20 domande sui playoff MLS 2023

Mercoledì, con le partite di play-in, inizieranno ufficialmente i playoff per la MLS Cup 2023. Da quest’anno c’è un nuovo formato: le prime sette per ogni conference si qualificano direttamente al primo turno mentre ottava e nona in ciascuna conference si giocano in partita secca la possibilità di sfidare il primo seed al turno successivo, quando il passaggio del turno verrà deciso al meglio delle tre partite. Dopo quel primo turno, la pausa per le nazionali interromperà il corso dei playoff che ripartiranno con i tre turni finali per concludersi poi all’inizio di dicembre, in casa della finalista con più punti in stagione regolare.

 

1 – Come valutare questo nuovo format?

Ci sono tanti lati da cui si può guardare la questione. Il punto di partenza dovrebbe sempre essere quello di cosa abbiamo perso nel cambio. Il formato in partita singola a tutti i turni ha garantito spettacolo, momenti esaltanti, ma allo stesso tempo ha sempre dato l’impressione di volare via troppo velocemente. Dopo tutta l’attesa accumulata nel corso di una stagione, in meno di un mese ci veniva dato il compito di assumere, digerire e gestire una quantità di eventi forse eccessiva, quasi un’abbuffata. Con questo nuovo formato e l’introduzione del primo turno al meglio delle tre partite si crea un po’ più di spazio per la digestione. Un format playoff non si può però solo giudicare per il modo in cui viene deciso il passaggio del turno, ma anche per il numero di squadre coinvolte. Qualcuno potrebbe dire, e in molti lo hanno fatto, che dare la possibilità di competere per il titolo a 18 squadre su 29 – anche se io tendo a considerare il play-in come un torneo a parte, e quindi non faccio rientrare quelle quattro nel novero delle qualificate – sia eccessivo. Allo stesso tempo, è da sottolineare come il precedente formato, in cui la qualificazione era riservata a sette franchigie per conference, le squadre con il piazzamento più alto nelle conference erano solitamente penalizzate dal formato a causa del suo posizionamento nel calendario. La questione dirimente, però, è quella riguardante la scelta di usare un format al meglio delle tre partite per il primo turno per poi ritornare all’eliminazione diretta in partita singola. Al di là dei giudizi di merito sul format, una strutturazione del genere da l’idea che l’unica ragione per aver cambiato i playoff – il cui precedente formato era il più apprezzato dai fan, pure con le sue criticità – sia stata dare un maggior numero di partite da vendere ad Apple, e pur avendo questo formato molto potenziale, il dubbio rischia di rovinare l’interesse di molti.

 

2 – Quanto brucerebbe un’uscita precoce di Cincinnati?

Tanto. Tantissimo. Soprattutto nel momento in cui il tuo allenatore arriva ad affermare di considerare un maggiore successo la vittoria del Supporters Shield che quella eventuale della MLS Cup. Considerato il momento in cui è arrivata, la citazione ha messo un gigantesco bersaglio sulla schiena di Cincinnati e una loro uscita in qualsiasi fase del torneo sarebbe accolta con una grossa risata dai tifosi avversari. Sarebbe un modo corretto di comportarsi nei confronti della squadra che ha segnato questa regular season? Probabilmente no, ma è una conseguenza inevitabile di chi lavora ad alto livello e deve rispondere alla stampa delle proprie azioni. E allora la pressione è tutta su Cincinnati per completare il lavoro, perché alla fine siamo nel paese in cui 72-10 don’t mean a thing without the ring. Per quanto esistano sempre più revisionisti influenzati dalla visione tradizionale del calcio europeo, il vero premio è la MLS Cup, l’obiettivo intorno a cui si costruiscono e si sfanno le stagioni di tutte le franchigie. In questo senso, mi permetto un’oncia di scetticismo di quella che sicuramente comunque è una delle grandi favorite dei playoff: non bisogna commettere l’errore di vedere la classifica del Supporters’ Shield e valutare quella distanza come quella reale tra Cincinnati e il resto della competizione. Soprattutto ad Est, la lotta è molto più serrata e la qualità media molto più livellata di quanto non si possa pensare. Dopo i rinforzi estivi di Atlanta, dopo la solidità trovata da Orlando con McGuire punta, dopo la strepitosa partecipazione in Leagues Cup di Nashville, Cincinnati ha tantissimi competitor per lo scettro. Il fattore campo certo aiuterà, ma ci sarà bisogno della migliore versione della squadra di Pat Noonan per alzare al cielo la MLS Cup.

