Bruce Arena non è più il tecnico di New England, ma è l’unica cosa certa

Potrebbe anche essere che l’ultimo momento veramente memorabile della carriera di Bruce Arena, il più grande allenatore statunitense di ogni tempo, sia arrivato lo scorso giugno, quando, interrogato da un giornalista locale sull’arrivo di Lionel Messi in MLS, il settantunenne di origini siciliane ha silenziato qualsiasi accusa di favoritismi a Inter Miami da parte della lega, spiegando con la passione e la chiarezza di un divulgatore scientifico il perché una mossa del genere non poteva che essere un bene per l’intero movimento.

Quel momento è stato forse l’ultimo di una lunghissima serie di incornate con i media, con cui negli anni ha avuto un rapporto alla Gregg Popovich di qualche anno fa, del tipo “se io sono seduto dal lato opposto a voi è perché so cose a cui il vostro intelletto non vi farebbe arrivare neanche in mille anni”, ma è stato anche un momento di una lucidità impressionante. Sentendo parlare Bruce Arena si ha l’idea di trovarsi di fronte a chi, se avesse voluto fare il dirigente anziché l’allenatore, avrebbe avuto non meno successo di quelli attualmente in carica, e che comunque, per non farsi mancare niente, negli anni sono finiti anche loro al centro dei suoi sfoghi caustici da nativo di Long Island qual è.

Un mese dopo quel video, nei giorni immediatamente successivi alla demolizione dell’Atletico San Luis nella fase a gironi di Leagues Cup, Bruce Arena sarebbe stato improvvisamente sospeso dalla propria franchigia perché sotto indagine della MLS per commenti inappropriati. Al suo posto, almeno temporaneamente, i suoi storici collaboratori Richie Williams come allenatore e Curt Onalfo come direttore sportivo. All’annuncio da parte dei Revolution e della lega di un’indagine nei confronti di uno dei loro volti più riconoscibili, sarebbe seguito un silenzio radio durato, anche quello, un mese.

Nessuna voce arrivata a media nazionali o locali, solo speculazioni, come quella costata poi una sospensione di trenta giorni a Kaylyn Kyle, volto del MLS Season Pass, che ha affermato a Sirius XM come la sospensione di Arena fosse legata all’uso di un epiteto razzista. Tra le tante voci, è stata discussa quella secondo cui la sospensione fosse dovuta ad un litigio con Djordje Petrovic, per cui Arena aveva rifiutato offerte da Nottingham Forest e Nantes nonostante il portiere serbo volesse andarsene, e che è poi stato ceduto dallo staff ad interim nelle ultime settimane di mercato.

Poi però, nei minuti immediatamente successivi al pareggio dei New England Revolution in trasferta contro Minnesota United, Bruce Arena ha rilasciato una dichiarazione pubblicata dal social media manager della franchigia in cui annunciava le proprie dimissioni, affermando di “aver commesso alcuni errori” e che, “andando avanti, ho intenzione di spendere qualche tempo riflettendo su questa situazione e lavorando per affrontare quanto è accaduto”. In un annuncio quasi contemporaneo a quello del tecnico, la MLS ha detto di aver confermato tramite la sua indagine alcune delle accuse arrivate ad Arena, e che qualora il tecnico volesse tornare a lavorare in MLS dovrà prima presentare una petizione al commissioner Don Garber.

Anche adesso, mentre scrivo questo articolo, le ragioni per cui Bruce Arena è finito sotto indagine sono state chiarite. Non si sa quali siano le accuse specifiche arrivate nei confronti del tecnico, né quanti e quali di esse siano state confermate come veritiere da parte della lega, e francamente, almeno in linea di principio, ritengo che la strategia implementata dalla MLS sia quella corretta. Per quanto frustrante possa essere stato per noi appassionati rimanere senza notizie chiare sull’accaduto e essere lasciati all’oscuro di tutto, in casi così delicati è giusto prendersi tutto il tempo necessario ed evitare che il rumore esterno possa influenzare il risultato.

