
Dieci domande sui playoff MLS
Anche quest’anno, con i match di play-in che si svolgeranno a partire dalla notte italiana, sta per iniziare lo spettacolo più assurdo e pazzo del calcio mondiale, i playoff per la MLS Cup. Come ogni anno, introduciamoci all’atto finale della stagione MLS rispondendo a dieci domande chiave:
1 – Se si incontrassero durante i playoff, si potrebbe definire quella tra Miami e Columbus una finale anticipata?
Sì. A questo punto ci sono pochi dubbi sul fatto che, attraverso strade molto diverse e perseguendo modelli di sviluppo poco sovrapponibili, la stagione 2024 abbia visto sfidarsi due delle migliori squadre che questa lega abbia mai visto. Sarebbe forse legittimo aspettarselo, vista la continua crescita della lega e l’aumento lento ma costante del budget salariale, ma anche per un movimento in miglioramento non si può dare per scontato quanto possa fare la differenza arrivare ad assumere persone e personalità genuinamente all’avanguardia, che possono ribaltare la prospettiva di intere organizzazioni. Non devo essere io a parlarvi di Lionel Messi, la persona che è forse ancora oggi il miglior giocatore al mondo, o comunque, sicuramente, ancora tra i primissimi della pista. Sicuramente prossimo vincitore del titolo di MVP, il più grande giocatore di ogni epoca ha concluso una stagione regolare che ne conferma la realtà di calciatore fuori scala per questo contesto. Si può discutere sull’assegnazione del premio: con il 55% di minuti giocati, Messi sarà senza dubbio l’MVP delle leghe professionistiche americane ad essere sceso per meno tempo in campo. Ma più che su questo punto, che si può contrastare sottolineando come nonostante ciò sia comunque il primo in MLS per gol+assist, si potrebbe dire che, pur essendo il perno di una stagione da record di punti, Miami abbia certificato questa stagione storica con le otto vittorie in nove partite senza l’argentino, quando si è costruito il gap di punti decisivo per l’assegnazione dello Shield. In realtà, comunque, soprattutto dopo la splendida tripletta nel Decision Day, questo come qualsiasi altro contraltare si possa presentare al dominio di Messi appare vuoto, impalpabile. Si può votare per altri, ma pensare che un premio a lui sarebbe ingiusto va ben oltre lo sfiorare il ridicolo. Dall’altra parte, lo stesso ragionamento si potrebbe applicare al premio di allenatore dell’anno, che personalmente farei molta difficoltà a non assegnare ad un’altra figura rivoluzionaria – il cui picco deve però ancora arrivare – come quella di Wilfried Nancy. Come ha confermato il gol del 2-0 nell’ultima partita di regular season contro i Red Bulls, firmato dalla scampagnata offensiva del centrale di difesa Cheberko, veder giocare Columbus ti fa dubitare di come il calcio funzioni o debba ipoteticamente funzionare, come se si fosse perennemente in presenza di una copia del Tradimento delle immagini magrittiano. Se Miami è una squadra dal roster incredibilmente profondo perché 1) tutti vogliono giocare con Messi e 2) Chris Henderson conosce così bene i margini del salary cap da trovarvi sempre talento di alto livello, Columbus ha tanta profondità in ogni posizione perché Nancy e il suo sistema sono facilmente adattabili, chiedono tanto ai giocatori senza però confonderli, perché educano e soprattutto incoraggiano i giocatori a trovarsi la propria nicchia dove far esplodere le loro qualità. Miami e Columbus sono le squadre più complesse, intricate, ricche di talento, profonde, e esaltanti da vedere che la MLS abbia mai visto. E la loro complessità è incapsulata nella grandezza dei loro personaggi più rappresentativi.
Aziel Jackson at the heart of it again for @ColumbusCrew. 😤
A wonderful pass to Evgen Cheberko for his first MLS goal! pic.twitter.com/oWt9WnAhRq
— Major League Soccer (@MLS) October 19, 2024
Non il vostro tipico difensore centrale
2 – Cincinnati e Orlando arrivano alla post-season con due traiettorie praticamente opposte. Continueranno a viaggiare così ai playoff?