 

3 – St. Louis City è il Real Deal?

La forma recente ci dice che no, St. Louis non sembra pronta a vincere tutto già al primo anno, visto che dalla Leagues Cup – a cui i neoarrivati hanno partecipato senza nascondere il loro disinteresse per la competizione e uscendone con due brutte sconfitte ai gironi – i leader della Western Conference sono tornati con sole quattro vittorie. Il primo seed ad ovest è stato conquistato con facilità, ma questo ci dice più di una conference livellatasi in una situazione quasi senza precedenti per la sua storia verso il basso che di una franchigia rimasta al ritmo – c’è da dire insostenibile – fissato ad inizio stagione. Anche senza guardare strettamente alla forma, comunque, l’impressione è che la classifica di regular season sia bugiarda, come quasi sempre in MLS, e che alcune avversarie abbiano chiuso il gap con St. Louis nelle ultime settimane. Però non si può neanche dare per morta, come fatto fin troppo presto prima di questa stagione, una franchigia che ha saputo sorprendere tutti, un’organizzazione con un approccio unico, capace di separarsi dal resto delle terre emerse e che dopo essere stata oggetto di scherno per questo è presto diventata un modello da seguire. Bradley Carnell vincerà il premio di miglior allenatore dell’anno non solo per i risultati ottenuti con un expansion team, ma anche per la sua abilità di cambiare consistentemente le partite con le sue sostituzioni e di avere sempre una soluzione inaspettata a disposizione. Nei playoff si vive di questi cambi di ritmo, di queste sorprese a cui non si può reagire velocemente, e il tecnico sudafricano potrebbe anche essere l’antidoto di St. Louis ad un resto della conference che sembra aver iniziato a capire come fermarla.

 

4 – La pausa per le nazionali di novembre danneggerà lo spettacolo di questi playoff?

La pausa delle nazionali di novembre è stata sempre il grande cruccio della MLS, e affrontarla era diventata per la lega una necessità, specialmente alla luce dei playoff dello scorso anno, in cui, anche grazie all’assenza di quella pausa visti i mondiali invernali, i playoff sono stati esaltanti e hanno premiato la regular season. L’introduzione di questo primo turno al meglio delle tre partite dovrebbe aiutare, non fosse altro perché adesso tutte le squadre devono affrontare lo stesso periodo di pausa, ma sarà da vedere come si uscirà da questa fase. Una preoccupazione potrebbe essere che le squadre in grado di chiudere la prima fase in due partite abbiano tre settimane anziché due di stop, ma forse la questione principale è lo spettacolo tutt’altro che eccezionale che due squadre reduci da una lunga pausa potrebbero regalare. L’equilibrio su questa situazione è sempre argomento delicato, ma fare un tentativo era necessario, e male che vada si può sempre cambiare il format. Certo, la MLS paga la mancanza di costanza nella post-season, ma forse la ricerca di un format migliore andrebbe preferita al semplicemente accontentarsi di un sistema solo per paura di cambiarlo.

 

5 – Questo Est è la conference più profonda a livello di talento mai vista in MLS?

