La NWSL è entrata in una nuova era

Al minuto ottantatré della partita contro le North Carolina Courage, con le sue Portland Thorns sotto di un gol, Olivia Moultrie ha preso un pallone sui venticinque metri e con tre tocchi lo ha spedito in un angolo irraggiungibile per Casey Murphy. Il pallone, schizzato via come un boomerang, gira fluttuando a pochi centimetri da terra, orbita intorno a Murphy come se quest’ultima fosse un pianeta e il pallone un satellite. Se Wiel Coerver fosse ancora in grado di promuovere il suo Metodo Coerver, grossomodo l’insegnamento della tecnica calcistica tramite le sessioni video e la parcellizzazione del singolo gesto da ripetere fino al perfezionamento, sicuramente avrebbe utilizzato questa rete per la sua serie di cassette Goal, come esemplificazione di una perfetta esecuzione di un gesto tecnico. È un gol bello come è bello un utilizzo cristallino del piede perno nella pallacanestro, come è bello un disco di Mark Ronson. È avere una conoscenza tale dei mezzi del mestiere da saperne sfruttare al massimo il potenziale. Magari manca un po’ di genio, un po’ di follia, ma a volte anche l’efficienza può essere di abbacinante bellezza.

 

Quello di Olivia Moultrie non è un gol qualunque, in primis perché conclude con un punto per la squadra ospite una partita complessa, che le Thorns erano sul punto di perdere. Ma questo, probabilmente, è il meno. Il gol è importante anche perché rappresenta il decimo contributo ad una rete (quindi, gol o assist) arrivato nella carriera NWSL di Moultrie. E ciò che rende questo traguardo significativo è che Olivia Moultrie ci è arrivata a 17 anni e 231 giorni, perché non solo la classe 2005 è la più giovane a raggiungere il traguardo dei 10 gol+assist in NWSL, ma è anche l’unica giocatrice così giovane ad aver anche solo raggiunto un gol o assist nella lega professionistica statunitense. Ad oggi, Moultrie è in una categoria completamente a parte rispetto a qualsiasi altra teenager che sia mai scesa in campo in NWSL, e la cosa veramente intrigante, quella che rimarrà, comunque vada, sempre la sua eredità allo sport, è che è grazie a lei se i suoi record potranno mai essere battuti e, più in generale, se le teenager hanno la possibilità di giocare a calcio a livello professionistico.

Un paio di anni fa, documentavamo come Olivia Moultrie, allora quindicenne, stesse affrontando da sola (o quasi) un’intera lega professionistica per riuscire ad ottenere il permesso di firmare un contratto con le Portland Thorns, che erano riuscite a reclutarla nella propria organizzazione dopo anni passati a giocare con i ragazzi in California. Poche settimane dopo quel pezzo, Moultrie avrebbe potuto celebrare la vittoria e il suo passaggio tra le professioniste. Quello che non immaginavamo, o comunque non nelle dimensioni che il fenomeno ha preso negli ultimi tempi, è quante emuli avrebbe creato di lì a poco tempo. Solo quest’anno il record di giocatrice più giovane a firmare un contratto da professionista e poi quello di esordiente più giovane in NWSL è stato battuto due volte, prima da Chloe Ricketts per le Washington Spirit e poi da Melanie Barcenas per le San Diego Wave. Anche se la NWSL ha fatto questo passo inizialmente suo malgrado, realizzarlo è diventata una necessità per il calcio statunitense in cui il college è ancora una formazione d’eccellenza, ma che deve prendere contromisure alla crescita rapidissima di altre nazioni solitamente molto più abituate a lanciare calciatrici fin da giovanissime. E dunque, per incoraggiare le iniziative indipendenti delle varie franchigie, la lega ha, da quest’anno, introdotto un nuovo meccanismo d’ingresso per le giocatrici sotto i diciotto anni.

Da questa stagione infatti le squadre NWSL possono inserire due giocatrici, previo il consenso dei genitori o del loro tutore legale, in una Entry List, e da lì in poi hanno massimo trenta giorni per farle firmare contratti con la prima squadra che durino almeno fino alla stagione del loro diciottesimo compleanno. Queste giocatrici, che per poter essere scelte devono essere cittadine e residenti statunitensi, non potranno essere tagliate o cedute fino ai diciotto anni o senza il consenso scritto dei genitori o del tutore legale e non saranno selezionabili in un expansion draft.

