Matt Miazga ha acceso i playoff MLS

Il periodo dei playoff è quello in cui la MLS solitamente ci regala quante più stranezze e assurdità possibili, ma è possibile che quest’anno gli sceneggiatori della lega, forse gasati dal ritorno al lavoro dopo la fine dello sciopero degli autori a Hollywood, abbiano un po’ esagerato. Di solito per stranezze si intendono le cose che succedono in campo, e quelle di certo non stanno mancando, ma in un forse strano scherzo del destino a queste assurdità di stampo calcistico si stanno sempre di più affiancando questioni extra-campo di cui faremmo volentieri a meno.

In primo luogo, è stata l’indagine aperta dalla MLS per un presunto insulto razzista rivolto, in tedesco, da Kai Wagner, terzino sinistro teutonico dei Philadelphia Union, a Bobby Wood, che in Germania ha speso buona parte della sua carriera, dei New England Revolution durante la gara 1 del primo turno dei playoff, risultato poi in una squalifica di tre partite per l’ex Wurzburger Kickers. In seconda battuta, qui ancora più legata a questioni strettamente di campo, è stata la conferenza stampa di Vanni Sartini dopo la sconfitta dei suoi Whitecaps in gara 2 e l’eliminazione per mano dei campioni in carica di Los Angeles FC. Il tecnico toscano, espulso dall’arbitro Tim Ford dopo la sfortunata collisione dell’arbitro con Alessandro Schopf su una delle ultime occasioni per i canadesi di trovare il pareggio, da cui poi era nato un gol prontamente annullato per la scarsa conoscenza mostrata della regola del fuorigioco da Carlos Vela, si è presentato ai media dicendo che, qualora quella sera fosse stato ritrovato il cadavere dell’arbitro nel False Creek, una profonda insenatura dell’oceano nella downtown di Vancouver, i poliziotti sarebbero venuti subito a cercarlo convinti che fosse lui l’assassino.

Se possibile però, il terzo evento dirimente di questa prima e folle settimana piena di playoff è quello che ha acceso più punti d’interesse, anche perché presenta da due lati opposti due ricostruzioni affidabili che in ciascun caso dipingono un quadro oscuro sopra la testa di alcuni dei più importanti protagonisti della lega. Per capire meglio la questione, comunque, partiamo da un’analisi di quanto successo sul campo. La partita è la seconda della sfida tra FC Cincinnati e New York Red Bulls. Dopo la vittoria casalinga per tre a zero, i vincitori del Supporters Shield hanno la possibilità di eliminare l’ottavo seed della Eastern Conference in casa loro. La partita, esattamente come l’andata, è estremamente tesa e violenta, soprattutto tra due squadre con stili di gioco non particolarmente raffinati e molti bollenti spiriti.

Tra questi, quello di Matt Miazga, che insieme a Frankie Amaya, che però ha fatto il percorso inverso, è uno dei grandi ex della serie, è forse il più caldo. Che il difensore nativo del New Jersey e cresciuto nell’academy dei Red Bulls sia un personaggio particolare lo sappiamo da tanto tempo, ma che il suo livore contro la sua ex squadra, con cui si era lasciato molto amichevolmente, fosse così forte ha sorpreso non pochi, e forse più che basato su qualcosa di personale, è semplicemente una conseguenza della sua personalità. Pur essendo un difensore centrale, infatti, solo tre degli undici cartellini gialli ricevuti in stagione da Miazga sono riconducibili ad azioni di gioco.

Alla fine dei tempi regolamentari di gara 2, dove il risultato è di 1-1 in seguito ad un clamoroso gol olimpico di Lucho Acosta annullato – giustamente – per un’ostruzione e un fallo di mano nella stessa azione di Sergio Santos, Miazga è finito sul taccuino dell’arbitro, e anche in questo caso non lo ha fatto per un fallo. Si va, come da nuovo regolamento della MLS, direttamente ai rigori. Miazga è tra i tiratori e dopo aver segnato rivolge alla curva dei Red Bulls il gesto del cuore fatto con le mani, mandando nella loro direzione anche dei baci, chiaramente provocatori. Anche per fermare la reazione di Carlos Coronel, portiere dei Red Bulls, l’arbitro ammonisce Miazga. È il secondo ma, a differenza di quanto successo nel 2020 negli assurdi calci di rigore tra Orlando e NYCFC, qua un secondo giallo non porta ad un rosso. Non che ne scompaiano gli effetti: i commentatori del MLS Season Pass affermano, e la lega gli darà ragione poco dopo, che Miazga salterà per squalifica il prossimo incontro nei playoff, sia esso contro i newyorchesi o in semifinale di conference.