Non ho una conoscenza enciclopedica della lega e soprattutto delle sue origini, ma a maggior ragione considerato il numero ristretto di squadre allora attive mi sento di dire senza grossi dubbi di sì. Ci sono sette contender vere e proprie, che partono tutte grossomodo su una stessa immaginaria linea, e non è un caso che queste siano andate in fuga nella stagione regolare prendendosi la qualificazione con molto più anticipo rispetto a qualsiasi altra squadra dell’Ovest al di fuori di St. Louis. Anche se la regular season ha fatto intendere l’opposto, infatti, non bisogna cadere nella trappola di credere che il gap tra Cincinnati e il resto della concorrenza sia incolmabile. Il livello è altissimo e le sfide dirette molto più combattute di quanto non possa sembrare. Soprattutto con il passare della stagione le altre concorrenti al trono dell’Est si sono profondamente rinforzate non necessariamente sul mercato quanto più con assestamenti interni, e i playoff si prospettano come impronosticabili e spettacolari.

 

6 – Los Angeles FC è solo stanca per la stagione troppo lunga?

L’impressione è quella, e neanche Steve Cherundolo ha nascosto la sua opinione sul tema. D’altronde, lo stesso primo turno dei playoff sembra confermare la durata eterna di questa stagione, proponendo l’ennesima sfida ai Vancouver Whitecaps di Vanni Sartini, incontrati in MLS, Leagues Cup e Champions League. Se la tua stagione inizia a sembrare un dejà vu continuo, e probabile tu stia giocando troppe partite, e d’altronde nessuna squadra MLS ha mai giocato tante partite in una stagione come Los Angeles FC quest’anno. Allo stesso tempo, però, non sembra neanche possibile spiegare tutto quanto semplicemente con una maggiore stanchezza. Raramente un problema ha una causa univoca e se qualcosa sembra essere cambiato nei campioni in carica è anche perché le continue porte girevoli a cui questa franchigia ci ha abituato negli ultimi due anni sono probabilmente esagerate per una squadra così competitiva. Da parte loro la dirigenza dei losangelini sosterrà che queste porte girevoli sono necessarie per tenere tutti sulle punte dei propri piedi e non creare compiacenza o l’impressione di avere un posto garantito, ma la costante incertezza riguardante quello che questa squadra vuole essere a volte sembra danneggiare anche le prestazioni sul campo dei propri atleti. Non è una questione di estetica, ma è una questione di chiarezza. Se io chiedessi a dieci persone che seguono la MLS cosa vuole fare in campo Los Angeles FC, otterrei probabilmente dieci risposte diverse, perché ogni partita è un cambiamento. La ricetta che ha portato la MLS Cup 2022 non è ripetibile in questi playoff viste le tante novità a roster, ma questa squadra ha sicuramente il potenziale per fare repeat. C’è solo bisogno di trovare una qualche sorta di continuità.

 

7 – Nashville può ripescare la forma della Leagues Cup?

È difficile a dirsi perché Nashville è stata veramente uno strazio da vedere nei due mesi di regular season successivi alla Leagues Cup, ma è anche vero che il loro stile di gioco sembra esaltarsi nelle partite decisive, come ha dimostrato anche l’essere riusciti a diventare l’unica squadra a non subire gol da Inter Miami quando Messi è in campo per più di un tempo. Quella vista nel torneo con la Liga MX era senza dubbio una contender, senza grosse chiacchiere. Finalmente, pensavamo, a Mukhtar veniva fornito un supporto in fase offensiva, ma di recente non solo quel supporto non si è visto, ma è come se gli sforzi erculei della stagione da MVP abbiano presentato il conto al tedesco. Nashville però ha la capacità di distendersi in contropiede come una fisarmonica, di passare da una squadra corta che crea densità intorno al pallone con il possesso avversario in una sparsa come ad occupare tutte le corsie di una pista d’atletica con tante opzioni per il portatore di palla nel giro di due tocchi, solitamente un recupero di Zimmerman o Godoy e poi un tocco apparentemente banale ma profondamente intelligente di McCarty. Ai playoff ad un certo punto l’urgenza incomincerà a farsi strada, e l’urgenza aumenterà la disorganizzazione, e nessuno come Nashville è strutturato per sfruttare questi passaggi a vuoto che si aprono e chiudono con la velocità di uno sbattito di ciglia.

