La Walk of Fame del calcio americano

La Walk Of Fame del soccer. Non bastava, a Hollywood, il percorso lungo 15 isolati con i nomi delle celebrità, ora se non fai parte di un gruppo di proprietari di una franchigia MLS, in America non sei nessuno. Attrici e attori, ex calciatrici e calciatori, stelle della NBA, star della musica, top player della NFL, modelle: non è la giungla di Malesani, ma, come direbbe Gerald Butler in 300, “Questa è la MLS”. Gerald Butler che è tifoso… del Celtic Glasgow.

Ed è così che in America puoi incontrare un Matthew McCounaghey vestito di verde, con il bongo in mano, incitare la curva di Austin al Q2Stadium; puoi trovare un invecchiato Will Ferrell allenarsi, come portiere, insieme ai giocatori di Los Angeles FC, in quello che sembra un remake di fratellastri a 40 anni, magari sotto gli occhi attenti dei suoi soci: il leggendario Magic Johnson, l’hall of fame dei Bost Red Sox Nomar Garciaparra e una delle migliori calciatrici della storia, Mia Hamm, due volte oro olimpico nonché logo della Women’s Professional Soccer dal 2009 al 2012.

Se lasci Los Angeles e vai a Miami puoi ricevere un saluto molto British, in Elisabetta II style, di David Beckham; se invece decidi di virare a Washington, scoprirai che i rossoneri del DC United vanno al ritmo di Yo Gotty, rapper di Memphis che all’anagrafe fa Mario Mims, insieme al quale c’è Mark Ingram II, running back dei New Orleans Saints ed Heysman Trophy, miglior giocatore universitario, nel 2009. Non basta?

Allora se volete un po’ di basket potete andare a Houston, dove è di casa, sugli spalti, James Harden; o a Philadelphia (dove è di casa, sul parquet dei 76ers, sempre James Harden) con gli Union che festeggiano insieme a Kevin Durant. Ah, a Salt Lake c’è invece Dwayne Wade, mentre a Vancouver coi Whitecaps c’è Steve Nash, coach di KD ed ex coach di James Harden (che torna sempre). A Kansas, invece, lo Sporting si difende con Patrick Mahomes, quarterback dei Chiefs, coi quali ha vinto il Superbowl nel 2019 perdendo quello del 2020, ma rinnovando il 6 luglio dello stesso anno con un decennale per 503 milioni di dollari complessivi, il più ricco della storia dello sport.

A Seattle, invece, il parterre è di alto livello: il quarterback dei Denver Broncos Russell Wilson e la modella, attrice e cantante Ciara (i due fanno anche coppia, hanno due figli), l’Hall of fame del baseball Ken Griffey Jr e la stella dell’hip hop Macklemore. E per finire, a Nashville, ci sono Derrick Henry, running back dei Tennessee Titans e due volte rb dell’anno (2019 e 2020), e Reese Whiterspoon, premio oscar nel 2006 come miglior attrice grazie a Walk the Line.

Abbiamo aperto con un Premio Oscar, chiudiamo con un Premio Oscar. Perché il calcio, in America, sta diventando una cosa seria. Non ancora la più importante tra le cose meno importanti, come direbbe Arrigo Sacchi, ma sta scalando gerarchie. E sta aprendo le porte a tanti. Il prossimo sarà Lorenzo Insigne. Perché la MLS non è come la Hollywood descritta da McCounagehy: “A Hollywood le porte sono lì per tenere la gente fuori, non per farla entrare”. La MLS apre a tutti. E non è mai troppo tardi per suonare il campanello.

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