L’impressione è che il finale di regular season non avrà particolare impatto sull’andamento dei playoff, e che queste traiettorie diverse possano spiegarsi con fattori episodici che ai playoff, banalmente non conteranno. Questo vale soprattutto per la squadra della Florida. Orlando, a partire da fine giugno, si è resa protagonista di una grandissima rimonta in classifica che le ha regalato il fattore campo al primo turno dei playoff, ma va sottolineato come le undici vittorie ottenute nelle ultime quindici giornate di stagione regolare siano arrivate, in nove casi, contro squadre rimaste fuori dai playoff in una lega in cui oltre il 60% delle squadre accede alla post-season. Curiosamente le altre due vittorie sono arrivate proprio contro Charlotte, che sfideranno al primo turno, e Cincinnati, con cui condividono la domanda. Passando infatti agli ormai ex campioni del Supporters’ Shield, la stagione è stata martoriata da infortuni, soprattutto in difesa e in attacco, e dalla disastrosa fine della breve era Boupendza, con il gabonese licenziato in tronco la scorsa estate, e non sostituito con un altro DP vero e proprio nonostante le grosse offerte per McKennie e Josh Sargent. Ma il tema infortuni è molto meno onnipresente sulla stagione di Cincinnati a questo punto di quanto non lo sia stato fino ad ora: Miles Robinson è il perno della difesa e potrebbe tranquillamente essere candidato al titolo di Difensore dell’anno, secondo miglior centrale per goals added e in generale leader di una squadra che ha concesso pochissimo a livello di expected goals. Ai suoi lati, l’acquisto estivo Awaziem, nazionale nigeriano, e l’ex Houston Teenage Hadebe, arrivato da svincolato, rappresentano opzioni solide, magari non al livello del lungodegente Miazga ma comunque estremamente competenti. Luciano Acosta, a dispetto di una seconda parte di stagione più tranquilla, ha numeri anche migliori della sua stagione da MVP, e ha avuto un peso enorme nel dividere le vittorie dai pareggi per questa Cincinnati – su diciassette vittorie, tredici sono arrivate con l’argentino autore del gol o dell’assist decisivo. Cincy è la terza potenza ad est, con un gap forse significativo su Miami e Columbus, e questo potrebbe limitare il loro potenziale nella post-season, ma rappresentano ancora una squadra di altissimo livello che renderà la vita difficile a chiunque.
Ah, e poi c’è Luca Orellano che quest’anno ha segnato due volte dalla sua metà campo
3 – LAFC ha ricacciato via quella che sembrava essere una maledizione sulle finali vincendo la US Open Cup e si è presa la testa di serie ad ovest. Sono ancora i favoriti per la loro conference?
Dipende tutto da come si vuole leggere la situazione dei Los Angeles Galaxy, che al momento appaiono come i principali rivali nella Western Conference, ma certamente siamo di fronte ad una squadra che quanto la palla pesa di più ha dimostrato di essere sempre efficace. In fin dei conti, per diventare una squadra maledetta nelle finali, bisogna prima arrivare a giocarle, e la squadra di Cherundolo lo fa con continuità. Inoltre, la campagna di mercato estiva che, al di là di tanti acquisti utili per dare profondità alla rosa, come ha dimostrato il gol decisivo per superare i Galaxy con la differenza reti dell’ex Sassuolo e Monza Marlon, ha portato uno specialista dei palloni pesanti come Olivier Giroud sembra raccontare di una squadra che non si farà cogliere impreparata. La squadra allenata di Cherundolo è sempre la stessa – ha pure riportato a casa Carlos Vela, che a dir la verità potrebbe comunque non essere pronto per scendere in campo, figurarsi fare la differenza, nei playoff – spiritualmente e concettualmente, e forse è anche leggermente migliorata nel gioco a metà campo offensivo, rendendosi meno costretta ad un gioco di transizioni pure. In MLS, al contrario che nelle altre leghe, non c’è correlazione tra monte stipendi e successo di una squadra, ma sembra esserci una correlazione tra l’utilizzo di tutti i meccanismi messi a disposizione dalla lega per costruire un roster e ampliare il salary cap, come DP, U22 Initiative e TAM, e il successo sul lungo periodo. In poche parole: investire nella profondità regala vittorie. E solo Inter Miami ha dimostrato una capacità e un desiderio di migliorarsi sempre, di continuare ad aggiungere pezzi sfruttando ogni margine del monte salari MLS pari a quella dei losangelini. E per questo, oltre che per il fatto che un eventuale El Trafico in finale di conference si giocherà sul loro terreno, li vedo ancora in testa nella corsa per un posto in MLS Cup.