Anche se è legittimo avere dei dubbi sul professionismo per atlete così giovani, un po’ perché sappiamo che sovraccaricare così presto atleti può avere danni sul lungo periodo – specialmente quando consideriamo quanto indietro sia ancora la ricerca di medicina sportiva concentrata esclusivamente sulle donne, come dimostra l’emergenza legamenti crociati in vista dei mondiali – e un po’ perché quello in questione resta il paese di Freddy Adu – che resta sicuramente un caso unico e irripetibile, ma non serve arrivare fino a quel punto di pressione per aggiungere difficoltà non necessarie a persone così giovani – è anche vero che, almeno dai pochi scampoli di partita visti, il caso di Olivia Moultrie, ovvero quello sintetizzabile con il vecchio adagio if you’re good enough you’re old enough, non sarà la regola ma perlomeno non è l’unica eccezione. La prima partita di Chloe Ricketts ci ha dato la dimostrazione di una giocatrice già pronta a reggere l’impatto di avversarie adulte, pronta a scendere sul terreno anche dello scontro fisico senza affondare, capace di mandare al bar professioniste navigate con la stessa facilità con cui si allaccia le scarpe.

 

Ormai è evidente: anche nella NWSL siamo entrati nell’era della rivoluzione giovanile. I roster NWSL stanno diventando sempre più giovani, con sempre più nuovo talento, e la cosa che segna veramente il cambio di un’epoca è che queste calciatrici non si accontentano più solamente di giocare. Non è solo l’età media ad essere più bassa, è anche l’età delle stelle del campionato che si sta abbassando sensibilmente. Sophia Smith, è a suo modo un’anticipatrice essendo uscita dal college nel 2020, a vent’anni, diventando la più giovane MVP nella storia della lega lo scorso anno, ma un cambio significativo di passo si può vedere con Trinity Rodman, che a diciotto anni è diventata la più giovane scelta al draft per poi diventare la più giovane campionessa e MVP della finale nel 2021. Gli ultimi due anni, comunque, hanno visto un botto e un accelerazione del ringiovanimento, ed il merito è, insieme a Moultrie, già campionessa NWSL, e non semplicemente come comparsa, di un paio di nomi che si stanno prendendo la scena in California, ovvero quelli di Jaedyn Shaw delle San Diego Wave e Alyssa Thompson di Angel City.

La storia di Jaedyn Shaw la conosciamo già dallo scorso anno ed è la sua situazione, forse ancora più di quella che ha coinvolto Olivia Moultrie, ad aver spinto la NWSL a mettere in pratica l’attuale regolamentazione riguardo alle calciatrici under 18. Shaw è infatti approdata al professionismo in quel periodo di vuoto legislativo intercorso tra la decisione del tribunale che ha sollevato l’età minima della NWSL e la situazione attuale. Shaw, nata in Texas e cresciuta anche nel settore giovanile di FC Dallas, aveva iniziato il 2022 nel ritiro pre-stagionale delle Washington Spirit, al termine del quale ha deciso di passare professionista entrando a far parte di un processo di Discovery che ha visto uscire vincitrici le San Diego Wave. Questo stesso Discovery Process – che si era svolto anche per permettere l’ingresso di Olivia Moultrie, ma che è risultato solamente in una trade per i suoi diritti tra le Reign che avevano vinto il processo e le Thorns, l’unica squadra per cui Moultrie avrebbe accettato di firmare un contratto – è stato identificato dalla lega come un punto critico, e la nascita delle nuove regole ha come intento proprio quello di tirare fuori queste calciatrici dall’ingorgo di un processo tutt’altro che trasparente.