 

8 – Quella appena terminata è stata la miglior regular season nella storia di Orlando. Possono finalmente fare l’ultimo passo?

Se c’è una caratteristica riconoscibile nel percorso di Oscar Pareja a Orlando, oltre all’aver dato finalmente competitività ad una franchigia prima di lui disfunzionale, c’è anche il continuo miglioramento a cui ha abituato l’ambiente. L’anno scorso la vittoria del primo trofeo nella storia della franchigia, la US Open Cup, ha alzato significativamente le aspettative e il mercato di questa off-season è stato orientato in un’unica direzione: alzare la MLS Cup. Certo, la regular season ha lasciato alcuni dubbi su una parte delle acquisizioni della off-season – soprattutto il nuovo DP Ojeda – ma è anche vero che l’aver concluso la stagione con la miglior posizione in classifica e il migliore bottino di punti nella storia di Orlando testimonia un percorso completato senza troppi scossoni. Duncan McGuire, direttamente dal SuperDraft, ha rubato il posto ad un DP come Kara, poi ceduto in Turchia, e Facundo Torres ha fatto il passo in avanti che ci si aspettava quando è stato rinnovato il suo contratto. La squadra arriva sulle ali dell’entusiasmo alla fase cruciale della stagione, a quel punto che potrebbe definire l’intera traiettoria di questo ciclo. Lo dico sottovoce, ma secondo me si parla troppo poco del loro potenziale come vincitori dell’anello.

 

9 – Il primo turno al meglio delle tre partite rappresenta un vantaggio sufficiente per i seed più alti, valorizzando così i risultati della stagione regolare?

È difficile valutare quanto sia un vantaggio sufficiente e cosa potrebbe farlo sfociare in eccessivo. Trovare una formula per i playoff è sempre una questione complessa perché per quanto siano e restino la parte cruciale della stagione, non si possono nemmeno trasformare in un caotico tiro al piccione. Personalmente credo che questa formula possa rappresentare un buon compromesso, anche se la questione del fattore campo non è l’unica valutabile e da prendere in considerazione quando si parla di post-season, come abbiamo discusso in precedenza. La prima cosa che fa, e la più fondamentale in questo senso, è sicuramente risolvere una delle questioni più discusse dei precedenti format. Con l’aumento delle squadre ai playoff e lo svolgimento della partita di play-in nell’infrasettimanale che porta dal Decision Day all’inizio del primo turno della post-season adesso i seed #1 di ciascuna conference non dovranno aspettare quasi un mese a causa della pausa per le nazionali prima di scendere di nuovo in campo. Il precedente metodo, nato per premiare con un turno di riposo le squadre migliori, di fatto si era rivelato una difficoltà aggiuntiva, e non è un caso che entrambe le squadre finite in testa alla conference siano arrivate in finale solo nel 2022, quando il mondiale qatariota ha completamente riscritto le date della MLS e eliminato la lunga pausa per le nazionali dal mezzo dei playoff. In questo senso, e aggiungendo una sfida al meglio delle tre partite con la squadra migliore ad ospitare la prima e l’ultima partita della sfida, a chi ha fatto meglio in regular season è garantito un significativo fattore campo. Difficile pensare a condizioni più ideali.

 

10 – Atlanta ha trovato la quadra?

