Ode al Taty
Nel corso della sua storia in MLS, New York City FC non ha mai nascosto la tendenza a sparare qualche colpo rumoroso in fase di calciomercato, eppure quattro anni fa quello che è, con ogni probabilità, il migliore giocatore nella storia della franchigia, arrivò sotto silenzio, senza particolari attenzioni, come è successo solo poche altre volte dal 2015, anno dell’expansion season dei newyorchesi, ad oggi. Nel luglio 2018 arrivava nella Grande Mela un ventenne argentino di Mendoza, cresciuto nell’Universidad de Chile e che aveva conosciuto la prima squadra solamente con il Montevideo City Torque, anch’esso club nell’orbita del City Football Group e che con quel ragazzo in squadra avrebbe conquistato la promozione nella prima divisione uruguaiana. Quel ragazzo era, anche se nel suo messaggio di presentazione come nuovo acquisto di NYCFC era praticamente irriconoscibile rispetto ad oggi, con quasi la stessa differenza che sembra intercorrere tra un chierichetto e un laureato, Valentin Castellanos, l’uomo che tutti di lì a poco avrebbero imparato a conoscere come Taty. Quasi quattro anni esatti dopo quel video, in seguito a centosei presenze e cinquanta gol in regular season, a cui vanno aggiunte sette presenze e tre gol ai playoff, una settimana dopo l’ultimo gol con quella maglia, la rete decisiva per la vittoria del derby contro i New York Red Bulls e il giorno immediatamente successivo alla sua ultima presenza casalinga di fronte al pubblico dello Yankee Stadium, Taty Castellanos ha ufficialmente salutato New York per volare dall’altra parte dell’oceano, al Girona, neopromossa della Liga spagnola.
Ci sarebbe molto da dire su questo trasferimento, a partire dal fatto che è il secondo movimento del tutto interno al City Football Group per il centravanti argentino, che dopo più di un anno di voci che lo hanno visto accostato a club di tutta Europa – e del Sudamerica – e una valutazione da parte del CFG che è sempre oscillata intorno ai quindici milioni di dollari se ne va in prestito e in una squadra che non sembra godere delle stesse ambizioni di alcune delle tante società che lo avevano cercato più o meno insistentemente nel corso degli anni. Ma per parlare del trasferimento ci sarà tempo più avanti. Prima, come è giusto che sia, è opportuno celebrare la legacy di un calciatore che ha lasciato sulla franchigia newyorchese e sulla MLS una traccia più importanti di alcune leggende del calcio mondiale, che ha dimostrato il valore della lega come ambiente di sviluppo per giocatori di alto livello, e che soprattutto è riuscito a portare un titolo in una città come New York che, pur nella sua immensità e nei suoi numeri enormi a livello sportivo non alzava un titolo di una Major League dal 2011 con i New York Giants della NFL.
Fin dalla introduzione dei Designated Player in MLS, è stata questa categoria di giocatori a dominare non solo il premio finale ma anche il terzetto – più recentemente una cinquina – delle candidature. Solo pochi giocatori sono stati in grado di irrompere all’interno di questa categoria, e se è vero che la maggior parte di questi sono arrivati nelle ultime due stagioni – Andre Blake, Jordan Morris, Daniel Salloi – è anche vero che Castellanos è, tra questi nomi, quello con una traiettoria completamente differente che non sembra giustificare come per gli altri il contratto tutto sommato molto contenuto considerato il contributo in campo. Morris e Salloi sono due homegrown, con un passato importante nel settore giovanile rispettivamente di Seattle e di Kansas City, mentre Andre Blake è stato la prima scelta assoluta del SuperDraft 2014 e si trova all’interno di una squadra tradizionalmente refrattaria a riempire i suoi slot da DP e per di più in una posizione su cui quasi nessuno in MLS sarebbe disposto a sacrificare uno dei tre preziosissimi slot. Inoltre, Castellanos è diventato il primo non Designated Player a vincere la Scarpa d’Oro per il capocannoniere della stagione regolare dalle ventidue reti del brasiliano Camilo Sanvezzo nel 2013, e soprattutto si è ritagliato un posto nel pantheon degli eroi di culto nella storia di questa lega diventando uno dei pochi ad essere facilmente riconoscibile senza neanche bisogno del proprio cognome, semplicemente con il nome – o meglio, nel suo caso, il soprannome. Taty, Landon, Wondo, Diablo – Etcheverry, questo è per i fan della prima ora – e grossomodo la lista finisce qui.
