È arrivato il momento di FC Cincinnati
I Philadelphia Union, nella persona del loro General Manager Ernst Tanner e del loro capo allenatore Jim Curtin, lo hanno fatto di nuovo. Ancora una volta sono riusciti a costruire un roster competitivo tra i migliori della Eastern Conference e della MLS in generale risultando tutto sommato in attivo dal punto di vista finanziario del calciomercato, ricercando asset poco valorizzati e mantenendo quella che sembra essere una catena di montaggio per cui ogni volta che un nome esce ce n’è subito un altro pronto a sostituirlo, più spesso che no proveniente dal settore giovanile. È notizia degli ultimi giorni la scelta della franchigia di attivare il proprio diritto di riscatto nel prestito del centravanti argentino Julian Carranza, completando l’acquisto per 500k in GAM, grossomodo – un dollaro non corrisponde esattamente ad un Allocation Money, sempre per quella storia della complessità delle regole MLS – un ottavo di quanto Inter Miami avesse speso per prelevarlo dal Sud America, il tutto nel mezzo di una stagione in cui l’ex Banfield ha già segnato sette gol, più del doppio di quelli realizzati in due stagioni piene in Florida, e in cui Philadelphia ha racimolato un milione e mezzo in Allocation Money dalla cessione della sua precedente punta titolare, Kacper Przybylko, a Chicago. Se non fosse che Philadelphia costruisce la sua squadra con uno dei monti stipendi più bassi della lega, verrebbe quasi da dire che è ingiusto quanto sono bravi a questo giochino gli Union. Ma oggi non siamo qui per parlare di Philadelphia. O meglio, parleremo di Philadelphia, ma resterà sullo sfondo, come la scenografia necessaria per la costruzione di un nuovo spettacolo.
Le leghe professionistiche statunitensi vengono spesso definite come copycat league, e la MLS certo non fa eccezione: le franchigie di successo diventano modelli da seguire, gli elementi di quegli ingranaggi vengono prelevati dalle altre squadre non solo per provare ad avvicinarsi a quel modello, ma anche per provare a interrompere il movimento perfetto di quell’organizzazione, una sorta di bastone tra le ruote – questa seconda parte non sempre funziona, visto che una parte fondamentale di organizzazioni vincenti è la mentalità da next man up, quella che porta sempre ad avere piani pronti per la sostituzione di uno o più membri dello staff tecnico, ma tentare non costa niente. I Philadelphia Union in questo momento sono il modello a cui ispirarsi in MLS, e nessuno negli ultimi mesi ha preso a cuore l’ispirazione proveniente dalla Città dell’Amore Fraterno come FC Cincinnati, che per provare a risalire dopo tre cucchiai di legno consecutivi nelle prime tre stagioni in MLS ha deciso di affidarsi ai rispettivi bracci destri di Tanner e Curtin offrendo loro gli stessi incarichi dei propri superiori nel lato arancione dell’Ohio. L’esperimento con Chris Albright come General Manager e Pat Noonan capo allenatore è appena iniziato, eppure è già un successo. Dovesse anche non raggiungere cime più alte dell’attuale posizione in classifica – sesto posto nella Eastern Conference con oltre metà regular season passata – questa è la migliore FC Cincinnati della sua storia in MLS, ma lo spettacolo non dovrebbe finire qui. I margini di crescita di questa squadra sono importanti sia dal punto di vista della coesione di squadra, sia per i miglioramenti individuali dei singoli giocatori – e in particolare uno, che recentemente ha mostrato di poter veramente essere un plus per la franchigia dopo tanta attesa spasmodica – che per le potenziali aggiunte in fase di calciomercato – Cincinnati ha ancora a disposizione uno slot per l’iniziativa Under 22.
