MLS Prospect Rankings – 29-21, da Minnesota a New England

La blog era li ha resi oramai un must per praticamente tutte quante le grandi leghe professionistiche nordamericane, specialmente quelle che possono contare su delle leghe di sviluppo popolate da formazioni dedite alla crescita dei giovani atleti, ma un’iniziativa come i Prospect Rankings, ovvero classificare in primis tutte le franchigie MLS per la qualità dei loro giovani e poi successivamente i talenti stessi all’interno delle proprie squadre, ha ancora più senso in una lega come la MLS che ha fatto in questi anni un suo punto di forza la produzione di calciatori che possano essere venduti con profitto nelle principali leghe europee sia sfruttando i propri settori giovanili che attraverso lo scouting internazionale o il SuperDraft. Proprio per queste ragioni, per l’immagine che la lega stessa cerca di dare di se con le sue strategie commerciali e salariali – inclusa una che, come vedremo, da quest’anno inizia veramente a lasciare un’impronta significativa su questa classifica – questo esercizio si pone come sempre più necessario per provare ad avere un quadro completo di cosa sia la MLS nel 2022 e di dove stia andando. E dunque, per il terzo anno consecutivo, ci apprestiamo ad affrontare il lato più futuribile della lega seguendo un metodo che, siamo ancora ai tentativi, vuole porsi come perfezionato o comunque come migliorato rispetto a quello utilizzato nel 2021, a sua volta un passo in avanti rispetto alla versione inaugurale del 2020. Partiamo dalle regole utilizzate per stilare questa classifica. Dopo che l’anno scorso si era deciso di tenere in considerazione i ragazzi del 1997, esattamente come fatto dalla FIFA e dalle varie confederazioni per i tornei giovanili recuperati nel 2021 dopo il rinvio causa pandemia l’anno precedente, in questo 2022 si torna strettamente a considerare solo calciatori che rientrano nella più alta categoria giovanile del calcio internazionale, gli Under 23, dunque i giocatori nati dal 1999 in poi – con una notabile eccezione, che scoprirete presto e la cui motivazione è abbastanza banale – ma non tutti quanti alla stessa maniera. Ho infatti deciso di escludere dalla considerazione gli Young Designated Player – che verranno comunque evidenziati laddove presenti – per una ragione che certo è arbitraria ma da cui non mi sento di allontanarmi, ovvero che se sei un DP in MLS semplicemente non puoi essere solo un “prospetto” ma devi essere un giocatore già in grado di far fare il salto di qualità alla tua squadra. Qualsiasi altro tipo di contratto è considerato. Valgono i giocatori dell’Iniziativa Under 22, valgono quelli della Generation Adidas e in generale tutte le scelte al SuperDraft, inclusi quelli che non hanno ancora firmato ufficialmente con la squadra che li ha scelti, valgono i giocatori con un semplice contratto Senior o al minimo salariale, valgono gli homegrown e valgono i giocatori del settore giovanile che non hanno ancora firmato un contratto da professionista. Varrebbero anche i giocatori della neonata MLS Next Pro, che avrà regole salariali indipendenti, ma semplicemente al momento della pubblicazione di questa classifica è ancora troppo presto per conoscere i roster che vedremo in campo nella nuova lega, e quindi possiamo solo immaginare chi vi prenderà parte. Come detto, i Rankings saranno delle franchigie, ma per ogni squadra andremo anche a classificare i loro dieci migliori giovani, specificandone età, posizione in campo e tipologia di contratto che ne caratterizza l’affiliazione in MLS. Nella prima puntata vedremo le prime nove franchigie, mentre in quelle successive ne avremo dieci ciascuna – e sì, la somma fa ventinove, anche se quest’anno in MLS scenderanno in campo solo ventotto franchigie, e nel prossimo episodio scoprirete perché. Un’ultima precisazione: siamo nel bel mezzo del calciomercato MLS, che durerà anche oltre l’inizio della stagione regolare, e quindi nuovi arrivi e/o cessioni inerenti a questa classifica potrebbero essere completati. Per chiarezza, la lista dei giocatori è bloccata a ciò che sappiamo al diciannove gennaio. Ma basta con i preamboli. Iniziamo il countdown, e facciamolo subito spiegando quale sia l’unica eccezione alla stringente regola che permette ai soli calciatori Under 23 di essere tenuti in considerazione.

