settimana fa, di scusare con i fatti il proprio comportamento, e già solo con il suo ritorno gli uomini di Adrian Heath, che pure ad oltre metà stagione siedono fuori dalla zona playoff, possono guardare con speranza al futuro e azzardare l’idea che non sia ancora arrivato il tempo di considerarli fuori dalla corsa per la MLS Cup.

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