Guida allo USWNT ai mondiali 2023 – pt. 4

State leggendo la guida di mlssocceritalia.com alla nazionale statunitense per i mondiali di Ahitereiria/Australia e Aotearoa/Nuova Zelanda 2023. La prima parte si può trovare a questo link. Il secondo episodio, invece, qui. Il link al terzo episodio, invece, è questo.

Approcciandomi a scrivere questa guida, non ho dato per scontato che chi si fosse ritrovato a leggerla avesse anche solo familiarità con il mondo del calcio femminile statunitense. Anzi, se possibile ho adottato il comportamento esattamente opposto, e credo che si possa vedere nel modo in cui ho presentato le calciatrici, provando a descriverle come farei se ne dovessi parlare ad un alieno appena atterrato su questo pianeta. Arrivando all’attacco, però, mi rendo conto che anche coloro che si trovano al livello minimo di conoscenza sullo USWNT oggi avranno modo di trovare qualcosa di riconoscibile. Per certi versi, quello stesso livello minimo di conoscenza sullo USWNT consiste di fatto nella conoscenza di due nomi, quelli delle stelle più brillanti di questa nazionale, Alex Morgan e Megan Rapinoe, che curiosamente verranno anche presentate subito perché prime dell’attacco in ordine alfabetico – fatto già strano, visto che i loro cognomi iniziano per M e R – entrambe presenti, nonostante stiano pian piano uscendo dal loro prime, nelle convocazioni di Vlatko Andonovski. Accanto a loro, però, il reparto è estremamente rinnovato, con quattro esordienti assolute nel torneo, tre delle quali non avevano ancora esordito nel professionismo ai tempi dell’ultimo mondiale, una delle quali teoricamente ancora eleggibile per il mondiale Under 20 che si svolgerà l’anno prossimo in Colombia. Andiamo dunque a scoprire questi nomi nuovi, affiancati alle leggende di sempre.

 

Alex Morgan

Annunciata da: Taylor Swift, popstar e amica personale di Alex Morgan

Età: 34 anni

Squadra di club: San Diego Wave

In nazionale: 206 presenze e 121 gol

Colei che, nel 2019, ha rappresentato per tutta l’Inghilterra l’antieroe perfetta per la sua esultanza col mignolo alzato, è pronta a regalare un’altra estate crudele per le sue avversarie. Al di là delle battute fin troppo facili che si possono realizzare sul tema, la Alex Morgan che arriva a giocarsi la sua terza medaglia da campionessa del mondo è una giocatrice molto diversa da quella che abbiamo imparato a conoscere negli anni, e probabilmente in modalità da gestione della riserva, nonostante la scorsa stagione 2022 sia stata per lei la migliore realizzativa di sempre a livello di club.

Perché se è vero che i numeri con la maglia delle San Diego Wave, comparati con quelli delle altre squadre in cui ha giocato, farebbero gridare all’ingresso nel prime di una calciatrice di trentaquattro anni, quindi praticamente al miracolo, è anche vero che sarebbe una visione di cosa sia il calcio femminile fortemente influenzati dai canoni maschili e che non tiene necessariamente conto di quanto lo USWNT abbia, per generazioni, rappresentato quasi una vera e propria squadra di club per le proprie calciatrici. Se il 2022 è stata la prima volta in doppia cifra a livello di club per Morgan, l’attaccante dai Cal Golden Bears vi era già andata tre volte, una delle quali avvicinando quota trenta, in nazionale. La leggenda di Alex Morgan si è costruita in nazionale. È con quella maglia, e non quella del Lione o delle Orlando Pride, che è apparsa sulla copertina dell’edizione statunitense di FIFA, e sempre con quella maglia che ha recitato un ruolo da protagonista nel film Alex & Me del 2018.

Per questa ragione, non c’è test migliore per capire in che stato di forma sia la Alex Morgan del 2023, una calciatrice comunque eccezionale ma che certo sembra aver perso mezzo step in praticamente qualsiasi caratteristica fisica la rendesse la centravanti completa perfetta, completando una trasformazione in centravanti sì immarcabile, ma molto più “sprecona” e con il bisogno di più occasioni rispetto a prima per mantenere la stessa media gol. Per la prima volta, il suo posto da titolare sembra essere, potenzialmente, sotto attacco, anche se questo è merito più di una generazione di giovani eccezionali che una sua colpa. Come reagirà una campionessa che ha sempre dimostrato di dare il meglio nei momenti decisivi?

