Gli Award della MLS 2023

La MLS ha annunciato i vari candidati per i propri premi di fine anno. Certo, in questo momento le candidature sono ancora ad una fase embrionale, quella in cui a ciascuna franchigia viene richiesto di inviare un nome, anche quelle andate molto male in stagione, la vera scrematura avverrà con i finalisti, ma intanto posso sfruttare l’occasione per presentare la mia personale lista di premi, partendo da quelli ufficiali della MLS per poi arrivare ad alcuni inventati dal sottoscritto. Partiamo.

 

MVP – Luciano Acosta – FC Cincinnati

Finalisti: Ryan Gauld – Vancouver Whitecaps, Thiago Almada – Atlanta United

Difficile pensare ad un premio più telefonato di questo qui. Sarebbe veramente sorprendente vedere anche solo un voto non andare nella direzione del trequartista argentino, che ha semplicemente dominato la stagione. Credevamo di aver visto negli ultimi anni il meglio che Luciano Acosta potesse offrirci, ma dal suo ritorno in MLS ha saputo trovare una nuova marcia nel proprio gioco, e con Pat Noonan è diventato il punto focale di un sistema offensivo eliocentrico che si muove al suo ritmo. Il premio, nonostante molti notevoli candidati anche fuori dal terzetto qui presente, difficilmente potrà prendere un’altra direzione. Ryan Gauld a Vancouver è diventato un giocatore incontrastabile in transizione, un eccellente creatore di assist a getto continuo mentre Thiago Almada, anche nei momenti più bui della stagione di Atlanta United, ne è stato la luce. La stagione di Acosta però siede nell’Olimpo delle più grandi singole stagioni in MLS, e il dominio di Cincinnati non può non valere qualcosa in sede di votazione.

 

Newcomer of the year – Giorgos Giakoumakis – Atlanta United

Finalisti: Joao Klauss – St. Louis City SC, Yerson Mosquera – FC Cincinnati

Atlanta ha finalmente trovato quella cosa che gli mancava dal primo grave infortunio di Josef Martinez. Giakoumakis è ossessionato dall’ondeggiare della rete colpita dal pallone, vive alla ricerca di una rete e la capacità di trovare il gol indirizza lo spirito con cui vive il resto della giornata. Con lui Atlanta ha saputo trovare una nuova direzione e uno sfogo alle sue spesso lunghe ed infruttuose manovre. La sua media gol, visto che la sua stagione d’esordio ha comunque sofferto a causa di alcuni infortuni, è la migliore in MLS e lascia pensare che con una stagione intera alle spalle potrebbe tranquillamente ambire a quantomeno sfiorare i record di gol in una singola stagione.

 

Coach of the year – Bradley Carnell – St. Louis City SC

Finalisti: Pat Noonan – FC Cincinnati, Wilfried Nancy – Columbus Crew

Sì, ok, Pat Noonan ha orchestrato una delle migliori regular season nella storia della MLS, ma il premio, secondo me, gli spettava l’anno scorso più che questo, quando aveva rimesso in piedi la franchigia più disfunzionale della lega portandola ai playoff. Bradley Carnell ha guidato non solo il suo expansion team ad essere il migliore nella storia della lega, ma ha anche battuto lo scetticismo intorno ad una rosa che sembrava assomigliare più ad una di MLS Next Pro che ad una da MLS, giocando un calcio organizzato, molto meno fondamentalista di quanto la sua origine nel mondo Red Bull possa far pensare, versatile e soprattutto ha vinto un sacco di partite grazie alle sue sostituzioni e alle sue mosse a partita in corso. Il terzo posto non può che spettare a Nancy, il genio matto di questa lega, un’isola nel mare dello scenario tattico contemporaneo, capace di ridare entusiasmo a Columbus dopo due anni senza playoff.

 

Defender of the year – Yerson Mosquera – FC Cincinnati

Finalisti: Steven Moreira – Columbus Crew, Robin Jansson – Orlando City

Sarà con ogni probabilità una toccata e fuga quella del difensore sudamericano in MLS. L’unica speranza è che la lega ammorbidisca in questa off-season alcune sue regole così da permettere alla franchigia di pagare l’opzione per rendere definitivo il trasferimento ad oggi in prestito dagli Wolves, ma anche quello potrebbe non bastare visto che Mosquera sembra senza grossi dubbi destinato ad un futuro da titolare in Premier League. Ovviamente con la stagione avuta da Cincinnati è assurdo non immaginarsi una consistente presenza della franchigia in questa lista. E se anche l’inclusione di Jansson non è sorprendente – da anni è uno dei migliori passatori nel ruolo di difensore centrale nella lega – molto più curiosa potrebbe essere quella di Moreira, carriera spesa fino a questo punto come terzino ma che quest’anno con Nancy è diventato un difensore centrale, ma anche un elemento molto attivo della manovra e spessissimo presente in fase di rifinitura nelle zone più avanzate di campo. Uno degli esperimenti più ambiziosi e più riusciti nella storia recente della lega.

