La NWSL è in arrivo nella Baia?

La corsa all’espansione NWSL è la nuova frontiera verso cui si sta spingendo il mondo del calcio americano. Con la MLS vicina alla presunta quota-tetto di trenta squadre – nell’ultima conferenza State of the League il commissioner Don Garber ha confermato l’intenzione, almeno ad oggi, di non voler avventurarsi oltre quella cifra – e con la costante crescita di interesse nei confronti dell’unica lega professionistica – per ora – del calcio femminile statunitense, non è una sorpresa che molti gruppi stiano tentando di mettere le mani su uno dei business dal potenziale più alto nel panorama sportivo nordamericano. Tra gli ultimi ad aver annunciato pubblicamente il loro interesse c’è una partnership di cui si sa ancora poco e che sembra ancora alle fasi iniziali del proprio sviluppo, ma che fin dall’annuncio si pone obiettivi estremamente ambiziosi. Parliamo del gruppo formato da The Town FC e dall’AASEG – African American Sports & Entertainment Group – che vuole portare la NWSL nella Baia e più precisamente nella città di Oakland.

Il piano, come detto, deve ancora iniziare a scavare per le fondamenta, e nel loro stesso annuncio ufficiale le due parti non mancano di sottolineare la necessità di trovare altri partner e investitori che possano permettere all’esperimento di decollare, ma già quel poco che sappiamo rappresenta un’opzione tremendamente affascinante e lo dobbiamo, per la gran parte, al coinvolgimento dell’AASEG.

 

Nato nel 2020, l’AASEG è un gruppo d’investimento la cui “missione principale è usare il veicolo dello sport e dell’intrattenimento per creare un percorso verso una maggiore equità economica per la comunità nera”. Alcuni dei loro progetti riguardano la prima franchigia NFL con proprietà a maggioranza afro-americana, una nuova franchigia WNBA con base nella vecchia arena dei Golden State Warriors e la costruzione di una nuova Black Wall Street ispirata a quella distrutta a Tulsa il primo giugno di centouno anni fa in seguito ad una dei più violenti massacri razzisti della storia statunitense. Per completare questi progetti – o meglio, quelli a tema sportivo, NWSL inclusa – è stato cruciale riuscire ad entrare in un periodo di negoziazioni esclusive con il consiglio cittadino di Oakland per la riqualificazione del sito che contiene l’Oracle Arena e il Coliseum – casa, ma ancora per poco, degli Oakland A’s della MLB, sia che essi rimangano in città e sia se si trasferissero a Las Vegas.

 

Proprio il sito del Coliseum è ad oggi il principale punto a favore di una candidatura della Baia per la NWSL, se non addirittura l’unico. L’identità dell’altra parte della partnership, l’organizzazione sportiva su cui si andrebbe a basare il progetto di calcio femminile professionistico ad Oakland, è, infatti, se possibile ad uno stato ancora più primordiale. The Town FC vuole essere un nuovo club calcistico con base a Oakland ma, in effetti, ad oggi assomiglia più ad una start-up con una visione molto chiara. The Town FC vuole essere una squadra che metta al centro la comunità cittadina, che sia dagli abitanti per gli abitanti, che ispiri un nuovo modello di cosa possa essere il calcio negli Stati Uniti ma, pur esistendo da quasi un anno ormai, non abbiamo alcun elemento che ci possa far intendere di vederli in campo in breve termine – tecnicamente, avrebbero anche giocato la loro “prima partita” in un’amichevole contro la seconda squadra degli Earthquakes, ma di fatto a giocare quella partita è stato il San Ramon FC, squadra amatoriale locale con cui The Town ha iniziato un rapporto d’affiliazione. Quello che hanno, ad oggi, è un consiglio strapieno di voci differenti che va da calciatori e allenatori ad imprenditori ed esperti di marketing che non è molto chiaro cosa sia incaricato di fare e di cui, a quanto pare, si può entrare a far parte compilando un Google Form sul loro sito.

