Guida ai playoff NWSL 2022
In questo momento la NWSL è ferma a causa della pausa per le nazionali. Nel weekend prossimo però la lega ripartirà con la fase clou della stagione, i playoff. Le migliori sei squadre della lega si sfidano con le prime due franchigie nella stagione regolare che si prendono una settimana di pausa e le altre quattro che si sfidano per un posto nelle semifinali. L’obiettivo di tutte è la finale all’Audi Field, casa di quelle Washington Spirit che non potranno difendere il loro titolo, che si giocherà il prossimo trenta ottobre. Qui presentiamo le sei squadre sopravvissute e presentiamo gli scontri diretti che daranno forma alla finale per il titolo.
1 – OL Reign – 11V-7P-4S (4-1-0 nelle ultime cinque)
MVP della regular season: Meriterebbe tutta la difesa (migliore in NWSL) ma diciamo Phallon Tullis-Joyce (8 clean sheet, seconda nella lega)
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Una ragione per cui potrebbero vincere: Una difesa solida e composta da calciatrici che si conoscono a memoria e un attacco con uno o due game changer è un formato che in questa fase di campionato ha sempre dato buoni risultati. E come Jolly le Reign hanno forse le due più creative della lega – Jess Fishlock e Megan Rapinoe.
Una ragione per cui potrebbero non vincere: L’attacco semplicemente non è stato all’altezza di una squadra con queste ambizioni, soprattutto visto che il personnel è tutt’altro che di seconda fascia. Bethany Balcer non ha saputo ripetere il suo 2021, pur non avendo avuto necessariamente una brutta stagione.
Una giocatrice di una squadra eliminata che potrebbe aiutarle: Trinity Rodman (Washington Spirit). Immaginatevi Trinity Rodman lanciata da Megan Rapinoe o da Sofia Huerta. Sarebbe illegale. E d’altronde mica vi potevate aspettare che questa rubrica terminasse senza di lei.
2 – Portland Thorns – 19V-9P-3S (3-2-0 nelle ultime cinque)
MVP della regular season: Sophia Smith (12 gol, seconda in NWSL)
Storyline più interessante: Olivia Moultrie può essere già a sedici anni un pezzo importante per una franchigia da titolo?
Una ragione per cui potrebbero vincere: Hanno il miglior attacco del campionato, sono sempre pericolose e imprevedibili, e hanno potenzialmente, visto che i risultati dei premi non sono ancora usciti, l’MVP stagionale.
Una ragione per cui potrebbero non vincere: Ho dovuto faticare molto per trovare una risposta. Mi sembrano veramente forti e pur non considerando impossibile una loro sconfitta, fatico a pensare a come possa arrivare. Ai rigori? Con una prestazione difensiva al limite del miracoloso delle altre squadre? Sophia Smith è ancora molto giovane ma non credo che sia il tipo che teme la pressione degli scontri ad eliminazione diretta.
Una giocatrice di una squadra eliminata che potrebbe aiutarle: Samantha Staab (Washington Spirit). Portland è ottima nello sfruttare le fasce per attaccare con il suo 3-5-2, ma con Staab aggiungerebbero una dimensione al loro gioco con una delle migliori passatrici della lega, e non solo tra i difensori centrali – seconda in passing g+ in NWSL.
3 – San Diego Wave – 10V-6P-6S (2-2-1 nelle ultime cinque)
MVP della regular season: Alex Morgan (15 gol, prima in NWSL)
Storyline più interessante: Può un expansion team vincere tutto al primo tentativo?
Una ragione per cui potrebbero vincere: Non hanno nulla da perdere, e quindi possono giocare con la testa sgombra
Una ragione per cui potrebbero non vincere: Non hanno nulla da perdere, e quindi possono giocare con la testa troppo sgombra
Una giocatrice di una squadra eliminata che potrebbe aiutarle: Carson Pickett (North Carolina). Ci sono alcune calciatrici incredibili rimaste fuori dai playoff, ma non so se ci siano cinque calciatrici in tutto il mondo che negli ultimi due anni hanno avuto lo stato di forma di Carson Pickett e non so se ci siano altri terzini in giro per il mondo di fare così tanto la differenza in fase offensiva. Una macchina da cross del genere poi sembra perfetta per riempire Alex Morgan di assist – è prima a pari merito in NWSL per assist.