Si, questo è un gruppo che può andare lontano. Quasi certamente andrà ricalibrato l’anno prossimo, quando Thiago Almada non sarà, come pare scontato, più parte della banda e quando Miles Robinson potrebbe lasciare a zero, ma al di fuori di loro il core è quello fatto di giocatori nel loro prime pronti a competere per una finestra di tempo consistente. Intanto l’ultima sessione di calciomercato è stata trasformativa per Atlanta come non è stata per quasi nessun’altra franchigia, con la sola esclusione, dati i risultati però neanche così scontata, di Inter Miami. Muyumba ha cambiato il centrocampo come pochi hanno fatto in MLS negli ultimi anni, trasformando un reparto fantasma incapace sia di distrutte che di costruire in un valico nel ventre di una montagna fondamentale per ridurre i tempi di transito. La creatività di Silva e il caos di Lobjanidze sulle fasce sono uno sfogo necessario per offrire altre opzioni a Giakoumakis e non far ricadere il masso di Sisifo sulle spalle non necessariamente grosse di Almada. Non esente da critiche negli ultimi anni, anche Pineda sembra aver trovato una quadra, finalmente valorizzato da un dirigente come Lagerwey che ha avuto modo di conoscerlo quando era assistente a Seattle.

 

11 – Columbus è solo divertente? E i loro problemi difensivi negli ultimi minuti di gara faranno loro pagare un prezzo troppo alto?

No, Columbus non è solo divertente. Cucho Hernandez è un uomo in missione, un po’ come Lucas Zelarayan nel 2020, e le mosse di mercato sono state coraggiose e dirette a soddisfare in pieno l’idea di gioco del proprio tecnico. Wilfried Nancy ha trovato in Ohio una franchigia pronta a realizzare in pieno la sua visione, e ciò che ne è uscito fuori dopo neanche un anno di lavoro è già francamente spaventoso – ma per gli avversari che dovranno limitarli. Nessuno in MLS allena come Nancy, nessun altro allenatore chiede ai propri giocatori di avere più tocchi di palla così da poter manipolare il tempo piuttosto che lo spazio. È uno stile di gioco senza paragoni forse a livello mondiale, ma ovviamente porta con se anche dei rischi, come è normale che sia, perché non esiste la tattica che elimina qualsiasi tipo di difficoltà. Quest’anno i minuti finali hanno spesso visto Columbus cedere qualcosa in termini di risultati, ed è possibile, se non probabile, che sia una conseguenza con cui una squadra che si rifiuta di difendere il proprio vantaggio se non attaccando nel tentativo di aumentarlo debba prepararsi a convivere. A loro discolpa, bisogna anche dire che il problema delle reti subite nei minuti finali di gara non è una novità per questa franchigia, e anzi è la prima, la seconda e la terza ragione per cui i Crew hanno mancato l’accesso ai playoff lo scorso anno. Certo, il problema non è stato risolto del tutto, ma rispetto al passato l’impatto di quelle difficoltà sull’intera stagione è stato profondamente diminuito, e anche questo, alla fine, è un grosso passo avanti.

 

12 – Il documentario sulla Last Dance di questi Seattle Sounders sarà uno da vedere?

Personalmente sono molto scettico, anche se questi ultimi quasi dieci anni di MLS mi hanno insegnato che non bisogna mai scommettere contro Brian Schmetzer, Nico Lodeiro e Raul Ruidiaz. Certo, con il ritorno di Cristian Roldan la squadra ha tutto un altro equilibrio, attacca con più fluidità e difende con più sicurezza, ma sembra essere proprio quella stessa caratteristica che li ha portati a giocarsi quattro finali di MLS Cup a mancare, ovvero la capacità dei singoli di chiudere il recinto della partita e di controllarne i destini. La posizione sicura, seppure poco coraggiosa, sarebbe quella di non darli per scontati o per finiti, e in fin dei conti credo sarà quella che, tutto sommato, adotterò. Ma le vibes intorno a questa squadra sono da tempo quelle da fine dell’impero: Garth Lagerwey, architetto berninesco di questo capolavoro, è andato ad Atlanta, e nel Sud del paese è finito pure il suo braccio destro, Chris Henderson. Questa squadra ha ottenuto tutto ciò che poteva ottenere, gioca un calcio che è lo specchio ammuffito di quello che praticavano fino alla vittoria in CONCACAF Champions League e ormai fatico a pensare questi ultimi quasi due anni di difficoltà come semplicemente frutto di una casualità. Potrebbero sempre rimettere tutto insieme all’improvviso, ma di solito non basta premere un interruttore. Non dovrebbe essere così semplice. Ma il condizionale è proprio perché se c’è una cosa che ho imparato su questa lega negli anni è che non bisogna mai essere troppo sicuri di qualcosa.