 

Ma al momento la più grande preoccupazione che dovrebbe coinvolgere chi sta dietro il progetto The Town FC X AASEG dovrebbe essere, ancora prima di pensare a come convincere la NWSL della bontà del loro piano, che quando l’intero expansion bid sarà completo e pronto ad essere presentato alla lega un posto nella Baia potrebbe già essere stato preso. Alcuni dei partner di questa iniziativa sono infatti andati on the record confermando che la candidatura non sarà pronta prima del 2024/2025. Il progetto di The Town FC dunque non prenderà parte al round di espansione in corso di svolgimento, ma tra le candidature – secondo la commissioner Jessica Berman tra le cinque e le dieci – presentate alla scadenza di venerdì scorso per l’entrata nella lega a partire dal 2024 dovrebbe esserci anche quella del gruppo #NWSLtotheBay, guidato da alcune ex stelle dello USWNT originarie della Northern California come Aly Wagner, Brandi Chastain, Danielle Slaton e Leslie Osborne e che, almeno in questa prima fase, sembra intenzionato ad avere sede al PayPal Park di San José, casa degli Earthquakes della MLS, portando così una diretta competizione all’interno dello stesso mercato.

Non che le due proposte siano necessariamente l’una alternativa all’altra. Tecnicamente è possibile che una lega decida di espandersi con più squadre all’interno del grande mercato della Baia, ma si tratta di un’occorrenza molto rara che al momento esiste solamente in MLB e che comunque potrebbe essere momentanea, con le già citate voci di rilocazione degli Oakland A’s. Inoltre, non è scritto da nessuna parte che la ricerca dello stadio non possa portare il gruppo con volto le quattro ex calciatrici dello USWNT proprio a Oakland, e va anche ricordato che le altre leghe professionistiche statunitensi sono organizzazioni gigantesche da trenta franchigie ciascuna, mentre la NWSL è ancora ad uno stato precedente. Immaginando che da questo round di espansione uscissero due new entry e una di queste fosse l’altro progetto per la NWSL nella Baia, Oakland potrebbe essere nel migliore dei casi la quindicesima franchigia, e per quanto la California sia il principale mercato degli Stati Uniti, avere più di una squadra su quattro dallo stesso stato sarebbe forse una strategia di espansione non ideale, specialmente visto il potenziale che la lega sembra avere in mercati più piccoli e che non necessariamente raccolgono enorme successo nello sport professionistico statunitense – Louisville, il North Carolina e per certi versi anche San Diego.

 

Per queste ragioni il gruppo #NWSLtotheBay è di particolare interesse per capire il potenziale futuro del progetto The Town FC. Come detto è guidato, non necessariamente economicamente, ma quantomeno a livello d’immagine, da quattro ex calciatrici, tutte con esperienza internazionale e tutte ex alunne delle Santa Clara Broncos, una delle migliori squadre collegiali del paese. Tutte, per loro stessa ammissione, sperano di avere non solo quote di proprietà ma anche ruoli attivi all’interno della gestione di una franchigia che, pur non avendo annunciato pubblicamente i propri finanziatori, afferma di essere composta al 70% da donne. Due delle ex calciatrici – Osborne e Chastain – hanno già esperienza con il processo di espansione della lega femminile. Le due infatti erano anche parte del consiglio di amministrazione della squadra dilettantistica di WPSL California Storm che avrebbe dovuto svolgere un ruolo importante nella formazione della franchigia NWSL di Sacramento, ma nel 2021 il miliardario Ron Burkle ha ritirato il suo supporto per portare la capitale californiana sia in MLS che in NWSL nonostante entrambe le espansioni fossero state confermate, preferendo spostare i suoi diritti NWSL verso il sud dello stato, in direzione di San Diego.

 

La competizione per l’attenzione del mercato però non si limita solo ed esclusivamente ad un altro progetto ipotetico di espansione in NWSL, ma ha un nemico – il termine, come vedremo, potrebbe non essere eccessivo come sembra – ben più tangibile. Qualora The Town FC riuscisse infatti a mettere in piedi una candidatura soddisfacente per l’espansione NWSL, si troverebbe certamente ad affrontare la presenza nella sua stessa città di una squadra che, seppure dilettantistica in una prima fase, potrebbe già aver raccolto un consistente numero di tifosi e con cui si troverebbe a condividere – non per caso – ideali, ambizioni e buona parte di ciò che la potenziale franchigia ritiene sia in grado di renderla speciale.

