Come i Columbus Crew stanno sfruttando la MLS Next Pro
Quando lo scorso nove ottobre i Columbus Crew hanno vinto la prima edizione della MLS Next Pro, battendo in finale St. Louis City, il 4-1 finale che aveva permesso a capitan Marco Micaletto di alzare la coppa inaugurale della lega di sviluppo in casa MLS poco sembrava se non un bel ricordo per i calciatori che vi avevano preso parte. Per quanto la MLS si stia impegnando nel dare della propria nuova impresa un’immagine da lega professionistica fatta e finita, la MLS Next Pro è una lega di sviluppo sul modello della G League NBA, e come tutte le leghe di sviluppo il vero obiettivo delle persone coinvolte, dagli allenatori ai dirigenti ai calciatori, non è quello di vincere trofei, quanto piuttosto quello di produrre giocatori in grado di avere un impatto al piano superiore.
Leggendola da questo punto di vista, dunque, la vittoria dei Columbus Crew poteva assumere due volti decisamente diversi. Un po’ come una media di venti punti a partita in NBA può essere divisa in empty calories – venti punti che però non aiutano la squadra, che non migliorano il sistema, che arrivano un po’ così per caso, perché tanto qualcuno i punti li deve pur fare – e good calories – venti punti che sono frutto di un processo evolutivo, che non spezzano il ritmo dei compagni, una diretta conseguenza del sistema. Nella stessa maniera un trofeo in una lega di sviluppo può essere allo stesso tempo vuoto – quando si costruisce un gruppo con l’obiettivo a breve termine di vincere un trofeo che non sposta niente e non con quello di migliorare la prima squadra – o una vittoria buona – un piacevole incidente di percorso nella strada dello sviluppo di questi calciatori, perché alla fine qualcuno dovrà pur vincerla quella coppa.
Di solito, valutazioni di questo genere si possono fare solamente sul lungo periodo, quando la distanza giusta ci permette di distinguere qualora il successo nelle categorie minori sia poi riuscito a traslare al piano di sopra e per quali ragioni, nel caso, non ci sia riuscito. Per quel che riguarda però i Columbus Crew, già nella scorsa stagione, prima ancora della vittoria della coppa, si poteva avere l’impressione che il lavoro fatto dalla franchigia stesse andando nella giusta direzione, visti gli esordi in prima squadra di due dei protagonisti di una stagione regolare dominante per i Crew II, l’attaccante Jacen Russell-Rowe e l’esterno Sean Zawadzki. L’arrivo della stagione 2023, e con essa l’approdo di Wilfried Nancy sulla panchina della franchigia due volte campione MLS ha solo confermato l’eccellenza di quel lavoro, ponendo i Crew, dopo neanche una stagione e mezza dall’inizio dell’esperimento MLS Next Pro, come il modello a cui tutte le altre franchigie devono ispirarsi se vogliono usare questo mezzo al massimo delle sue possibilità.
In questo primo terzo di stagione 2023, tra i primi dieci giocatori per impiego a livello di minuti dei Columbus Crew – dati fbref – tre giocatori vengono da una stagione spesa come titolari assoluti in seconda squadra. In aggiunta a questi, rispettivamente l’esterno destro di difesa a tre canadese Mohamed Farsi, il difensore centrale Philip Quinton e il portiere Patrick Schulte, bisogna considerare altri due nomi che, pur partendo spesso dalla panchina, hanno anche loro raggiunto la doppia cifra di presenze, ovvero i già citati Russell-Rowe e Zawadzki. In tutto, considerando i nomi in pianta stabile in prima squadra, dunque, i Crew di Nancy hanno già promosso più di metà della formazione titolare dei campioni della MLS Next Pro in prima squadra, e i differenti percorsi da cui sono arrivati questi ragazzi sono la testimonianza di come la lega di sviluppo possa servire per la valorizzazione di tutti quei prospetti con archi di carriera non convenzionali.