🤯 OMG 🤯
🗣️ MARLON@LAFC makes it 3-1 and take over the top spot in the West with a few minutes left on Decision Day! pic.twitter.com/VHqPMwcxPw— Major League Soccer (@MLS) October 20, 2024
Il gol che ha spedito LAFC al primo seed ad ovest
4 – Quella dei Galaxy è vera gloria?
Io tutto sommato credo di sì. Anche se la perdita del primo seed all’ultima giornata, anzi, all’ultimo minuto è pesante da sostenere. E sono perfettamente consapevole che esistano molte ragioni per dire di no, che ci siano tutta una serie di complicazioni e difficoltà, tutta una serie di motivi per credere che i Galaxy crolleranno alla prima occasione buona. In primo luogo il fatto che queste sono nuove alture per questo gruppo, che pure è la critica meno significativa che gli si possa avanzare, ma ancora di più i crolli difensivi, le disattenzioni nella difesa dai calci piazzati e l’occupare l’area piccola come il Kirghizistan può occupare militarmente la Casa Bianca, tutte nobilissime ragioni che potrebbero spiegare un upset subito. Allo stesso tempo, però, questa è molto semplicemente una squadra della madonna offensivamente. Pensateci: Marco Reus non è un titolare fisso in questa squadra e non solo perché è arrivato tardi, ma perché è effettivamente la quinta ruota del carro, più per meriti altrui che per demeriti suoi. Il sito American Soccer Analysis, la stella polare per seguire la MLS con un occhio più attento alle statistiche avanzate, ha dato a Riqui Puig il loro personale titolo di MVP e a Gabriel Pec il molto meno controverso – e di certo più facilmente realizzabile, dall’alto dei suoi ventisette gol+assist – titolo di Newcomer of the year. Per citare ciò che il sito ha avuto da dire su Puig: “Il miglior passatore nella lega ha ricevuto due fulmini di ali e un nove d’élite davanti a lui e ha cucinato tutta la stagione. Leader della lega in g+ totali, secondo in g+ per novanta minuti solo a Lionel Messi (che semplicemente non ha giocato abbastanza per dargli il titolo), il suo scouting report su FBRef ha più 99 del glitch dei soldi infiniti su GTA”. Insomma, è vero che durante la regular season i Galaxy hanno avuto una serie di pesantissimi cali di tensione, ma alla fine hanno avuto più costanza di molti altri, nonostante tutto, e hanno una squadra il cui potenziale medio è altissimo. Molto sarà da scoprire sulla predisposizione alle grandi partite delle stelle di questa squadra, ma se anche solo i segnali lanciati da Puig nei derby contro i rivali losangelini sono un’indicazione, possiamo anche prepararci a chiudere i battenti, perché la sua gravità potrebbe influenzare pesantemente la post-season.
Quando vede il nero di LAFC, gli occhi di Riqui Puig sembrano brillare
5 – Questi Sounders hanno veramente completato il retooling?