 

Nel 2023 la USL W-League, la lega pre-professionale composta da giocatrici del college e che si svolge durante le pause della NCAA, darà il benvenuto alle Oakland Soul, la squadra femminile degli Oakland Roots, una delle storie di maggior successo nel campo delle start-up calcistiche in grado di laurearsi al grado di squadre professionistiche mettendo il focus sull’aggregazione e il supporto della comunità locale, reduci dalla loro seconda stagione nello USL Championship. Per quanto possa suonare strano che una squadra amatoriale sia una diretta competitor di una potenziale franchigia di prima divisione, non siate sorpresi di vedere le Soul superare anche alcune squadre NWSL in quanto ad affluenza allo stadio. Alla stessa maniera, preparatevi in anticipo alla possibilità che Oakland possa rappresentare una delle prime espansioni nella USL Super League, la lega professionistica femminile che la USL ha intenzione di lanciare a partire dal settembre 2023 e sulla cui prima stagione, ad oggi, sappiamo a dir la verità ancora molto poco.

Fin dalla sua fondazione ai tempi della NISA, Oakland Roots non ha voluto limitarsi ad essere un club sportivo come gli altri. Sul loro sito internet l’organizzazione descrive come proprio obiettivo il “cercare di catturare la magia di Oakland e il potere dello sport come forza per il bene della comunità […] This is about Oakland first, always”, e nel corso degli anni questo traguardo ha portato la squadra a coinvolgere, come proprietari di minoranza, volti noti usciti dalla comunità locale come l’ex stella dei Seattle Seahawks MarShawn Lynch e il rapper G-Eazy. Se la missione della squadra vi suona familiare, è perché è molto simile a quella di The Town FC, e se si assomigliano così tanto è perché a dare forma ad entrambe ha contribuito la stessa persona. E quella persona è Benno Nagel. Nagel, nativo di Oakland ed ex assistente allenatore nella lisergica esperienza del Rayo OKC ai tempi della seconda iterazione della NASL, ha poi avuto esperienze in Europa con Dinamo Zagabria e Twente, che nel luglio 2018 decise di fondare, insieme all’esperto di marketing e anche lui nativo di Oakland Edreece Arghandiwal una squadra

 

Stando ad un articolo ben oltre i limiti del puff piece pubblicato da un misterioso sito – i pezzi non hanno autore, e il sito viene definito come “non sicuro” dal mio computer – che per qualche ragione è uno dei primissimi risultati che potete ottenere googlando il nome del fondatore di The Town FC, Benno Nagel è “l’Elon Musk del calcio statunitense”, ed in effetti leggendo le sue poche dichiarazioni è difficile scappare da quell’aura di venditore di fumo che se non avesse scoperto il calcio starebbe provando a venderti criptovalute e viaggi di nozze nel metaverso che è praticamente onnipresente nel sottobosco del calcio statunitense. Nonostante lo scetticismo di primo acchito, comunque, c’è da ammettere che, al contrario dello stereotipo tradizionale di questa figura, Nagel non solo non si è fatto ingolosire dal potenziale di una spunta blu a soli otto dollari al mese, ma è in effetti riuscito a costruire qualcosa di genuinamente affascinante, bello, interessante e, soprattutto, di tangibile, reale, che sta attivamente costruendo qualcosa di importante dal basso. Oakland Roots non solo ha successo sul campo, ma propone un’atmosfera affascinante, riempie sempre le pur non capientissime tribune del Laney College Football Stadium e il suo brand è tra i più riconoscibili nel calcio statunitense, finendo anche sulle spalle di un altro celebre figlio della Baia, Damian Lillard.