 

Megan Rapinoe

Annunciata da: Megan Thee Stallion, rapper e altra famosa Megan

Età: 38 anni

Squadra di club: OL Reign

In nazionale: 199 presenze e 63 gol

Quello che attrae le persone verso un determinato evento sportivo non è, o comunque non è solo la grandezza del gesto tecnico, l’eccellenza dei traguardi raggiunti, ma anche l’unicità del personaggio, l’attenzione che una determinata figura ti costringe a prestare alle proprie azioni dentro e fuori dal campo. Per certi versi, i fiumi d’inchiostro – sempre più virtuali – che vengono spesi su un personaggio sportivo sono la dimensione dell’amore, o comunque dell’interesse, che quel personaggio ha provocato nell’intero movimento. E allora, partendo da queste basi, si può dire che nessuna calciatrice sia stata amata, o comunque abbia raccolto interesse, come Megan Rapinoe. Possiamo discutere su chi sia la più grande atleta nella storia della nazionale femminile statunitense, ed è estremamente possibile che, facendo una scelta di quel tipo, Megan Rapinoe potrebbe non essere il primo nome ad uscire dalla vostra bocca, ma questo non toglie nulla, anzi, semmai aggiunge, alla grandezza della Megan Rapinoe icona sportiva.

E dunque, in una narrazione sportiva che abusa sempre di più del termine Last Dance dopo il documentario omonimo dedicato ai Chicago Bulls di Michael Jordan, è difficile trovare una definizione più corretta di ultimo ballo per definire quello che sarà l’ultimo mondiale del volto più rappresentativo nella storia dello USWNT. Perché Megan Rapinoe ha recentemente annunciato il suo ritiro alla fine della stagione sportiva, un ritiro che sembrava sempre più probabile vista l’età, la diminuzione del minutaggio in campo e in generale l’aver già vissuto da vicino questa esperienza lo scorso anno con il ritiro della compagna Sue Bird dalla pallacanestro, ma che non per questo ha provocato meno scossoni nel panorama calcistico statunitense.

Che poi, sul campo, Megan Rapinoe continua a dimostrare come vero l’assunto secondo cui quando una stella dello sport invecchia, non perde magicamente ciò che l’aveva resa speciale, ma semplicemente si ritrova a dover limitare le occasioni in cui mettere in mostra ciò di cui è capace. Megan Rapinoe non è più con costanza quella di anche solo due o tre anni fa, ma è ancora, nei momenti giusti, una giocatrice straordinaria, capace di una partita da 10 key passes e 3 assist, come accaduto lo scorso maggio nella vittoria delle sue Reign contro Angel City. Anche a questo mondiale, Rapinoe non arriva semplicemente con l’idea di voler partecipare, ma di voler essere decisiva, e anche se difficilmente partirà titolarissima nelle gerarchie di Andonovski è certo che, con il poco spazio a disposizione, proverà a compartimentalizzare quindici anni di eccellenza in ancora qualche goccia, purissima, di magia.

Trinity Rodman

Annunciata da: Shaquille O’Neal, o come lo chiama lei, Uncle Shaq

Età: 21 anni

Squadra di club: Washington Spirit

In nazionale: 17 presenze e 2 gol

I media italiani, e più in generale quelli al di fuori degli Stati Uniti, hanno spesso parlato di Trinity Rodman menzionandone principalmente l’albero genealogico, e in particolare la presenza del padre Dennis Rodman, leggendario giocatore NBA. Ma limitarsi a questa storia, per quanto curioso possa essere vedere una calciatrice riferirsi a Shaquille O’Neal come uno zio, sarebbe una grossa mancanza di rispetto nei confronti di uno dei talenti più esaltanti del pianeta. Quando si parla di Trinity Rodman, forse la prima cosa che andrebbe citata è come, nella sua stagione da rookie, abbia trascinato le Washington Spirit al titolo NWSL, vincendo anche il premio di MVP della finale, in particolare grazie al suo assist per il gol decisivo della partita, durante i tempi supplementari.

Vi direi che di talenti esaltanti come Rodman, con la sua unione di tecnica e rapidità, con la sua voglia di divertire e divertirsi all’interno di un processo tendente a delle vittorie, ne passa uno ogni generazione, ma sarei immediatamente smentito dal fatto che, qualche riga più avanti, parleremo di Sophia Smith, che è praticamente la stessa cosa solo partendo in pianta stabile come centravanti. Dunque proviamola a mettere in questi termini: come Angel Reese, Caitlin Clark, Sabrina Ionescu e altre stanno riscrivendo le regole del basket femminile non solo dal punto di vista di cosa si possa fare con il pallone in mano, ma anche della boldness, dell’ambizione e della grandeur con qui le si possono tentare, talenti come Trinity Rodman stanno inserendo quello stesso processo all’interno del calcio. Sono talenti elettrici da cui non è possibile staccare gli occhi, capaci di accendersi con un lampo e di chiudere a chiave una partita per trasformarla nel loro regno personale.

