La federazione canadese sta sprecando una generazione
Nel marzo del 2022, sul terreno di gioco del BMO Field di Toronto, la nazionale maschile canadese celebrava il punto più alto della sua storia, la qualificazione ottenuta alla testa del girone nordamericano per il mondiale in Qatar, il primo dei Canucks dal 1986 e solamente il secondo nella storia del paese. Interrogato sulle ragioni di questo storico successo, il portiere Milan Borjan, uno dei veterani di questo gruppo, uno di quelli che era già nel giro della nazionale, seppure non in campo, durante la sconfitta per 8-1 contro l’Honduras di dieci anni prima, avrebbe risposto con due sole parole: John Herdman.
A compimento di un decennio di lavoro con la federazione canadese, prima come allenatore della nazionale femminile e poi, a partire dal 2019, con gli uomini, il tecnico inglese aveva saputo ricostruire un gruppo intorno alla generazione più talentuosa del calcio maschile canadese. Herdman ha professionalizzato la nazionale, assumendo nuovi elementi dello staff e allargando la durata dei camp. Inoltre ha saputo energizzare l’intera nazionale, creando un gruppo che, durante il torneo di qualificazione ai mondiali ha saputo dominare la concorrenza e chiudere al primo posto.
Non che il lavoro di Herdman sia stato esente da critiche: la sua gestione dei tornei CONCACAF come Nations League e Gold Cup, oltre che della fase ai gironi dei mondiali hanno esplicitato molti dubbi sulle sue capacità tattiche e di gestione della partita. Ma anche considerata l’impresa completata, ci sarebbe voluto veramente un nome gigantesco per spingere la federazione canadese a fare un passo indietro nei confronti del tecnico inglese, per di più diventato un personaggio di dominio pubblico in tutta la nazione, arrivando a godere di una reputazione equiparabile solo a quella dell’allenatore che riporterà in Canada la Stanley Cup, che manca ormai dal titolo dei Montreal Canadiens nel 1993.
La partita con cui il Canada si è qualificato al mondiale
Eppure, dopo un anno e mezzo da quella storica qualificazione mondiale sul terreno del BMO Field, John Herdman si ritroverà a chiamare proprio lo stadio di Toronto come la sua abitazione stabile. Il tecnico è stato infatti annunciato come nuovo allenatore di Toronto FC, la franchigia MLS attualmente all’ultimo posto nella classifica del Supporters’ Shield, un’organizzazione lanciata nel caos dall’esperimento fallito con Lorenzo Insigne e Federico Bernardeschi e appena uscita dalla turbolenta era Bob Bradley. Poche ore prima dell’annuncio, infatti, Herdman si era dimesso dal suo ruolo alla guida della nazionale canadese. Una scelta apparentemente inspiegabile dal momento che, almeno in teoria, il quadriennio appena iniziato rappresenta quello più entusiasmante per l’intero movimento calcistico canadese, un periodo di avvicinamento al mondiale casalingo del 2026 a cui difficilmente il tecnico responsabile della crescita di questo gruppo avrebbe potuto rinunciare con così tanta facilità dopo la fatica fatta per costruirlo.
La decisione di John Herdman però non può non essere letta se non alla luce della situazione di estrema difficoltà, anche economica, che sta vivendo la federazione calcistica canadese, da qui in avanti Canada Soccer, e che mette in dubbio tutti i progressi fatti dal movimento sia al maschile che con una nazionale che sì, è stata eliminata ai gironi dell’ultimo mondiale, ma è ancora per un anno campionessa olimpica in carica.
Dello stato di emergenza assoluta di Canada Soccer avevamo già parlato qualche mese fa, quando entrambe le nazionali avevano, attraverso dei comunicati di fuoco, dichiarato guerra alla propria federazione, chiedendo un maggiore supporto economico e concentrando la propria attenzione su un accordo firmato da Canada Soccer e ritenuto la ragione principale delle difficoltà economiche della federazione.
