Perché la MLS potrebbe cambiare calendario?

La notizia ha iniziato a circolare con una certa frequenza la scorsa estate, subito dopo la chiusura della sessione estiva di mercato della MLS, a metà agosto. Quando alcuni trasferimenti che sarebbero stati di risonanza altissima, come il ritorno negli Stati Uniti di Josh Sargent dal Norwich a Cincinnati e quello in MLS di Miguel Almiron dal Newcastle a Charlotte, alcuni direttori sportivi e general manager hanno iniziato a lamentarsi a mezzo stampa della durata ma ancora di più della fine così precoce del mercato, che avrebbe impedito loro di strappare condizioni di mercato più favorevoli costringendoli ad aggiungere un sovrapprezzo per concludere trasferimenti in anticipo rispetto alla chiusura europea. La questione finestra di mercato è complicata, anche perché coinvolge non solo la MLS, ma la federazione statunitense, le altre leghe professionistiche e ancora di più la federazione canadese, che a maggior ragione con la Canadian Premier League ha degli altri interessi di cui tenere conto oltre le sue tre franchigie MLS.

Anche riuscendo a chiudere la finestra di mercato estiva ai primi di settembre, comunque, resterebbero dei problemi, tra cui il pochissimo tempo a disposizione per coinvolgere i nuovi acquisti nelle loro squadre, soprattutto considerando che le pratiche burocratiche di trasferimento negli Stati Uniti possono posticipare l’arrivo effettivo di un giocatore di due settimane o più rispetto al trasferimento. Ed è allora in quegli stessi scorsi mesi che ha iniziato a farsi strada anche presso la MLS e i tavoli dei suoi proprietari una proposta che fino ad allora era sempre stata lasciata nell’angolo dell’irrealizzabile o dello sconveniente: cambiare il calendario.

Ad oggi la MLS gioca da fine febbraio a inizio dicembre, con i playoff che iniziano intorno ad ottobre. L’eventuale cambio di calendario, che è ancora di là da venire e deve essere decisamente modellato con il contributo di tutte le parti in causa – singole proprietà, uffici della lega, associazione giocatori, federazioni statunitense e canadese – vedrebbe la stagione partire intorno ad agosto, con una lunga pausa tra dicembre e febbraio, per poi concludere la stagione a fine maggio, con termine ultimo il primo weekend di giugno che in tempi recenti la CONCACAF ha usato per la finale della sua Champions.

Non si è ancora arrivati ad una decisione finale su questa proposta. La MLS sembrava sul punto di farlo durante l’incontro dei proprietari di metà stagione lo scorso aprile, con l’idea di eventualmente effettuare il salto di calendario sfruttando il mondiale 2026, con una “mini-stagione” nella primavera 2026 per ripartire in estate con il nuovo calendario. Il voto non è passato, e la MLS continuerà a lavorare su questa modifica, che continua ad avere dietro il supporto di molte teste pensanti della lega, e il focus dei prossimi mesi sarà come implementare questo cambiamento prestando attenzione soprattutto alle preoccupazioni delle franchigie in climi più freddi. Paul Tenorio di The Athletic ha definito come una mancata opportunità non aver sfruttato i mondiali per questo cambio, ma l’impressione è che – soprattutto prendendo a modello il Giappone, che sta implementando lo stesso cambio per la J-League – sia meglio fare queste cose per bene, prendendosi il tempo giusto per valutare tutti i dettagli, che raffazzonare qualcosa solo perché il mondiale nordamericano casca a fagiolo.

 

Ma quali sono i vantaggi – e i potenziali svantaggi – di un tale cambiamento? Il primo vantaggio, quello più immediato e che è stato dietro alla sollevazione di questo tema è il già citato fattore delle finestre di mercato, sia per il loro influsso in entrata che in uscita. In entrata, la MLS si trova a pagare, sostengono i GM, un surplus alle squadre perché liberino i loro giocatori a metà della finestra di mercato o a metà della loro stagione, e anche allungare la finestra estiva fino a inizio settembre non danneggerebbe la possibilità di fare affari – come quello di Cengiz Under a LAFC – con giocatori scontenti che si trovano senza altre opzioni a fine mercato di gennaio, visto che la riduzione di quella invernale la terrebbe comunque aperta ben oltre la chiusura di quella europea.