Con una carriera legata strettamente al cognome di un grande presidente degli Stati Uniti – college a Washington, lo stato, e professionismo a Washington, la città – Trinity Rodman ha saputo immediatamente presentarsi come uno dei nomi più vendibili dell’intero movimento, uno dei volti di una nuova generazione caricata con la responsabilità di tramandare la legacy della nazionale più forte di ogni tempo. Pur con la sua giovane età, Trinity Rodman ha già saputo dimostrare che le grandi aspettative, siano esse per l’alta scelta al Draft o per l’essere una rookie capace di giocarsi da subito il titolo, non le fanno paura.

 

Nell’amichevole pre-mondiale contro il Galles, Trinity Rodman ha fatto la differenza

 

Sophia Smith

Annunciata da: Mikaela Shiffrin, la GOAT dello sci alpino, anche lei nativa del Colorado

Età: 23 anni

Squadra di club: Portland Thorns

In nazionale: 29 presenze e 12 gol

Benvenuti al cospetto della miglior giocatrice di questi mondiali. Si, ok, forse sto esagerando, ma pur non essendo tipo da consigli sulle scommesse mi sento di dire che la quota di 800 con cui viene valutata la possibilità che Sophia Smith vincerà il pallone d’oro di questo torneo mi sembra fin troppo alta per quella che è probabilmente la miglior giocatrice Under 23 del mondo e già tra le primissime senza limiti d’età. Nel 2022 Sophia Smith ha preso le chiavi della stagione NWSL, ha chiuso la porta, ha gettato via il mazzo, così da assicurarsi che nessuno potesse entrare ma anche che nessuno potesse uscire, e ha fatto del resto della competizione ciò che voleva. La più giovane MVP della storia della NWSL non si è semplicemente accontentata di dominare la stagione regolare, ma ha fatto lo stesso ai playoff e in particolare nella finale per il titolo, da lei già indirizzata dopo quattro minuti nella direzione di Portland grazie ad uno splendido gol in contropiede ed un’esultanza già entrata a far parte della leggenda.

Fino allo scorso anno, l’attacco di Portland era un attacco a due velocità, con un grande canyon generazionale ma anche una profonda amicizia basata sul trolling tra la classe 2000 Smith e la quasi quarantenne Christine Sinclair, la miglior marcatrice del calcio internazionale. Ormai però, nonostante Sinclair rimanga una giocatrice di alto livello, non ci sono più dubbi sul fatto che questa sia la squadra di Sophia Smith, e poi delle altre. Secondo i goals added di American Soccer Analysis, il 2022 di Sophia Smith è stata la migliore stagione di una singola calciatrice in NWSL, ma questo record è già a severo rischio di superamento, e per nessun’altra ragione se non che Sophia Smith sta demolendo il suo stesso record, con un dominio e un distacco dal resto della competizione che ricorda quello perpetrato nella vasca da Adam Peaty.

Le partite importanti giocate da Sophia Smith in nazionale sono ancora poche, ma d’altronde poche sono in generale le partite veramente importanti, quelle che segnano il percorso di una nazionale, per lo USWNT. La sua esplosione nella stratosfera degli ultimi due anni l’ha di fatto catapultata al centro della nazionale statunitense immediatamente dopo l’ultimo grande evento, le Olimpiadi del 2021. Anche senza avere necessariamente questa esperienza con il gruppo comunque, il talento di Smith è troppo esaltante per non poter essere considerato come il perno del progetto tecnico. Tra i nomi che ricorderemo di questo mondiale, è molto facile scommettere che ci sara anche lei

*insert goat emoji*

 

Alyssa Thompson

Annunciata da: Gabrielle Union, attrice

Età: 18 anni

Squadra di club: Angel City

In nazionale: 3 presenze

Parlare di Alyssa Thompson vuol dire fare una lista di prime volte, di record e di traguardi storici. Spesso le cose sono complesse e necessitano di un contesto intorno, e sicuramente anche questo caso specifico ne beneficerebbe, ma a volte un elenco, con la potenza insita non solo nei suoi singoli punti ma anche nella sua lunghezza totale, può fare quello stesso lavoro altrettanto bene. Dunque, partiamo.