 

13 – Alla fine Dallas è riuscita non solo ad entrare ai playoff, ma anche ad evitare il play-in. La stagione è stata comunque tutt’altro che esaltante. Quanto la post-season può cambiare la nostra visione di questa squadra?

Dallas nel 2023 ha fatto un enorme passo indietro e solamente uno o più sorprendenti upset ai playoff potrebbero riscrivere il destino di questa stagione. Anche un’uscita onorevole contro un’avversaria tosta come Seattle non sarebbe abbastanza per considerare questa stagione tutto sommato positiva. L’anno scorso Dallas era tra le migliori formazioni della Western Conference, con un nucleo giovane da cui ci si poteva attendere una consistente crescita. E in effetti in alcuni di quei singoli la crescita c’è stata: Nkosi Tafari è diventato un difensore centrale di potenziale interesse anche per la nazionale statunitense, mentre Bernard Kamungo, di fatto quasi un rookie se escludiamo i pochi scampoli di partita del 2022, un’opzione elettrica in grado di ridare all’attacco della franchigia la brillantezza che sembrava persa. Calo, se c’è stato, è stato quello delle due stelle della franchigia, in primis Alan Velasco, che non ha effettuato lo step necessario, e solo parzialmente di Jesus Ferreira – che a sua discolpa può dire di aver perso una parte importante della stagione con la Gold Cup. Ma più in generale il vero problema appare essere uno stile di gioco apparso come stantio, privo dei colpi di genio capace di donargli imprevedibilità, appoggiatosi mollemente sui cuscini della bella passata stagione. In quel di Frisco ci si attende una off-season ricca di discussioni e da cui il progetto tecnico potrebbe uscirne fortemente modificato.

 

14 – Cosa potrebbe fare Vanni Sartini se vincesse la MLS Cup?

Quest’anno il tecnico italiano ha cantato con i Nickelback, festeggiato in un arcade, criticato chi definisce le stelle dei suoi Whitecaps, Brian White e Ryan Gauld, i Batman e Robin della MLS. Se fossi nel sindaco di Vancouver, inizierei a preoccuparmi per quelli che potrebbero essere festeggiamenti molto sguaiati. L’uomo che ha insegnato a metà degli allenatori della lega come allenare, essendo stato inviato da Coverciano negli Stati Uniti per educare i tecnici nelle scuole della USSF, è anche quello che ha mandato non pochi di loro ai matti con la sua personalità vibrante. Sartini o lo si ama o lo si odia, e a Vancouver hanno scelto la prima, anche perché ormai è evidentemente il miglior tecnico nella loro storia MLS. I suoi Whitecaps hanno, dopo molti esperimenti, trovato una quadra, e arrivano a questi playoff consapevoli che anche le trasferte per loro potrebbero non essere un problema, visti gli ottimi risultati nel mese speso a viaggiare in un lungo road trip durato sette partite. Ryan Gauld è un candidato MVP e francamente forse non si parla abbastanza della sua stagione, con numeri irreali negli assist primari e una chimica con Brian White che magari non sarà quella di Batman e Robin, ma è almeno associabile a quella tra Watson e Sherlock. Almeno ancora per questa stagione, i Whitecaps non hanno nulla da perdere. Sono ancora in una fase magari non embrionale ma comunque giovanile del proprio ciclo. Per questo sono particolarmente pericolosi, anche perché nei loro giorni migliori assomigliano a tutto tranne che ad un underdog.

 

15 – Quale partita di play-in sarà più interessante?

