La svolta di Atlanta e De Boer: la lavagna tattica

I campioni in carica di Atlanta erano chiamati alla sfida più difficile, ripetersi. Arduo compito dopo due stagioni ad altissimo livello, la seconda coronata dalla conquista della MLS Cup. Compito affidato ad un nuovo allenatore, l’olandese Frank De Boer, vecchia conoscenza del calcio italiano, quando allenò l’Inter FC per qualche mese all’inizio della stagione 2016-2017.

Nuovo allenatore, nuovo sistema di gioco e nuovi giocatori, in particolare si scambiano DP (designated player), via Almiron al Newcastle, dentro il Pity Martinez dal River Plate, risultato: un inizio disastroso. Da febbraio a marzo giocano 8 partite, 4 di MLS e 4 di CONCACAF Champions League, 2 vittorie, 2 pareggi e 4 sconfitte 8 gol fatti e 12 subiti.

Eliminati dalla competizione continentale, De Boer in un paio di settimane cambia modulo e modo di giocare e ritrova vittorie e tutto il contorno di un clima positivo.

Appunto due momenti chiave secondo me segnano il cambiamento di modulo e di gioco di Atlanta con la partita del 14 Aprile contro New England come boa di riferimento, prima di quella ho analizzato il brutto pareggio contro Cincinnati FC e poi la grande vittoria fuori casa contro Sporting Kansas City.

1) vs Cincinnati FC

Modulo 3-4-3. Formazione: Guzan (GK), González Pirez (CB), Parkhurst (CB), Robinson (CB), Shea (LWB), Larentowicz (CM), Remedi (CM), Gressel (RWB), Barco (FWD), Martinez (FWD), Pity Martinez (FWD).

L’inizio della stagione era caratterizzato da questo 3-4-3 molto offensivo, in grado di dare grande profondità all’attacco ma lasciando soli i 3 centrali perché non c’era, a mio parere, molta organizzazione da parte dei due esterni di centrocampo nel tornare nelle posizioni

Come si vede dalle immagini, i due centrali di centocampo erano soliti organizzare il gioco per le fasce con Josef Martinez ad attaccare la profondità creandosi gli 1v1 col portiere avversario (proprio come in occasione dell’1a0 contro Cincinnati dopo 5 minuti di gioco).

In fase difensiva il problema avveniva quando i difensori si trovavano a marcare singolarmente l’avversario con le ali e mezze ali ad inserimento senza che gli esterni seguissero il loro movimento, lasciandoli liberi di attaccare lo spazio.

2) vs New England

Modulo 4-2-3-1. Formazione: Guzan (GK), Shea (LB), González-Pirez (CB), Robinson (CB), Parkhurst (RB), Larentowicz (MID), Remedi (MID), Nagbe (MID), Villalba (FWD), Josef Martinez (FWD), Gressel (FWD)

3) vs Sporting Kansas City

Modulo 4-2-3-1. Formazione: Guzan (GK), Parkhurst (LB), González Pirez (CB), Robinson (CB), Escobar (RB), Remedi (CM), Nagbe (CM), Pity Martinez (CAM), Barco (LW), Josef Martinez (ST), Gressel (RW).

In queste due partite inizia il primo cambiamento tattico di Atlanta: Difesa a 4 e due mediani. Nella partita contro i Revs la fase difensiva risulta facilitata da un attacco non molto brillante, costretto ad un possesso di palla elevato ma non efficace. Uno dei motivi è la distanza dei difensori tra di loro più corta e, molto importante, uno dei due mediani che, scalando, raddoppia sul portatore di palla. Questo lavoro viene fatto molto bene, nella seconda partita, contro Sporting Kansas City, dove a turno Nagbe e Remedi aiutavano il centrale nell’uscita sul portatore mentre l’altro mediano scalava sulla linea difensiva.

In fase offensiva, facendo giocare J.Martinez prima e unica punta con 3 giocatori dietro di lui gli viene data la possibilità di fare un gioco più corale con tutto il reparto. Mentre come abbiamo visto era solito giocare in profondità, ora viene a prendersi il pallone tra le linee per l’inserimento delle mezze ali e dei terzini così da creare una superiorità numerica in attacco o comunque dei tagli in mezzo, sia del trequartista che dello stesso Josef.

Nonostante l’inizio zoppicante, la squadra e il suo allenatore sono stati in grado di capire il problema e cambiarlo in meglio. Anche se il campionato è ancora lungo e pieno di insidie, restano i favoriti per la vittoria finale.


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