Benvenuti nel mondo di Bongokuhle Hlongwane
Sappiamo che le leghe professionistiche statunitensi, e la MLS non fa eccezione, sono copycat leagues, ovvero competizioni in cui lo scambio di informazioni tra squadre è molto alto, il che porta spesso a riciclare ciò che ha funzionato da qualche altra parte forse in maniera troppo indiscriminata, ma a volte sembra quasi che lo sceneggiatore scriva la stessa trama per tutte le franchigie. In particolare, una situazione che sembra ripetersi con una certa costanza è quella che coinvolge i luoghi da cui le franchigie vanno a selezionare i propri giocatori. La MLS è la lega con più nazioni rappresentate al mondo, e non c’è veramente un campionato, o un giocatore, che non potrebbe essere un target realistico per una squadra MLS nella sua carriera. Lionel Messi ha come compagno di squadra, e sta sviluppando una chimica particolare, con il finlandese di origine inglese Robert Taylor, con un passato in Norvegia e nelle non-leagues, ed entrambi nella classifica marcatori della Leagues Cup sono dietro il giovane sudafricano Bongokuhle Hlongwane, che prima di arrivare in Minnesota aveva giocato solo nel campionato locale.
Forse proprio per questa ragione, per un mondo troppo grande per poter essere realisticamente osservato per intero, capita di vedere che, quando un giocatore arrivato da un certo contesto inizia ad avere successo in MLS, le altre franchigie iniziano ad osservarlo con più attenzione, tentando anche loro di replicare la fortuna altrui. In origine fu l’Argentina, la terra dei fantasisti che ancora oggi dominano il campionato, partendo da Diego Valeri e arrivando a Emanuel Reynoso passando per Mauro Diaz, Lucho Acosta e Sebastian Blanco. Poi c’è stato una tendenza simile dal Brasile, soprattutto nelle zone più arretrate del campo – Antonio Carlos, Ruan, Gregore, Jean Mota. Più recentemente abbiamo visto una certa attenzione a luoghi come la Croazia – prima Heber e poi, negli ultimi sei mesi, Stipe Biuk e Monsef Bakrar – e, adesso, il nuovo luogo caldo per le franchigie MLS sembra il Sudafrica.
Il primo è stato proprio il già citato Bongokuhle Hlongwane, acquistato come parte della U22 Initiative da Minnesota United dal Maritzburg United nell’off-season 2022. Incoraggiati da una sua prima stagione con buonissimi lampi e una seconda che, come vedremo, ha sempre più l’odore di una conferma ad alti livelli, negli ultimi mesi sempre più giovani sudafricani sono arrivati direttamente dal campionato sudafricano, anch’essi parte della U22 Initiative o comunque per cifre abbastanza basse da rendere probabile, vista anche l’età, un futuro ritorno economico o un contratto budget friendly. A inizio anno è stato il mediano Njabulo Blom a St. Louis, mentre questa sessione secondaria ha già visto arrivi come quello di Cassius Mailula a Toronto e quello di Olwetu Makhanya a Philadelphia. Stiamo parlando di giocatori molto diversi tra loro, anche solo per posizione che occupano in campo, ma quello che Hlongwane ha dimostrato negli ultimi mesi altro non è che far capire alle franchigie che nel campionato sudafricano ci sono giocatori in grado di adattarsi rapidamente e senza grossi problemi al calcio statunitense.
Bongokuhle Hlongwane can't stop scoring ????????????
He's improving in the final 3rd
Love it ????????????????pic.twitter.com/vR3qVvFg0M
— Shakes Rampedi (@ShakesRampedi) July 28, 2023
Nelle ultime settimane, Hlongwane ha salutato l’arrivo e l’esordio della nuova Leagues Cup allargata con due doppiette rispettivamente contro i messicani del Puebla e i Chicago Fire, quattro reti che gli hanno permesso di scavallare quota dieci in quanto a gol in tutte le competizioni – in MLS nello specifico sono sei – un significativo passo avanti rispetto alla scorsa stagione, la sua prima negli Stati Uniti, in cui aveva totalizzato trentadue presenze e due gol tra MLS e US Open Cup, e anche un miglioramento rispetto alle sue stagioni in Sudafrica, caratterizzate da altrettanta inconsistenza davanti alla porta, in cui era sempre oscillato tra i due e i tre gol.
Questo miglioramento sotto porta non è casuale, o comunque è spiegabile anche con i dati: rispetto al passato Hlongwane ha fatto notevoli passi avanti dal punto di vista dei suoi movimenti e della sua capacità di attaccare l’area, riuscendo sempre di più a ricevere il pallone in posizioni di campo pericolose. Il suo numero di expected goals rispetto alla scorsa stagione è più che raddoppiato – 10,37 contro 4,38 – e questo non è solo per l’aumento in minuti totali giocati. Producendo xG al ritmo della sua stagione 2023, infatti, Hlongwane nei 1754 minuti giocati nel 2022 avrebbe totalizzato 8,9 xG, comunque più del doppio di quanto effettivamente raccolto nella sua prima annata MLS.