Il problema, in questo caso specifico, è che le linee di principio non sono più perseguibili, perché una serie di fattori esterni all’investigazione ha avuto dirette conseguenze sull’intera situazione, creando non solo una delle più spettacolari debacle di una franchigia competente nel reame della disfunzionalità, ma anche una faida interna alla franchigia, tra calciatori e staff e tra tifosi e organizzazione, che difficilmente potrà essere colmata in tempi brevi. Chi segue la MLS da qualche tempo potrebbe ricordarsi un tempo apparentemente lontano in cui i Revolution erano una delle peggiori franchigie della lega – era appena la prima metà del 2019 – ma l’impressione è che neanche nei giorni di Brad Friedel l’atmosfera intorno a New England fosse tanto negativa come lo è diventata negli ultimi giorni.

Nasce tutto da un report pubblicato da The Athletic pochi minuti prima dell’inizio della partita contro Minnesota e quindi poche ore prima delle dimissioni di Bruce Arena. L’articolo racconta proprio di un tecnico sempre più lontano dalla franchigia, ma inserisce anche un dettaglio, che non viene approfondito, secondo cui uno degli accusatori sarebbe proprio il tecnico ad interim dei Revolution, Richie Williams, ex giocatore di Arena all’università della Virginia, a DC United e con la nazionale statunitense, e poi suo vice con Red Bulls, Stati Uniti e New England Revolution.

All’interno del pezzo, The Athletic sottolinea alcune frizioni che sarebbero esistite negli ultimi mesi tra Arena e proprio i due che ne hanno preso il posto, Curt Onalfo, che da direttore tecnico si sarebbe visto escluso quasi del tutto dal reclutamento di nuovi giocatori, e Richie Williams, a cui Arena avrebbe detto di iniziare a cercare un nuovo lavoro in vista della scadenza del suo contratto a fine stagione. L’articolo, secondo la mia onesta opinione, sarebbe stato evitabile, o comunque ciò che viene trovato al suo interno poteva tranquillamente essere tenuto per un futuro articolo più completo e che sia pronto a chiarire una volta per tutte, come tra l’altro succede spesso nel calcio americano quando si parla di The Athletic, le vere cause dell’investigazione e dell’allontanamento di Arena.

Nel completo silenzio radio delle ultime settimane, l’aggiornamento arrivato da parte del sito proprietà del New York Times ha di fatto creato un unico colpevole all’interno dell’intera situazione, un capro espiatorio da trattare come se fosse Bruto dopo aver tradito Giulio Cesare, soprattutto dopo che, nei giorni precedenti alle dimissioni di Arena, molti giocatori, attuali ed ex, e anche elementi del suo staff si fossero espressi decisamente in supporto del leggendario tecnico statunitense. Richie Williams, agli occhi di appassionati e anche alcuni addetti ai lavori, è la mente e il braccio dietro un golpe, quello che ha tolto l’allenatore di maggior successo forse dell’intera storia della franchigia di torno.

Potrebbero avere ragione. È del tutto possibile che tutta quest’inchiesta sia una macchinazione di chi abbia visto come un tradimento della sua lealtà l’idea di doversi trovare un nuovo lavoro. La realtà però è che noi non sappiamo quasi nulla, e quel poco che sappiamo ci dice che Bruce Arena ha commesso qualcosa di abbastanza grave da portare lui stesso, fosse anche tramite un portavoce, a chiedere scusa, e tale per cui se volesse farsi riassumere in MLS dovrebbe ottenere il permesso dal commissioner, cosa che, per esempio, non è necessaria per un allenatore come Mike Petke, licenziato nel 2019 per aver rivolto insulti omofobi ad un arbitro.

Quello che sappiamo è poco, troppo poco per avere giudizi così definitivi. È possibile che quanto fatto da Bruce Arena sia di una gravità mai sentita prima in MLS, ma è anche possibile che sia un caso come il cosiddetto Reyna-gate, dove chi ha tenuto nascosto per anni un fatto grave perché gli faceva comodo lo rivela e cerca di ricattare qualcun altro solo per trarne un vantaggio personale, oppure qualsiasi gradazione di grigio nel mezzo. Quello che però sappiamo è che l’intera gestione della questione da parte dei Revolution è stata danneggiata da un errore fondamentale come assumere colui che aveva presentato le accuse contro Arena come suo sostituto, fosse anche temporaneo. Sia la franchigia che la MLS hanno perso totalmente il controllo della narrativa quando, al report di The Athletic, non hanno risposto con una trasparenza completa, preferendo mantenere una segretezza ragionevole nella prima fase, ma completamente inadatta per affrontare le tante speculazioni.