I risultati recenti, e la grandissima striscia positiva che ha coinvolto la squadra negli ultimi mesi dopo una partenza complicata sembra dire di sì. Io personalmente non me la sento di assegnare questo titolo con così tanta sicurezza almeno fino a che non vedrò un qualche leader offensivo alzare la mano e prendersi le responsabilità che un contratto da Designated Player in questa lega implica. Nel contesto dei Seattle Sounders questo vuol dire: fino a che Pedro De La Vega non dimostrerà in MLS quello che ha dimostrato in Argentina – solo un gol e un assist per lui in una stagione, c’è da dirlo, martoriata da infortuni e setback di ogni tipo – è difficile considerare questi Sounders nella stessa stratosfera di quelli da quattro finali di MLS Cup in cinque anni. Al di là di quel piccolo tassello, che comunque potrebbe andare a levigarsi e ad inserirsi al suo posto solo aspettandolo con calma, tutti gli altri elementi sembrano essere tornati quelli di un tempo. Certo, si può fare fatica a notarlo perché tanti dei protagonisti sono sempre gli stessi, perché se anche retooling implica un processo più morbido di un rebuilding, a questo punto ci si aspettava di avere sostituito Stefan Frei, ma finché il nativo svizzero continuerà a giocare così, il pur bravo Andrew Thomas può aspettare. Al posto di Raul Ruidiaz, che pure è ancora nel club, non c’è un nome nuovo, ma Jordan Morris, ormai ufficialmente un centravanti, che pure interpreta come se non avesse fatto altro per tutta la vita, e non come se ne fosse diventato uno a quasi trent’anni. Obed Vargas, recentemente esordiente con il Messico, a diciotto anni è una delle grandi novità di questa squadra e, seppure silenziosamente, è già un elemento fondamentale di questa squadra. In difesa, uno qualunque tra Ragen e Yeimar potrebbe finire nel Best XI della lega e nessuno avrebbe niente da ridire, a confermare una solidità che anche nei momenti peggiori non ha mai abbandonato la franchigia. Questa squadra ha tutto per tornare ad essere una superpotenza tranne, al momento, il dettaglio più piccolo ma forse anche più decisivo: il talento che cambia le partite. Oddio, calma, e se quel ruolo lo svolgesse Albert Rusnak? O meglio, se in silenzio e nell’ombra di una lega che non sembra notarlo molto, lo avesse già svolto tutto l’anno? Arrivato come la più grande mossa di free agency nella storia della MLS, lo slovacco ci ha messo molto a conquistarsi il cuore di Seattle, e forse ancora non lo ha fatto in pieno. Ma dietro tutte le migliori prestazioni di questa squadra, quest’anno, c’è stato lui: 10 gol, 11 assist, ottantaquattresimo percentile per expected assists, giocate pesanti, di quelle che muovono una stagione, o anche solo il momentum di una partita. In attesa di De La Vega, lui si è preso le responsabilità. E potrebbe veramente essere arrivato, per quanto assurdo possa suonare assurdo dopo tanti anni nella lega ad alto livello, il momento della consacrazione assoluta.
TAKE A BOW, ALBERT RUSNÁK! 🙌 pic.twitter.com/JxDz1o3zPj
— Seattle Sounders FC (@SoundersFC) August 25, 2024
Il giocatore più decisivo in casa Seattle
6 – New York sembra in disperato bisogno di una franchigia veramente dominante. Eppure l’incostanza sembra la cifra di Red Bulls e NYCFC. Cosa possono fare a questi playoff?
Questa stagione più di qualunque altra ha dato l’idea di quanto possa essere difficile avere un impatto su un mercato come New York se le due squadre che vi abitano sono succursali di più ampi conglomerati calcistici. Ma se la traiettoria dei Red Bulls appare sempre più discendente – oltre che più evidente e smaccato il suo essere seconda se non terza e quarta ruota del casso Red Bull – almeno i rivali cittadini possono guardare con fiducia al 2027, quando verrà completato lo stadio cittadino soccer specific che potrebbe veramente rivoluzionare l’immagine del calcio newyorchese. E in fin dei conti anche come è andata la stagione sul campo sembra lasciare più fiducia nel futuro dei Piccioni della Grande Mela rispetto ai Tori Rossi del New Jersey. Ma partiamo da questi ultimi: l’arrivo di Emil Forsberg ha dato enorme fiducia, e guidato la franchigia in una prima parte di stagione molto positiva. Ma la sua assenza quasi perenne nella seconda parte della stagione – è riapparso solo nelle ultimissime giornate – ha fatto in modo che tutti ricordassero le altre enormi mancanze di questa franchigia, soprattutto un centravanti di altissimo livello, mancanze che per di più il gruppo Red Bull, nonostante si lamenti della strettezza dei cordoni salariali in MLS, non fa assolutamente niente per colmare, lasciando i Red Bulls tra gli ultimi più che per spesa sugli stipendi per utilizzo dei vari meccanismi a disposizione delle squadre per alzare il cap. I New York Red Bulls hanno vinto tre partite delle ultime venti giocate in tutte le competizioni, hanno una buona difesa ma un attacco asfittico e semplicemente, nonostante il costante afflusso di giovani, sembrano in traiettoria calante, un