4 – Houston Dash – 10V-6P-6S (2-2-1 nelle ultime cinque)
MVP della regular season: Ebony Salmon (9 gol tutti segnati nelle 9 partite dal suo arrivo in Texas)
Storyline più interessante: La scarica adrenalinica dell’arrivo di Ebony Salmon può sostituire quello che Rachel Daly sapeva dare a questa squadra?
Una ragione per cui potrebbero vincere: Sicuramente hanno l’entusiasmo dalla loro parte.
Una ragione per cui potrebbero non vincere: Sono sicuramente il mio dark horse per il titolo, ma per definizione i dark horse è improbabile vincano e per farlo hanno bisogno che tutta una serie di coincidenze si allineino. Basta una leggera imperfezione e le speranze saltano.
Una giocatrice di una squadra eliminata che potrebbe aiutarle: Abby Erceg (North Carolina). Le loro vibes in attacco sono immacolate. Stanno indubbiamente perseguendo la strada giusta. Potrebbe tornare utile un difensore centrale, le loro rotazioni in difesa non sono scolpite nella roccia e, dividendo in due fasce le qualificate alla post-season sulla base delle prestazioni, la loro difesa è tra quelle meno solide.
5 – Kansas City Current – 10V-6P-6S (2-1-2 nelle ultime cinque)
MVP della regular season: Lo’eau LaBonta (11 gol+assist, terza nella lega)
Storyline più interessante: Una vittoria confermerebbe la trasformazione di Kansas City nella franchigia di sport femminile più ambiziosa del paese?
Una ragione per cui potrebbero vincere: Emanano una qualche energia da Squadra Del Destino. Con tutti gli infortuni che hanno dovuto subire in questa stagione e con la tipologia di calciatrici colpite da season ending injuries, sono gli underdog per eccellenza di questi playoff e la loro stagione già ha dell’incredibile.
Una ragione per cui potrebbero non vincere: La loro forma recente è, per usare un eufemismo, rivedibile. Va bene che la qualificazione ai playoff era già acquisita, ma non si può pensare di staccare e accendere l’interruttore a propria volontà, perché non c’è nessun interruttore da premere.
Una giocatrice di una squadra eliminata che potrebbe aiutarle: Ashley Hatch (Washington Spirit). Insieme alle Reign uno dei due attacchi peggiori qualificati ai playoff, ma con l’assoluta mancanza di un numero nove classico che possa essere lo sbocco della manovra – non è colpa loro, lo avevano trovato in Lynn Williams, prima dell’infortunio che le ha fatto saltare tutta la stagione.
6 – Chicago Red Stars – 9V-6P-7S (2-1-2 nelle ultime cinque)
MVP della regular season: Mal Pugh (17 gol+assist, prima nella lega, prima anche per assist con 6)
Storyline più interessante: Proprio quella di Mal Pugh. Dopo un inizio scintillante di carriera in cui sembrava essere il prossimo fenomeno del calcio femminile, si era arenata. Il mondo però sembrava essersi scordato che parliamo ancora di una ventiquattrenne, e lei a Chicago si è ritrovata raccogliendo la prima stagione in doppia cifra della sua carriera.
Una ragione per cui potrebbero vincere: La risposta noiosa – non in generale, ma perché già ne abbiamo parlato in entrambe le categorie precedenti – è Mal Pugh. È una MVP nel senso più letterale del termine “Valuable” – portatela questa squadra ai playoff senza di lei. Volendo aggiungere un po’ di varietà, comunque, dirò Tatumn Milazzo, che ha giocato quasi tutti i minuti della stagione regolare – 1950 minuti su 1980 disponibili partendo sempre titolare.
Una ragione per cui potrebbero non vincere: Il non poter giocare mai in casa e il partire sfavorite in praticamente qualsiasi incontro. La distanza che li divide dalla quinta posizione è la stessa che divide dalla quinta posizione alla seconda. Insomma, tutte le difficoltà classiche del seed più basso.
Una giocatrice di una squadra eliminata che potrebbe aiutarle: Midge Purce (Gotham). Adotto la stessa linea di principio adottata per Trinity Rodman. Esistesse un draft del genere e le squadre decidessero di optare per il best talent available piuttosto che privilegiare necessariamente il fit, Midge Purce sarebbe nella top 3 di qualsiasi GM.
