
Promozioni e Retrocessioni nel calcio USA: tanto rumore per nulla
Promozioni e retrocessioni nel calcio americano! Oh mamma, lo fanno davvero. No, non stiamo parlando della MLS che, almeno per il momento e probabilmente anche in futuro, se ne guarda bene, bensì della USL che ha annunciato l’introduzione di questo sistema dal 2028. Una novità assoluta per lo sport professionistico statunitense, votata a maggioranza dai presidenti coinvolti.
Ce n’era bisogno? Ognuno è libero di pensarla come vuole, specialmente chi vive la realtà sportiva americana in prima persona e che vede tantissime persone convinte della novità. Da qui, comodamente seduti in Italia, la posizione è la seguente: decisamente no. E i motivi sono parecchi, pur restando ferma la base che si tratta di una opinione innanzitutto. Proviamo a spiegare la nostra posizione preponderante, mentre i pro e contro in generale li trovate qui.
Il primo e inconfutabile fatto è che questo sistema non fa parte della cultura sportiva professionistica americana. Un motivo ci sarà stato, ma se è vero che si può sempre cambiare, bisogna anche considerare che al momento leghe chiuse come NFL, NBA, MLB, NHL e MLS hanno dimostrato una sostenibilità e un successo che è difficile da mettere in dubbio.
Il sistema promozioni e retrocessioni, stando alla cultura americana sicuramente ma possiamo dire in generale, punisce con malus sportivi e finanziari chi non ha successo. Lo stesso però non sempre è dettato da situazioni oggettive, anzi, e finisce per punire eccessivamente la sfortuna (risultati, partite storti, infortuni chiave…) andando a disincentivare strategie ambiziose e lungimiranti lasciando spazio al tutto, subito e poi si vedrà. Di esempi così in Europa ne abbiamo quanti ne volete.
Anche se la USL per come è stata ristrutturata negli ultimi anni è probabilmente la lega che più di tutte può essere terreno fertile per coltivare questa svolta epocale, limitando al massimo le conseguenze negative di una eventuale retrocessione, la sensazione di una lotta per evitare di perdere lo status piuttosto che per conquistarlo è netta. Anche perché diciamolo, così com’è stata immaginata, a livello economico cambia ben poco tra il massimo livello e quello inferiore.
La USL con promozioni e retrocessioni non sarà comunque un sistema aperto
Il sostegno a promozioni e retrocessioni sembra legato ad un desiderio di un sistema quanto più aperto possibile – associazione che io non condivido, è possibile fare un sistema aperto senza promozioni e retrocessioni, ma è vero che nello sport professionistico non è mai stato provato, quindi non sembra esserci la dimostrazione tangibile che le due cose siano separabili.
La USL non può offrire nulla di tutto ciò. Nel sistema della USL non ci sarà mai particolare differenza tra lo stare in una terza divisione o in una seconda, le conseguenze del movimento fra le leghe saranno praticamente nulle, inesistenti, e non vedo come il pubblico possa essere attratto da quello che sarà ai fatti solo uno slittamento formale di squadre senza effettive conseguenze per i loro movimenti. Per di più, la USL è una lega chiusa e rimarrà sempre tale perché per essere una lega aperta non bastano promozioni e retrocessioni. Se si entra tramite expansion fees, e la USL continuerà a perseguire questa strategia, si è una lega chiusa. Se si mantengono i territorial rights impedendo la presenza in USL di due squadre dalla stessa città, non si può essere una lega aperta ma si è alla più letterale definizione di lega chiusa, e la USL non abbandonerà mai questa strategia perché i proprietari stessi dovrebbero votare contro i loro interessi.
Insomma, io non vedo particolari benefici a questa mossa se non il far parlare di se, e la mia impressione è che questa lega sarebbe molto più sana e funzionale se anziché dividersi verticalmente non optasse per ampliare il modello della USL Cup, con divisioni regionali che amplificano le rivalità locali.