Nella giornata di martedì, però, una questione che sembrava morta e sepolta, o comunque congelata dopo le parole del tecnico di Cincinnati Pat Noonan, che ha criticato il proprio leader difensivo, e candidato al premio di difensore dell’anno, per aver commesso una tale leggerezza, si è riaperta improvvisamente grazie ad una dichiarazione della PSRA, l’associazione sindacale degli arbitri statunitensi e canadesi, che ha denunciato il tentativo di un giocatore di entrare nello spogliatoio riservato agli arbitri. Il giocatore, secondo la loro denuncia, presentava un atteggiamento ostile e potenzialmente violento verso gli arbitri, e sarebbe poi stato rimosso da un membro della sicurezza nello stadio.

Dopo alcune speculazioni degli appassionati sui social, più ravvicinabili a dei meme che ad una vera e propria accusa, che avevano avanzato il nome del difensore di FC Cincinnati, Jonathan Tannenwald, giornalista del Philadelphia Inquirer, ha confermato con fonti interne alla lega che il giocatore in questione era proprio Miazga. Come è facile immaginare, l’affaire Miazga ha preso velocemente a dominare le discussioni all’interno delle comunità appassionate di MLS oltre che presso i media che coprono la lega. E ancora nella giornata di martedì gli aggiornamenti legati alla questione non si potevano dire terminati. Pat Brennan, uno dei pochi beat writer che coprono la locale franchigia MLS sui media cittadini, in particolare il Cincinnati Enquirer, ha riportato un’altra versione dei fatti, significativamente divergente da quella degli arbitri, seppure incapace di smarcare da qualsiasi ragionevole margine di colpevolezza il difensore di FC Cincinnati.

Secondo quanto riferito a Brennan da una fonte presente nel tunnel degli spogliatoi al momento dell’accadimento, infatti, il servizio di sicurezza della Red Bull Arena non sarebbe stato coinvolto nell’evento, e Miazga sarebbe stato portato via da un membro dello staff di comunicazioni della franchigia. In un tweet successivo, Brennan sostiene che questa ricostruzione porterebbe molti dubbi intorno alla versione del sindacato arbitrale, e il fatto che sia stato un elemento della sua stessa franchigia e non una guardia di sicurezza a prelevare Miazga dallo spogliatoio arbitrale dovrebbe quantomeno far dubitare di “quanto aggressivo (se lo sia veramente stato) fosse l’atteggiamento di Miazga”.

Una simile prospettiva è stata quella presentata dalle fonti interpellate da Tom Bogert e Pablo Maurer per The Athletic, con un testimone vicino al luogo dell’incidente che ha espresso disaccordo con l’idea che Miazga fosse stato “rimosso forzatamente” e che “l’intera questione è stata fatta esplodere ben oltre le sue proporzioni”. Insomma, dentro e fuori dal campo i playoff MLS certo non fanno annoiare, e quest’anno in particolare, forse amplificati dal nuovo formato al meglio delle tre partite al primo turno che non è piaciuto a molti al suo annuncio ma ha sorpreso positivamente quando lo si è visto in azione, sembrano essere entrati in una nuova dimensione.

Intanto, mentre aspettiamo conferme ufficiali da parte della MLS, Matt Miazga continua a difendersi: il difensore di Cincinnati ha riportato alla stampa che il suo gesto del cuore verso i tifosi dei Red Bulls andasse interpretato come un genuino simbolo di stima e affetto, nonostante abbia continuato imperterrito a farlo anche quando era molto chiaro che sia i tifosi quanto i giocatori della sua ex squadra non fossero affatto contenti del suo comportamento. D’altra parte, pur essendo arrivate nelle ultime ore non una ma ben due ricostruzioni degli eventi che sottostimano e di molto l’impatto del confronto cercato da Miazga, mettendo in dubbio la versione dei fatti arbitrale, è anche vero che nessuna di queste ricostruzioni ha negato il punto focale della questione, e quello che da solo, al di là dell’atteggiamento avuto da Miazga durante l’incidente, che potrebbe essere difficilmente dimostrabile, potrebbe costargli di più dal punto di vista delle giornate aggiuntive di squalifica.

Infatti, né Brennan né Maurer e Bogert hanno espressamente negato che il difensore di Cincinnati sia entrato negli spogliatoi arbitrali, un atto del tutto irregolare e che è espressamente vietato non solo dal regolamento, ma anche dal cartello posizionato fuori dall’ingresso negli spogliatoi. Una squalifica aggiuntiva potrebbe essere molto grave per Cincinnati, visto che nella situazione attuale Miazga salterà sicuramente la semifinale di conference, ma che in caso di due giornate aggiuntive potrebbe addirittura saltare la totalità dei playoff MLS, qualora i vincitori del Supporters’ Shield arrivassero anche in finale. E senza quello che sarà il probabile vincitore del premio di difensore dell’anno, la strada per gli arancio-blu di Pat Noonan si farebbe molto più dura.

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