“MLS, Welcome to Zlatanwood”

Il primo storico derby di Los Angeles, “El Trafico” come hanno voluto chiamarlo da quelle parti, resterà per sempre nella storia della MLS e, perché no, nella memoria collettiva. Merito del Los Angeles FC, dei padri fondatori LA Galaxy e poi, beh, e poi c’è Zlatan Ibrahimovic, uno che per Hollywood – ironia vuole – potrebbe diventare un personaggio di punta dopo la carriera calcistica. E’ finito 4-3 per la squadra storica, disastrata dagli infortuni ma immortale, anche perché poi, beh poi c’è Zlatan.

Le immagini della sfida hanno fatto il giro del mondo in pochi minuti perché diciamocelo, a meno di un mese dalla notte degli Oscar, una regia così nemmeno il miglior regista al mondo poteva pensare di tramutarla in realtà. L’annuncio dei Galaxy, lo sbarco in California e il primo allenamento spettacolare con tanto di presentazione alla “Benjamin Button”; la panchina e i suoi sotto 0-3 contro i neonati rivali cittadini trascinati da Carlos Vela. Poi basta? No, poi c’è Zlatan, dimenticate?

Minuto 71, LA Galaxy-LAFC 1-3 con il gol di Lletget a lenire un massacro sportivo lecito, meritato. Poi si alza Ibra, inizia la magia. Sei minuti, 6!, per far capire a tutti il senso più deciso e compiaciuto di quel messaggio all’arrivo: “Cara LA, non c’è di che”. Prima il 2-3 di Pontius che incendia lo StubHub Center, poi al minuto 77 palla sulla trequarti a trenta metri dalla porta e destro ad effetto che si infila in gol! Ibracadabra! Delirio, paura, follia… ma poi c’è Zlatan, come ve lo dobbiamo dire?

E il finale che tutti si aspettano, sì, a sorpresa e ben congeniato, ma quasi banale con Zlatan in campo. Non è finita, perché rovinare la magia con un pareggio? In pieno recupero la giocata da centravanti vero in area di rigore, l’anticipo sul difensore, il pallone all’angolino e il giallo del sospetto offside nemmeno controllato dal Var. 4-3! Come Italia-Germania, ma non siamo all’Azteca. Nemmeno troppo lontano e vero, ma qui è diverso. C’è la MLS, il calcio snobbato dai più in Italia ma in grande crescita, ma soprattutto divertente. E poi, beh… e poi c’è Zlatan. Basta questo? Forse no, ma a Los Angeles una cosa così non la raccontano a parole, ci fanno un film. Los Angeles è gialloblù, come i Galaxy, come la Svezia, come Ibracadabra.


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