I vantaggi di una Pro/Rel in USL
il vantaggio è che la USL può costruire un sistema di promozioni e retrocessioni senza le peggiori conseguenze e i rischi di instabilità degli altri sistemi di promozioni e retrocessioni. I proprietari sono stati probabilmente convinti proprio da questo: una retrocessione non farà perdere tanti soldi, il revenue sharing dai contratti televisivi rimarrà identico perché le varie leghe vengono vendute in blocco e tutte le squadre ne guadagnano equamente, il pubblico, se già si presenta allo stadio per quella che è unanimenente riconosciuta come una minor league rispetto alla MLS non smetterà di farlo perché si scende di una divisione – se mai sappiano anche solo comprendere il concetto.
L’esperienza non peggiorerà. La retrocessione non avrà conseguenze particolari e quindi potrebbe non convenire sul lungo periodo abbandonare le strategie di sostenibilità di una franchigia per inseguire una momentanea salvezza. La continuità del progetto potrebbe essere più facilmente garantita
Gli svantaggi di una Pro/Rel in USL
L’introduzione di una cultura sportiva tossica e deprimente sarebbe la conseguenza principale, ma mi rendo conto che la mia è una posizione di estrema minoranza, quindi passo oltre e sottolineo un altro dettaglio importante, oltre alle mie altre perplessità già elencate.
Si dice spesso dei proprietari in sistemi chiusi senza retrocessioni che non hanno alcun incentivo a spendere per rimanere competitivi, ma la USL se possibile sta rischiando di creare un sistema ancora più favorevole ai proprietari col braccino corto.
Se gli introiti tra le varie leghe restano identici, se il contratto televisivo rimane lo stesso e i tifosi non diminuiscono solo perché si scende di un livello, se la tassa di espansione ti garantisce che comunque rimarrai sempre nella USL senza dover far niente e i territorial rights garantiscono che non avrai rivali nella stessa lega per il pubblico calcistico, allora che ragione c’è di investire in una squadra quando giocando al livello più basso potresti avere una squadra decente per un costo decisamente più basso e per di più potresti anche trovarti a spendere meno per le trasferte con una lega potenzialmente più regionalizzata o con meno squadre?
L’impressione è che un sistema chiuso del genere possa creare una corsa al ribasso in cui i proprietari fanno a gara per creare squadre più scarse e godersi il posto privilegiato in League 1, tutto sommato riducendo la qualità del prodotto o comunque perdendo tutta quella crescita che si è vista nei sistemi di scouting e promozione del talento in questi anni.
USL con Promozioni e Retrocessioni: successo o fallimento?
Io non credo che sarà un grande successo, ma non lo vedo neanche come un fallimento totale. Secondo me questa è una mossa che fa tanto rumore, che dà l’impressione di un cambiamento epocale, ma che poi a tutti gli effetti non cambia nulla.
La USL è una lega di secondo piano rispetto alla MLS e lo rimarrà a lungo, anche con una prima divisione che comunque sarebbe tale solo per nome e non per status – basta vedere cosa succede al femminile tra USL Super League e NWSL – non c’è una strada diretta al sorpasso e il meglio a cui può aspirare la USL è o essere inglobata dalla MLS e dalla MLS Next Pro, garantendo ai proprietari della lega – che ricordiamo essere diversi dai proprietari dei club – una grossa buonuscita o sopravvivere come una minor league sostenibile sul lungo periodo, che magari si trovi a competere più con le minors del baseball che con la MLS o la NWSL.
Io non credo che questa introduzione di promozioni e retrocessioni porti la USL o più vicina o più lontana dal suo obiettivo finale, qualsiasi esso sia. Si tratta di un cambiamento relativo, poco importante e che soprattutto anche nel caso raggiungesse il suo scenario futuro migliore, porterà sempre a chiedersi “ma non si sarebbe comunque potuto ottenere tutto ciò senza istituire promozioni e retrocessioni, e anzi, non sarebbe stato più alto il potenziale e più interessante come scenario investire su una lega suddivisa regionalmente, con il potenziale per diventare il nuovo college football mentre il college football distrugge la sua natura iperlocale, anziché inseguire senza un vero perché un’idea di calcio europeo che esiste solo nella mente di una comunità molto rumorosa ma poco significativa di appassionati statunitensi?”
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