Mohamed Farsi, classe 2000, è arrivato ai Crew dal Cavalry FC della Canadian Premier League, lega che, dopo il suo successo, è diventata un terreno molto ricercato dalle franchigie per le loro seconde squadre – vedi, ad esempio, Chrisnovic N’sa a Huntsville o Lowell Wright con la seconda squadra di Vancouver – ed ha un passato nella nazionale canadese di futsal – passato, anche se nel suo caso con la nazionale statunitense, condiviso anche da Tomas Pondeca di North Texas – e quest’anno è uno degli elementi fondamentali su cui Wilfried Nancy sta costruendo il suo ambizioso sistema di gioco. Philip Quinton è un nativo di Columbus che però non ha mai avuto la possibilità di giocare per l’Academy dei Crew, essendosi trasferito da piccolo a Portland, dove ha giocato al liceo, e poi andando all’università di Notre Dame. Nel 2022 è stato scelto al SuperDraft nella stessa draft class di Patrick Schulte, e pur essendo stato rilasciato a inizio stagione dai Crew ha convinto Nancy a dargli una seconda chance dopo che il francese ne aveva osservato le gesta nella lega di sviluppo. Russell-Rowe invece è un ex prospetto del settore giovanile di Toronto FC a cui Columbus ha voluto dare una chance dopo non essere riuscito a firmare un contratto con la squadra in cui è cresciuto, mentre Sean Zawadzki è tornato a Columbus dopo gli anni del vivaio per firmare un contratto da Homegrown dopo un triennio al college a Georgetown.
Il vantaggio enorme di cui può godere la MLS Next Pro è che, non essendo prettamente una lega giovanile ma comunque un torneo professionistico senza limiti d’età, si può prestare ad ospitare una grande varietà di percorsi e carriere, e che data la sua struttura può svolgere il suo lavoro riuscendo a essere il punto di partenza sia per future stelle della lega che per solidi veterani con un decennio di carriera a quel livello davanti a sé. Quello che la rende molto interessante da seguire è dunque il fatto che ogni franchigia può approcciare alla costruzione del roster in molte maniere diverse, raggiungendo dunque un livello di biodiversità tecnica comparabile, se non per certi versi superiore, anche a quello della MLS stessa. Ci sono squadre come i Real Monarchs, formazione di riserva di Real Salt Lake, che la considera di fatto un modo per accelerare la crescita dei suoi giovani, schierando le formazioni con l’età media più bassa della lega anche a costo di prendere dei sonori ceffoni contro formazioni spesso composte da adulti già formati fisicamente. Altre visioni, come ad esempio quella di Crown Legacy, la nuova squadra B di Charlotte FC, sono più attente al mercato estero e sfruttano l’assenza di salary cap nella lega come un’occasione per raccogliere una gran quantità di prospetti e vedere poi sul campo chi riesca a guadagnarsi la promozione.
Qualsiasi sia l’approccio, comunque, l’esperienza dei Columbus Crew ci dimostra che, nel momento in cui utilizzi con successo la seconda squadra per promuovere giocatori tra i titolari, gli altri prospetti d’interesse per la lega ne prendono nota, e sono più facilmente ben disposti a sceglierti come loro prossima mossa. Se, infatti, negli ultimi anni la USL ha iniziato a fare competizione alla MLS offrendo contratti a breve termine ad alcuni dei migliori giovani della MLS Next – l’organizzazione di calcio giovanile all’interno di cui operano i vivai di tutte le franchigie – con la prospettiva di facilitarne il passaggio in Europa, alcuni degli ultimi calciatori reclutati dalla seconda squadra dei Crew mostrano alle altre franchigie della MLS la strada per evitare di vedere una parte dei loro migliori talenti esordire nel professionismo sotto l’ombrello di un’altra lega. In particolare, le tre storie da guardare con attenzione sono quelle di Taha Habroune, Mataeo Bunbury e Nico Rincon.
