C’è la firma dei nuovi contratti collettivi: è un momento storico

Tre mesi fa, parlando dell’accordo trovato tra la federazione calcistica statunitense e la sua nazionale di calcio femminile per chiudere la causa legale aperta dalle calciatrici sul tema Equal Pay, pur definendola come la più grande vittoria nella storia della squadra più forte del pianeta, si sottolineava come quel passaggio, sia pure fondamentale, rappresentasse solo una stazione intermedia del percorso intrapreso dallo USWNT. La ratifica stessa di quell’accordo era dipendente dalla firma di un nuovo contratto collettivo tra federazione e nazionale, senza cui non sarebbe stato possibile dare inizio al risarcimento multimilionario che la USSF aveva disposto nei confronti delle sue calciatrici per l’incapacità di offrire loro condizioni economiche e strutturali pari a quelle degli uomini. Ma nella mattinata statunitense di questo diciotto maggio è arrivata ufficialmente la notizia che pone fine alle dispute contrattuali tra la federazione e le proprie squadre nazionali almeno fino al 2028, in seguito alla firma di due nuovi contratti collettivi che garantiscono uguali condizioni economiche ad entrambe le nazionali e per la prima volta equalizzano i premi per la partecipazione alla Coppa del Mondo. Andiamo dunque a sviscerare i termini di queste nuove CBA, e andiamo a capire cosa rende questo accordo “primo nel suo genere”, come da comunicato ufficiale sul sito della federazione, “stabilendo un nuovo standard mondiale per il progresso nel calcio internazionale”.

Intanto dobbiamo partire da quello che è evidentemente il fattore più importante di questo accordo, quello legato alla spartizione dei bonus assegnati dalla FIFA per i Mondiali. Nel testo con cui lo scorso febbraio la USSF si impegnava a risarcire lo USWNT veniva annunciato l’impegno da parte della federazione a fornire quantomeno la stessa percentuale dei premi FIFA ad entrambe le nazionali, un traguardo che è stato già raggiunto dalla federazione australiana, ma che in effetti non chiude significativamente il gap economico tra le due squadre, semplicemente perché la disparità maggiore sta proprio nella maniera in cui la FIFA gestisce i premi per le due competizioni. Una nazionale maschile fa più soldi solo partecipando al mondiale di quanto una femminile non possa guadagnarne vincendolo. Ed è proprio per questo che i nuovi contratti collettivi firmati da USMNT e USWNT rappresentano un passo così storico: per la prima volta una federazione prende la totalità dei premi ricevuti dalla FIFA, ne fa un unico grande gruzzolo e lo divide egualmente tra le due parti. Per le due Coppe del Mondo del 2022 e del 2023 alle due nazionali spetterà il 90% dei premi FIFA divisi in parti uguali, mentre per i mondiali del 2026 e del 2027, gli ultimi due presi in considerazione all’interno di queste CBA, entrambe con scadenza nel 2028, la federazione prenderà il 20%, lasciando il resto alle due squadre nazionali. È non solo un compromesso storico e mai visto prima, ma è anche uno dei punti chiave su cui si sono concentrate le trattative. Nel giugno 2021, quando ancora la battaglia legale e sugli organi d’informazione tra USWNT e USSF era ancora in pieno svolgimento, proprio su questa questione si era concentrato un tweet della federazione, che spiegava come fosse irrealistico – dal loro punto di vista – che lo USWNT chiedesse di ricevere gli stessi bonus degli uomini, affermando come sarebbe dovuto toccare alla USSF stessa l’onere di chiudere quel gap enorme, togliendo soldi ad altri aspetti del lavoro federale come lo sviluppo di giovani calciatori e la promozione del gioco a livello grassroots.

Non c’è solo il mondiale: il nuovo accordo garantisce anche gli stessi bonus alle due parti in causa per amichevoli, partite ufficiali e di qualificazione ai mondiali. Ogni calciatore o calciatrice riceverà un premio per la sola presenza tra i convocati ad un camp della nazionale di ottomila dollari per un’amichevole, diecimila per partite ufficiali, indipendentemente dalla propria presenza nel roster ed un bonus sulla base del risultato della partita in caso di presenza in campo o in panchina. I bonus variano sulla base dell’importanza delle singole gare: per le amichevoli contro le prime venticinque nazionali del ranking FIFA – o contro rivali storiche a livello continentale come il Messico per gli uomini e il Canada per le donne – il bonus sarà di diecimila dollari per la vittoria e tremila per il pareggio, per le amichevoli contro tutte le altre nazionali di cinquemila e duemila dollari, per le partite ufficiali di dodicimila e quattromila dollari e per le partite di qualificazione ai mondiali di quattordicimila e quattromila. Con questa nuova divisione dei bonus non è solamente la nazionale femminile a guadagnarci, ma anche quella maschile. Secondo le ultime CBA firmate una vittoria nelle qualificazioni mondiali garantiva seimila dollari alle donne e diciottomila agli uomini, ma secondo questo accordo entrambe le nazionali guadagneranno ventiquattromila dollari a testa. Inoltre la USSF si impegna a presentare lo stesso piano di divisione dei bonus mondiali anche per qualsiasi competizione ufficiale a cui prenderanno parte entrambe le nazionali – la Gold Cup, ad esempio, ma non la Nations League, di cui al momento esiste solo la versione maschile – con il 70% dei premi divisi equamente tra USMNT e USWNT.

