Cosa stanno combinando i Vancouver Whitecaps?

Austin non è neanche riuscita a capire che cosa l’avesse colpita. I Vancouver Whitecaps hanno approcciato la partita di sabato scorso con l’intensità dei giorni migliori, la voglia e l’allegria di un gruppo che sta viaggiando al di là di ogni più rosea aspettativa. Ci sono state squadre MLS che hanno passato dei turni di CONCACAF Champions Cup in Messico, che sono arrivate fino alle porte del successo continentale o, come i rivali dei Sounders, lo hanno ottenuto. Ci sono state squadre che sono partite fortissime in stagione regolare, viaggiando su medie da record. Entrambe le cose non sono mai successe. E che la prima a riuscirci – perché Miami, pure rivale nella semifinale di Concachampions e altrettanto ottima in MLS non ha dovuto sfidare nessuna rivale messicana fino ad ora – sia proprio questa Vancouver fino anche solo a due mesi fa sembrava assolutamente impossibile.

La stagione dei Vancouver Whitecaps è partita non solo con tante incertezze, ma anche con la fortissima sensazione che qualcosa non fosse nel posto in cui doveva stare. A partire dalla franchigia stessa. L’annuncio da parte della proprietà di stare esplorando la vendita del club ha lasciato fortissimi dubbi su quelli che potrebbero essere i destini degli Whitecaps, con lo spettro rilocazione incombente. L’addio di Vanni Sartini ha privato la franchigia del suo tecnico più vincente di ogni epoca, oltre che di una persona che aveva lasciato un impatto profondo sulla tifoseria locale – recentemente è nata una fanzine dedicata ai ‘Caps con il nome di Andiamo, in onore del mantra che il tecnico toscano aveva affiancato alla sua squadra – e la sostituzione si è completata solo il giorno stesso dell’inizio di pre-stagione, con l’arrivo dalla Danimarca di Jesper Sorensen.

Come se non bastasse, quello che sarebbe dovuto essere il centro delle rinnovate ambizioni della squadra, il grande investimento della scorsa estate, quello Stuart Armstrong che aveva lasciato intravedere una chimica speciale con Ryan Gauld, ha chiesto e ottenuto di ritornare nel Regno Unito dopo appena sei mesi, lasciando una squadra già non famosa per i suoi investimenti in fase di mercato completamente all’asciutto, con uno slot aperto da Designated Player che potrebbe non essere riempito prestissimo.

Con diciannove punti, a metà aprile Vancouver è prima nella classifica del Supporters’ Shield, Brian White con sei gol è il capocannoniere – aiutato dall’exploit di quattro gol contro Austin – si parla di Sebastian Berhalter anche in ottica di quella nazionale fino allo scorso anno allenata dal padre, tantissimi giocatori sono stati valorizzati, e soprattutto gli Whitecaps sono in semifinale di Concachampions dopo essere diventata la seconda squadra MLS ad aver passato il turno contro una messicana dopo non aver vinto la partita d’andata in casa – ed aver replicato questa impresa una seconda volta, prima contro i Rayados di Monterrey e poi contro il Pumas.

Per certi versi, anche se non dovesse arrivare la vittoria nel Canadian Championship che Sartini aveva trasformato in una provincia di Vancouver – e dove comunque partono favoriti vista la situazione disastrata delle altre due squadre MLS e il gap con il resto del calcio canadese – questa è già la stagione di maggior successo nella storia moderna degli Whitecaps, anche senza un trofeo e senza neanche aver visto come andranno i prossimi playoff della MLS, ancora molto lontani. I Whitecaps giocano a calcio, lo fanno seriamente, si divertono e divertono il pubblico e sembra quasi che il termine “volare sulle ali dell’entusiasmo” sia stato coniato proprio per definire il loro stato di forma.

