Guida allo USWNT ai mondiali 2023 – pt.3
State leggendo la guida di mlssocceritalia.com alla nazionale statunitense per i mondiali di Ahitereiria/Australia e Aotearoa/Nuova Zelanda 2023. La prima parte si può trovare a questo link. Il secondo episodio, invece, qui.
Tra assenze definitive e calciatrici convocate, ma con grossi dubbi sulla loro condizione fisica, il centrocampo è quel reparto che sembra avere intorno a se alcuni dei più grandi punti interrogativi per quel che riguarda lo schieramento in campo di questa nazionale. Le combinazioni disponibili sono tante e tutte interessanti, ma non c’è un trio che si possa dire si sia conquistato sul campo i galloni della titolarità. Potremmo dire che la forchetta tra il dato più alto e quello più basso di questa nazionale, in qualsiasi calciatrice possiate identificare sia l’uno che l’altro, è decisamente basso, e le gerarchie, dunque, molto aperte. Nulla, incluso il reintegro di Crystal Dunn nell’elenco numerico delle centrocampiste, è da escludere, e praticamente qualsiasi appassionato sembra avere una propria, unica combinazione preferita per il reparto. Andiamo dunque a presentare le sette calciatrici che comporranno questa parte del gruppo squadra.
Savannah DeMelo
Annunciata da: Amy Rodriguez, ex calciatrice
Età: 25 anni
Squadra di club: Racing Louisville
In nazionale: 0 presenze
Esordire in nazionale durante un mondiale è una sfida tanto dura quanto la descrizione la può far sembrare. Il mondiale è la conclusione di quattro anni di lavoro, ciò che ogni scelta fatta nella fase di avvicinamento ha avuto all’orizzonte. Arrivare quasi dal nulla e conquistarsi un posto in nazionale semplicemente non dovrebbe accadere per come è disegnato il sistema e, in effetti, non accade quasi mai. Qualora Savannah DeMelo riuscisse ad esordire in nazionale sul territorio australiano o neozelandese diventerebbe la prima giocatrice in assoluto nella storia dello USWNT a fare il proprio esordio durante l’evento più importante del calcio mondiale. Come spesso accade con atlete e atleti che planano un po’ all’improvviso all’interno della considerazione generale, la crescita di Savannah DeMelo, una delle migliori creatrici della NWSL, non può essere data per scontata.
DeMelo è infatti una delle sole tre atlete in queste convocazioni con due o meno stagioni di professionismo alle spalle, che è un dato tutt’altro che banale considerato che le altre calciatrici in questione, Naomi Girma e Alyssa Thompson, sono da tempo ormai indicati come talenti generazionali pronti a dominare le convocazioni per più di un decennio, una reputazione che il prodotto da USC non può certo condividere. DeMelo è arrivata relativamente tardi al professionismo, soprattutto per i nuovi standard a cui la NWSL ci sta abituando, ma il suo quadriennio al college le ha regalato un livello di scolarizzazione calcistica veramente alto, rendendola praticamente una plug & play di altissimo calibro già dal suo esordio.
Per una centrocampista il numero di gol non è necessariamente tutto, ma è particolarmente impressionante sottolineare come, nonostante il livello a cui ci avesse abituato fosse già molto alto, l’inizio di 2023 di DeMelo l’ha vista segnare otto gol da aprile ad oggi quando in tutto il resto della sua carriera ne aveva segnati quattro. Le prestazioni sotto porta sono la conseguenza di un avanzamento nella sua posizione in campo a cui è conseguito un aumento delle responsabilità di creazione, di fatto trasformandola quasi in una fantasista più che in una giocatrice abituata ad arrivare in area tramite incursioni partite da lontano. Meno catapulta e più rompicapo, DeMelo ha dimostrato di saper giocare ad un ritmo tutto suo, di controllare come una governatrice la fascia di terreno appena fuori l’area di rigore avversaria. E si è conquistata così la possibilità di fare la storia.