Difficile a dirsi, perché in entrambi i casi abbiamo squadre riuscite ad arrivare fino a qui aggrappandosi con le unghie e con i denti alla propria stagione e alle proprie poche speranze di sopravvivenza. Fino a neanche tanto tempo fa, anche solo diciamo tre settimane fa, tre squadre su quattro di questi play-in non sembravano avere speranza. Kansas City ha iniziato la stagione con dieci partite senza vittoria, e nessuna delle franchigie che prima di lei avevano raggiunto quel non onorevole traguardo si erano poi qualificate alla post-season. I New York Red Bulls sono stati tutto l’anno sotto la linea di galleggiamento, entrandovi per la prima volta solo al novantatreesimo minuto dell’ultima partita. Charlotte addirittura sembrava aver buttato al vento la propria stagione facendosi rimontare due volte da Miami nel turno infrasettimanale. Eppure, oggi siamo qui, e tutte e tre queste franchigie sono uscite dal Decision Day con uno spirito ed un’emozione completamente diverse. Questo rende entrambe le partite interessanti, ma una più delle altre: se da un lato, infatti, Sporting Kansas City arriva non solo sulle ali dell’entusiasmo a sfidare una San José che invece è in calo, o comunque in fase di stallo più o meno dalla fine della pausa per la Leagues Cup, ma ha pure il vantaggio del fattore campo, partendo dunque favorita, la sfida della Red Bull Arena appare molto più equilibrata, tra due squadre sì fortemente limitate, ma anche molto ben disposte verso il caos.

 

16 – Quale singolo può andare on fire durante i playoff?

Le ultime settimane di Duncan McGuire sono state semplicemente fuori dalla grazia divina. La sua stagione poteva già essere considerata enormemente positiva avendo sfiorato la doppia cifra in reti, ma adesso McGuire si presenta ai playoff con un bottino di tredici reti solo in MLS nella sua stagione d’esordio. Non è un DP, non è un nome che prima dell’inizio della stagione fosse anche solo familiare al grande pubblico, ma è entrato nei playoff con una forma incredibile, e ad oggi potrebbe segnare anche tirando una vasca da bagno piena d’acqua. Attenzione.

 

17 – Real Salt Lake è pronta per il grande salto?

Curioso come delle singole partite a volte possano cambiare quasi completamente le impressioni riguardo alla crescita di una squadra e impattarne in maniera così significativa il prosieguo dell’anno. Prima che si venisse a sapere cosa stava costruendo Chris Henderson a Miami, Real Salt Lake poteva facilmente fregiarsi del titolo di miglior sessione estiva in MLS. Il progetto di ricostruzione iniziato due anni fa sembrava pronto a raggiungere finalmente il suo picco grazie all’ingresso di Chicho Arango, il DP numero nove che spesso può essere necessario per alzare il livello di una franchigia. Poi però è arrivata la semifinale di US Open Cup contro Houston in cui i texani hanno vinto, ripetendo poi lo stesso risultato nel successivo turno di MLS, e la stagione di Real Salt Lake semplicemente non è stata più la stessa. Inoltre, l’infortunio di Pablo Ruiz ha privato fino a fine stagione Pablo Mastroeni forse del suo glue guy tecnico e a livello di leadership, e anche Arango è reduce da alcuni acciacchi. Dopo tre anni da underdog, in questo 2023 Pablo Mastroeni deve dimostrare di saper allenare bene anche quando il peso delle aspettative deve essere sopportato maggiormente dai suoi, e di fatto sta allenando per il suo lavoro l’anno prossimo. Dopo tutti i cambiamenti, dopo la completa rivoluzione che ha coinvolto la franchigia, cosa altro resta da cambiare per vedere se si può migliorare se non l’allenatore?

 

18 – Ma cosa sta cucinando quel demone di Ben Olsen a Houston?