Quantificare esattamente quanto il modello degli Union sia stato trasportato a Cincinnati potrebbe essere difficile. Si può dire che piuttosto di una strutturazione rigida, quasi imitazione pedissequa del lavoro di Curtin a Cincinnati, Noonan e Albright abbiano optato per introdurre un certo modus operandi, un tipo di cultura che viene traslitterata sia nel reclutamento, sia nella costruzione della rosa che nello stile di gioco, solo all’interno di un contesto con un budget più cospicuo a propria disposizione – e in effetti, questa è già una delle principali differenze tra le due franchigie. Le naturali differenze umane che intercorrono tra personalità come quelle di Curtin e Tanner e quelle dei due loro ex sottoposti poi portano ad evidenziare evidenti sconnessioni tra i due modelli, che non impattano sul messaggio fondamentale che entrambi vogliono mandare, sull’ispirazione che l’uno deve all’altro. La differenza forse più evidente – anche se non necessariamente quella più cruciale – tra le due franchigie risiede probabilmente nell’utilizzo del SuperDraft. Fin dal suo arrivo Tanner – aiutato probabilmente da un settore giovanile che già si era trasformato in uno dei due migliori del paese – ha snobbato, e anche abbastanza pubblicamente, il SuperDraft e ha sempre ceduto tutte le scelte a disposizione degli Union. Al contrario Albright ha dimostrato di voler guardare comunque con attenzione a questo metodo di selezione, e l’impressione è che non sia solo perché l’academy di Cincinnati non è ovviamente dello stesso valore di quella degli Union, ma perché riconosca nel college soccer – che sia lui che Noonan hanno vissuto come calciatori – un mezzo ancora capace di produrre talento. Nelle prime partite della stagione ha infatti trovato spazio in squadra Nick Markanich, attaccante da Northern Illinois, la pick del secondo giro di Cincinnati, mentre dopo le difficoltà iniziali dell’ex vice di Brad Guzan, Alec Kann, la seconda scelta assoluta del SuperDraft, Roman Celentano da Indiana, si è stabilizzato come il titolare della franchigia, presentandosi come uno dei migliori giovani portieri in MLS.
Tatticamente, Noonan ha importato molti dei meccanismi che ha aiutato a sviluppare durante la sua avventura come assistente di Philadelphia, e l’impronta di Jim Curtin è ben visibile. Cincinnati è una squadra che pressa in maniera estremamente decisa – è, insieme agli Union, nella top 5 MLS per pressioni e per efficacia nel recupero del pallone – soprattutto nell’ultimo terzo di campo, dove Philadelphia è se possibile ancora più estrema rispetto a Cincinnati – avendo un rombo di centrocampo formato tutto da giocatori molto mobili e potendo contare su una delle peggiori percentuali di precisione nei passaggi nella storia della MLS – che comunque resta nella top 10 in MLS per pressioni nel terzo d’attacco. Entrambe le squadre rinunciano quasi completamente al possesso e sono tra le più veloci nella lega ad arrivare al tiro con il minor numero di tocchi possibile. Anche alcuni dei principi che guidano la disposizione in campo dei giocatori e i loro compiti sono simili. Entrambe le squadre lasciano le fasce come regno esclusivo dei terzini, di fatto degli esterni a tutta fascia che devono essere bravi a portare il pallone e nei cross, e giocano con due punte dai compiti opposti – una più brava nel fluttuare sopra l’area di rigore e nel proporsi per rapidi uno-due e sponde, una magari meno efficace nel segnare ma che sia un pericolo in profondità e che sia in grado di creare spazio per inserimenti – accompagnate dietro da un trequartista che sia uno dei giocatori più tecnici della squadra, ma che abbia anche uno sguardo sempre rivolto verso la porta e una buona mobilità – in questo senso Lucho Acosta è forse un profilo più tradizionale di numero dieci rispetto ad un motore eccezionale come quello di Daniel Gazdag.
Ci sono però anche delle differenze significative, che coinvolgono proprio la parte più riconoscibile dello stile di gioco degli Union di Jim Curtin, ovvero il rombo di centrocampo che a Cincinnati semplicemente non esiste, diventando un triangolo che mantiene il trequartista ma perde il vertice basso, sostituito in favore di un centrale di una difesa a tre. Questo tipo di giocatore, che deve essere dominante nel gioco aereo e molto forte nei duelli individuali – e da qui vengono le voci sull’interesse per Matt Miazga del Chelsea – viene dunque a creare una grossa mancanza nella zona di campo direttamente davanti alla difesa, che deve essere coperta in qualche modo. Negli Union quella zona è infatti il regno del Brujo Martinez, uno dei migliori interditori in MLS e uno dei principali candidati al titolo di prossima grande cessione della franchigia. Il venezuelano è in grado di coprire grandi spazi di campo, di fare da filtro per una squadra che concede molti tocchi agli avversari nel proprio terzo di campo e nelle giornate di grazia agisce quasi da stretto di Gibilterra, da margine estremo delle terre conosciute, per le offensive avversarie. Per forza di cose nello schema di Cincinnati quel compito deve essere svolto da uno dei due centrocampisti, e non a caso la ricerca sul mercato di un centrocampista difensivo di alto livello è stata una priorità assoluta tanto da convincere la franchigia a spenderci uno slot da DP, e non a caso da quando è arrivato Obinna Nwobodo, la stagione di Cincinnati ha subito incominciato a raddrizzarsi. Il centrocampista nigeriano ex Goztepe è praticamente tutto ciò che si poteva desiderare, è nell’eccellenza assoluta – tra il novantacinquesimo e il novantanovesimo percentile – per intercetti, palle recuperate e contrasti vinti e i suoi numeri difensivi sono assolutamente dominanti.