Il suo miglioramento è quasi senza paralleli tra i giocatori MLS con un alto volume di conclusioni nella lega, come dimostra il grafico sottostante. Prendendo infatti tutti i giocatori con almeno quaranta tiri in ciascuna delle ultime due stagioni, solo Brian White ha una forbice di miglioramento tanto ampia in quanto ad expected goals raccolti – da 5,03 a 10,84 – come quella di Hlongwane, ma se per il centravanti dei Whitecaps il 2023 sta rappresentando un ritorno alla normalità per quel che riguarda i propri standard, per il sudafricano di Minnesota questo è uno step significativo verso l’alto, uno che potrebbe renderlo appetibile anche per il mercato europeo – o comunque per un ricco rinnovo di contratto.
I dati di fbref confermano la crescita sensibile di Hlongwane un po’ sotto tutti gli aspetti del suo gioco. Comparando le sue stagioni 2022 e 2023, è possibile vedere come, ad esempio, il sudafricano non si sia trovato solo a scegliere tra quantità e qualità di tiri, ma sia riuscito a migliorare in entrambi i fondamentali. Hlongwane non tira solo meglio, tira anche di più – 2,48 tiri p90 contro 3,01 – ed è proprio più concentrato nella sua ricerca della porta – e del gol. Svincolato da qualsiasi responsabilità creativa sia in presenza che in assenza di Reynoso, Hlongwane è migliorato nell’efficacia dei suoi dribbling – 1,58 dribbling completati p90 contro 2,09 – e soprattutto è esploso fino al novantasettesimo percentile per tocchi nell’area di rigore avversaria. Passando all’eye test, Hlongwane sembra aver privilegiato una serie di miglioramenti incrementali piuttosto che un grande passo avanti in una singola situazione di gioco, e tutto quello che fa sembra adesso semplicemente più raffinato, più preciso e meno raffazzonato rispetto a come non lo eseguisse lo scorso anno. Ha sempre più fiducia nella ricerca del suo dribbling tecnico, è più deciso nel tagliare forte verso l’area e nell’alzare la mano per richiedere il passaggio, è meno orientato all’assist di quanto non lo fosse prima ma l’impressione è che questo sia semplicemente perché ha acquisito più fiducia, dal momento che anche la qualità delle sue assistenze sembra averne giovato, a discapito magari del numero di tentativi.
Una volta considerato, comunque, il suo significativo miglioramento nei movimenti e nelle letture del gioco, c’è comunque da sottolineare quello che è ancora il più grande difetto del sudafricano, ovvero la trasformazione di questi raw numbers molto interessanti in una produzione efficace. Bongokuhle Hlongwane è, infatti, ancora oggi un finalizzatore sotto media per la quantità e la qualità delle sue occasioni, e per certi versi si potrebbe anche dire che è il peggiore in assoluto della MLS. Nel grafico sottostante, l’asse delle x rappresenta il quantitativo di expected goals totalizzati da un calciatore, dimostrando l’eccellenza raggiunta da Hlongwane nel creare occasioni da gol pericolose, ma l’asse delle y mostra la differenza tra post-shot expected goals – per capirci, un modello che, oltre a prendere in considerazione la qualità del contesto in cui viene preso un tiro, valuta anche l’esecuzione del gesto, e dunque un tiro forte sotto l’incrocio avrà una valutazione più alta di un tiro dalla stessa posizione ma debole e centrale – e expected goals. Avere un dato negativo è un’indicazione quantomeno di un periodo negativo dal punto di vista della finalizzazione, se non proprio di una mancanza più sistemica, e nessuno in MLS ha un dato peggiore di Hlongwane.
Sia nel periodo di assenza di Emanuel Reynoso, in cui Minnesota è stata costretta a giocare un calcio più difensivo per poi puntare sulle ripartenze in campo aperto, sia dal ritorno del fantasista argentino, quando la franchigia ha iniziato a scardinare con successo anche difese più arroccate difensivamente, Bongokuhle Hlongwane ha rappresentato per gli uomini di Adrian Heath un’arma fondamentale della propria produzione offensiva. La sua crescita è uno dei segnali più evidenti e positivi della stagione di Minnesota, che può contare su un giocatore completo, autosufficiente a livello creativo, intelligente. E chissà che l’inizio estremamente positivo in Leagues Cup non possa rappresentare il superamento di un altro step, l’unico che ancora sembra separare Hlongwane dall’essere uno dei migliori giocatori del campionato, ovvero quello riguardante le sue capacità di finalizzazione.
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