 

Nagel ha svolto un ruolo fondamentale – soprattutto dietro le quinte – per mettere in piedi e costruire questa società. È stato lui, secondo quanto afferma, ad aver trovato i finanziatori per il club e ad aver lavorato quattro anni a tempo pieno per dare forma ad un club strutturato. Tra i due fondatori originali dei Roots, a Nagel spettava non solo un ruolo da presidente, ma anche una parte più consistente delle quote, il 20,5% contro il 10,5% di Arghandiwal. Eppure, se oggi l’ex assistente di Rayo OKC non è più parte del consiglio di amministrazione di Oakland Roots non è perché il suo spirito da eroe dei due mondi lo ha portato a volersi lanciare in una nuova avventura, bensì perché, in vista della “promozione” della squadra in USL Championship, Nagel è stato rimosso in una maniera ritenuta impropria dal suo ruolo di presidente, tanto da portarlo a fare causa alla franchigia nel gennaio 2021, pochi mesi prima del loro esordio nella seconda divisione statunitense.

 

Nella causa, che è ancora in corso di svolgimento presso la corte superiore della contea di Alameda, Nagel sostiene che gli altri membri della dirigenza abbiano cospirato per rimuoverlo ingiustamente dal consiglio di amministrazione e licenziarlo come presidente nella riunione del 23 ottobre 2020, e chiede non solo che venga riconosciuto il suo diritto di rimanere parte del consiglio, ma anche che l’altro fondatore di Oakland Roots, Edreece Arghandiwal, venga escluso, così da permettere allo stesso Nagel di scegliere un proprio membro da eleggere nel consiglio – il padre John.

 

Stando a Nagel la composizione originale del consiglio d’amministrazione, composto dai due soci fondatori e dai due investitori esterni, aveva facilitato la decisione di accettare investimenti esterni, dal momento che un voto diviso sul 2-2 avrebbe garantito il non passaggio di qualsiasi mozione, permettendo ai due fondatori di far valere gli ideali per cui avevano fondato la squadra, ma la situazione avrebbe iniziato a rompersi quando, nella primavera 2020, Oakland Roots acquistò i diritti per l’espansione in USL per la zona della East Bay, dall’imprenditore immobiliare Mark Hall. Per entrare in USL, come richiesto dai Pro League Standards (PLS) della federazione calcistica statunitense, i Roots avrebbero infatti dovuto trovare nuovi investitori in grado di supportare economicamente la squadra nel passaggio al livello successivo.

 

Nonostante un accordo di massima che avrebbe permesso ai due fondatori della squadra di non diluire le proprie quote all’interno della franchigia, comunque, disaccordi nelle trattative arrivarono fino all’autunno e portarono alla già citata riunione del 23 ottobre in cui, secondo Nagel, Arghandiwal cospirò insieme ai due investitori Aldrich e Schauble per rimuovere Nagel e per far aumentare le quote, con il conseguente ritorno economico, dell’altro fondatore.

 

The Town FC nasce dunque proprio da una rottura certamente traumatica nella scena calcistica locale, e non è veramente chiaro cosa intenda fare Nagel qualora riuscisse ad avere vinta la causa. In una nazione che al calcio ha affiancato sempre la parola “guerra”, sia pure, per fortuna, non nel suo significato letterale quanto piuttosto in quello metaforico, quella coinvolgente il nuovo progetto con ambizioni di NWSL è l’ultima in una lunga storia di battaglie di leghe in lotta per il controllo e di città divise non semplicemente, come nel resto del mondo, da due squadre, ma da due visioni inconciliabili separatesi per principio e che possono avere successo solo premessa la scomparsa dell’altra. Ad oggi non possiamo sapere se ci saranno margini per ricucire, e non sappiamo neanche se arriveremo mai ad uno scontro frontale, dal momento che quanto emerso sulla nuova realtà di The Town FC è insufficiente per darne un giudizio sulla solidità a lungo termine o sulla possibilità di entrare in NWSL – soprattutto dal momento che quasi nessun’altra candidatura è stata presentata ufficialmente al pubblico. Ma la Baia sta diventando sempre più uno di quei luoghi a cui guardare con attenzione se si vuole comprendere il futuro del calcio statunitense.

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