Molto più chiaro e lampante invece il suo impatto sul campo, che fin dall’esordio non ha esitato nel far comprendere a chiunque di essere pronta per il livello. Shaw è diventata la seconda giocatrice nella storia della NWSL ad esordire con tre reti nelle sue prime tre partite, e anche se dopo quel fenomenale exploit la sua stagione si è calmata, arrivando a concludersi con sette presenze e tre gol, è difficile valutare il suo percorso fino ad ora – che l’ha già vista raddoppiare il suo bottino di reti nel 2023, per una media di un gol ogni due partite tutto tranne che banale soprattutto considerato quanto raramente le sue presenze siano da titolare – come nulla di meno che un notevole successo. Ibrido centrocampista/attaccante con grandi doti tecniche e balistiche, Shaw è dotata di un grandissimo dribbling nello stretto, ma deve ancora migliorare nella ricerca dell’ultimo passaggio e che per ora sembra impiegata più per le sue qualità da seconda punta che da classico numero 10/mezzala.

 

L’altro nome che sta rappresentando un punto di svolta, invece, è quello di Alyssa Thompson, altra classe 2004 pure lei arrivata in NWSL prima dell’attuale regolamentazione sulle calciatrici under 18. La giocatrice californiana è infatti passata per il Draft, ma anche nel suo caso, come in quello di Olivia Moultrie, un meccanismo pensato per privare le atlete della propria possibilità di scelta si è trasformato in un sorprendente uso del soft power a disposizione delle calciatrici. Alyssa Thompson è stata infatti la prima scelta assoluta dell’ultimo Draft, ma a selezionarla non c’è stata Gotham, ultima in classifica nella stagione precedente, bensì Angel City, la franchigia più vicina alla famiglia Thompson, arrivata in quella posizione tramite una trade che ha portato Yazmeen Ryan in New Jersey e condizionata alla decisione di Thompson di passare professionista e di rendersi eleggibile per il Draft. Il processo necessario per farla arrivare in NWSL è indicativo del livello di talento di cui stiamo parlando, visto che parliamo di uno dei principali prospetti del calcio femminile mondiale, già capace di esordire in nazionale maggiore. Le stagioni precedenti al suo sbarco in NWSL Alyssa Thompson le ha spese dividendosi tra la squadra di calcio del suo liceo, Harvard-Westlake – con cui è diventata Gatorade National Player of the Year nel 2021 – la pista d’atletica – dove deteneva il secondo tempo della sua categoria in California sui 100 metri – e la Total Futbol Academy, un club parte della MLS Next in cui, a diciassette anni, giocava come sotto età nell’Under 19 maschile, unica ragazza in competizioni maschili tra tutte le varie classi d’età. Thompson, e lo si capisce fin dal gol che ha segnato cinque minuti dopo il suo esordio da professionista nell’amichevole con il Club America, è una distruttrice di mondi sulla scia di Sophia Smith e Trinity Rodman, un’attaccante feroce dello spazio con una sorprendente fusione di dribbling tecnico e fisico, il tipo di giocatrice che a vent’anni domina perché va più forte di chiunque altro e che a trenta, con le abilità fisiche che iniziano a calare, domina perché vede gli altri andare più piano riuscendone ad anticipare ogni mossa.

 

Gli Stati Uniti sono stati per decenni la nazionale guida del movimento femminile fondamentalmente grazie ad una legge, il celebre Title IX, che ha di fatto costretto le federazioni nazionali a tenere conto dello sport femminile. Questo da solo non è mai bastato e continua a non bastare per eliminare le discriminazioni, ma anche solo essere tenute in bassissima considerazione è più di quello che gran parte delle atlete del mondo ha ricevuto dalle proprie federazioni, che invece sceglievano la via della cosciente ignoranza. Siamo però in una fase di cambiamento storico per il calcio femminile, un passaggio da cui non si potrà più tornare indietro, e ormai la superiorità del soccer a stelle e strisce presenta quantomeno molte candidate a metterlo in discussione. Aprire la NWSL a calciatrici più giovani e creare nuove strade che facilitino l’influsso di talento nella lega è un passaggio necessario se lo USWNT vuole ancora poter competere ai massimi livelli. Siamo solo all’inizio, ma se questa strada fosse perseguita con successo da alcune franchigie è facile credere che tutto il resto della lega – d’altronde quelle statunitensi sono sempre copycat leagues – non esiterebbe nel provare questa nuova strategia. E perdonatemi l’esaltazione, potenzialmente foriera di figuracce e reputazione di cattivo premonitore, se dico che, pur essendo iniziata da così poco tempo, questa nuova era della NWSL sta già portando i risultati augurati.

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