 

Young Player of the year – Chris Brady – Chicago Fire

Finalisti: Noel Buck – New England Revolution, Benjamin Cremaschi – Inter Miami

Questo premio verrà vinto quasi sicuramente da Thiago Almada, che d’altronde io ho inserito come candidato MVP. Potrebbe quindi sembrare strano come non sia finito neanche nel terzetto dei candidati, ma la ragione è che, molto semplicemente, il mio metro di valutazione considera valori aggiuntivi rispetto alle prestazioni in campo. In un premio per miglior giovane, ritengo che una maggiore precocità vada premiata, e quindi i miei finalisti sono tutti Under 20 reduci da una stagione da titolari, e semplicemente non credo sia mai esistita una stagione di un Under 20 in MLS migliore di quella di Chris Brady quest’anno, per di più in una posizione delicata come quella del portiere. Brady ha giocato meglio di Alphonso Davies, Tyler Adams, anche del suo coetaneo, ex compagno di squadra e collega Gabriel Slonina, volato al Chelsea lo scorso anno – curiosità, l’unico altro portiere così giovane a partire titolare in un campionato di livello simile o superiore alla MLS in tutto il mondo è proprio Slonina con i belgi dell’Eupen. Stiamo parlando di uno dei migliori prospetti mondiali nella sua posizione, e di uno dei più precoci. Anche considerando la quasi scontata vittoria di Almada, è quasi impossibile pensare che la sua stagione potrà tenerlo fuori dai veri finalisti per questo premio.

 

Comeback player of the year – Miles Robinson – Atlanta United

Finalisti: Brad Smith – Houston Dynamo, Joao Paulo – Seattle Sounders

L’anno scorso la definizione stessa di questo premio è stata vituperata dalla strana scelta di premiare Gonzalo Higuain, autore di un’ottima stagione ma che non era tornato da nulla se non una sua altra pessima stagione, soprattutto considerato che Kei Kamara, il terzo miglior marcatore nella storia della lega era appena tornato da un’esperienza fallimentare in Finlandia a quasi quarant’anni riuscendo a toccare la doppia cifra con Montreal. Quest’anno sembra scontata la vittoria di Robinson, lui si reduce da una definizione quasi da dizionario di comeback, dopo l’infortunio al tendine di Achille che gli ha fatto saltare quasi tutto il 2022 e soprattutto il mondiale con lo USMNT. La difesa di Atlanta non è la migliore della lega e non ci va neanche vicino, ma la stagione di Robinson va comunque considerata come positiva, e potrebbe essere l’anticamera del salto in Europa, visto che il suo contratto è in scadenza.

 

Goalkeeper of the year – Roman Burki – St. Louis City SC

Finalisti: Chris Brady – Chicago Fire, Daniel – San José Earthquakes

Dopo il titolo di MVP, quello per il portiere dell’anno è colui che si avvicina ad avere meno dubbi sul risultato finale. Le statistiche avanzate e in particolare i goals added di American Soccer Analysis dicono chiaramente che senza Roman Burki a difendere la loro porta, considerando una difesa che ha concesso più di quanto ci aspetteremmo da una squadra prima nella sua conference, St. Louis City sarebbe una squadra da metà classifica. Prendendo il più alla lettera possibile il concetto di “Most Valuable Player” ci sarebbe da affermare che sia stato proprio Burki il singolo più importante, il più decisivo per i destini della propria squadra. Ovviamente, ritengo una lettura così etimologica del termine rischi di svalutare il significato stesso che il premio ha acquisito, quindi Burki resta fuori dai miei calcoli, ma è indubbiamente uno dei candidati possibile ad una finale a tre. Non che la stagione del portiere svizzero voglia dire una mancanza di altre stagioni di livello. Brady, come avete visto, è il Young Player of the year, mentre Daniel a San José ha silenziosamente messo insieme una stagione di altissimo livello, seppure profondamente sottovalutata.