Da quando è arrivato e ha approfittato del lungo infortunio di Heber per prendersi il posto da titolare, Taty Castellanos ha rappresentato esattamente quello che New York può cercare in una sua stella. Gli anglofoni dicono “cocky” e in effetti la definizione sembra calzare a pennello. Taty ti fissa negli occhi quando ti segna, è un qualcosa di costantemente appeso alle tue spalle, è presuntuoso in una maniera che è possibile solo a chi ha una delle più grandi città del pianeta a supportarlo, brilla sotto le luci della ribalta e ha soprattutto un gusto quasi sadico e perverso nel mettere la firma sulle grandi occasioni. Come detto, ha firmato il suo ultimo gol in maglia Citizens decidendo l’Hudson River Derby contro i New York Red Bulls nell’ultimo incontro della Rivalry Week, e avrebbe anche potuto bissare nel suo addio se un fuorigioco quantomeno dubbio non lo avesse fermato. Taty è il tipo di giocatore che, dopo aver già messo la sua firma nei tempi regolamentari, va a battere il primo rigore di una serie valida per la prima MLS Cup nella storia della tua franchigia, lo tira malissimo, lo segna comunque e se ne esce con la faccia di chi ha tirato una bomba sotto l’incrocio, come se fosse inevitabile, come se avesse voluto aiutarti e che nonostante questo tu non sia riuscito a fermarlo. Ovviamente non è così. Però ti fa sembrare che lo sia. E magari è un’esagerazione far pesare su quel suo rigore l’errore dal dischetto immediatamente successivo dei Timbers che avrebbe deciso lo scontro in favore di NYCFC, ma tanto nessuno può neanche sostenere veramente il contrario. In una lotteria dei rigori giocatasi sotto la curva più calda degli Stati Uniti, nella porta in cui Portland credeva di aver moltiplicato il suo fattore campo, Taty si è preso la responsabilità di dare inizio alle danze, e non è assurdo immaginare che il suo tiro abbia contribuito ad abbassare il livello della sfida per i propri compagni.
Ma Castellanos non lascia New York solo con trofei personali e di squadra. L’argentino di Mendoza non è semplicemente arrivato diciannovenne e se ne è andato ventitreenne. Il suo percorso statunitense non ha rappresentato solamente un intervallo di crescita anagrafica, perché il giocatore che è arrivato è molto diverso dal giocatore che nella giornata di lunedì ha preso un volo con direzione la Catalogna. Nel corso della sua avventura newyorchese Taty Castellanos è cresciuto in maniera costante e senza mai particolari interruzioni, mostrando con ogni nuova stagione un qualche miglioramento o dei lati del proprio gioco che raramente erano stati esplorati in precedenza. E anche i numeri sembrano dargli ragione. Una rete nella sua mezza stagione d’introduzione alla MLS, undici nella seconda, un apparente calo a quota sei nella terza – ma era il 2020, e la pandemia ha ridotto significativamente il numero di partite giocate in regular season – per poi arrivare alla stagione da Golden Boot nel 2021 a quota diciannove e alla poco più di metà stagione in questo 2022 che gli ha visto tenere per la prima volta una media da quasi un gol a partita, concludendo con tredici in diciannove partite prima del passaggio al Girona.
Quando Taty è arrivato in MLS, TAFKAVC era un ibrido punta/ala in grado di fare tante cose carine su di un campo di gioco ma che sembrava mancare, nonostante il suo gol all’esordio in MLS, della continuità sotto porta necessaria per diventare il cannoniere di una squadra – ruolo che, a dir la verità, all’epoca non sembrava dovergli appartenere, vista la presenza in rosa di David Villa. Eppure anno dopo anno dopo anno Taty è migliorato fino a diventare una minaccia completa, un giocatore sempre più decisivo sotto porta, abile nell’attaccare la profondità e capace di arretrare per far avanzare la manovra, a volte anche mostrando una classe che profuma di inchiostro per tatuaggi e lacca per capelli e che non sarebbe sembrata fuori luogo a Rucker Park.