La dimensione del dominio attuato al momento da Jesper Sorensen e dai suoi giocatori è data dalla metrica dei goals added sviluppata da American Soccer Analysis. In questo momento Vancouver ha non solo il secondo miglior dato per g+ difensivi, con le squadre avversarie capaci di totalizzare solo 5 g+ in loro presenza, un numero secondo solo a quello straordinario dei Columbus Crew – che Wilfried Nancy ha adattato ad essere una fenomenale squadra difensiva – ma occupano un territorio tutto loro e indisturbato per quella che è la produzione di goals added, con un valore di 16,04 che è di tre unità superiore a quello dei rivali più vicini, per un differenziale che vale più del doppio quello della seconda migliore squadra – 11,04 vs 5,65 di Nashville.

Il dominio, soprattutto offensivo, è confermato da fbref per cui i Whitecaps sono primi in MLS per non-penalty xG con 15,5, e realizzano con probabilità che sul lungo periodo sembrano assolutamente sostenibili, avendo segnato 17 reti. Al centro di questo florilegio creativo c’è senza dubbio Brian White che, al di là della quatripletta sicuramente estemporanea contro Austin, è ormai una garanzia e forse, ad oggi, il miglior centravanti a disposizione della nazionale statunitense, o almeno quello più in forma. White è al momento quinto in MLS per goals added, con un dato di 1,50 che è amplificato dall’incredibile totale di 1,72 che totalizza nei receiving g+, il che vuol dire che è eccezionale a smarcarsi e ricevere il pallone in zone pericolose di campo che aumentano sensibilmente le probabilità della sua squadra di segnare, un dato che in MLS lo rende secondo solo ad un magnete per i palloni alti come Christian Benteke, l’unica speranza per un disastrato DC United di creare occasioni e che quindi ha un usage fuori scala rispetto al resto della lega.

Altro elemento chiave nella crescita di questa squadra è Sebastian Berhalter. Il figlio del tecnico dei Chicago Fire, uscito sconfitto nel primo scontro diretto fra i due, era già cresciuto enormemente sotto Vanni Sartini ma adesso è uno dei giocatori MLS più creativi e pericolosi con il pallone tra i piedi, e non solo perché nelle partite importanti può prendersi responsabilità pesanti come segnare di tacco al volo in un clima ostile in trasferta. Sempre tornando ai goals added, Berhalter è attualmente ottavo in MLS per g+ da passaggio, e tutti i nomi davanti a lui sono quelli di alcuni dei creatori di gioco che hanno segnato la storia recente della MLS e non solo – Messi, Acosta, Wagner, Gil, Espinoza per dirne alcuni. Centrocampista tenace abilissimo negli inserimenti con ottimi tempi nei passaggi, la crescita di Berhalter è stata continua ma lenta, senza mai essere stato un giocatore con particolare hype attorno, ma è ormai un punto di riferimento assoluto per questa squadra e, soprattutto in assenza dell’infortunato Gauld, un fondamentale punto creativo per questo gruppo.

Ma forse il cambiamento che più di tutti ha impattato su questo inizio di stagione straordinario è stato l’ingresso definitivo tra i titolari di Edier Ocampo. Il giocatore arrivato lo scorso agosto come parte dell’Iniziativa U22 è forse una delle maggiori storie di successo del progetto, e dopo sparuti minuti dalla panchina nel 2024 è già adesso uno dei migliori esterni a tutto campo del campionato. I cross, come sottolinea Matt Doyle, analista della MLS, sono un tipo di azione con una bassa percentuale di riuscita, ma Ocampo è estremamente bravo a realizzare un altro tipo di cross, ben più pericolosi e con maggiori percentuali di riuscita: quelli in transizione o comunque con la difesa che deve ancora stabilizzarsi e quindi ampi spazi per i tagli e gli inserimenti dei compagni. Così ha creato il gol che ha aperto le marcature nella demolizione di Austin, e così, per certi versi, anche se in un tipo di azione molto diversa, ha garantito la qualificazione di Vancouver alla semifinale di Concachampions.