Bracket Preview
1 – OL Reign – Bye
X’s & O’s: La miglior difesa nella lega – solamente diciannove gol subiti – è stata tale anche grazie ad una chimica di reparto senza veramente molti paragoni e data dall’aver trovato fin dalla prima giornata uno schieramento costante e affidabile. Se in porta Phallon Tullis-Joyce ha giocato ogni singolo minuto di campionato, davanti a lei la difesa a quattro composta, da sinistra a destra, da Barnes, Hiatt, Alana Cook e dalla veterana – nel 2022 è entrata nel club esclusivo di calciatrici con più di 150 presenze in NWSL – Sofia Huerta non ha mancato quasi mai l’appuntamento con il campo, giocando tutte le partite di regular season in blocco tranne una. Quella messa in campo da Laura Harvey è una squadra molto ben strutturata difensivamente, che non pressa molto ma che sa essere molto aggressiva sul pallone e nelle marcature una volta superata la linea di metà campo. Un’altra spiegazione fondamentale per comprendere il loro rendimento difensivo è la conformazione del centrocampo. Dopo un paio d’anni in cui l’abbondanza di calciatrici prettamente offensive era tale da far pensare a formazioni a piramide invertita da albori del calcio, l’ultima off-season ha rimescolato un po’ le carte permettendo alla franchigia di mettere in piedi un centrocampo feroce e dinamico che, come una linea difensiva NFL, costringe le avversarie a lottare per ogni singola iarda. Queste Reign hanno presto preso il volto di Rose Lavelle che, sorprenderà saperlo vista la carriera, ha forse concluso la miglior regular season della sua carriera, certamente la prima – e questo è un dato ancora più sorprendente – in cui ha totalizzato più di mille minuti in campo, oltre che quella in cui ha segnato più gol – cinque. La sua versatilità è una delle ragioni chiave per comprendere quanto il centrocampo delle Reign possa adattarsi alle avversarie e dominare sempre la competizione. Nella grande vittoria contro una San Diego all’ora in testa alla NWSL, per altro deciso da un suo colpo di testa, lo schieramento di Lavelle come ala è stato fondamentale per permettere a Laura Harvey di schierare un centrocampo con Quinn, Olivia van der Jagt e Jess Fishlock, con i primi due nomi fissi in marcatura su Taylor Kornieck ad impedirle ogni potenziale sbocco della manovra, isolando così Alex Morgan alla stessa maniera di un wide receiver con una difesa a due safety profonde. Vincere contro le OL Reign richiede scardinare questa matrioska difensiva e avere a disposizione un roster abbastanza versatile così da poter effettuare counter a qualsiasi mossa Laura Harvey abbia in mente.
La cabala: Gli scontri in regular season contro le potenziali avversarie è all’insegna dell’equilibrio quasi totale. Entrambe vittorie in trasferta nella doppia sfida contro le Dash – in cui però Reign uscirebbe vincitrice visto il 2-0 ottenuto al PNC Stadium contro il 2-1 che le texane hanno ottenuto al Lumen Field – e vittorie in casa negli scontri con Kansas City – in entrambi i casi una vittoria per 1-0 delle padrone di casa. Per quel che riguarda la post season non c’è uno storico a cui fare affidamento. In entrambi i casi, infatti, lo scontro diretto sarebbe il primo ai playoff contro la franchigia in orbita Lione. Entrambe le franchigie sono infatti alla prima qualificazione ai playoff, per le Current anche considerando il passato come Utah Royals. Se invece consideriamo questa franchigia come diretta erede di FC Kansas City – e tecnicamente è sbagliato, perché la franchigia venne chiusa e le giocatrici spostate nell’expansion team a Salt Lake City, portandoci a non poterla definire come una vera e propria relocation – a Seattle dovrebbero preoccuparsi e sperare che sia il seed più alto a passare il turno: Seattle e Kansas City si sono incontrate due volte nei playoff, in entrambi i casi nelle finali del NWSL Championship, rispettivamente nel 2014 e nel 2015. In entrambi i casi le Reign erano il seed più alto, ma in entrambi i casi a vincere l’anello fu Kansas City.