(dati fbref.com)
Nonostante il grandissimo lavoro fatto per rivoluzionare lo stile di gioco della franchigia, comunque, Albright e Noonan non sono ricorsi ad esodi di massa o a ristrutturazioni da bonus centodieci del materiale a disposizione. Niente diciotto sostituzioni in una singola sessione come visto a Miami sotto Chris Henderson, ma una volontà di adattarsi a ciò che la squadra ha da offrire al di fuori di una ristretta serie di mosse – tra questa curiosa quella di convincere l’ex bandiera Union Ray Gaddis a staccare gli scarpini dal muro per dare profondità sulla fascia destra. Un giocatore come Yuya Kubo, ex DP deludente – ma solo perché Jaap Stam credeva di avere in lui un numero dieci creativamente dominante – già dallo scorso anno aveva dimostrato di potersi riciclare in un ottimo portatore di palla e all’interno dell’organizzazione di Pat Noonan ha dato segnali di poter essere una possibile risposta come partner di Nwobodo grazie alle sue ottime capacità in conduzione nelle zone centrali di campo, fondamentali per far risalire una squadra che manca in quella zona di campo di registi tradizionali. Altro ottimo esempio della capacità e della voglia di iniziare questa ricostruzione valorizzando il materiale già a disposizione in rosa è il ruolo di Nick Hagglund. L’ex jolly difensivo di Toronto, nativo proprio di Cincinnati, è tornato a casa nella stagione inaugurale della franchigia dopo una trade che era sembrata fin troppo costosa a chiunque tranne che alla dirigenza di Cincinnati, ma dopo tre stagioni difficili sta finalmente trovando una sua collocazione all’interno di questa squadra. Il centrale di destra ideale di Pat Noonan deve infatti essere un ibrido centrale/terzino, con una buona velocità, ottime doti di impostazione soprattutto con passaggi laser a tagliare le linee avversarie e che sia in grado di coprire lo spazio lasciato dalle scorribande del terzino destro.
Proprio all’interno di un progetto di valorizzazione del materiale già in rosa, un ruolo fondamentale nella crescita di questa squadra lo si può individuare nell’aver convinto – o comunque nello stare provando a convincere – Brenner a sposare in pieno i metodi del nuovo corso, a lasciarsi inserire all’interno di un sistema in cui ha compiti precisi, in cui non è necessariamente il punto focale della squadra ma in cui può essere valorizzato maggiormente e quindi, di conseguenza, raccogliere anche numeri di gol e assist migliori. Il brasiliano è stato l’acquisto più costoso nella storia della franchigia e uno dei più costosi in MLS, e il suo arrivo ha rappresentato l’ennesima dimostrazione di una squadra che, nonostante i fallimenti, è sempre disposta a gettare soldi sul muro nella speranza che qualcosa attecchisca, che è in fin dei conti uno dei segnali benauguranti di una squadra che non dovrebbe scivolare nell’irrilevanza e nel silenzio dell’incompiutezza perpetua. Il primo anno disastroso però ha fatto pensare, insieme ad un inizio di 2022 in cui alle difficoltà incontrare da Brenner si è sovrapposto l’ottimo inizio di stagione di Brandon Vazquez, che le strade della franchigia e del suo investimento più costoso potessero separarsi con una grave perdita economica nel mezzo, e il sei aprile scorso, stando a quanto riportato da queencitypress.com, Brenner avrebbe chiesto la cessione al front office di Cincinnati, con un interesse nei suoi confronti più forte nel natio Brasile che nell’Europa che sembrava essere nel suo destino. La richiesta però non ha fermato i piani di Noonan di inserire il proprio pezzo pregiato all’interno della propria squadra, e undici giorni dopo la notizia sulla presunta richiesta di cessione, nello 0-0 contro Atlanta, il 3-4-1-2 di Cincinnati ha per la prima volta trovato spazio sia per Vazquez che per il centravanti brasiliano. Questa conformazione tattica non ha preso piede da subito, ma è diventata nell’ultimo mese e mezzo la formazione base della franchigia dell’Ohio, e ha permesso a Brenner di realizzare, nelle ultime due settimane, le sue migliori prestazioni negli Stati Uniti, inclusa una tripletta – la prima in MLS per Cincinnati – contro i campioni in carica di New York City FC.