Certo, il suo cross per Blackmon non si può definire in transizione, ma sotto molti punti di vista ha uno scopo e dei principi simili: crossando con il pallone ancora in aria il colombiano anticipa le intenzioni della difesa, la coglie di sorpresa e non le dà il tempo di schierarsi. La traiettoria è pericolosa e favorisce l’arrivo in taglio di un compagno costringendo invece il Pumas a difendere staticamente. Ma ancora di più la ferocia con cui va a prendersi il pallone in un duello 50%-50% è l’indicazione decisiva della sua spinta offensiva. Ocampo ama ricevere il pallone in zone avanzate di campo, ama portarlo e correre in avanti per guadagnare metri, è un forte dribblatore ed è nei percentili più alti secondo fbref in tutti questi vari fondamentali. L’impressione è che possa essere lui la prossima grande cessione dei Whitecaps in Europa.

Più in generale, anche in minuti limitati sono tanti i giocatori che sono stati valorizzati da Jesper Sorensen. Dal neo-arrivato Emmanuel Sabbi, nazionale statunitense che si sta ricostruendo una carriera dopo essersi un po’ arenato in Europa e che ha segnato in due partite consecutive in MLS, a Daniel Rios, centravanti giramondo, fino a JC Ngando, scelta al draft un paio di anni fa che nonostante uscisse dal college già da senior era ancora un giocatore tutto da costruire e che a venticinque anni dopo due stagioni in squadra riserve è ormai una garanzia anche in MLS con le sue progressioni del pallone. E questo senza considerare Jayden Nelson, infortunatosi dopo un inizio di stagione scintillante e straordinario, un altro elemento molto creativo ma anche tanto tenace ed eccellente nel pressing.

Sotto il tecnico danese, Vancouver ha ancora più velocizzato il suo gioco, mantenendo tempi rapidissimi per la creazione di occasioni dopo il recupero del pallone, una vertigine verticale che proprio su giocatori come Ocampo, Berhalter e White costruisce la sua capacità di muoversi con velocità in avanti. Come confermato da questo post sul subreddit della MLS, Vancouver è una squadra solidissima, difficile da spezzare, eccezionale senza palla, ma che ha anche tempi rapidissimi di risalita e riesce a creare occasioni in poco tempo e con rapidità. E lo fanno con grande stile, che rende le loro partite non solo interessanti da seguire tatticamente, ma anche divertenti da guardare per un pubblico magari più inesperto, per appassionati recentemente arrivati al gioco e che devono ancora conoscerne le minuzie, insomma, uno spettacolo sempre e senza eccezioni per tutti coloro che vanno allo stadio, quello che si direbbe un intrattenimento per grandi e piccini.

L’esaltazione nel tifo Whitecaps è palpabile e sorprendente considerato da dove si partiva, ma assolutamente giustificata e legittima. Non solo per quello che stiamo vedendo in campo. Potenzialmente ad allontanare lo spettro di una rilocazione è arrivata anche la notizia che la proprietà, pur continuando a cercare degli acquirenti, è in trattativa con la città di Vancouver per la costruzione di un nuovo stadio specifico per il calcio, un passaggio necessario dal momento che il BC Place, pur essendo una struttura incredibile sotto ogni punto di vista, non è di proprietà del club e quindi limita di molto tanto i profitti quanto le capacità organizzative dei Whitecaps – che l’anno scorso hanno dovuto “ospitare” una partita di playoff in trasferta a Portland a causa della presenza del SuperCross al BC Place, e che anche se fosse arrivata in finale di MLS Cup non avrebbe potuto ospitarla a causa delle date finali dell’Eras Tour di Taylor Swift.

Insomma, la stagione di Vancouver è appena iniziata eppure sembra già essere se non al suo apice quantomeno in una delle fasi massime di esaltazione che potrà mai vivere. I Whitecaps non sono mai stati così vicini ad essere un’assoluta potenza continentale e alla possibilità di giocarsi trofei diversi dal Canadian Championship. Dopo anni di purgatorio, i tifosi di Vancouver stanno finalmente entrando in paradiso. E anche se questo articolo dovesse portare loro male, e rappresentare l’inizio della fine di questa traiettoria straordinaria, ai tifosi rimarrà la gioia e la consapevolezza di aver visto un gruppo sottovalutato da molti e con poche aspettative scrivere pagine di storia della franchigia che rimarranno per sempre nella memoria dei tifosi.

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