Calcio cinese: futuro dorato o bolla speculativa? Non paragonatelo alla MLS

“Non riesco a comprendere come Oscar possa aver accettato di lasciare il Chelsea e, a 25 anni, andare a giocare in Cina, dove non si gioca a pallone ma ti offrono molti soldi”. Parole e musica di Jurgen Klopp, allenatore del Liverpool, che senza giri di parole ha accusato il talento brasiliano di aver terminato la carriera calcistica pensando esclusivamente ai soldi, tanti, che lo Shanghai SIPG gli ha offerto.

La Cina come futuro del calcio per alcuni, ma i numeri dicono altro: è un modello di sviluppo non sostenibile e destinato a fallire a stretto giro di orologio senza un’inversione di rotta decisa. Ecco perché paragonarla alla MLS, una lega con tanti difetti ma in grado di stabilire regole economiche ferree per evitare un nuovo fallimento come la NASL degli anni ’70, è un errore. Prendiamo questa analisi di Sportful.

“BOLLA” CALCISTICA PRONTA A ESPLODERE
Il calcio “Made in China” sta facendo parlare di sé per le cifre importanti che le diverse società stanno mettendo sul piatto per convincere alcuni protagonisti europei ad accettare la nuova sfida. Yuan freschi, pressoché infiniti, che vanno a riempire le tasche del talento di turno per strapparlo alla concorrenza europea.

Sulla nuova ondata del movimento, però, incombe una bolla economica destinata a ripetere quella immobiliare che nel 2015 impanicò la Cina intera con il crollo delle borse. Uno spavento che costrinse l’economia cinese a entrare nella fase del New Normal, il passaggio da un’economia quantitiva a una più qualitativa, con un piano decennale per l’affermazione come paese leader nella tecnologia e nell’innovazione.

Piano di cui il settore calcistico non sembra volere fare parte con la sua crescita folle e spregiudicata, con investimenti in costante aumento. L’ultimo, dicevamo, l’acquisto di Oscar da parte dello Shanghai SIPG dal Chelsea per 60 milioni di euro, più un ingaggio faraonico da quasi 25 milioni l’anno per il giocatore (più di Messi e Ronaldo), da sommare a quello riconosciuto a Hulk (pagato 55 milioni, con un ingaggio simile) e al tecnico Villas Boas. Il tutto in un club che fattura all’anno una cifra equivalente ai nostri 37 milioni di euro. Meno del Cagliari in Serie A e poco più dell’Empoli. Questa non è un’eccezione, è la regola per i club cinesi.

PROFONDO ROSSO
Nonostante da molti venga indicato come il futuro del calcio, quello cinese, è un sistema che naviga a vista in un mare profondamente rosso di debiti. Dei 16 club di Chinese Super League non ne esistono di virtuosi, con l’aumento delle entrate nettamente inferiore all’aumento degli investimenti e dei costi gestionali che sfiorano il miliardo e mezzo di dollari.

Il calcio cinese sta investendo tantissimo, ma non produce utili e nonostante il record di guadagni fatto siglare nel 2016 grazie ai nuovi accordi per i diritti tv con incremento delle entrate dell’81%, ogni club ha registrato in media una perdita di 74 milioni di dollari, secondo i risultati del CSL Value Report. Visti gli esborsi milionari per cartellini e ingaggi, gli incrementi record – a conti fatti – hanno portato nelle casse poco più di 8 milioni di dollari, circa un terzo dello stipendio delle star di primo livello.

Il miliardo e più di perdite raggiunte dalle 16 società nella stagione appena conclusa raccontano di uno scenario destinato a implodere.

OSCAR E I SUOI FRATELLI… MILIONARI
Oscar dos Santos Emboaba Júnior è solo l’ultimo grande colpo targato Cina. Con i suoi 476mila euro a settimana è uno delle tante superstar strapagate, come il compagno di squadra Hulk e il Paperon de’ Paperoni Ezequiel Lavezzi che, sempre nella CSL ma all’Hebei Fortune, guadagna 27.1 milioni di euro all’anno. La compagnia però è buona.

Tra i più ricchi c’è Graziano Pellé, il terzo acquisto più costoso del campionato, al Sundong Luneng, ma anche Alex Teixeira e Ramires per il Suning e Fredy Guarin, uno dei primi a cedere all’odore dei soldi come l’ex Roma Gervinho. Il più pagato di tutti però sarà Carlitos Tevez che ha accettato lo stipendio da 722mila euro a settimana allo Shanghai Shenhua.

EVITARE LA BOLLA FIDELIZZANDO IL TIFOSO
Andando avanti così il tramonto col botto è molto vicino per la Chinese Super League. Con questi conti e queste perdite, una bolla che faccia collassare il sistema non è così impensabile. Spazio per invertire la rotta sul lungo periodo c’è ancora, ma deve cambiare l’approccio – come ha sottolineato di recente Shen Li, dg del Beijing Gouan – fidelizzando la clientela di massa e adottando una strategia di branding per puntare alle vendite interne prima di affacciarsi all’estero.

La richiesta di una maggiore identificazione con il proprio club arriva dai tifosi cinesi stessi, ma da questo punto di vista il ritardo del movimento intero è palese. I 16 club – finché resisteranno – della CSL devono essere pronti a fare un passo indietro nelle spese folli, programmando un piano sostenibile negli anni e puntando su sponsor e supporters locali, in maniera da alimentare un consumo interno che possa far crescere il branding societario fino all’estero.

Belle parole e ragionamenti che a quanto pare sembrano destinati a rimanere tali. I 38 milioni di euro all’anno offerti a Tevez raccontano tutt’altra verità e lasciano intravedere la “bolla” in cui il calcio cinese potrebbe presto sparire.


 

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