Qualcosa di speciale, e questo ormai è evidente. Per i Dynamo, reduci dalla vittoria del loro primo trofeo in cinque anni, la US Open Cup, non possono più nascondersi. Potrebbe suonare assurdo alle orecchie di chi ha seguito la MLS in questi anni, ma sono senza dubbio tra i favoriti principali alla MLS Cup e l’ambizione deve essere quella di alzare il trofeo già in questo 2023. In appena una stagione l’ex tecnico di DC United ha fatto un lavoro incredibile nel ricostruire la cultura di uno spogliatoio disastrato, una franchigia tra le più disfunzionali in MLS che ha pagato quest’anno l’incompetenza del passato registrando la media spettatori casalinga più bassa della lega. Houston è uno tra i mercati più grandi del paese, con una passione viscerale per il calcio, eppure la squadra locale ormai da anni fatica ad attrarre spettatori allo stadio. A Ben Olsen e ai suoi uomini la responsabilità ma soprattutto la possibilità di cambiare completamente il rapporto tra la città e la sua franchigia professionistica. Questi Dynamo sono forse la squadra più divertente da veder giocare in MLS, giocano un calcio spettacolare con elementi, primo fra tutti Adalberto Carrasquilla, che sono quasi prodotti d’intrattenimento a sé stanti, solo per come si muovono e si applicano sul campo. Ad ovest nessuno arriva a questi playoff in uno stato di forma migliore, e negli anni abbiamo imparato a conoscere molto bene quanto possa essere importante lo stato di forma nella rincorsa alla MLS Cup.

 

19 – I rumori che arrivano dalla pancia del sottomarino Philadelphia Union possono rappresentare un limite in questa fase finale della stagione?

C’è più di qualcosa di strano in questi Philadelphia Union e la questione, anche qui, come per i rivali ormai storici di Los Angeles FC, non può essere ristretta esclusivamente alla lunghezza della stagione. Il fatto che a poche settimane dalla fine della stagione siano stati rivelati pubblicamente i termini dell’addio al capitano Alejandro Bedoya, lasciato andare per il 2024 con una conversazione durante una sessione d’allenamento, così come la lunga sequela di annunci del proprio addio da parte di Kai Wagner, il cui contratto è in scadenza a fine anno, ci dicono di un ambiente spezzato quantomeno tra dirigenza e squadra. Nonostante, dunque, i risultati sul campo siano molto positivi e ci dicano di una squadra magari non migliore ma certamente comparabile a quella vista lo scorso anno, mettendo tutto quanto insieme semplicemente non sembra esserci la stessa atmosfera che caratterizzava questa squadra negli anni scorsi. Per dirla brevemente con un inglesismo, anzi, per meglio dire, un internettismo: the vibes are off. Allo stesso tempo però non si può far finta di dimenticare che la regular season è scorsa senza particolari scossoni e che il primo turno dei playoff arriva contro una squadra se possibile ancora più incasinata come i New England Revolution post-Bruce Arena e che potrebbe non esserci un modo migliore per una squadra di alto livello per ritrovarsi e ricompattarsi come gruppo in vista di un’altra cavalcata, che questa volta si spera trionfale.

 

20 – Ok, adesso basta con i condizionali e questa finta fiducia politicamente corretta verso tutte le squadre. Facci il bracket completo di questi playoff e dicci una volta per tutte chi vince la MLS Cup.

In grassetto chi passa il turno

Play-in: New York Red Bulls – Charlotte FC, Sporting Kansas City – San José Earthquakes

Primo turno: Cincinnati – New York Red Bulls, Philadelphia – New England, Columbus – Atlanta, Orlando – Nashville, St. Louis City – Sporting Kansas City, Houston – Real Salt Lake, Los Angeles FC – Vancouver, Seattle – Dallas

Semifinali di conference: Cincinnati – Philadelphia, Orlando – Columbus, Houston – Sporting Kansas City, Seattle – Vancouver

Finali di conference: Orlando – Philadelphia, Houston – Vancouver

MLS Cup: Orlando – Houston

 

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