4 – Houston Dash vs 5 – Kansas City Current
X’s & O’s: Potrei dirvi che esiste un rimedio facile e casalingo che le grandi case farmaceutiche non vogliono farvi conoscere per fermare le Houston Dash e renderle praticamente innocue, ma 1) vi annoierei visto che ci toccherebbe riparlare della difesa di OL Reign e 2) manderei un messaggio alle franchigie NWSL che “basta” replicare la difesa del #1 seed per vincere quando poi, ed è dimostrato da questo 2022, la difesa delle Reign, ovviamente, non la ha nessuno. Per capire queste Houston Dash è comunque necessario partire da due punti fermi: il nuovo tecnico Juan Carlos Amoros – subentrato a luglio dopo il licenziamento per abusi di James Clarkson – e l’attaccante Ebony Salmon. L’ex tecnico di Tottenham e Real Betis ha messo in piedi un sistema diretto, fatto di transizioni veloci e in cui ogni calciatrice è incoraggiata, in fase di possesso, a cercare la scelta meno conservativa possibile puntando in avanti. Le Dash sovraccaricano il terzo finale di campo, spesso anche con cinque calciatrici a ricostruire quella W che cambiò il volto di questo sport ottant’anni fa, con le due ali ad allargare le maglie della difesa avversaria e le due centrocampiste – solitamente Shea Groom e Marisa Viggiano – ad occupare con le loro corse da bersaglieri i mezzi spazi. È un sistema che sembra fatto apposta per valorizzare Ebony Salmon, e la centravanti inglese ha saputo rispondere presente – e chi l’avrebbe mai detto che mettere un’atleta nelle condizioni giuste per far bene potesse portare benefici, vero Racing Louisville? Houston gioca un calcio estremamente rischioso e ha uno stile di passaggi che unisce la vertigine e l’ambizione del free soloing. È un sistema che sarebbe difficilmente sostenibile senza una centrocampista in grado di interpretare il ruolo di box-to-box come Marisa Viggiano, ma è anche una diretta conseguenza del loro pressing aggressivo e immediato ad ogni perdita del pallone – della serie “non importa se recuperi il pallone in una zona avanzata di campo, perché io ambisco a togliertelo subito”.
Come fai a prendere una squadra reduce dall’ultimo posto stagionale e a trasformarla in una in grado di competere fino alle ultimissime giornate per lo Shield? La soluzione più semplice e immediata è comprare delle stelle. E in effetti le Current lo hanno fatto, ma quelle stelle riconosciute a livello mondiale – Lynn Williams e Sam Mewis – il campo non lo hanno praticamente mai visto. Allora ti tocca passare al piano B, che solitamente ha la forma di un allenatore in grado di cambiare la traiettoria di una franchigia, di solidificare un gruppo di calciatrici in un insieme coeso e che vale più della somma delle sue singole parti. E le Current hanno fatto pure quello, trovando in Matt Potter la persona ideale. Non dovrebbe sorprendere che la scelta sia risultata corretta. Kansas City ha chiamato Potter per fargli “costruire una cultura di squadra”, un compito che è ideale per un allenatore che viene da un mondo come il college soccer in cui il turnover di calciatrici è sempre estremo e in cui una cultura di successo può essere installata solo dall’alto, da quelle persone che non hanno limiti di eleggibilità per rimanere a lungo con la squadra. Potter aveva saputo costruire un’identità nel corso di quasi dieci anni alla guida di Oklahoma, e ha subito saputo replicare l’impresa al livello superiore. Il tecnico di origini inglesi è molto malleabile nelle sue idee, preferendo adattarsi al materiale a disposizione, ed è un tinkerman quasi patologico. Kansas City parte spesso da un 3-5-2 ma nessuna calciatrice è mai veramente fissa in una posizione o salvata dai costanti aggiustamenti del tecnico, che non si accontenta neanche di una situazione di vantaggio. Sotto Potter le Current svolgono anche un lavoro enorme sui calci piazzati, sanno sorprendere le avversarie senza affidarsi sempre ad una singola giocata codificata e sono tra le migliori nella lega nel trovare reti da fermo, come conferma il pareggio per 2-2 contro San Diego in cui entrambe le reti sono arrivate da calci d’angolo.