Molto presto, infatti, la scontentezza verso Williams non ha esitato a farsi strada dalla tifoseria alla squadra. Tenuti all’oscuro fino alla fine della partita contro Minnesota United di qualsiasi sviluppo nella vicenda, i giocatori sono venuti a sapere dalla stampa, e non da Williams stesso, del suo ruolo nelle accuse a Arena, un tecnico benvoluto da tutti i calciatori e che molti di loro si erano augurati nelle settimane precedenti potesse tornare al suo posto in tempi rapidi. Nella giornata di martedì, quando sarebbero dovuti tornare ad allenarsi, i giocatori hanno avuto un incontro, voluto dalla dirigenza, con il presidente della franchigia Brian Bilello, e poi, insoddisfatti, avrebbero richiesto un incontro privato con lo staff tecnico e Richie Williams. Usciti pure da quell’incontro senza le risposte che si aspettavano, i giocatori, secondo The Athletic, si sarebbero rifiutati di allenarsi, anche se sia Williams, nella successiva conferenza stampa a cui Carles Gil, pure inizialmente annunciato, non si è presentato, sia Matt Polster, hanno descritto il mancato allenamento come una decisione collettiva.

Nelle ore immediatamente successive i Revolution hanno annunciato, con una nota, che Clint Peay, allenatore della seconda squadra e anche lui allievo di Arena sia a Virginia che con DC United, avrebbe preso il posto di Williams come allenatore ad interim della franchigia, e, allo stesso tempo, il licenziamento degli assistenti allenatori Shalrie Joseph e Dave Van den Bergh, pubblicamente vicini a Arena. Nel comunicato non si fa menzione di cosa sia successo a Richie Williams e di quale sia la mansione con cui, dopo la perdita dell’incarico ad interim, rimarrà parte dell’organizzazione.

Questa mossa, se possibile, non ha fatto altro che amplificare l’incertezza sulla questione, rendendo sempre più evidente come, nonostante una strategia in origine corretta e ragionevole da parte delle varie parti in causa, ormai l’unica soluzione per calmare le acque sia la trasparenza più completa, e che questa segretezza dia solo adito a nuove teorie del complotto e contribuisca a riscaldare gli animi. Mentre scrivo queste parole, i New England Revolution hanno appena terminato una conferenza stampa via Zoom sull’assunzione di Clint Peay. In prima fila ci sono il presidente Bilello e il direttore sportivo Onalfo. Le domande, più che su Peay, sono orientate a capire come mai la franchigia abbia deciso di togliere l’incarico a Richie Williams pochi giorni dopo aver scritto in un comunicato che Williams avrebbe guidato la squadra fino a fine stagione. Le risposte arrivate sono state tutt’altro che soddisfacenti, e non sembrano neanche il frutto di una strategia mirata a limitare i danni, quanto piuttosto dall’improvvisazione più totale.

In quella che è già stata una stagione MLS dedita al drama, la situazione circostante l’addio di Bruce Arena alla panchina dei New England Revolution rappresenta con ogni probabilità il picco assoluto. Lo fa già così, già prendendo in considerazione solo quello che sappiamo, ma come detto ciò che sappiamo è quasi niente. Il danno d’immagine che ha colpito la franchigia di Boston è irrecuperabile, il modo in cui si sono comportati e anche quest’ultima conferenza stampa francamente inspiegabili. Proprio quando eravamo riusciti a dimenticare la loro disfunzionalità, i Revs sono planati su di noi come a lanciarci migliaia di volantini per ricordarci che sono ancora loro. E sono riusciti a fare tutto questo anche partendo dal principio che, quando uscirà tutta la verità, le loro decisioni potrebbero anche risultare essere quelle corrette. È il modo in cui le hanno applicate, però, ad aver creato una frattura che potrebbe mandare all’aria tutte le loro speranze di una grande stagione con un gruppo potrebbe seriamente competere per la MLS Cup.

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