Chi è Christian Pulisic, la stella più lucente del calcio americano

(articolo originale del 16 dicembre 2016)

Free Agency, SuperDraft, Waiver Draft, stadi in costruzione, mercato, rinnovi, Bruce Arena che lascia i LA Galaxy per (ri)prendersi la nazionale americana, l’allargamento a 26 squadre nel 2020: la MLS è in continuo movimento. Una centrifuga pallonara che ogni giorno riserva sorprese, un mondo che ha la precisa volontà di diventare fonte d’ispirazione. Il tempo perso è stato troppo, ora bisogna correre. Un punto fermo, però, c’è. Ed è la grande speranza a stelle e strisce. Ha un nome e cognome, e soli 18 anni: Christian Pulisic.

Che poi, a pensarci bene, anche lui è una miscela in continuo movimento. Di origine croate, nato nel ’98 a Hershey in Pennsylvania (luogo magico, di culto, per chi ama lo sport. Il 2 marzo del ’62, infatti, Wilt Chamberlain con la maglia dei Philadelphia Warriors fece 100 punti contro i New York Knicks. Storia), è figlio di Mark e Kelley. Il calcio è nel sangue del piccolo Christian, visto il passato dei genitori: entrambi, infatti, amavano prendere a calci un pallone. Mark, in particolare, ha giocato a calcio dall’86 all’89 a George Mason University, diventando poi un grande giocatore di calcio indoor con la maglia degli Harrisburg Heat. Ah, allenando, nel frattempo, la squadra maschile del Lebanon Valley College. Ricordate il continuo movimento? Ci sono due anni in Inghilterra per tutta la famiglia, Christian ha sette anni e qui con la maglia rossonera del Brackley Town indosso entra a far parte della sua prima squadra. E’ il primo passo di un’avventura magnifica.

Nel 2006, il ritorno negli States. Detroit chiama Mark: “Siamo gli Ignition, cerchiamo un General Manager. Vogliamo te”. Valigie e si vola. Palla sotto il braccio, Christian si aggrega ai Michigan Rush. In seguito, altro spostamento. Casa, quella vera, a Hershey, dove cresce nella locale US Soccer Development Academy, allenandosi con gli Islanders di Harrisburg City. Questo fino al 2015. Poi? Il grande salto: Germania, Borussia Dortmund. Il resto lo conosciamo.

18 anni compiuti il 18 settembre, trequartista, ragazzo dalla faccia pulita che ha scelto sì la Germania, senza abbandonare il calcio statunitense. Già, perché Christian, grande tifoso del Manchester United, sceglie di vestire la maglia degli Stati Uniti. 21 gol in 28 partite con l’Under 15, 28 gol in 34 gare con l’Under 17. Poi l’Under… no, la Nazionale Maggiore. Klinsmann ha fretta, lo vuole con sé. Anche perché la Croazia preme, sa che può convocarlo: ci prova, lo avvicina. Ma niente. Nonno Mate, nato sull’isola Olib, se ne farà una ragione.

In Germania si è adattato in fretta. Normale per uno che ha girato tanto, nonostante la giovane età. Ora, a Dortmund, c’è anche il cugino Will, portiere, che gioca con l’Under 19 giallonera. Giocate eccellenti, numeri importanti per chi ha stregato mezza Europa (Klopp, e chi se no, in primis). Ma “I’m Just a normal kid”, un ragazzo che per il suo diciottesimo voleva solamente i biglietti per il concerto del suo idolo, Justin Bieber. Un Beliebers in Germania. Che vuole crescere, migliorarsi. Quello che la MLS vuole fare nel calcio, lui vuole farlo per il suo paese. “Non c’è niente come Dortmund in America”, dice. Non c’è nessuno come Pulisic negli States, diciamo.

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