La cabala: Anche considerando l’asterisco dell’esistenza della fu FC Kansas City, il difficile e lento ingresso in NWSL delle Houston Dash ha fatto si che queste due squadre non potessero mai incontrarsi ai playoff. In regular season ha regnato lo stesso equilibrio che le ha portate ad avere gli stessi punti in classifica, e la differenza è stata causata dall’attacco leggermente più efficace di Houston, autore di un 2-0 in trasferta e di un gol della bandiera nel 2-1 casalingo, che incidentalmente è anche il reparto che ha permesso alle texane di guadagnarsi il fattore campo – a dividere le due ci ha pensato una differenza reti di +8 per Houston contro lo 0 di Kansas City. Volendo allargare il campo d’analisi alla Challenge Cup, invece, viene fuori un disegno ben diverso. Kansas City ha dominato la Central Division, mentre Houston ha concluso i gironi all’ultimo posto, e in entrambi gli scontri diretti la vittoria è andata nettamente (2-1 e 0-3) in direzione delle Current.
2 – Portland Thorns – Bye
X’s & O’s: Le Portland Thorns sono tatticamente una delle squadre più fluide della lega. In questa stagione la loro coesione le ha permesso di passare con rapidità ed efficacia da un 4-2-3-1 in fase di non possesso ad un 3-5-2 con l’asterisco sul due – poi spiegheremo perché – quando in controllo del pallone. All’interno di questo sistema ci sono due giocatrici chiave che facilitano lo switch tattico e che esemplificano anche due dei trend tattici principali all’interno della lega, ovvero Meghan Klingenberg e Sophia Smith. Klingenberg è un terzino che gioca molto avanzata, è iper-offensiva e si alza da subito in costruzione per offrire uno sfogo alla manovra. Klingenberg è una playmaker che ama poter toccare il pallone ed è fondamentale per trovare crepe all’interno delle difese avversarie, non importa quanto chiuse esse siano. La manovra di Portland molto raramente passa per il centro, sovraccaricando le fasce con palloni e lasciando a centrocampiste come Sugita al massimo il compito di inserirsi in area – luogo che la giapponese ha frequentato con ottimi risultati in questo 2022. E sempre su quelle fasce ama operare Sophia Smith, ovvero l’asterisco di cui sopra dal momento che se nel 4-2-3-1 occupa una zona di campo centrale nel 3-5-2 dovrebbe essere una delle due attaccanti. Smith, infatti, è uno di quei 9 in NWSL che non si accontenta semplicemente di giocare davanti alla porta ma che vuole vedere molte azioni passare tra le sue gambe. Non sta praticamente mai ferma e anzi va spessissimo sulla fascia ad allargare le trame della difesa avversaria o per sfruttarle con tagli e dribbling o per permettere a Christine Sinclair di isolarsi contro il proprio difensore e far funzionare qualcuno dei vecchi trucchi del mestiere che oltre vent’anni a sgomitare in area ti portano ad imparare. La sua presenza è quella che permette all’attacco di Portland di fare il salto di qualità e di essere il migliore nella lega e non sarebbe sorprendente se, nei prossimi giorni, venisse ufficializzata la sua vittoria del titolo di MVP.
La cabala: In quella che è una delle capitali statunitensi dell’hipsteria – titolo conteso con ogni probabilità con la rivale di Cascadia, Seattle, è assolutamente possibile che la scaramanzia giochi un ruolo importante nel valutare le carte playoff – anche se, proprio perché parliamo di Hipster City USA, l’astrologia potrebbe essere una scelta più probabile della scaramanzia. In quel caso, c’è almeno uno scenario che potrebbe legittimamente spaventare una città. Non sto parlando dell’arrivo delle San Diego Wave. Parlando di un expansion team, ovviamente non c’è uno storico ai playoff da analizzare, mentre i risultati, tra regular season e Challenge Cup, tendono ad essere positivi: due vittorie in Challenge Cup, un pareggio e, cosa che certamente fa più paura, una sconfitta casalinga per 2-0 nella stagione regolare. Il vero spauracchio ha però il volto delle Chicago Red Stars. Non per la regular season – un netto 3-0 casalingo e un pareggio in trasferta – bensì per lo storico ai playoff. Pur essendosi qualificate entrambe ogni anno dal 2015 in poi, Thorns e Red Stars non si sono incontrate nella post-season fino al 2019. Da lì però viene il dato che potrebbe spaventare l’attacco più forte del paese. Nelle ultime due edizioni dei playoff, infatti, le squadre si sono incontrate sempre in semifinale ed entrambe le volte ad uscirne vincitrice è stata Chicago – che lo scorso anno ha pure strappato il fattore campo alle Thorns.