 

Goal of the year – Pablo Ruiz – Real Salt Lake

Finalisti: José Martinez – Philadelphia Union, Luciano Acosta – FC Cincinnati

Ho deciso di premiare, nel mio terzetto, la varietà delle giocate. Quindi, siccome c’è già un gol da metà campo, rimane fuori quello incredibile di Lucas Zelarayan, molto più importante per peso del momento in cui è stato segnato, ma secondo me leggermente più facile data la posizione e l’essere in movimento del nazionale armeno. Il gol di Ruiz credo sia uno dei più assurdi anche solo da pensare che io abbia mai visto, completamente fuori dal ritmo della partita e dallo spartito tipico di situazioni del genere.

 

Executive of the year – Pat Onstad – Houston Dynamo

Finalisti: Lutz Pfannenstiel – St. Louis City SC, Garth Lagerwey – Atlanta United

Si potrebbe dire che sia assurdo non assegnare il premio all’architetto del primo expansion team capace di finire in testa alla propria conference, ma io credo, e ritengo che la storia recente della MLS sia qui a dimostrarlo, che sia molto più difficile ricostruire una squadra in un perenne stato di disfunzionalità che partire da zero, perché nel secondo caso non c’è nessun peso delle precedenti scelte sbagliate che cerca di farti affondare. Pat Onstad ha dovuto prendere delle decisioni difficili, ricostruire un roster confezionato male, si è dovuto liberare di un Designated Player – Sebas Ferreira – senza avere la possibilità di sostituirlo con un altro DP, visto che il prestito al Vasco lo fa ancora pesare sul salary cap dei texani. Alla stessa maniera, giusto premiare Garth Lagerwey, che è andato ad Atlanta per ridare al primo Super Club della MLS il tono necessario per una franchigia con quelle ambizioni.

 

Best XI – 3-4-2-1

Roman Burki

Robin Jansson – Yerson Mosquera – Steven Moreira

Jake Nerwinski – Obinna Nwobodo – Hector Herrera – Alvaro Barreal

Luciano Acosta – Thiago Almada

Giorgos Giakoumakis

La formazione, grossomodo, si spiega da sola. Il portiere è il vincitore del premio di miglior portiere, la difesa fatta dal terzetto dei candidati a difensore dell’anno, l’attacco da due candidati MVP e dal Newcomer of the year. A centrocampo impossibile non premiare due elementi chiave della squadra vincitrice del Supporters’ Shield come Nwobodo e Barreal, mentre si guadagnano un posto Herrera, rinato come è rinata tutta Houston sotto Ben Olsen, e Nerwinski, che pur giocando in una difesa a quattro ha un passato anche come esterno a tutta fascia. La formazione non è quella preferita dell’allenatore dell’anno, forse una mia mancanza, ma è quella di Wilfried Nancy, il tecnico più coraggioso e riconoscibile della lega, perfetto per valorizzare una squadra molto sbilanciata verso l’attacco. Inoltre, la presenza della sua difesa a tre diventa necessaria nel momento in cui si include una sua creatura come Moreira, ex terzino tramutato in braccetto dall’opera del tecnico ex Montreal.

 

I premi inventati da me

Rookie of the year – Duncan McGuire – Orlando City

Finalisti: Moise Bombito – Colorado Rapids, Andrew Privett – Charlotte FC

In Memoriam: MLS Rookie Of The Year Award (1996-2019). Da quando la MLS ha preso la decisione di cambiare il nome del premio in quello più generico di “giovane calciatore” i rookie in uscita dal college hanno perso anche l’occasione di portarsi a casa un pezzo d’argenteria. Ma ogni anno continuano ad apparire giocatori provenienti dal Draft capaci di competere da subito al massimo livello, e quindi, almeno nel mio mondo, il premio continua ad avere un senso. Anche perché raramente, pure negli anni in cui il rookie dell’anno veniva assegnato dalla lega, si è avuta una stagione da matricola migliore di quella di Duncan McGuire quest’anno. Il classe 2001 da Creighton è recentemente salito in doppia cifra di gol, un traguardo ottenuto da sole cinque scelte al Draft prima di lui, e lo ha fatto per una delle migliori squadre della Eastern Conference in piena lotta per la MLS Cup. McGuire è addirittura un candidato serio per il titolo di Young Player of the year, cosa che, da quando il premio ha cambiato nome, raramente è stata detta per un rookie vero e proprio. Dietro di lui da notare le belle storie dei due finalisti. Moise Bombito due anni fa giocava in un community college, poi ha ottenuto una chance in NCAA dove ha dominato, e nella sua prima stagione da pro si è addirittura conquistato la nazionale canadese. Privett è stata una scelta del terzo giro e ha trovato la titolarità come difensore centrale, nonostante uscisse dal college come centrocampista. Il dato è ancora più impressionante considerando che Charlotte aveva usato la prima scelta assoluta al SuperDraft, ricevuta in uno scambio con St. Louis, proprio per prendere un difensore centrale, che invece ha a malapena esordito in MLS.

