Coach Vermes: “In MLS e negli USA si è formata una cultura del calcio”
“Può sembrare strano, ma nel 1996 il torneo della MLS era molto più organizzato di adesso. Tutto diverso: l’ambiente, la cultura del calcio, c’erano molti meno spettatori, meno squadre e soprattutto meno stadi. E’ incredibile realizzare quanto sia cresciuta la MLS nel giro di vent’anni”. A parlare e Peter “Pete” Vermes, coach e direttore tecnico dello Sporting Kansas City dal lontano (sigh) 2009, il primo nella storia a vincere la MLS Cup sia da giocatore che da allenatore per la medesima squadra.
Nell’ancora più lontano 1996, Pete era però “soltanto” un calciatore, e anche abbastanza eclettico: gran parte della sua carriera l’ha giocata in difesa, ma c’è stato un periodo (più di uno, a dire il vero) in cui Vermes è stato schierato in attacco. Non era un “ripiego”, non si trattava di emergenza tattica: era proprio bravo, vedeva la porta alla grande. Nel ’96 Vermes militava tra le fila dei New York Metro Stars. L’anno successivo si è trasferito ai Colorado Rapids e, nel 2000, è stato acquistato dai Wizards di Kansas City. Nel 2002 decide di appendere le scarpette al chiodo e di intraprendere la carriera da allenatore. Insomma, Vermes è uno di quegli uomini di calcio che possono dire di aver visto nascere la MLS. La sua opinione sull’evoluzione del torneo nordamericano è, dunque, decisamente autorevole.
“Oggi le squadre hanno allenatore, viceallenatore, allenatore dei portieri e così via – ha dichiarato Vermes ai microfoni di Extra Time Radio -. E’ un’autentica rivoluzione per il soccer degli Stati Uniti. Ho giocato in Europa, ma a un certo punto ho voluto tornare in patria per dare un contributo al calcio nel mio Paese. Una volta c’erano tanti buoni giocatori e tanti ottimi ex giocatori. Ma il calcio era ancora uno sport poco seguito qui da noi. C’erano tanti giocatori sconosciuti e qualche ottimo ex giocatore, che alzava il livello ma non faceva fare il salto di qualità alla lega. Oggi avviene l’opposto: si è formata una cultura del calcio, c’è più consapevolezza, i progressi sono stati enormi”.
Ma cosa ha portato Vermes a tornare in patria? “E’ stato bello tornare a casa, ma c’era tanto da costruire. Io poi giocavo anche a calcio a 5, dunque ero super impegnato e felice di giocare. Nella mia carriera ho anche giocato i Mondiali e le Olimpiadi. Ma niente mi ha dato gioia come tornare a casa e far parte della MLS. Provo un senso di fierezza nel sapere che anche io ho contribuito nel mio piccolo alla grandezza che ha raggiunto il campionato americano”.
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