Julie Ertz
Annunciata da: Matt Turner, portiere dello USMNT
Età: 31 anni
Squadra di club: Angel City
In nazionale: 118 presenze e 20 gol
La presenza di Julie Ertz all’interno di questo roster ha provocato non poche polemiche. O ancora, per meglio dire, la velocità con cui è stata reintegrata all’interno del gruppo dopo una lunga pausa per infortunio, ha dato l’impressione in certi angoli di internet che esista, all’interno dello USWNT, un problema di doppi standard, e che a certe calciatrici non venga riservato il trattamento che certi nomi, con tutto il bagaglio di esperienze che si portano alle spalle, ricevono al di là delle loro prestazioni sul campo. Quando Vlatko Andonovski ha per la prima volta richiamato in nazionale Julie Ertz dopo il suo lungo infortunio, la centrocampista non aveva neanche una squadra di club in cui giocare, e solo successivamente avrebbe firmato con le Angel City, ritornando in quella California che aveva abbandonato dopo il periodo all’università di Santa Clara per diventare un punto fermo delle Chicago Red Stars e della nazionale.
Campionessa del mondo, Ertz, nata Johnston e che deve il cognome al tight end degli Arizona Cardinals e marito Zach Ertz, è stata, nel ciclo di Jill Ellis che ha portato due titoli di campionesse del mondo, il perno basso del centrocampo, forte della sua versatilità e solidità difensiva, ma necessaria anche nella fase di costruzione. Il prodotto delle Broncos di Santa Clara è eccellente nel gioco aereo e in fase di interdizione, ed è anche in possesso di uno stile di passaggi aggressivo, o quantomeno fortemente interessato alla progressione del pallone. Perfetto connettore tra reparti, per fbref Ertz è nel novantanovesimo percentile per passaggi progressivi – con 8.64 – nelle maggiori leghe femminili del pianeta.
La Julie Ertz del prime è un vulcano sempre attivo, un treno pronto a livellare qualsiasi avversaria al terreno, a gettarsi in scivolate da ultimo disperato assalto e pure capace di mantenere una eleganza, una compostezza e una mente fredda e calcolatrice in possesso del pallone. Si potrebbe quasi dire che, nei confronti della sfera oggetto di contenzione nel gioco, Ertz adotti alternativamente il metodo del bastone e della carota. La più grande questione concernente la sua presenza all’interno del mondiale, è se Ertz possa ancora essere quel tipo di centrocampista e se sappia imporre anche solo una parte del dominio fisico che l’ha resa una delle calciatrici migliori nel suo ruolo a livello mondiale. Nel caso – probabile, visto il lungo infortunio – si parli di una versione, diciamo ottimisticamente, al 85%-90% di quella del passato, la soluzione è continuare a costruire su di lei? O magari Savannah DeMelo potrebbe arrivare, un po’ dal nulla, a raccogliere il suo testimone?
Lindsey Horan
Annunciata da: Blake Lively, attrice
Età: 29 anni
Squadra di club: Olympique Lione
In nazionale: 128 presenze e 27 gol
Ventidue calciatrici dello USWNT su ventitré risiedono calcisticamente nella NWSL. L’unica eccezione – ed è tale solo per i ritardi accumulatisi nel recupero di Catarina Macario dal crociato – è Lindsey Horan, che quest’anno è stata compagna di squadra proprio di Macario al Lione. Allo stesso tempo, Horan è anche colei che, con ogni probabilità, spenderà la maggior parte del prossimo mondiale con la fascia da capitana al braccio. Da tempo scelta come understudy di Becky Sauerbrunn come portatrice del gagliardetto, al prossimo mondiale Horan sarà, insieme ad Alex Morgan, la capitana designata dello USWNT, e d’altronde in caso di presenza di entrambe in campo sarà lei ad indossare la fascia. Di fatto, il comunicato con cui la federazione statunitense ha annunciato l’assunzione delle cariche, è scritto nella maniera che possa lasciare il più possibile intendere che la capitana sia Horan senza dirlo apertamente, caricandola così di una pressione per il post-Sauerbrunn che forse non le si voleva assegnare.
