
La USL porta promozioni e retrocessioni nel calcio americano: pro e contro
La United Soccer League – per tutti USL – ha deciso di entrare a gamba tesa nella storia dello sport professionistico americano, scrivendo una nuova storia. A prescindere da come andrà a finire, già l’annuncio che è stato dato ha portata storica: a partire dal 2028 la USL introdurrà una sistema di promozioni e retrocessioni. I proprietari dei club coinvolti hanno approvato il cambiamento approvandolo con larga maggioranza. Ci ha pensato il calcio a stravolgere un principio americano per cui per le varie leghe professionistiche tra USA e Canada – MLS, NHL, NBA, NFL e MLB per esempio – non esiste un malus negativo sportivo e finanziario come la retrocessione.
La discussione, ovviamente, è partita subito ed è stata accesa negli Stati Uniti. Da una parte chi al grido di “finally” ha accolto con entusiasmo la notizia; dall’altra chi, convinto dei principi e della cultura sportiva americana, grida già al prossimo fallimento. Posizioni che hanno diviso anche gli appassionati di calcio americano che seguono il tutto comodamente dall’Italia. Ma allora proviamo ad analizzare, commentare, sottolineare i possibili scenari. Inutile negare, come è giusto che sia, che anche noi di MLSSoccerItalia.com abbiamo pareri discordanti sulla questione.
Il sistema promozioni/retrocessioni è necessario anche negli Usa perché
“Sto dalla parte del cambiamento – afferma Federico Montalenti, protagonista del nostro podcast (link alla puntata sulla USL), l’idea di pro/rel è stuzzicante, credo sia giusto che sia la USL a provarci anche se il timore che stiano facendo il passo più lungo della gamba esiste. Il vantaggio è la novità, l’allineamento con le leghe europee ed un certo tipo di riconoscenza da parte della Fifa. Forse piu competitività, una scelta più ampia lavorativa per i giocatori, più soldi che girano, una possibile crescita del gioco e credibilità”.
Una posizione sostenuta anche da Sebastiano Trovato, il nostro storico per eccellenza nonché re del fantaMLS: “Viva le promozioni e retrocessioni. Bisogna distinguere il punto di vista dei tifosi, delle società e dei calciatori. I tifosi, possono rappresentare l’attaccamento alla città, alla squadra ai colori. Lo zoccolo duro resterà fedele alle squadre anche in caso di retrocessione. Per dirla all’amatissimo Bielsa, “Ti amo anche quando vinci”. Le società potrebbero invece stancarsi di tenere in vita una squadra retrocessa che porta meno soldi. I giocatori possono maturare dal lottare per non retrocedere. Facile giocare in una squadra di vertice di USL Championship. Difficile è farlo in una che lotta per non retrocedere. Le categorie USL avevano bisogno di smarcarsi dalla MLS.
Potremmo dire che la USL diventerà il calcio della gente“.
Il sistema promozioni/retrocessioni non funzionerà perché
Le sensazioni però sono diverse, sicuramente mancano le certezze e solo il tempo dirà se questa sarà una svolta epocale fine a se stessa o l’inizio di qualcosa di nuovo e inaspettato. I dubbi non possono mancare, ma questo solitamente riguarda ogni tipo di novità.
“Il rischio di un epic fail c’è ed è legato alla difficoltà di ottenere lo status di Division One – ha commentato Federico Montalenti -. Inoltre non cambierebbe granché tra giocare in USL Championship o in USL League One in termini economici. Poi c’è sempre la MLS che potrebbe restare a guardare e contrattaccare, anche se i mercati metropolitani sono difficili da raggiungere perché già in buona parte saturi. L’idea è che l’onda lunga del Mondiale possa portare anche un iniziale successo, ma poi una poca sostenibilità negli anni successivi”.
Più netto il giudizio di Davide Antonioli, un altro storico collaboratore del nostro sito: “C’è un grosso rischio tonfo – ha commentato -. A me non sembra una grande idea, promozioni e retrocessioni non sono proprio nella mentalità sportiva americana”.
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