po’ come tutto l’universo Red Bull – e vediamo se l’arrivo di Klopp renderà meno stantio il contesto tecnico dell’intero progetto. In questo senso, la sconfitta 5-1 nel derby casalingo di poche settimane fa descrive bene la situazione e l’ambiente della franchigia. Dall’altra parte della città, il principale dubbio riguarda l’allenatore, e questi playoff potrebbero essere il referendum definitivo sull’avventura di Nick Cushing, che pure potrebbe avere bisogno di mettere in piedi veramente un miracolo per ambire ad una riconferma ma soprattutto per acquisire la fiducia della sua tifoseria. NYCFC è una squadra forte, ma è soprattutto una squadra tremendamente incostante, che ha costruito la sua qualificazione ai playoff sulla scorta di nove vittorie (e due pareggi) in quattordici partite tra marzo e giugno in cui hanno totalizzato più della metà dei cinquanta totali dell’intera stagione regolare. Per il resto l’ordine del giorno è sempre simile: giocatori giovani, estremamente educati palla al piede, con un potenziale altissimo e che comunque anche se non lo raggiungessero mantengono un floor di prestazione molto alto. Santi Rodriguez è ormai una bandiera, il secondo veterano dopo l’unico vero veterano del gruppo, Maxi Moralez, il trait d’union tra due gruppi di calciatori in un retooling dalla squadra che ha vinto la MLS Cup. Julian Fernandez ha brillato, quelle poche volte che lo ha fatto, come quasi nessun giovane di questa squadra abbia mai fatto. Ma la vera sorpresa della stagione, quello che potenzialmente dall’anno prossimo potrebbe risultare essere il perno di una squadra con grandi ambizioni, è il costaricense Alonso Martinez, l’erede di Taty Castellanos se non fosse che i due sono praticamente coetanei – Martinez è più giovane di dodici giorni. Le sedici reti in ventisei presenze sono un ottimo bottino, ma dicono poco di quanto straordinaria sia stata la sua stagione. Partito come terza punta dietro Mounsef Bakrar – ottimo costruttore ma finalizzatore disastroso – e Jovan Mijatovic – giovane crack serbo quasi subito scomparso dalle rotazioni e che deve ancora adattarsi ad un contesto ben diverso – Martinez, arrivato come ala, ha mostrato un istinto killer sotto porta che non può non creare aspettative: i suoi sedici gol sono arrivati in appena 1503 minuti, circa cinquantotto a partita – solo diciannove sono le partenze da titolare – buono per una media di un gol ogni novantaquattro minuti, una media per capirci migliore anche di quella, pur eccezionale e molto più discussa, di Luis Suarez. Senza tirare i rigori, novantaseiesimo percentile per non-penalty xG secondo fbref, Martinez ha tutte le caratteristiche per prendere in ostaggio questi playoff, e poi potenzialmente anche la prossima stagione.
Your goals per 90 leader: Messi 🌟 pic.twitter.com/j8oz062S30
— Major League Soccer (@MLS) October 22, 2024
In MLS, nessuno tranne il più grande giocatore di ogni epoca è andato al ritmo di Alonso Martinez
7 – Dean Smith ha rinvigorito Charlotte, portandoli per la prima volta ai playoff dalla porta principale. Sono solo vittime sacrificali?
Assolutamente, anzi, la vittoria all’ultimo giorno della regular season gli ha fatto guadagnare una posizione fondamentale in classifica perché ha portato il loro avversario al primo turno dall’essere una delle big della Eastern Conference ad una Orlando non del tutto convincente. L’upset è non solo possibile, ma potrebbe risultare tale solo per questioni di posizione in classifica, e non per quello che ci ha detto la stagione. A inizio stagione, Dean Smith ha capito che questa squadra, prima di qualsiasi altro miglioramento, doveva mettere a posto la difesa. E così ha fatto, anche grazie al rinforzo estivo di Tim Ream: Charlotte è la seconda miglior difesa di tutta la MLS. Davanti, ci sono stati periodi duri, di difficoltà anche solo a tirare fuori vittorie. La colpa, principalmente, è del peggiore trio di Designated Player tra le squadre che investono cifre significative – e questo senza contare che alcuni di questi pessimi DP, per buona parte della stagione neanche ci sono stati – qualcosa su cui Smith ha nessun controllo e su cui comunque la franchigia ha provato a lavorare, presentando grosse offerte in estate per Calvin Stengs e Miguel Almiron, entrambe non concretizzatesi. Quello che manca nei contributi dei DP, comunque, Charlotte lo riguadagna con le sorprese a poco prezzo. Prima di tutte, fra queste, l’ormai fondamentale Patrick Agyemang, prodotto da Rhode Island che si è silenziosamente preso il posto da titolare come numero nove e che potrebbe anche, un giorno, tentare la via europea. In questi due anni, infatti, Charlotte ha lavorato benissimo con la sua seconda squadra, Crown Legacy, e questo ha dato alla squadra tanta più profondità di quanto si potrebbe pensare. Arrivano senza troppe aspettative, sapendo di aver già scritto la breve storia della franchigia, ma proprio per questo con il potenziale per togliersi molti sassolini dalle scarpe.