Negli ultimi anni la MLS ha cercato di concentrare molti dei suoi sforzi in entrata per attrarre giovani calciatori sudamericani e provare ad aprire, per loro e con loro, una nuova via verso l’Europa. Nonostante la strategia in entrata continui a far arrivare grandi nomi e a far storcere un po’ di nasi in Europa e in Sud America – da chi ancora vede nella MLS una retirement league – è anche vero che il track record di queste operazioni per ora non sembra positivo come ci si sarebbe potuto augurare. Alcuni dei più grandi investimenti fatti dalle franchigie – Ezequiel Barco su tutti – non hanno avuto il successo sperato e si sono significativamente deprezzati già a poco tempo dal loro arrivo. Qualunque sia la ragione di questi fallimenti comunque, la traiettoria del Taty sembra suggerire che un modo diverso di fare le cose sia possibile, che ci sia possibilità di svilupparsi in qualcosa di completamente nuovo e decisamente attraente. Nell’ultimo anno e mezzo Taty Castellanos è stato con ogni probabilità il miglior giocatore della MLS – togliere il “con ogni probabilità” quando ci si riferisce all’ultima mezza stagione nella Grande Mela. Il suo 2022 lo ha visto essere nella top 10 in MLS per goals added e primo con un buon margine per expected goals.
Eppure nonostante i risultati e le voci che recentemente lo hanno accostato anche con una certa insistenza a squadre ambiziose come il Leeds United, nessuna squadra è arrivata a centrare la valutazione fatta dal City Football Group di quindici milioni di dollari e il giocatore, a cui comunque la franchigia aveva promesso un passaggio in Europa in questa sessione, si è dovuto “accontentare” di un approccio morbido al calcio europeo, passando per un Girona neopromosso in Liga che sì fa parte del CFG ma che sembra onestamente essere quasi un mezzo passo indietro per un giocatore che ha dimostrato ciò che ha fatto l’argentino. Le ragioni che hanno portato il centravanti a effettuare questo passaggio di carriera sono varie, e ognuno avrà le sue impressioni su cosa sia mancato esattamente perché il salto fosse quello che molti si erano immaginati. Se c’è una cosa su cui però sembrano essere tutti d’accordo è proprio il fatto che Taty Castellanos è un giocatore che appartiene ad un livello di gioco più alto, e che la cifra stabilita come prezzo del cartellino dal City Football Group era non solo molto valida, ma quasi una steal. Vista l’attesa e la giravolta di voci che negli ultimi mesi hanno coinvolto la Scarpa d’Oro in carica della MLS, è facile immaginare dunque una certa atmosfera di delusione intorno a come si è andata a concludere la vicenda. L’impressione però è che il trasferimento possa rivelarsi una situazione congeniale non solo per il calciatore, ma anche per il City Football Group. Castellanos ha ottenuto il suo passaggio nel calcio europeo eppure si trova di nuovo ad affrontare una sfida in cui deve partire da lontano per conquistare la fiducia del resto del mondo, ma allo stesso tempo può farlo in una situazione congeniale, all’interno di una squadra che condivide filosofia e conoscenze con quella da cui è arrivato e che, seppure dovrà lottare per non retrocedere, non sembra destinata a rinunciare ai principi di gioco comuni al Gruppo City da Manchester a Montevideo a Melbourne.
Nella stessa maniera la situazione si presenta come potenzialmente ideale anche per il CFG stesso. Dopo non aver visto la loro valutazione per il giocatore soddisfatta da nessuna delle tante squadre interessate, il City sa che anche solo una stagione soddisfacente da tredici gol nella Liga potrebbe attirare sul giocatore sempre nuove sirene e anche aumentarne il prezzo. Non sono necessariamente il tipo che ama lanciarsi in un certo tipo di affermazioni, ma mi sento di dire di aver visto Castellanos dominare la MLS un numero sufficiente di volte per potermi esprimere sul tema: sarei veramente molto sorpreso se di qui ad un anno tutti i club che non hanno voluto spendere quindici milioni sul centravanti argentino non facessero un pochino la figura degli stupidi. Nella storia della MLS solo tre giocatori hanno raccolto più goals added di Castellanos alla stessa età in cui l’argentino ha lasciato la lega, e solamente Alberth Elis, che dal suo arrivo in Europa si è trovato sempre in lotte per la salvezza come probabilmente farà Castellanos e si è sempre comportato molto bene, li ha realizzati in meno tempo rispetto all’argentino. L’addio di Valentin Castellanos lascerà un certo vuoto nella mente e nel cuore di chi ama e segue la MLS. L’ormai ex NYCFC ha rappresentato uno spettacolo must-watch capace di sorprenderci ad ogni giornata, uno dei lampi di bellezza abbacinante più sorprendenti e memorabili da qualche anno a questa parte. È fuor di dubbio che il talento dell’argentino entrerà a far parte nella mitologia della lega della stessa lista di cui fanno parte i Miguel Almiron e gli Alphonso Davies. E anche l’Europa presto avrà modo di capire il perché.
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