3 – San Diego Wave vs 6 – Chicago Red Stars
X’s & O’s: Volete fermare le San Diego Wave? Allora c’è una sola parola d’ordine possibile, meglio se ripetuta tre volte nella speranza che dall’alto possa piovere della conoscenza divina o un qualsiasi aiuto per provare a fermarle: corse in profondità, corse in profondità, corse in profondità. Nello specifico le corse in profondità sono quelle di Alex Morgan e, ancora più nello specifico, in alcuni dei giorni di maggiore pericolosità quelle corse sono servite da un qualche tocco di Taylor Kornieck, sia esso un filtrante rasoterra, un lancio lungo, un cross dal mezzo spazio all’altezza dei venticinque metri o un geniale colpo di testa all’indietro. Non è un caso se Alex Morgan ha segnato quasi la metà dei gol stagionali dell’expansion team – 15 su 32 – e dunque la gestione del suo fascicolo non può che essere di vitale importanza. Il supporto che riceve è minimale, o comunque, per meglio dire, le possibilità che una manovra della squadra termini senza una sua conclusione o non la abbia come obbiettivo finale sono decisamente poco consistenti, e dunque sarebbe nulla più che un’opera di inganno spedire altre calciatrici davanti ad offrirle opzioni di passaggio. In moltissime delle sue reti in questo 2022 le immagini riprendono Alex Morgan à-la- Fausto Coppi, come unica donna al comando e unica maglietta di quella colorazione all’interno dell’inquadratura. La verticalità è la dimensione in cui San Diego opera meglio e togliere loro quest’opzione è la migliore possibilità di vittoria. E come abbiamo ricordato prima parlando delle Reign, questa opzione non si toglie necessariamente raddoppiando o triplicando le attenzioni su Morgan – come tutte le squadre a questo livello, d’altronde, anche San Diego non è proprio un one trick pony – ma bloccando alla radice la ricerca di linee di forza balliane forzando chi può rifornirla di palloni – Kornieck in primis.
Saranno pure la peggiore squadra – stando ai risultati della regular season – ad essere entrata in questi playoff, ma certo questa edizione di Chicago Red Stars ha lo spirito da partycrasher insito nella loro struttura, e questa è la posizione ideale da cui partire in una situazione del genere. Lo scorso quindici settembre con un netto 4-0 hanno chiuso la striscia positiva dell’allora capolista Current che durava dal maggio scorso. Quella allenata da Chris Petrucelli è una squadra intensa il cui sistema di pressing cerca di mettere sempre in trappola un anello debole, o comunque una zona di campo debole, delle avversarie. Schierando una linea d’attacco che assomiglia ad un aeroplanino di carta – due seconde punte, quasi trequartiste, ad occupare i mezzi spazi alle spalle della prima punta e che in fase di non possesso sono refrattarie ad allargarsi – il pressing di Chicago permette alla squadra di spingere le avversarie verso l’esterno e a togliere qualsiasi opzione di cambio di gioco. Qualora il possesso avversario riuscisse a superare la prima linea, non può fare altro che incanalarlo sulla destra, laddove la difesa a tre con i terzini molto alti, praticamente esterne a tutto campo, permette di far scattare una trappola ferale, con l’aiuto di una recupera-palloni formidabile come DiBernardo. Offensivamente, Chicago è ben felice di concedere il possesso ed effettua delle transizioni velocissime, anche grazie all’esistenza di un highlight reel vivente come Mal Pugh, che nel tempo di un contropiede può vedere quattordici milioni di futuri e prendere l’unica linea che le permetterà di segnare.
La cabala: San Diego potrebbe avere il numero della targa di Chicago, e d’altronde con il fattore campo e la qualificazione ai playoff più agevole dovrebbe partire favorita. Nelle uniche due partite in cui le squadre si sono sfidate nella loro storia, infatti, San Diego non solo è imbattuta, ma ha vinto in entrambe le occasioni, raccogliendo un clean sheet in trasferta – 0-1, nonostante l’espulsione di Dahlkemper e con il primo gol in NWSL della diciassettenne Jaedyn Shaw – e con un 2-1 casalingo che ancora non risentiva – ma d’altronde solo le ultime due partite di Regular Season lo hanno fatto – dell’atmosfera incredibile del nuovissimo Snapdragon Stadium.
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