 

Most Improved Player – Alexandru Matan – Columbus Crew

Finalisti: Sam Adeniran – St. Louis City SC, Jake Davis – Sporting Kansas City

Francamente, non ho idea di come un premio così popolare in altre leghe statunitensi non esista in MLS, ma è proprio per categorie come questa che ho deciso di aggiungere alcuni award personali, giusto per sottolineare il percorso di certi atleti. A gennaio scorso, Columbus era pronta a rimandare in Europa Alexandru Matan anche a costo di andare in perdita dal punto di vista del prezzo del cartellino. La sua esperienza in MLS era stata disastrosa, e il prestito sembrava la via d’uscita più facile. Poi Nancy, tecnico solito e abile nel riciclare giocatori su cui tutti gli altri erano pronti a mollare, ha chiesto di poterlo vedere per la stagione regolare e ne ha fatto un titolare fisso dei suoi Crew. Ventinove presenze con nove assist e un gol sono un bottino completamente inaspettato e lo certificano come una delle colonne portanti dei Crew. La crescita di Adeniran e Davis è stata non meno impressionante, ma nel loro caso bisogna sottolineare come questa sia avvenuta lungo il corso della stagione piuttosto che fin dall’inizio. Adeniran, addirittura, si è fatto qualche settimana in prestito a San Antonio in USL, venendo solo richiamato quando gli infortuni avevano minato la composizione del roster a disposizione di Carnell.

 

Pass of the year – Lionel Messi – Inter Miami

Finalisti: Sebastian Driussi – Austin FC, Joao Klauss – St. Louis City SC

Giuro non ho inventato questo premio solo per dare un contentino a Lionel Messi. Penso che se si premiano i migliori gol, forse si potrebbero premiare anche i migliori passaggi – o, se qualcuno volesse essere più stringente di me i migliori assist, visto che nessuno dei tre in gara si qualifica come tale – e di passaggi come quello di Leo Messi ne ho visti fare pochi non solo in MLS, non solo in generale, ma proprio pochi anche dallo stesso argentino. In moltissimi altri grandi passaggi una parte di merito va riconosciuta anche al ricevitore, che corre quella linea di passaggio assurda e incomprensibile aspettandosi di poterla ricevere, ma qui il fermo immagine del gol è chiaro: Benjamin Cremaschi non aveva la benché minima idea che quel passaggio potesse arrivare, eppure Messi lo ha piazzato perfettamente calcolando anche il tempo di reazione necessario per comprendere cosa stesse succedendo.

 

MLS Next Pro Veteran of the year – Mohamed Farsi – Columbus Crew

Finalisti: Aziel Jackson – St. Louis City SC, Bernard Kamungo – FC Dallas

L’anno scorso ha esordito con la sua prima stagione la lega di sviluppo della MLS. Dopo già un anno, molti sono passati dalla seconda alla prima squadra, e dunque mi pare opportuno premiare chi ha saputo sfruttare questa opportunità, sia come singolo giocatore che come squadra. Avessimo assegnato questo premio ad inizio stagione probabilmente l’intera tripletta sarebbe stata dei Crew. I campioni dell’edizione inaugurale hanno, con Nancy, saputo valorizzare molti ragazzi usciti da quella squadra, ma se Russell-Rowe o Arfsten, che addirittura aveva giocato con San José venendo però notato da Columbus, sono pezzi importanti in uscita dalla panchina, non si può non sottolineare come Patrick Schulte e Mohamed Farsi siano diventati titolari fissi della squadra di Nancy. Il premio va al secondo, e il primo sembrava un ingresso automatico nel terzetto finale, ma la crescita nel finale di stagione di Jackson, ormai titolare fisso di St. Louis, e Kamungo, uno dei giocatori più elettrizzanti da veder giocare in MLS, hanno strappato al pur comunque ottimo portiere un posto in questa lista.

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