THE DAGGER 💥
Patrick Agyemang seals the win for @CharlotteFC! pic.twitter.com/1JsH9XQKcH
— Major League Soccer (@MLS) October 6, 2024
Provate a prenderlo
8 – Colorado ha fatto una cosa che nessuna franchigia MLS aveva mai fatto, eliminando quattro squadre di Liga MX di fila nella stessa edizione di Leagues Cup, riportandosi in Champions Cup. Ma gli ultimi mesi negativi hanno fatto in modo che il loro premio siano i Los Angeles Galaxy al primo turno. D’altra parte, per un periodo, Real Salt Lake è sembrata poter competere per la vetta ad Ovest. Come andranno le due rivali, sapendo che potrebbe esserci un’edizione della Rocky Mountain Cup ad aspettarle dopo il primo turno?
La questione intorno a Colorado gira intorno ad un punto che era facile scrutare anche ad inizio stagione: è vero, il mercato invernale è stato il più significativo e ricco di tutta la MLS, i rinforzi sono stati tanti e in ogni posizione, i giocatori capace di cambiare il volto al proprio reparto tanti, e dunque il miglioramento nel livello medio della squadra assolutamente sostanziale. Ma per valutare in maniera comprensiva questa squadra non si poteva prescindere dal tenere in considerazione da dove partisse. I Colorado Rapids del 2023 erano la peggiore squadra della MLS, con un margine significativo. Ergo i miglioramenti, per quanto giganteschi, erano comunque tali in relazione ad una pessima squadra. E quando trasformi tanto, in positivo, una pessima squadra, non è detto che tu ottenga una grandissima squadra, potresti anche ottenerne solo una buona. Che è proprio quello che sono questi Colorado Rapids, nonostante la strepitosa cavalcata in Leagues Cup e una prima parte di stagione che lasciava intravedere anche un potenziale da fattore campo al primo turno lasciasse intendere che potessero essere qualcosa di più. A rendere ancora più difficile la prima avventura ai playoff del gruppo guidato da Chris Armas ci ha pensato anche l’infortunio, al settimo minuto di una partita assolutamente inutile contro Austin FC – ma che è comunque riuscita a far perdere un posto in classifica a Colorado, costandole il derby con RSL già al primo turno – del miglior giocatore per distacco di questa squadra, Djordje Mihailovic. L’ex Montreal e Chicago Fire si è solamente storto una caviglia, ma se dovesse saltare anche solo una partita del primo turno rischierebbe di avere un impatto pesante sulle speranze dei Rapids di almeno resistere ai Galaxy. Dall’altra parte la storia è relativamente simile, ma solo per quel che riguarda un finale di stagione deludente che ha abbassato le aspettative sul potenziale della squadra. Nella prima parte di stagione, Real Salt Lake sembrava una candidata non solo al primo posto ad Ovest, ma addirittura al Supporters’ Shield, e Chicho Arango il principale nome per il titolo di MVP. Poi, a pochi giorni dalla pausa MLS per la Leagues Cup, il centravanti colombiano si è preso quattro giornate di squalifica e non è più tornato come lo stesso giocatore. I suoi diciassette gol risalgono tutti a prima della sospensione, e altri infortuni ne hanno rallentato lo stato di forma. Un calo pesante per quello che dal suo ritorno nella lega era sembrato, senza grossi problemi, il miglior centravanti della lega. La cessione di Andres Gomez al Rennes ha avuto un impatto più pesante del previsto, anche se il colombiano, fosse rimasto in MLS, sarebbe stato probabilmente il principale candidato al titolo di giovane giocatore dell’anno – che invece potrebbe andare all’ex compagno Diego Luna. La squadra resta comunque di alto livello, e la dirigenza ha svolto un ottimo lavoro nel mercato estivo per fare in modo che l’assenza di Gomez fosse, se non subito colmata, quantomeno riconosciuta nella sua importanza, con il conseguente reinvestimento della cifra arrivata dalla Francia in un nuovo DP, il portoghese ex Copenhagen Gonçalves, e in una nuova ala, il polacco Marczuk. I due, dopo un legittimo periodo di adattamento, hanno mostrato lampi di grandezza, anche se è poco chiaro se ci si possa aspettare di vederli al meglio in questa off-season, qualcosa in cui comunque Pablo Mastroeni spererà sicuramente.
