
Come sta la MLS a metà stagione?
Siamo alla metà della stagione. Come se la passa la MLS? Riepiloghiamo un po’ tramite l’utilizzo di alcune categorie chiave.
La sorpresa: Philadelphia Union
Chi avrebbe mai avuto la squadra della Pennsylvania al primo posto della Eastern Conference e del Supporters’ Shield dopo metà stagione? L’addio di Jim Curtin aveva appesantito molto l’ambiente e dato l’idea di una franchigia che volesse puntare tutto sui giovani, su un calcio distruttivo, sulla valutazione del talento piuttosto che sul cercare di mantenersi in alto in classifica. Eppure, almeno per i primi sei mesi dell’era Bradley Carnell, queste due anime hanno saputo convivere: Philadelphia è una squadra che crea occasioni e si mantiene in alto tramite la distruzione altrui. Sarà da vedere e testare continuamente la durabilità sul lungo periodo, non fosse altro perché la prima esperienza del tecnico sudafricano in MLS aveva avuto una storia simile: inizio scintillante ma poi tante difficoltà. In un ambiente più funzionale, però, la ricetta potrebbe funzionare anche sul lungo periodo.
La delusione: Atlanta United
Per una squadra che non ha cambiato quasi niente e ha alzato il proprio livello, una che ha speso tantissimo per cambiare quasi tutto e si trova arenata in sabbie forse ancora più profonde di quelle precedentemente abitate. E curiosamente, anche qui c’entra Jim Curtin, che ha rifiutato in inverno l’offerta di Garth Lagerwey e che potrebbe tornare d’interesse per questa panchina una volta terminato il suo periodo di hiatus. Atlanta, un po’ costretta dalle regole salariali MLS e dalla necessità di ricatturare l’attenzione di un pubblico locale che stava entrando in una relazione complessa con la squadra, ha puntato su acquisti scintillanti e sul ritorno del miglior giocatore mai passato per la Georgia, Miguel Almiron. Per ora non è andata benissimo e anzi è legittimo iniziare a chiedersi quanto tempo ancora abbia Ronny Deila per raddrizzare la nave.
Chi è esattamente dove potevamo attenderci: FC Cincinnati
Sempre competitivi, sempre ad altissimo livello, sempre tra le prime forze della Conference, magari non sempre scintillanti, spesso avanti con risultati come 1-0 e piccoli margini, ma sono una garanzia. L’inverno ha visto tanti cambiamenti ma erano interventi di facciata, belli, fondamentali e necessari ma che non andavano ad intaccare quella che è la strutturazione fondante di questa squadra, ben organizzata e di un livello medio altissimo – nessuno come loro paga a così tanti giocatori in MLS uno stipendio sopra il maximum budget charge. Denkey è una garanzia là davanti e Evander, per ora senza uscite fuori campo stravaganti, è una versione deluxe del già straordinario Lucho Acosta.
MVP
Anders Dreyer – San Diego FC – 19 presenze, 8 gol, 11 assist
Da quando è arrivato una sentenza. Se San Diego è al momento in cima alla costa ovest il merito è principalmente suo, capace di reggere la baracca quando Hirving Lozano aveva bisogno di adattarsi, di combinarsi perfettamente con il messicano una volta che questo ha raggiunto il suo stato di forma e allo stesso tempo di trovare una chimica perfetta con tutti gli elementi di questo attacco, a partire dal centravanti hometown hero, Milan Iloski. Leader tecnico e spirituale di questa squadra, da Dreyer passano infiniti palloni, è lui ad accendere la miccia in una squadra ordinata e precisa in cui lui prima di tutti ha la carta bianca di lanciare cose verso il muro e vedere cosa rimane appiccicato.
Miglior difensore
Miles Robinson – FC Cincinnati – 15 presenze, 1 gol
Da quanti anni ne celebriamo la grandezza? Eppure, in MLS le occasioni per premiare e celebrare difensori sono così poche che spesso grandissimi giocatori difensivi di questa lega vengono abbandonati e dimenticati. Lui in MLS è sempre una scelta sicura, non si sbaglia mai se ci si affida a lui, eppure è proprio questo tipo di grandezza che, essendo quasi impalpabile, facilmente dimenticabile o comunque non impossibile da dare per scontata, rischia di non essere celebrata come di dovere.
Miglior portiere
Sean Johnson – Toronto FC – 18 presenze, 3.8 parate a partita, 9.37 gol prevenuti (dati SofaScore)
In una squadra disastrata alle volte è il portiere a prendersi la maggiore scena semplicemente per la mole di occasioni su cui deve intervenire e a trentasei anni Johnson a dimostrato di essere ancora nel pieno della sua forma, nonostante un inizio traballante. Col tempo, infatti, l’ex NYCFC ha saputo aggiustare il tiro e mantenere un livello altissimo, soprattutto con un livello qualitativo di parate veramente straordinario, e un highlight reel che farebbe impazzire tutti se solo fosse dieci anni più giovane.
Most Improved Player
Sam Surridge – Nashville SC – 19 presenze, 15 gol, 2 assist
C’è voluto tempo per trovare la sua dimensione in MLS ma alla fine nell’attacco di BJ Callaghan l’inglese ha trovato il suo spazio. Centravanti puro e non, come si è pensato a volte, un esterno sinistro che ha maggiore successo quando può buttarsi in area e colpire, magari con il tiro di testa specialità della casa. Per ora è in testa alla corsa per la scarpa d’oro, grazie soprattutto ad un ultimo mese favoloso.
Miglior Giovane
Alex Freeman – Orlando City – 17 presenze, 4 gol, 1 assist.
Si è ufficialmente preso la fascia destra dopo tanti anni in cui ci si aspettava che il classe 2004 venisse promosso stabilmente in prima squadra dopo aver dominato con le riserve in MLS Next Pro, ed esattamente con la stessa velocità con cui ha saputo imporsi come uno dei migliori terzini in MLS, e prendersi un posto da All-Star, si è anche guadagnato la nazionale, venendo convocato per la Gold Cup in corso di svolgimento.
Miglior Allenatore
BJ Callaghan – Nashville SC
L’ex assistente di Gregg Berhalter negli Stati Uniti è arrivato a Nashville con il compito di ricostruire da zero una franchigia che fino a quel momento nella sua storia aveva conosciuto un solo modo di giocare, e per di più quello di grado completamente opposto a come Callaghan preferisce schierarsi. Ci sono voluti alcuni mesi di ambientamento – quelli difficilissimi della scorsa stagione, ma alla fine la squadra non solo ha trovato una sua quadra ma lo è riuscita a fare senza dover cambiare gli elementi chiave della squadra, riuscendo dunque a coniugare lo stile di Callaghan con quello di un Mukhtar rinato e di un Surridge mai così convincente in MLS.
Facebook Comments