Il classe 2006 Habroune è uno dei prospetti più interessanti del calcio statunitense, e nello scorso mese di aprile è stato eletto MVP della Generation Adidas Cup, un torneo giovanile che raccoglie tutte le franchigie MLS ma anche alcune delle squadre più importanti del pianeta, per la categoria Under 17. Habroune è il prospetto tipico che in questi anni è stato identificato e ricercato dalla USL come possibile aggiunta, non avendo ancora firmato un contratto da Homegrown con la prima squadra, e alla nascita della MLS Next Pro in molti si chiedevano se veramente quell’opzione potesse essere allettante per dei giovani ammaliati anche dalle offerte della seconda divisione statunitense. L’impressione era che nel breve periodo questa mossa – peraltro forzata dalla USL stessa, non più disposta ad avere le seconde squadre MLS nel suo campionato – qualche talento sarebbe andato perso a scapito di un potenziale miglioramento sul lungo periodo. Habroune però ha in questi giorni firmato un contratto con la seconda squadra dei Crew – e segnando due minuti dopo il suo debutto da professionista – respingendo le voci di un possibile trasferimento e dimostrando che la MLS Next Pro è tanto affascinante quanto le singole franchigie decidono di renderla con il loro utilizzo delle squadre B.
Ancora più notevole il caso di Mataeo Bunbury, doppia cittadinanza canadese e statunitense, figlio della leggenda della nazionale canadese Alex e fratello del veterano MLS Teal, che di quella schiera di giovani passati dalle academy MLS alla USL ha già fatto parte, e per certi versi già abiurando il percorso fatto – una mossa che, insieme alle cifre misere, se non addirittura nulle, che questi prospetti di alto livello hanno portato alle varie squadre nel loro passaggio in Europa, non sembra essere un grande segnale per le ambizioni della USL – pur continuando tecnicamente a fare ancora parte di quell’organizzazione. Bunbury, cresciuto nel settore giovanile di Sporting Kansas City, aveva richiesto lo scorso anno un contratto da homegrown, ma non era stato ritenuto abbastanza pronto dal tecnico Peter Vermes, portando il ragazzo alla scelta di accettare l’offerta del Birmingham Legion. Dopo tredici presenze in USL nel 2022, Bunbury ha trovato il modo di rientrare all’interno del mondo MLS, e anche se teoricamente il suo è un contratto di prestito, è anche vero che il suo contratto con la squadra dell’Alabama scade a fine stagione, e sarebbe quindi in grado di firmare a parametro zero per la franchigia dell’Ohio.
Infine, il caso di Nicolas Rincon rappresenta una terza tipologia di giovane statunitense ad aver scelto Columbus, e il suo arrivo in seconda squadra un terzo tipo di operazione per la franchigia. Rincon, di origine colombiana, è cresciuto nel settore giovanile di North Carolina FC, e conta anche una presenza, sia pure di un solo minuto, nella USL League One. Il classe 2005 non ha alcun legame con la MLS, è un prospetto sviluppatosi esternamente alla lega, ma negli ultimi giorni ha anche lui deciso di unirsi ai campioni in carica della MLS Next Pro addirittura con un contratto annuale da dilettante, quindi senza andare a prendere uno slot nel roster della squadra B di Columbus.
Molto spesso, quando si parla del lavoro della MLS e della crescita del calcio statunitense, si tende sempre a guardare il quadro d’insieme. Si parla del buono o del cattivo lavoro della MLS, come se fosse una sola gigantesca entità che pensa all’unisono. In effetti, almeno tecnicamente, la MLS è, per suo statuto, una single entity, un’entità unica, ma per quel che riguarda l’aspetto competitivo, è sempre e comunque formata da diverse organizzazioni che la vedono diversamente su quasi tutti gli aspetti del gioco. È giusto e corretto valutare alcune iniziative della MLS su una base di lega, perché è vero che i campionati professionistici statunitensi sono più dirigisti e collettivisti di quanto non lo siano le leghe europee. Ma è anche vero che poi, sul campo, le squadre la pensano e si comportano diversamente tra di loro, ottenendo risultati diversi. E forse nessuna iniziativa della lega quanto la MLS Next Pro ci permette di dare forma a questa differenza, di quantificarla. La MLS è cresciuta abbastanza e al punto che le singole franchigie possono essere valutate nella loro individualità, esattamente come si farebbe in qualsiasi altra parte del mondo. Chi sa fare un uso efficiente della propria seconda squadra è già un passo avanti rispetto a tutto il resto della competizione e pone le basi per un circolo virtuoso, perché non solo riesce a creare talento partendo dal materiale già a disposizione, ma riesce anche ad attrarne di migliore da fuori.
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