La magia del numero 11: i migliori in MLS

L’undici novembre, parlando a simboli l’11/11, è il giorno del calcio per eccellenza, la Data con la d maiuscola per gli amanti del pallone. Romanticamente, forse troppo ma siamo fatti così, per gli appassionati di questo sport il numero undici ha sempre rappresentato qualcosa di speciale, di magico fino a trasformarsi in un senso di malinconia per quello che è stato e che, per vari motivi, non sarà più. Prima del marketing, degli sponsor, dei diritti televisivi e della fredda numerazione “ad cazzum”, le formazioni si recitavano a memoria, dall’1 all’11, dopo il quale poteva ufficialmente partire il boato allo stadio per trascinare i propri beniamini. Altri tempi, certo.

In questa data però vogliamo ritornare bambini e omaggiare chi consapevolmente o casualmente ha scelto di indossare questa maglia nella Major League Soccer. Un numero mai banale e con una storia per importanza inferiore forse al solo numero 10. Rimanendo nel nostro orticello europeo l’11 è stato il numero di Gigi Riva, ma anche di Careca nel Napoli di Maradona o di Boniek nella Juventus di Platini. Di Massaro nel Milan più forte di sempre e di Romario nel Brasile degli anni Novanta, fino all’attuale ct degli USA Jurgen Klinsmann. Insomma, magari non la stella assoluta da prima pagina di una squadra spesso attratta dal solito 10, ma un giocatore di un’importanza fondamentale nei successi di una squadra. La seconda punta o l’esterno in grado di risolvere le partite quando i giochi si facevano duri. L’idolo della folla.

Spulciando i roster MLS 2016 ci siamo accorti che in molti casi è ancora così.

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Prendete Shkelzen Gashi ai Colorado Rapids, colui che ha segnato il gol decisivo contro i Los Angeles Galaxy che ha portato la squadra di Denver alla finale di Western Conference dopo i rigori. Non è la stella dei Rapids, quella indiscussa è Howard, ma il suo talento già espresso in Europa con la maglia del Basilea è fondamentale per il successo di squadra. Stesso discorso per Jack Harrison, terzo come rookie dell’anno con la maglia del NYCFC; gioca con Pirlo, Lampard e Villa a cui vanno tutti i riflettori, ma con il suo ingresso in pianta stabile la stagione dei ragazzi di Vieira è cambiata.

Ma non sono gli unici ad avere una grande importanza. Il top è Drogba a Montreal, stella in coabitazione con il “10” Ignacio Piatti che a conti fatti è stato più decisivo dell’ivoriano di gran lunga. Poi c’è (o meglio c’era visto che di recente ha annunciato l’addio) Morales a Real Salt Lake oppure Accam a Chicago oltre che Wenger a Houston. Tutti giocatori che in un modo o nell’altro sono entrati nel cuore dei tifosi.

Oggi pochi campioni portano l’11 sulle spalle preferendogli numeri più stravaganti per aumentare i guadagni. Un peccato, ma poco importa. Per noi calciofili l’11 sarà sempre un numero magico.

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