Portieri USA: un’ottima scuola che ha bisogno di una rinfrescata

Quando il calcio negli Stati Uniti non aveva raggiunto certi livelli di seguito si diceva che gli americani fossero più bravi negli sport con le mani che in quelli con i piedi. Oggi la situazione è nettamente migliorata con talenti che danno del tu al pallone e con i portieri che sono conosciuti a livello mondiale. In queste prime partite di MLS abbiamo assistito a errori grossolani dei numeri 1 come Bingham in casa dello Sporting Kansas City o del più esperto Rimando che ha spianato la strada alla prima vittoria di Minnesota in MLS. Però la scuola dei portieri americani vanta degli elementi di primo livello.

Negli anni ’50 grande protagonista fu il portiere Franck Borghi (deceduto nel 2015) che nel mondiale brasiliano chiuse la porta ai più quotati inglesi. Ex giocatore di baseball, proveniente da Saint Louis ma, come tanti altri americani del quartiere di The Hill, proveniente dalle zone di Cuggiono nel nord Italia, in provincia di Milano. Tutti ricordano nel mondiale italiano Tony Meola o Juergen Sommer che vanta esperienza in Inghilterra nei QPR. L’Inghilterra, appunto, che ha fatto conoscere a tutti gente come Friedel o Keller. Vi arrivò pure uno come Tim Howard, al Manchester United e all’Everton e che ancora oggi difende la porta della nazionale americana e dei Colorado Rapids.

In patria degni di nota Kevin “El Gato” Hartman o Matt Reis che ebbe un grande rendimento (485 parate) con i New England Revolution e che divenne ancora più noto per il suo aiuto durante l’attentato nella maratona di Boston. Fu anche premiato dalla MLS con l’Humanitarian of the Year Award (noto premio presente nella MLS che danno ai giocatori per i meriti fuori dal campo di calcio) proprio per quel gesto.

Forse però il soccer americano necessita di nuovi volti tra i pali, di nuovi talenti, anche se ad oggi si continua ad esordire tardi in MLS, magari con giovani presi nel Superdraft ma che arrivano in prima squadra a 21-22 anni.


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