Bobby Boswell spiega la forza di Atlanta United

La prestazione di Atlanta United contro i New York Red Bulls (miglior squadra della regular season) nella finale di andata della Eastern Conference ha meravigliato molti, ma non tutti. Il 3-0 con cui il Tata Martino ha spazzato via le ambizioni di Armas (salvo clamorose imprese nel ritorno) è stata una lezione di calcio del tecnico argentino al collega sull’altra panchina, decisamente più inesperto. Ma il fatto che un coach di tale caratura possa essere un fattore nella crescita della MLS stessa non è ancora stato capito dai vertici.

A spiegare la forza di Atlanta United sul campo, e di riflesso il lavoro certosino che Martino ha insegnato ai suoi giocatori, ci ha pensato Bobby Boswell, ex difensore statunitense ritiratosi a febbraio di quest’anno dopo aver fatto parte di Atlanta United nella stagione d’esordio. Lo ha fatto twittando il metodo di lavoro del coach argentino, ma anche spiegando il perché i NY Red Bulls nella loro pressione alta nel secondo tempo non siano mai riusciti a prendere alti i rossoneri della Georgia.

“Per tutti quelli che sono scioccati dal fatto che i Red Bulls abbiano dovuto lottare per avviare una qualsiasi azione nella metà campo avversaria, vi spiego una cosa – ha scritto l’ex difensore raccontando la sua esperienza sotto la guida di Martino -. Nell’agosto 2017 fui preso da Atlanta United via trade e dal momento del mio arrivo ci siamo allenati per 24 giorni di fila. In tutti questi giorni ci siamo concentrati su qualsiasi tipo di allenamento fisico. E ogni volta che ci siamo allenati col gruppo al completo, abbiamo lavorato nel giocare le uscite palla al piede dalla difesa. Ogni, singolo, giorno“.

“Ci allenavamo tantissimo e dopo poco giorni che ero lì, l’associazione calciatori aveva già rifilato tre multe alla società perché non venivano concessi i giusti giorni di riposo ai giocatori. Per loro non ci davano abbastanza tempo libero” ha raccontato Boswell, facendo capire il tipo di intensità differente voluta dallo staff tecnico.

“Mi sono allenato come difensore centrale di sinistra, centrale di destra e qualche volta anche come unico difensore centrale. Ci fermavamo a vedere filmati su filmati, giorni e giorni, con lo staff di Martino che provava a farci aumentare la velocità. Nei tre mesi in cui mi sono allenato con lui così mi sono sentito come se giocassi il mio miglior calcio di sempre, anche se non avevo mai giocato in campionato. Martino pensava di non aver ottenuto quello che si aspettava da me e mi ha anche detto che non voleva mettermi nella condizione di fare brutta figura in campo”.

Da lì la differenza con le altre squadre in MLS e i metodi di allenamento: “Non posso parlare per tutte, ma facevamo un numero di esercitazioni per uscire palla al piede dalla difesa incredibile. Il concetto di muoversi nello spazio che non è occupato ci è stato insegnato giornalmente. Non avevo mai visto niente di simile nella mia carriera“. Carriera che Boswell ha sviluppato interamente in MLS tra DC United e Houston Dynamo. Da lì la spiegazione del 3-0 ai NY Red Bulls e della partita difficile per gli uomini di Armas.

“Quando provi a pressare alto Atlanta, lo stai facendo contro una squadra che ha lavorato fino all’esaurimento sul modo di evitare di andare in difficoltà in quella situazione. Atlanta non è imbattibile, ha i difetti come tutte le altre squadre. Ma il possesso palla dalla difesa è il loro pane quotidiano. Per questo sono scioccato che non abbiamo vinto e il Supporters’ Shield e lo sarò anche se non alzeranno la MLS Cup. Anche se non ho avuto la possibilità in campo che speravo, sono grato per avermi preso quando DC United non mi voleva più. Spero che possa vincere”.


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