Nonostante il successo recente, comunque, ha ancora senso parlare al condizionale di Brenner a Cincinnati. L’interesse per lui dal Brasile continua ad essere forte ed in generale la questione della sua convivenza con Vazquez non sembra essere stata del tutto risolta. Ai due attaccanti all’interno del sistema di Noonan sono richiesti compiti molto diversi eppure entrambi i giocatori rappresentano una singola specie di attaccante. Sono cannonieri eccellenti di testa, capaci di arretrare per collegare il gioco e offrire sponde, con ottimi istinti in area di rigore, ma non sono particolarmente mobili, non causano grandi pericoli attaccando la profondità, e per quanto è assolutamente possibile che gli ottimi risultati recenti portino Noonan a studiare un piano per la convivenza il mercato ci dice che l’ex assistente degli Union non è del tutto pronto a rinunciare alla propria coperta di Linus. Cincinnati ha recentemente completato una trade per Sergio Santos dai Philadelphia Union, con il brasiliano che non è semplicemente un tipo di centravanti diverso rispetto al connazionale, ma rappresenta proprio il modello del giocatore che Noonan vuole accanto ad un cannoniere più tipico – non fosse altro perché avendolo allenato negli ultimi anni a Philadelphia lo conosce estremamente bene. Se Pat Noonan e Chris Albright dovessero decidere di voler proseguire sulla strada tracciata da Jim Curtin, allora dovranno trovare il modo o di orchestrare una difficile convivenza tra Brenner e Vazquez per il singolo posto oppure tirare una monetina e decidere per uno dei due, e il costo a bilancio di Brenner, oltre che l’interesse dal Brasile e il fondamentale slot a roster che occupa potrebbero anche voler dire che, qualora dal lancio uscisse “croce”, i due potrebbero riprovarci fino a che non esca “testa”.
Vazquez è infatti una delle più belle sorprese dell’ultimo anno e i suoi numeri – è arrivato settimana scorsa in doppia cifra – lo rendono un dark horse per tanto discusso ruolo di centravanti per lo USMNT e, anche se ancora non ha ricevuto la possibilità di impressionare che invece è stata concessa a giocatori come Jordan Pefok e Haji Wright, non è ancora detto che, magari nella finestra di settembre o anche solo a forza di reti in MLS, non possa strappare un posto nel presente o nel futuro prossimo della nazionale statunitense. L’ex Atlanta United è eccellente nel controllare il pallone e nel trattenerlo sotto il suo controllo per far risalire la squadra, è fisicamente ben strutturato e un finalizzatore completo, e la sua tecnica è sottovalutata. Anche grazie alla convivenza di questi ultimi mesi con Brenner è il primo giocatore della squadra per minuti giocati e durante la stagione ha iniziato solamente una partita di MLS dalla panchina.
Appena sorpassata la metà della prima stagione da capo allenatore di Pat Noonan in MLS, i risultati sono estremamente positivi. Joseph Lowery di backheeled.com ha scritto per il sito ufficiale della MLS che, al giro di boa, Noonan è il suo principale candidato per il titolo di allenatore dell’anno. È difficile sostenere il contrario, soprattutto se il metro di valutazione comprende, come per Lowery, il miglioramento della squadra. “Quale allenatore ha avuto il maggiore impatto sulla propria squadra tra il 2021 e il 2022?”, chiede Lowery e la risposta, sarà perché ha avuto modo di iniziare da un punto di partenza più basso e da tre cucchiai di legno consecutivi, difficilmente può non avere le sembianze di Pat Noonan. Il nativo di Ballwin, Missouri ha saputo rivitalizzare una squadra che sembrava non riuscire a combinarne una giusta e l’impressione è che già adesso solamente un crollo disastroso potrebbe anche solo mettere in dubbio il suo futuro sulla panchina della franchigia – anche se, si potrebbe opinare, i segnali positivi mostrati potrebbero essere abbastanza per allontanare la dirigenza dalla quarta ricostruzione in quattro anni e a credere in un progetto più a lungo termine. Lui e Chris Albright hanno già il merito di aver portato, all’interno di una franchigia storicamente disfunzionale, un metodo di lavoro e una cultura che avvicinano alcune delle organizzazioni di maggior successo della lega, e il worst case scenario della loro avventura in Ohio sembra essere quella di poter costruire una fondazione su cui qualcun altro poi possa costruire dei successi qualora i risultati negativi portassero la dirigenza a perseguire altre strade. Il best case scenario, ovviamente, è quello di ricreare l’atmosfera di esaltazione che colse la città in seguito alla cinderella run nella US Open Cup ai tempi della USL che catapultò nella stratosfera le ambizioni MLS della proprietà. Un’atmosfera che, dopo anni difficili, sembrava ormai più un lontano ricordo, forse un sogno, che qualcosa di effettivamente raggiungibile.
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