Alyssa Thompson:

-a quindici anni ha dichiarato la sua intenzione di giocare all’università per Stanford, allora campione NCAA, salvo poi cambiare idea quando, in uscita dal liceo, le si è presentata l’opzione di giocare professionista in NWSL

-a diciassette anni, insieme alla sorella minore Gisele, sono diventate le più giovani atlete a firmare un accordo NIL – name, image and likeness – con la Nike, e le prime a farlo quando ancora al liceo

-corre 11.74 sui 100 metri, secondo miglior tempo nello stato della California

-nel 2021 ha vinto il premio di Gatorade National Player of the Year dopo aver segnato, al suo secondo anno al liceo, 48 reti in 18 partite con la sua Harvard-Westlake

-la sua convocazione con lo USWNT nel settembre 2022 l’ha resa la più giovane convocata in nazionale da quando, nel 2020, era stata convocata Sophia Smith. Il suo debutto è arrivato nella partita contro l’Inghilterra, davanti a novantamila spettatori

-per acquisire la prima scelta assoluta al Draft NWSL e selezionare Thompson, Angel City ha spedito duecentomila dollari e la loro quinta scelta assoluta a Portland per acquisire Yazmeen Ryan, cedendo poi la centrocampista a Gotham, insieme a duecentocinquantamila dollari, in cambio della scelta. Il pacchetto totale ha di fatto reso Thompson la giocatrice più costosa nella storia della NWSL e una delle più costose di sempre a livello mondiale: il prezzo più alto mai pagato in una trade NWSL è duecentocinquantamila dollari per Alex Morgan, mentre il cartellino più costoso è quello di Keira Walsh, per cui il Barcellona ha pagato quattrocentosettanta mila dollari

-al suo esordio, in amichevole contro il Club America, ci ha messo cinque minuti per trovare il suo primo gol da professionista con questo slalom

-le ci sono voluti undici minuti per segnare il suo primo gol in una partita ufficiale, con questa discreta bomba nella partita contro Gotham FC

-venendo convocata per il mondiale, è diventata la seconda calciatrice più giovane di sempre a finire in un roster statunitense dopo Tiffany Roberts Sahaydak, oggi in squadra come assistente di Andonovski, nel 1995.

 

Lynn Williams

Annunciata da: John Cena, wrestler e persona invisibile

Età: 30 anni

Squadra di club: Gotham FC

In nazionale: 52 presenze e 15 gol

Per chi segue il calcio statunitense potrebbe essere strano, se non addirittura ingiusto sapere che, a trent’anni, questo sarà il primo mondiale per Lynn Williams e che dunque il prodotto da Pepperdine arriva in Oceania per inseguire quella medaglia da campionessa del mondo che arreda le stanze di quasi tutte le giocatrici di cui, per generazione e status calcistico, può senza alcun dubbio considerarsi pari grado. Ci è riuscita prendendosi la scena nella sua nuova avventura, una rivincita contro la sfortuna che l’aveva costretta a non scendere mai in campo con le Kansas City Current causa una rottura del crociato, e iniziando la sua nuova avventura a Gotham, dove è arrivata in cambio della seconda scelta assoluta all’ultimo Draft, con sei gol nelle sue prime dodici partite.

L’infortunio che le ha impedito di scendere in campo con Kansas City è, tra l’altro, una delle storie più tristi, ma a lieto fine, di questo gruppo. Prima di rompersi il crociato, infatti, Lynn Williams era finalmente diventata l’attaccante forse più forte di tutto il paese, e si era presa anche la titolarità dello USWNT. In maglia Courage aveva realizzato una stagione totale da sette gol e due assist in diciotto presenze, una candidatura al titolo di MVP e una reputazione tale per cui la trade che l’avrebbe portata a Kansas City sarebbe presto diventata una delle più importanti nel mercato NWSL.

Alla sfortuna, Lynn Williams ha saputo rispondere con la sua grandezza, dimostrando che il prime di un’atleta non termina solamente per un infortunio, per quanto grave, ma che, rispettando i tempi di recupero, è possibile tenere la stessa efficacia se non anche qualcosina di più. Anche di fronte ad uno USWNT sempre più assaltato da giovani pronte a prendersi la scena e non disposte a chiedere scusa a chi è più anziano di loro, c’è una legittima discussione che si potrebbe avere per mettere Lynn Williams al centro dell’attacco della nazionale statunitense al prossimo mondiale. E già solo che questa discussione non sia campata per aria è forse il successo più grande della sua stagione.

 

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