Philadelphia Union: il successo della programmazione

Diciotto, tredici, sedici, undici, cinque e uno! Sì, stiamo dando i numeri, ma non perché completamente impazziti bensì perchè come spesso accade sono i freddi numeri a spiegare al meglio un progetto. Quello in questione è quello trionfante dei Philadelphia Union che ha visto il primo storico trofeo in MLS per la franchigia della Pennsylvania a coronamento di un ciclo iniziato con calma, dedizione e tanta pazienza ormai diversi anni fa: 18° nel 2015, 13° nel 2016, 16° nel 2017, 11° nel 2018, 5° nel 2019 e Supporters’ Shield nel 2020. Parliamo di regular season, ovviamente. Sempre con lo stesso allenatore, non poche volte nel mirino di critica e tifosi.

La strategia di mercato degli Union è diventata una sorta di modello da seguire per diversi club in giro per la MLS che, sempre più spesso, citano la squadra di Curtin come un esempio importante per come la società ha saputo costruire, insieme all’allenatore e alla dirigenza, una squadra sempre più competitiva anno dopo anno, sfruttando i talenti dell’Academy e acquisti mirati, senza farsi prendere dalla frenesia di vincere tutto e subito. Un progetto seguito tra gli altri da NY Red Bulls, Real Salt Lake, Dallas e Sporting KC sempre più propensi a crearsi in casa, o cercarsi nelle vicinanze i talenti anziché sperperare soldi su vecchi giganti del pallone.

Sicuramente i risultati della prima squadra di Philly sono stati impressionanti, specialmente in casa con l’en plein di vittorie stagionali (9 su 9) ma questa non è nemmeno l’unica unità di misura del loro successo in MLS. L’Union infatti ha una delle Academy più produttive del campionato e molti dei suoi prospetti più importanti sono materie prime piuttosto ricercate nel mercato dei trasferimenti. Brenden Aaronson, per esempio, si trasferirà alla Red Bull Salzburg al termine di questa stagione con un trasferimento di oltre 6 milioni di dollari, mentre una mossa simile è attesa per Mark McKenzie. Altri, come Auston Trusty e Derrick Jones, si stanno facendo spazio e molti altri sono in arrivo. Philadelphia non è più un posto da evitare, anzi, per i giovani talenti del futuro sta diventando uno snodo fondamentale.

“Per prima cosa vogliamo costruire qualcosa dall’interno, inoltre crediamo che tutti gli 11 giocatori che lavorano insieme in modo coeso possano battere qualsiasi gruppo di superstar e individui. Lo abbiamo dimostrato sul campo”.

Parole e musica di Jim Curtin, head coach dal 2014 di Philadelphia e spesso a un passo dal baratro. Per i media e per i tifosi probabilmente ben più di quanto lo sia realmente stato per la società che con lui ha sempre puntato al futuro. Il successo degli Union però va anche oltre l’Academy, sempre in direzione della crescita.

La società ha anche aumentato costantemente il proprio utilizzo di analisi avanzate e sta ampliando anno dopo anno il budget di spesa per il roster fiutando acquisti di valore da tutto il mondo, guidati dai contatti e dall’esperienza del direttore sportivo Ernst Tanner. Hanno trovato il feroce centrocampista difensivo Jose ” El Brujo ” Martinez in Venezuela, avvistato il motore di centrocampo Jamiro Monteiro nella seconda divisione francese (poi si è arrangiato un trasferimento permanente dall’FC Metz con una commissione di trasferimento inferiore rispetto all’opzione di acquisto prevista nel suo contratto di prestito originale) e ha scovato il terzino sinistro Kai Wagner nella terza serie tedesca. Un lavoro di scout assecondato e premiato dalla società.

Società che ha saputo mantenere la calma negli anni più frenetici della MLS, dal 2015 in poi quando gli ingressi delle nuove – ricchissime – realtà come NYCFC, Atlanta, LAFC e i successi di Seattle e Toronto, avrebbero potuto mandare in tilt un sistema virtuoso come quello degli Union che spendono meno di un terzo per i salari, e non solo, rispetto alle grandi avversarie degli ultimi anni. Pazienza e convinzione nei propri mezzi, fino al Supporters’ Shield 2020 alzato proprio in faccia a Toronto FC.

“La nostra costruzione è stata lenta e ogni anno siamo migliorati progressivamente – ha commentato Curtin -. Penso che sia qualcosa che le società e gli addetti ai lavori probabilmente vedono e rispettano e poi l’impatto che i nostri giocatori dell’Academy hanno avuto…”.

Insomma, dopo Toronto, Atlanta e Seattle, la MLS ha aperto la strada del successo anche a un modo diverso, con meno campioni affermati o talenti dal Sudamerica e più concetti, programmazione, futuro. Complimenti a Philadelphia Union allora, nella corsa verso la MLS Cup che, arrivasse o meno, sarà comunque solo una ciliegina su una torta già gustosa di per sé.


 

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