¡Diogo Gonçalves recupera la ventaja para @realsaltlake sobre el final! pic.twitter.com/zwoHkppmFW
— MLS Español (@MLSes) September 22, 2024
Il primo gol in MLS del nuovo DP
9 – Kelvin Yeboah può essere veramente la stella che Minnesota si aspettava come nove? Robin Lod è l’MVP ombra della stagione? E più in generale, la nuova era di Minnesota United è veramente partita con il piede giusto?
Lo dico piano e continuerò a dirlo sottovoce almeno fino all’anno prossimo, non perché non creda in Yeboah ma perché questa franchigia mi ha scottato troppe volte – ricordate Teemu Pukki? – ma l’impressione è che l’ex Genoa sia the real deal. Non segna solo tanto, segna gol belli, ripetibili, da giocatore fuori scala a questo livello, è altruista e serve in più fasi di gioco, è un fenomenale dribblatore e soprattutto ha intorno a lui quell’atmosfera da giocatore che cambia la traiettoria di una squadra. Adesso piace dire aura, ma nello show business americano si usano anche i termini It factor e pizzaz. Semplicemente, è figo vederlo giocare. E quindi sì, io mi aspetto non solo sia la stella di questa squadra negli anni a venire, ma anche che sia già molto decisivo in questi playoffs. Avere accanto a lui un pezzo fondamentale come Robin Lod non potrà che aiutare. Ormai sono anni che il finlandese gioca in questa lega, eppure fa impressione rendersi conto di quanto ancora poco sia celebrato per il suo impatto straordinario sulla franchigia. E se lo scorso anno, saltato tutto per un grave infortunio, che lo mette in prima fila per il premio di comeback player of the year, potrebbe aver allontanato nella nostra memoria alcuni ricordi, i numeri sono qui a ricordarci non solo la sua costanza, ma anche che il 2024 è stato, se possibile, il suo migliore anno: per la prima volta in doppia cifra di assist – quindici – e a pari merito con il 2020 come sua seconda stagione con più gol, a quota sette. L’aumento non è casuale. Nell’era Ramsay, infatti, al finlandese viene chiesto di occupare una posizione più avanzata, più vicina alla porta, con maggiori responsabilità organizzative e di rifinitura, laddove storicamente Lod ha giocato centrocampista più arretrato, anche perché quella responsabilità di perno centrale nel 4-2-3-1 di Heath spettava al talento mercuriale di Emanuel Reynoso. E quindi da creatore-ombra, Lod si è dovuto prendere in mano le chiavi della squadra e fornire un ordine in una squadra ricca di armi da lanciare. E lo ha fatto splendidamente, soprattutto in questo finale di regular season. Questo perché l’era Ramsay, a cui va affiancata l’era del GM Khaled El-Ahmad, ha vissuto già molti alti e bassi, strisce estremamente positive accompagnate da lunghi periodi senza vittorie. Dato il risultato finale, e dato il clima con cui si entra nei playoff, facile leggere l’annata come tutto sommato positiva, come un punto di partenza su di cui costruire, magari con dei nuovi Designated Player, considerando che Joaquin Pereyra è nel range TAM, e quindi potrebbe liberare il suo slot, e che il contratto di Pukki scade il prossimo giugno, e la franchigia potrebbe avere anche interesse a terminarlo prima.
10 – Chi vince i due play-in?