Se i due fatti precedenti non fossero abbastanza per spiegarne la quasi completa separazione dal resto della spedizione, allora forse è il caso di renderlo in termini più semplici: di giocatrici come Horan non ne nascono tutti i giorni. Immaginatevi una palla di cannone rinforzata in titanio, un carrarmato – e vorrei usare termini non avvicinabili alla guerra, ma il suo impatto fisico è veramente assimilabile a quello di un’armata – pronta a distruggerti quando riesce a essere servita in maniera dinamica nei pressi dell’area di rigore, ma allo stesso tempo anche una giocatrice con quel corpo che sia incredibilmente tecnica, elegante nel dribbling, intelligente nel muoversi fra le linee, sempre alla ricerca dell’ultimo passaggio, che si conceda anche il vezzo stilistico più identificativo di una certa categoria di calciatori, ovvero quello dei calzettoni abbassati. Quella giocatrice non va immaginata, è proprio Lindsey Horan.
Con la sua seconda stagione al Lione, a cui vanno aggiunte le prime quattro da professionista al PSG in uscita dalle Colorado Rush della USL W-League – sempre per quella storia di separarsi dal resto delle terre emerse: in questa nazionale solo Alyssa Thompson non ha giocato* al college – Lindsey Horan è tornata ufficialmente ad aver giocato più stagioni in Europa che negli Stati Uniti, una statistica mai vista prima nella storia dello USWNT, anche in epoche con leghe ben meno stabili della NWSL. La nativa di Golden, Colorado, è uno dei volti più riconoscibili dell’intero movimento calcistico femminile, e questo, pur avendolo già vinto nel 2019, è di fatto il mondiale in cui si gioca il suo posto all’interno dell’Olimpo dello sport. Può diventare la leader della nazionale più forte del mondo e alzare al cielo la coppa del mondo?
*Anche Trinity Rodman non ha giocato al college, ma perché la sua unica stagione universitaria è stata quella del Covid, che le ha di fatto impedito di scendere in campo a Washington State, della cui rosa ha fatto parte nel 2020
Rose Lavelle
Annunciata da: Mariska Hargitay, attrice
Età: 28 anni
Squadra di club: OL Reign
In nazionale: 88 presenze e 24 gol
In teoria, due terzi del centrocampo statunitense, o comunque una sua consistente parte se non addirittura la sua totalità – le varie opzioni sono ovviamente quelle dei numerini che compongono gli schemi calcistici con cui tanto ci riempiamo la bocca – sarebbe già fatto. Non solo Rose Lavelle e Lindsey Horan sono due delle migliori calciatrici al mondo, non solo sono ancora nel loro prime, non solo hanno già vinto un mondiale giocando insieme, ma sono anche le due calciatrici in questa nazionale che hanno condiviso il maggior numero di minuti in campo insieme. Ma non è cosa poco comune per la teoria di scontrarsi di faccia tipo Wile E. Coyote con la realtà, e dunque con il fatto che non si può passare nei muri su cui è disegnato sopra un tunnel. Ed è per questo che ai mondiali Down Under la coppia composta da Lavelle e Horan potremmo non vederla neanche per un minuto, nonostante rappresentino quasi il centrocampo perfetto.
La ragione è l’infortunio che ha colpito Rose Lavelle lo scorso anno e, ancora più in particolare, l’imprevisto aggravamento delle sue condizioni che, lo scorso maggio, ha fatto slittare la sua data di ritorno in campo, facendo temere il peggio per la sua presenza sull’aereo per l’Oceania. Il problema è di massima importanza perché, all’ultimo mondiale, la candidatura della nativa di Cincinnati al titolo di miglior giocatrice del mondiale è stata forse non meno debole di quelle, sicuramente più riconoscibili anche a livello mediatico, di Megan Rapinoe e Alex Morgan. Di Rose Lavelle è il gol che ha messo in ghiaccio la finale del mondiale francese, una prodezza in conduzione del prodotto da Wisconsin che è reso speciale dalle piccole cose, come il suo tocco di suola e il sottile movimento del corpo con cui si posiziona per spostare il pallone e tirare nel minor tempo possibile, un capolavoro di gestione della pressione e superamento del pericolo perpetrato riuscendo a dare sempre l’impressione di essere alla ricerca del passaggio fino all’istante prima in cui le finestre di passaggio si chiudono.
