Intervista a Giorgio Antongirolami: uno dei primi italiani in MLS

Gli italiani in MLS a loro modo stanno facendo la storia. Seba Giovinco, con la maglia di Toronto FC, ha vinto il titolo di MVP al suo primo anno nella lega nel 2015 e sfiorato la MLS Cup nel 2016 a suon di gol e assist; Pirlo, per tutti “The Maestro”, fa parlare di sé a ogni pallone toccato; Mancosu ha mandato in panchina niente di meno che Drogba, e anche Donadel, Nocerino e Tornaghi si sono ritagliati il loro spazio. In futuro ci saranno sicuramente altri giocatori italiani che tenteranno l’avventura Oltreoceano, ma uno dei primi ad approcciarsi alla nuova lega, quella nata nel 1996, fu Giorgio Antongirolami che nel 1997 era aggregato agli Sporting Kansas City di coach Newman. Oggi, Giorgio è un affermato allenatore a livello NCAA e con la Rockhurst University sta ottenendo grandissimi risultati. Abbiamo fatto due chiacchiere in esclusiva, dopo averci raccontato la realtà NCAA americana.

Parliamo di te e della tua carriera da calciatore: com’era la MLS quando arrivasti tu nei Wizards?
Mettiamola in questa ottica: era il ’97 e la MLS stava cominciando il secondo anno di attività con solo 12 squadre all’attivo. Io venivo dalla Promozione laziale e avevo 23 anni. Dopo un mese di preparazione e 3 partite da titolare, durante le amichevoli preseason mi sono rotto il crociato giocando contro i Tampa Bay di Giuseppe Galderisi e Carlos Valderrama. Quindi il coach Ron Newman mi suggerì di andare a studiare con una Borsa di studio alla Rockhurst University per poi provare a tornare in MLS una volta recuperato. In poche parole, non so se al giorno d’oggi un ragazzo italiano che gioca nei dilettanti possa fare questo balzo nella MLS. La lega e le squadre hanno fatto dei passi da gigante in confronto al ’97.

Com’era lo scenario all’epoca?
Noi ci allenavamo su un campo di una scuola elementare e gli spogliatogli erano a 2 miglia di distanza in una palestra. Si giocava nello stadio dei KC Chief che con 8-9 mila spettatori di media su 80,000 di capienza. Allenamenti senza preparatori e non organizzati come al giorno d’oggi. Pensa che nella stessa settimana che io mi sono lesionato il legamento crociato , altri due giocatori ebbero lo stesso infortunio poiché non c’e’ metodologia negli allenamenti. Gia nel 2002 quando giocai con i Cincinnati Riverhawks nella A-League (a quel momento lega parallela alla MLS, dove da Allenatore-giocatore sconfissi i Seattle Sounders) si cominciavano a vedere dei passi in avanti del movimento calcistico americano. Città come Portland, Seattle, Vancouver, Toronto e Montreal son servite tanto alla MLS per diventare una lega con ottima stabilita finanziaria.

In cosa deve crescere il calcio americano per competere a livelli internazionali?
Allenatori di settore giovanile e professionisti con una preparazione differente. Il numeri di bambini che giocano a calcio è impressionante. La MLS è una lega che paga tutti i giocatori e gli addetti ogni 14 giorni da 21 anni senza saltare un pagamento. La creazione dei vari settori giovanili (Academy) collegate ai professionisti è ormai una certezza. Il patto MLS-USL aiuta ancora i giovani a crescere ancora di più. Ma il numero di allenatori che ritengo predisposti a far diventare gli Stati Uniti più competitivi è molto basso. Per questo College Life Italia sta cercando di aiutare la A.I.A.C. ad aiutare allenatori italiani ad inserirsi nel contesto americano per portare le nostre conoscenze a supporto del loro sistema calcistico.

Come sei diventato allenatore?
Poiché giocai con i Wizards avevo solo due anni di eleggibilità con Rockhurst University, quindi il nostro Coach Tony Tocco (leggenda vero del calcio collegiale Americano con più di 650 vittorie in 45 anni di attività….) mi disse che avrebbe coperto la mia borsa di studio anche per il Master se fossi diventato il suo vice. Così per molti anni mentre studiavo per il master e allenavo durante la Fall Season. Intanto continuavo a giocare a calcio in Italia per il Santa Maria Delle Mole (Eccellenza Romana) durante la spring season… fino a che mi son lesionato il crociato per la terza volta. Allora ho deciso di smettere di giocare.


 

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