Un altro traguardo raggiunto per la prima volta in queste CBA riguarda l’introduzione di un meccanismo di revenue sharing. Per quel che riguarda le entrate da diritti televisivi, merchandising e sponsorizzazioni varie, è stato introdotto un meccanismo a scalini che vedrà la USSF tenersi tutti i soldi qualora i guadagni non dovessero superare i cinquantacinque milioni di dollari l’anno, USWNT e USMNT ricevere rispettivamente il 10% di qualsiasi cifra tra i cinquantacinque e i settantacinque milioni di dollari e la percentuale salire al 15% qualora i guadagni dovessero eccedere i settantacinque milioni di dollari. Sotto l’aspetto dei biglietti venduti ad ogni partita, invece, la USSF destinerà, per ogni partita casalinga sotto il suo controllo – quindi non la Gold Cup, per capirci – una frazione di ogni biglietto staccato alle squadre nazionali. Nel periodo tra il 2023 e il 2026 questa frazione sarà di 5,06$ per biglietto, ma nella seconda parte delle CBA salirà a 5,75$. Inoltre, la USSF garantirà alle squadre il 10% delle entrate dai biglietti per ogni partita casalinga in cui dovesse esserci un tutto esaurito. Anche sotto l’aspetto delle condizioni lavorative i due contratti collettivi stabiliscono principi identici per entrambe le squadre – pur mantenendo alcune differenze misurate sulle specifiche necessità delle due nazionali, come ad esempio la presenza di un congedo parentale per le calciatrici dello USWNT. Garanzia di superfici di gioco di alto livello per entrambe le squadre, stesso numero di membri dello staff, stessi alberghi e stessa divisione tra voli charter per le trasferte. Inoltre la USSF provvederà dei piani pensionistici per calciatori e calciatrici di entrambe le squadre e per la prima volta anche alla nazionale maschile saranno garantiti i benefit parentali che la federazione ha riservato allo USWNT negli ultimi venticinque anni.

Questo accordo chiude, almeno per qualche anno, una pagina fatta da lunghissime contrattazioni, scambi di battute anche estremamente pubblici, minacce legali, prese di posizione da parte dell’opinione pubblica, dai tifosi presenti ai festeggiamenti per la vittoria del mondiale 2019 a Snoop Dogg, un processo lunghissimo che ha richiesto l’impegno di tantissime calciatrici lungo oltre vent’anni di battaglie. “I guadagni che abbiamo conquistato sono […] dovuti alle fondazioni messe in piedi da generazioni di calciatrici venute prima di noi” ha affermato Becky Sauerbrunn, presidentessa dell’associazione giocatrici. “È un momento storico, penso che farà muovere un sacco di tessere nello sport, non solo negli Stati Uniti, ma a livello globale” ha detto Midge Purce. Walker Zimmerman, uno dei volti principali della trattativa dal lato dello USMNT, ha invece discusso il tema della collaborazione tra le due nazionali, che per la prima volta si sono sedute allo stesso tavolo e, pur mantenendo contratti collettivi diversi, hanno ottenuto praticamente le stesse concessioni e gli stessi traguardi. “Non è mai andata così nel passato. Siamo esaltati dalla partnership. Si ha veramente l’impressione ci sia un senso di solidarietà che si trasmetterà anche fuori dal campo” ha detto il difensore di Nashville SC al Washington Post. Lo slogan della USSF in questi anni è sempre stato “One Nation. One Team”. Eppure in questo slogan erano nascoste molte contraddizioni, quasi tutte legate al trattamento da parte della federazione delle sue atlete, di quelle che per l’intera nazione sono il volto del movimento calcistico statunitense. Gli slogan sono quasi tutte trovate pubblicitarie, parole spesso anche banali che veicolano messaggi facilmente comprensibili. Ma quello slogan in particolare, alla luce di quello che succedeva fuori dal campo, vedendo una federazione che doveva farsi portare in tribunale dalle proprie calciatrici per riconoscere loro ciò che si meritavano, suonava particolarmente finto e artificiale. Non starò qui a dirvi che adesso questo messaggio ha acquisito un maggiore significato. Gli slogan ancora raccontano una parte troppo piccola della storia. Ma adesso quelle parole sono meno assurde. Portando allo stesso tavolo le due nazionali e negoziando due contratti praticamente identici la federazione, sotto la guida della presidentessa – ed ex stella dello USWNT – Cindy Parlow Cone, ha messo le fondamenta perché si possa veramente iniziare a parlare di una singola grande squadra, ha permesso alle due nazionali di essere entrambe parte e simbolo del cambiamento. È un giorno storico per il calcio statunitense e, più in piccolo, per chi ne scrive, visto che, come sottolineato da Meg Linehan di The Athletic, possiamo finalmente smettere di occuparci di contratti, termini legali e condizioni lavorative almeno per qualche anno e parlare esclusivamente di calcio. E per come sono andati gli ultimi anni, in molti momenti l’idea che si potesse arrivare a giornate come oggi sembrava quasi irraggiungibile.

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