A ventotto anni recentemente compiuti, ci sono pochi dubbi sul fatto che la fenomenale centrocampista delle OL Reign possa, qualora riesca a trovare la via del campo, essere uno di quei tre/quattro elementi da cui dipenderà il destino di questa squadra. È troppo importante per questa nazionale e si è visto nelle recenti amichevoli, inclusa quella con il Galles, quanto possa essere difficile per questa squadra riuscire a far progredire il pallone verso l’attacco senza le sue corse palla al piede, la sua resistenza al pressing e le sue capacità in conduzione. Il bollettino degli infortuni statunitensi potrebbe essere oggetto di tanto scrutinio se non addirittura più attenzione delle scelte di campo di Andonovski.
Kristie Mewis
Annunciata da: Brooke Baldwin, giornalista e conduttrice televisiva
Età: 32 anni
Squadra di club: Gotham FC
In nazionale: 51 presenze e 7 gol
Anche nel prossimo mondiale gli Stati Uniti scenderanno in campo, o comunque prenderanno l’aereo, con a bordo una sorella Mewis. Nel 2019 però era stato il turno della minore fra le due sorelle, Sam Mewis, che però quest’anno è tra le tante giocatrici tenute fuori da questi mondiali a causa di un grave infortunio. Al suo posto, quasi in uno scambio diretto, si è però guadagnata un biglietto aereo la sorella sì maggiore ma, calcisticamente, con meno pedigree o comunque meno riconoscimento internazionale rispetto alla giocatrice, che pure deve ancora esordire in squadra, delle Kansas City Current.
La carriera di Kristie Mewis infatti non è mai stata una capace di riempire le prime pagine come quella della sorella, e anche i trasferimenti della classe 1991 raramente hanno raccolto l’attenzione e le battute sulla tastiera che i movimenti di Sam Mewis si sono guadagnati nel corso degli anni. A partire dall’ultimo mondiale, però, qualcosa è cambiato, e quel qualcosa ha in particolare a che fare con una straordinaria stagione 2020. Mentre il mondo si fermava, infatti, Kristie Mewis iniziava ad intraprendere un percorso capace di portarla ad un mondiale forse inaspettato fino a quel momento. Pur avendo esordito prima della sorella in nazionale, infatti, la carriera di Kristie Mewis era negli anni naufragata fuori dal programma, con anche prestiti poco soddisfacenti in Giappone e Germania. È stata poi la trade che l’ha portata a Houston ad aiutarla a cambiare la propria carriera.
In seguito ad una rottura del legamento crociato, infatti, nel 2018 Mewis ha intrapreso un percorso di recupero mentale prima che fisico, mettendo in discussione il suo spirito competitivo, la sua dedizione alla propria arte e in generale la traiettoria che stava attraversando la propria carriera. Da quel recupero Kristie Mewis sarebbe uscita una nuova giocatrice, e l’esplosione sarebbe avvenuta durante la Challenge Cup del 2020, la prima edizione del torneo creato per dare qualcosa da giocarsi alle franchigie NWSL nella bolla di Salt Lake City. Con le Houston Dash, prima di quell’anno mai neanche qualificate ai playoff, Mewis ha vinto il torneo ed è stata una delle migliori calciatrici in assoluto, rilanciando la propria carriera e riavvicinandola alla nazionale, riconquistata ufficialmente nell’amichevole contro i Paesi Bassi del novembre 2020 – dove ha anche segnato – e da lì in poi mai più lasciata.
Ashley Sanchez
Annunciata da: Jalen Hurts, quarterback dei Philadelphia Eagles
Età: 24 anni
Squadra di club: Washington Spirit
In nazionale: 24 presenze e 3 gol
Lo devo ammettere: io ho una crush mortale, tremenda e senza via d’uscita per queste Washington Spirit. E il merito è in particolare di quella coppia che ha sviluppato una chimica fenomenale, dentro e fuori dal campo. Ashley Sanchez e Trinity Rodman sono la cosa più divertente che potete vedere su un campo da calcio, una fantasista creativa e tecnica, intelligente, rapida e una dribblomane con istinti da finalizzatrice pronta a colpire alla giugulare appena ha dieci centimetri di profondità da attaccare. Per come gioca, averla affiancata nel video di presentazione del roster all’annunciatore Jalen Hurts, quarterback dei Philadelphia Eagles finalisti all’ultimo SuperBowl, sembra particolarmente azzeccata anche se i due non sono uniti – come invece altre coppie del video in questione – da rapporti di conoscenza, amicizia, simile luogo di nascita e/o esperienze sportive all’università o nel professionismo.