Vado subito con i due pronostici: passano Montreal e Portland. Dal lato della Eastern Conference, l’equazione sembra relativamente semplice. I canadesi sono la squadra al momento più in forma della MLS, sono entrati nella post-season con un ritmo spaziale, hanno giocatori in forma e che si sono ritrovati dopo alcuni periodi difficili, come Josef, che sembrava in rotta di collisione totale con il tecnico Laurent Courtois appena poche settimane fa. Inoltre, il loro gruppo può essere esaltato dal fatto di aver apparentemente trovato una conformazione su cui costruire anche per l’anno prossimo, un’organizzazione sistematica e un core giovane che possa lanciare questa squadra ancora più in alto. Con il venezuelano ex Atlanta – che contro la squadra di cui è leggenda mette sempre la firma – a fare potenzialmente da chioccia, c’è in Duke, Clark, Marshall-Rutty e Saliba un fondo di gioventù che sembra avere il potenziale per ricordare la squadra del 2022, anche in quanto a cessioni verso l’Europa. Proprio verso quella squadra, accomunata dallo stile di gioco dei due allenatori, Wilfried Nancy e Laurent Courtois, che di Nancy ha allenato la seconda squadra a Columbus, ha tracciato una linea la leggenda del club Patrice Bernier nel podcast Extratime: anche loro erano partiti relativamente piano nella prima stagione con il nuovo tecnico, ma il potenziale di progetti del genere si vede nel lungo periodo. Atlanta invece è l’esatto opposto: una squadra che ha fatto esplodere tutto e che è appena all’inizio di una ricostruzione, ma che grazie ad un underdog come il tecnico ad interim Rob Valentino ha saputo strappare una qualificazione che sembrava impossibile. Anche con la botta di adrenalina della vittoria contro Orlando, comunque, fatico a vedere un upset. Ad Ovest la scelta ricade su Portland più per aspetti emozionali, quasi stregoneschi, che per il calcio. La circostanza che ha costretto Vancouver a cedere il diritto di ospitare la partita a causa della presenza del mondiale di Supercross nel proprio stadio casalingo è una beffa enorme che potrebbe anche avere, per quanto assurdo, una ricaduta sulla squadra, potenzialmente anche positiva, certo, ma l’impressione è che sia più facilmente negativa. Ma più che altro, a favorire Portland sembra essere la quantità di talento offensivo e bocche da fuoco capaci di decidere partite importanti. Quello di cui Portland ne ha a iosa e che sembra difettare a Vancouver e proprio decision makers di alto livello in fasi decisive della partita, e anche solo il numero di highlights nel clutch di Evander sembrano tracciare un solco pesantissimo. I suoi due scudieri Mora e Rodriguez – primo trio a segnare almeno quattordici reti ciascuno in MLS – sono anche loro giocatori di grandissima esperienza, anche ad alto livello e in playoff.
10B – Ok, è arrivato il solito momento: non è una vera domanda, ma non possiamo lasciarti andare senza la bracket challenge
Play-in: Vancouver Whitecaps-Portland Timbers 1-3, CF Montreal-Atlanta United 2-0
Primo round Eastern Conference: Inter Miami-CF Montreal 2-1 (3-0, 0-1, 5-2), Columbus Crew-New York Red Bulls 2-0 (3-0, 2-1), Cincinnati-NYCFC 2-0 (3-1, 2-2, Cincinnati passa ai calci di rigore), Orlando City-Charlotte FC 1-2 (1-0, 0-1, 1-2)
Primo round Western Conference: LAFC-Portland Timbers 2-1 (3-2, 3-4, 3-1), Los Angeles Galaxy-Colorado Rapids 2-0 (3-0, 2-1), Real Salt Lake-Minnesota United 2-1 (1-1, vince Real Salt Lake ai calci di rigore, 1-2, 2-0), Seattle Sounders-Houston Dynamo 2-1 (2-1, 0-2, 2-0)
Semifinali di conference: Inter Miami-Charlotte FC 3-1, Columbus Crew-FC Cincinnati 3-2, LAFC-Seattle Sounders 2-0, Los Angeles Galaxy-Real Salt Lake 3-1
Finali di Conference: Inter Miami-Columbus Crew 2-3, LAFC-Los Angeles Galaxy 3-3, passa LAFC ai calci di rigore
MLS Cup: Columbus Crew-LAFC 3-2
Facebook Comments