L’accordo in questione è quello con il Canadian Soccer Business, o CSB, in breve, una società di marketing fondata dai proprietari delle varie franchigie nella Canadian Premier League, il primo campionato nazionale professionistico in Canada da molti anni a questa parte. Fondata nel 2018, CSB è di fatto ispirata alla SUM, il braccio marketing della MLS creato nel 2002 per acquistare i diritti del mondiale maschile di quell’anno che altrimenti non sarebbe stato trasmesso sulla televisione statunitense in inglese. Entrambe le aziende si occupano della gestione di accordi di sponsorizzazione, diritti televisivi e organizzazione di partite amichevoli per i propri partner, e l’idea alla base di queste compagnie è che il successo del calcio come sport, in generale, porti benefici anche alle specifiche leghe nazionali.
Se la relazione tra SUM e USSF ha però sempre portato benefici economici per entrambe le parti – come anche quella tra la SUM e la federazione messicana – l’accordo tra CSB e Canada Soccer non viene criticato solo o soprattutto per una mancanza di trasparenza tra le due parti, ma principalmente perché tutti i vantaggi economici sembrano sbilanciati da una sola parte, e la firma stessa dell’accordo sembra essere una delle ragioni principali delle fatiche economiche di una federazione che, secondo il segretario generale, potrebbe essere a rischio di dichiarare bancarotta.
In cambio della possibilità di firmare contratti di sponsorizzazione e diritti televisivi con una varietà di compagnie a nome della federazione, CSB paga a Canada Soccer tra i tre e i quattro milioni di dollari all’anno, una cifra che incrementa lungo la durata dell’accordo e che prevede anche un bonus a sei cifre in vista del mondiale casalingo. Proprio questa cifra ha causato una parte delle polemiche, in primo luogo perché ritenuta troppo bassa per un movimento che, dopo la firma di questo contratto, è esploso a livello di popolarità in tutto il paese, e in parte perché fonti interne alla federazione hanno riportato la cifra come inferiore a quella che il colosso statunitense IMG pagava per svolgere di fatto lo stesso compito.
Il vero aspetto fortemente criticato di questo accordo è però quello della sua durata. Le due parti, nel 2018, hanno infatti firmato un contratto valido per dieci anni, già da sola una tempistica sproporzionata e mai sentita per un contratto commerciale di questo tipo, che per di più contiene una clausola incredibilmente favorevole a CSB, che può decidere unilateralmente di rinnovare il contratto per altri dieci anni, fino al 2038. Come affermato da Mark-Anthony Kaye, centrocampista della nazionale canadese, “la principale fonte di guadagno per Canada Soccer è stata in gran parte deviata per il beneficio dei proprietari di una minor league”.
Come riportato da The Athletic la CSB è la figlia di Victor Montagliani, all’epoca presidente di Canada Soccer e ora capo della CONCACAF, e di Scott Mitchell, amministratore delegato del Forge FC, una delle franchigie della CPL. La nascita della branca marketing della lega, oltre che la firma di questo contratto, era considerata fin dall’inizio necessaria per convincere i proprietari delle varie franchigie a sostenere l’investimento a lungo termine necessario per dare inizio al campionato. La CSB è nata come conditio sine qua non per l’esistenza della CPL, a sua volta condizione necessaria perché il Canada potesse ospitare parte del mondiale 2026. La federazione canadese, dunque, nella persona dei suoi dirigenti durante questo periodo – Montagliani prima, poi Nick Bontis, dimessosi a marzo sotto la pressione esercitata dalle proteste delle due nazionali – avrebbe accelerato la formazione di una lega professionale mettendo a rischio la salute stessa della federazione così da potersi mettere nella posizione di beneficiare economicamente dai ricchi premi e introiti derivanti dall’organizzazione di un mondiale.
La prima conseguenza di questo e di altri accordi disgraziati firmati dalla federazione – come quello con Nike, con Canada Soccer che ha insistito fortemente per coinvolgere la casa dello swoosh, con la conseguenza di perdere potere negoziale, ottenere come unico vantaggio la fornitura gratis di abbigliamento, senza introiti aggiuntivi, e con la beffa di presentarsi al mondiale qatariota come unica nazionale senza magliette nuove perché l’azienda americana non aveva previsto la qualificazione dei canadesi – è stata in primo luogo una riduzione significativa del numero di camp organizzati dalla federazione.