Sanchez con Hurts condivide una rapidità nel premere il grilletto da pistola più veloce del West, una grandissima abilità nello sfruttare ogni attimo della finestra di passaggio per colpire anche quando il tempo sembra scaduto, sono entrambi double threat sia con i propri passaggi che, alternativamente, con la corsa palla al piede – o in mano. Pur essendo tra le più giovani del roster, il suo palmares è già estremamente competitivo e di fatto soffre solo dell’assenza di quella coppa per cui si giocherà nel corso dei prossimi trenta giorni. Campionessa NWSL con le Washington Spirit nel 2021, Sanchez è di fatto parte di un gruppo che rappresenterà il punto focale della franchigia capitolina per almeno un altro decennio o quasi.
La nativa californiana – di Pasadena, precisamente – da UCLA arriva a questo mondiale già con la possibilità di conquistarsi un posto da titolare. Certo, la zona di terreno che ama occupare non è una che lo USWNT ha mai cercato di controllare tramite l’utilizzo di una sola giocatrice stazionata in quella zolla di campo, preferendo invece occuparla con le corse da centrocampo e liberandola dalla pressione avversaria con i tagli delle attaccanti. Ashley Sanchez è però quel tipo di talento per cui, ogni tanto, si potrebbe anche fare un’eccezione, quell’elemento le cui accensioni di lampadina valgono la pena di essere assecondate tatticamente. Il suo è uno dei grandi punti interrogativi di questa nazionale, ma l’impressione è che, ad un certo punto, potrebbe essere difficile lasciarla fuori.
Due anni fa, nel momento decisivo della stagione, in semifinale di NWSL, Ashley Sanchez a mandato le Spirit a giocarsi il titolo così
Andi Sullivan
Annunciata da: Rainn Wilson, attore celebre per il suo ruolo in The Office
Età: 27 anni
Squadra di club: Washington Spirit
In nazionale: 44 presenze e 3 gol
Poco sopra abbiamo parlato della coppia che fa tremare il mondo con la maglia delle Washington Spirit, ma per certi versi ci dovrebbe essere un altro nome ad accompagnare gli altri due per formare un trio sulle cui spalle poggiano, per la gran parte, i destini della franchigia campione NWSL del 2021. Andi Sullivan gioca più arretrata rispetto a Rodman e Sanchez, e per questo riceve magari meno attenzioni, e sicuramente meno gol e assist sul proprio tabellino, ma la sua importanza all’interno del sistema offensivo della franchigia è non meno importante di quello di Rodman e Sanchez.
Con le due compagne di squadra più giovani, tra l’altro, Sullivan condivide anche un forte legame per la California, che se per Rodman prende la forma del luogo di nascita e per Sanchez sia la propria hometown che l’università con cui ha giocato a livello NCAA, per Andi Sullivan, nativa di Honolulu e seconda hawaiiana al mondiale con gli Stati Uniti dopo Natasha Kai nel 2007, ha il colore vinaccia della tenuta delle Stanford Cardinal, il programma universitario con cui Sullivan ha giocato dal 2014 al 2017, vincendo due edizioni del campionato NCAA, una nel suo anno d’esordio e l’altro nel suo ultimo anno nella contea di Santa Clara. In mezzo a questi due trofei, durante il percorso universitario, anche un grave infortunio al legamento crociato che ha rischiato di fermare una promettente carriera sul nascere, proprio quando Sullivan si stava stabilizzando come una delle migliori giocatrici a livello universitario.
Come per Rodman e Sanchez, le Washington Spirit sono l’unica squadra professionistica per cui Andi Sullivan sia mai scesa in campo, a conferma di una franchigia che ha saputo costruirsi il proprio core con calma e attraverso il Draft, scegliendo calciatrici che, passandosi un massimo di cinque anni d’età, possono ancora condividere il palcoscenico a lungo. Sullivan, anche perché è la più anziana delle tre, ha da subito saputo prendersi un ruolo da leader all’interno della franchigia, e, potenzialmente, potrebbe anche iniziare a prendersi maggiori responsabilità con questa nazionale, magari non da subito, ma sicuramente nel percorso che porterà al prossimo mondiale, quello che, stando alle candidature, potrebbe anche essere un’edizione casalinga per lo USWNT.
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