In uscita, il tema riguarda semplicemente il ruolo che la MLS ha nell’ecosistema calcistico mondiale, essendo vista ancora da tantissimi giocatori, giustamente, come un passaggio verso livelli più alti, che porta spesso molte squadre a doversi chiedere se privilegiare la competitività di squadra – e tenere il giocatore fino a gennaio, quando però potrebbe esserci meno interesse su di lui, e quindi meno soldi offerti – o il tornaconto economico, cedendo il giocatore in estate, e questo senza contare tutte quelle situazioni in cui il giocatore, facendo valere il suo potere contrattuale, forza la mano eliminando questa scelta e spingendo per un trasferimento in una determinata finestra, andando a danneggiare uno dei due risvolti.

L’altro tema, gigantesco, forse il più importante di tutti, è quello dell’aspetto televisivo. Storicamente, la MLS ha saputo trovare una nicchia perfetta nel calendario televisivo statunitense per massimizzare se possibile la propria visibilità: il sabato del secondo weekend di dicembre, notte sportivamente occupata solo dalla partita annuale di football tra Army e Navy e dalla cerimonia per l’Heisman Trophy. Eventi importanti ma non dominanti. I recenti cambiamenti all’interno del college football, con la consolidazione delle migliori conference e l’allargamento dei playoff ha però cambiato di molto questa equazione. Ormai, nel weekend caro alla MLS, si giocano tutti i principali championship games delle maggiori conference del college football, e andarci contro è un suicidio per qualsiasi competizione negli USA, a maggior ragione una che ha centri nevralgici importanti nel Sud del paese, in Ohio, in California e in Texas.

Negli Stati Uniti anche il Midwest può diventare intollerabilmente caldo per una squadra europea

Allo stesso tempo, anche al di là della locazione della singola finale all’interno del calendario sportivo, un cambiamento di calendario, mantenendo un inizio di stagione più anticipato rispetto alle leghe top 5 europee, quindi inizio agosto se non addirittura tardo luglio, permetterebbe ancora di più alla MLS di togliere le fasi chiave della sua stagione dall’ombra dei due colossi sportivi che più di tutti dominano lo sport statunitense: la NFL ed il college football. In questo senso, anche la possibilità di andare a competere per l’attenzione nella fase cruciale della stagione con i playoff NBA ed NHL – rispetto alla tarda regular season NFL – risulta uno scenario piacevole visto quanto più dominante sia il football televisivamente rispetto agli altri sport, e a maggior ragione considerato che NBA Finals e Stanley Cup si svolgono sempre a giugno inoltrato, mentre la MLS dovrebbe finire prima per lasciare lo spazio alle nazionali.

E proprio le nazionali sono il terzo tema interessante che spinge a questo cambiamento: per come sono strutturate ad oggi e come saranno strutturate anche nel prossimo futuro, le pause FIFA rovinano il flusso della stagione MLS e la tagliano nei momenti che dovrebbero essere chiave dell’anno. Soprattutto quella di novembre finisce sempre, inesorabilmente, in qualche modo a interrompere i playoff e l’unico anno che non lo ha fatto è stato perché nel 2022 il mondiale si è giocato nel tardo autunno. In questo senso, la primavera con la sua unica pausa a marzo è uno scenario ideale per condensare in un crescendo di attenzione lo sprint finale verso i playoff e la post-season.

Esistono poi altri temi chiave: il primo riguarda le condizioni climatiche. A maggior ragione con il riscaldamento globale, giocare in estate sta diventando in sempre più posti negli Stati Uniti una proposizione impossibile. E questo mondiale per club ce lo sta dimostrando. La risposta a questa considerazione sarebbe sicuramente: ma anche in condizioni di freddo estremo come se ne vedono tante in città MLS è rischioso giocare. Che è vero, ma in percentuale la neve è meno rischiosa di un caldo estremo e soprattutto, nessuno ha mai detto che cambiare calendario sia una cosa semplice. Si tratterebbe di una mossa epocale che la MLS deve calibrare con il massimo dell’attenzione e tenendo conto delle opinioni di più stakeholders possibili. I giocatori – che già in vari luoghi hanno lasciato intendere di non voler più giocare in estate – gli spettatori, i proprietari, gli allenatori e i dirigenti. Nobody said it was easy, cantavano i Coldplay in The Scientist, ma la MLS sa perfettamente che, se eseguita correttamente, questa decisione potrebbe portare più benefici che svantaggi.

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