Le squadre giovanili hanno praticamente azzerato la loro attività, con la conseguenza aggiuntiva che il reclutamento dei prospetti con doppio passaporto ne è stato fortemente danneggiato, come ad esempio nel caso di Luca Koleosho, convocato da Herdman prima dei mondiali e ora nel giro delle giovanili italiane, e anche le nazionali maggiori si ritrovano con molte partite in meno sul tabellino. Prima della fase finale di Nations League, la nazionale canadese si è riunita sette giorni dopo le rivali nella Final Four, mentre per la prossima finestra di settembre la squadra maschile non scenderà in campo perché la federazione non ha trovato il budget per organizzare delle amichevoli.
Questa distanza a livello organizzativo non solo dalle grandi rivali continentali Messico e Stati Uniti, ma in generale dal resto del mondo del calcio per nazionali, ha spinto lo stesso Herdman, dopo la sconfitta nella finale di Nations League dello scorso giugno, a rendere pubblica per la prima volta la sua insoddisfazione nei confronti della federazione. “Dobbiamo risolvere la situazione finanziariamente, dobbiamo essere seri riguardo alla possibilità di vincere il mondiale” ha detto il tecnico durante una conferenza in cui, tra il pubblico, c’era anche il segretario generale della federazione, “e al momento noi non lo siamo”.
Come riportato da The Athletic, al momento di quelle dichiarazioni gli agenti di Herdman avevano già iniziato a far circolare il nome del proprio assistito presso alcuni club alla ricerca di allenatore, e presto quel nome sarebbe arrivato anche sulla scrivania di Toronto FC, recentemente separatasi da Bob Bradley. Il tecnico inglese, forse anche aiutato da quelli che sempre The Athletic riferisce essere alcuni scontri con stelle della squadra come Alphonso Davies e Milan Borjan, aveva già iniziato ad intravedere la fine, comprendendo come forse non esistessero le condizioni per andare avanti nel lavoro.
In pochi mesi, l’atmosfera intorno alle nazionali canadesi si è rivoltato completamente. Le squadre che avevano ottenuto l’oro olimpico al femminile a Tokyo nel 2021 e la prima qualificazione ad un mondiale in quasi quarant’anni hanno spinto a forza il calcio nel mainstream canadese. Per la prima volta nella sua storia, l’intero movimento sembrava in una fase di crescita potenzialmente decisiva per le sue ambizioni. Poi, nel giro di sei mesi, è crollato tutto sotto l’egida di una federazione ai limiti dell’insolvenza e assolutamente non equipaggiata per la crescita forse troppo repentina che si è trovata a vivere.
L’addio di Herdman forse più di altri momenti esemplifica il fallimento completo della federazione canadese. Al di là della valutazione che si può fare dell’inglese come tecnico – io personalmente sono molto scettico delle sue capacità al di fuori della sfera motivazionale – quello che non si può discutere è l’impegno, la passione e la dedizione che ha lasciato sul campo per rendere il calcio canadese una potenza mondiale. Forse peccando d’ingenuità, ma non di ambizione, Herdman ha, e gli va dato atto, sempre mostrato una certezza inscalfibile nella capacità del gruppo da lui guidato di, per parafrasare Christian Pulisic, stella degli Stati Uniti, “cambiare la maniera in cui il mondo guarda al calcio canadese”. Se questa persona decide di mollare allora cosa ci può dire sullo stato dell’intero movimento?
La disastrosa gestione finanziaria di Canada Soccer è stata in grado di far allontanare l’unica persona che aveva dato dimostrazione di voler associare per sempre la sua eredità a quella di questa squadra. Certo, se le voci sui disaccordi nello spogliatoio saranno confermate, allora quella di Herdman non sarà stata una decisione basata solo su una singola situazione, ma nessuna decisione lo è mai veramente, ed è sempre composta da una varietà di fattori. È indubbio che il disastro federale abbia svolto un ruolo, non fosse altro perché il tecnico inglese ha espresso la sua insofferenza a riguardo. Ma forse il problema ancora più grande per la federazione canadese deve ancora arrivare. A meno che alcuni sponsor non intervengano per supportare Canada Soccer con un budget più cospicuo per l’assunzione, la situazione finanziaria attuale ci dice che lo spazio salariale per il suo sostituto sarà risicato, e i candidati anche all’estero saranno informati delle difficoltà lavorative a cui potrebbero andare incontro. Potrebbero anche trovare un allenatore migliore, magari più completo dell’inglese, meno Ted Lasso e più competente, ma questo richiederebbe una discreta botta di fortuna.
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