Disastro Chicago Fire: cosa non sta funzionando
Un bellissimo gol di Konè a giro. Da fermo, da fuori area. Slonina non ha potuto farci niente. Poi il solito Quioto, che fa quindici in campionato, calcia in modo magistrale una punizione da venti metri con un destro a giro sul primo palo. Così il CF Montréal ha chiuso la partita nei primi 45 minuti. La squadra canadese vola a meno cinque dalla vetta della Eastern Conference mentre i Chicago Fire sprofondano sempre di più e molto probabilmente sanciscono la loro uscita dai playoff con sette partite rimanenti nella regular season.
Dopo la terza sconfitta di fila per Coach Hendrickson, l’incertezza cresce per una squadra promettente che sembrava poter contendere un posto tra le big della East.
A questo punto della stagione, e dopo una prestazione disastrosa come quella di ieri, conviene chiederci: Che cosa è andato storto?
Per analizzare a fondo la debacle dei Fire ho individuato tre fattori cruciali per capire che cosa non ha funzionato e che hanno portato la squadra di Chicago a subire otto gol nelle due partite.
Tatticamente da rivedere
Il primo problema è tattico, e si basa sul posizionamento in campo di alcuni giocatori. Per esempio, ieri contro Montréal abbiamo visto Jairo Torres nel ruolo inedito di mediana per sostituire l’infortunato Pineda. Certamente per un esterno giocare quella posizione è un arduo compito ma il resto del centrocampo non ha aiutato il giovane messicano. L’insostituibile Navarro (tra i migliori dei suoi ieri sera) aveva il compito di supportare Torres davanti alla difesa ma anche di portare avanti il pallone e ha più volte lasciato scoperta la zona centrale di gioco. Queste lacune hanno aiutato Koné a mettere il pallone in rete. Il terzo di centrocampo Brian Gutierrez è rimasto in fascia ma ha potuto fare poco per contrastare le galoppate dell’instancabile Lappalainen. Inoltre, la partita di Shaqiri é stata a dir poco deludente. Il trequartista svizzero ha toccato pochi palloni, non è quasi mai riuscito a servire Durán ed è uscito per un problema alla coscia nel primo tempo. Insomma, centrocampo da rivedere. Poca creatività in attacco e scarsa reattività in fase difensiva.
L’impostazione dal basso
Il secondo problema che i Fire hanno da tempo è l’impostazione dal basso. Spesso i due centrali di difesa, Czchicos e Terán hanno optato per il lancio lungo invece di giocare palla a terra e cercare le fasce. Questo perché che non avevano altre opzioni, da una parte per il grande lavoro di pressing e copertura di Montréal, ma dall’altra anche per lo scarso movimento senza palla dei giocatori dei Fire. Questo ha reso il compito di Durán molto complicato. La punta colombiana è stata obbligata a ricevere palloni in aria e difficilmente e’ riuscita a fare sponda o creare opportunità.
Poca cattiveria in area
Il terzo fattore che ha giocato un ruolo importante nella sconfitta di ieri, é stata l’assenza di cattiveria sotto porta. Questo fatto è ancora più grave dopo che i Fire si sono ritrovati in superiorità numerica dopo l’espulsione di Koné nei minuti finali del primo tempo. Nella ripresa Hendrickson é passato a un attacco a due con Durán e Przybyłko tandem offensivo. Il polacco ha subito cambiato la mentalità dei Fire che sono riusciti più volte a recarsi nella trequarti di Montréal ma mai finalizzando a rete. I cross cercati da Mueller e Herbers sono stati imprecisi. E anche dopo un’indecisione del portiere canadese Sebastian Breza, Durán ha segnato in posizione irregolare.
La nota positiva per la squadra dei Fire è che ci sono ancora sette partite prima dei playoff e le prossime avversarie (Columbus Crew e Inter Miami) sono squadre sicuramente più abbordabili di Philadelphia, NYCFC, e Montréal. Hendrickson dovrà lavorare sodo per perfezionare il gioco senza palla e il posizionamento in campo dei suoi mantenendo la speranza di un posto nei playoffs.
Purtroppo, il numero di infortunati e indisponibili sarà un’altro elemento fondamentale per quest’ultima parte di stagione. I tifosi però ci credono ancora. Ora tocca ai Fire.
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