 

29 – Minnesota United

La ragione di questa momentanea evasione dalle regole di questa classifica è la stessa per cui Minnesota si trova al fondo della stessa. Ovvero l’assenza di un settore giovanile. O meglio, l’assenza di squadre giovanili. Da un paio d’anni la franchigia ha deciso di abbandonare il classico format in favore di un Youth Development Program che rende di fatto i Loons una sorta di nazionale del calcio giovanile nello stato: i ragazzi si allenano e giocano con le loro squadre locali, e una volta a settimana i migliori vengono raccolti in mega raduni in cui poi si formano le rappresentative che scendono in campo per Minnesota nella MLS Next, con ciascun calciatore che oltre al logo della franchigia ha anche quello del suo club sulla spalla. Il metodo, ancora giovane, bisogna dirlo, non ha per ora prodotto prospetti d’interesse, e così gli homegrown della franchigia vengono tutti da altre situazioni, a partire dai due migliori prospetti di Minnesota United, gli ultimi – e di fatto gli unici – ad essere mai usciti dal settore giovanile dei Loons nella sua vecchia conformazione. Patrick Weah – sulla cui parentela molto discussa con George e Timothy ci sono ancora ombre da chiarire – è una punta e ala destra che ha già raccolto l’interesse del Betis e che è passato professionista lo scorso anno nonostante un primo semestre al college con St Louis. Giocatore dal footwork estremamente rapido e con grande fantasia nel dribbling, Weah ama partire lontano dalla porta e caricare il tiro dalla distanza, anche se spesso, a causa della sua altezza, un metro e ottantacinque centimetri, viene utilizzato più vicino alla porta. Purtroppo quella che sarebbe potuta essere la sua breakout season è già di fatto stata interrotta lo scorso dicembre, quando Minnesota ha annunciato che avrebbe saltato gran parte del 2022 per la rottura del crociato. Come un giocatore così frizzante e mobile possa essere danneggiato dai postumi dell’infortunio è presto per dirlo, ma certo è uno stop che non ci voleva. Fisicamente impressionante è invece la parola per definire Fred Emmings, portiere con passaporto lussemburghese classe 2004 di quasi due metri per circa cento chili di peso. Primo homegrown nella storia di Minnesota, Emmings deve ancora esordire in prima squadra, ma è il tipo di prospetto che necessita della calma più assoluta nel suo sviluppo per riuscire ad entrare, con costanza e successo, in un ambiente in cui, a differenza del calcio giovanile, è considerato se non di dimensioni normali quantomeno non un freak irripetibile. Callum Williams, commentatore tecnico per la tv locale, conferma che il ragazzo è assolutamente confortevole tra i pro in allenamento, ma ci sono ancora troppe incognite per parlare con sicurezza del suo sviluppo futuro. Già da ora possiamo anticiparlo come uno dei prospetti più attesi al salto nella nuova MLS Next Pro. Bongokuhle Hlongwane ha rappresentato invece una delle principali aggiunte della off-season fino a questo momento. Attaccante competente con entrambi i piedi, Hlongwane sia a livello di club che di nazionale è stato spesso schierato come esterno destro, dove ha dimostrato sia di saper rientrare sul piede invertito alla Robben sia di saper assistere con il destro con cross bassi precisi o con passaggi a premiare il taglio dei compagni. Visti i need della franchigia, al momento credo possa essere provato maggiormente da Minnesota nel ruolo teoricamente naturale di punta. Hassani Dotson è ormai da tre anni una garanzia per Adrian Heath, oltre a rappresentare la prima delle tre eccezioni di questa classifica. Centrocampista riciclabile con profitto sulla fascia destra, Dotson ha da subito stupito per continuità e velocità d’adattamento ad un livello molto più alto rispetto a quello NCAA. Tomas Chacon rappresenta invece uno dei primi grossi fallimenti di mercato della franchigia. Arrivato con grandi fanfare, l’uruguagio non ha mai lasciato il segno, scomparendo a causa della sua fisicità quasi inesistente. Appena ritornato da un buon prestito al Liverpool nel suo campionato d’origine, potrebbe provare a guadagnarsi una nuova chance, ma parte veramente troppo dietro rispetto a Reynoso. Dayne St Clair, altra eccezione, ha dimostrato di poter essere un portiere veramente interessante, ma non ha ancora fatto del tutto sua la porta della franchigia, e la concorrenza di Tyler Miller non è destinata a svanire. Aziel Jackson è invece homegrown dopo che i Loons hanno acquisito via trade i suoi diritti dai New York Red Bulls in cui il newyorchese è cresciuto prima del suo passaggio nelle giovanili del Tolosa. Trequartista di grande eleganza a cui mancherebbero solo i calzini abbassati, Jackson dovrà dimostrare di non essere troppo compassato per il livello più alto, e probabilmente sarà visto spesso, almeno nella prima parte della stagione, al livello Next Pro. Più speranze di prima squadra potrebbe avere Joseph Rosales, classe 2000 honduregno cresciuto con i panamensi dell’Independiente. Box to box di piede sinistro, Rosales ha tutto il potenziale per migliorare le sue sei presenze arrivate nella scorsa stagione MLS. Poi spazio a due scelte al SuperDraft. Nabilay Kibunguchi, terza eccezione scelto nel 2020 da UC Davis, è un centrale di difesa che ha fatto bene al suo ritorno in California in USL con Sacramento, mentre il canadese Tani Oluwaseyi dovrà confermare il suo posto in squadra durante la preseason dopo essere stato scelto in diciassettesima posizione da St John dopo cinque gol e tre assist nella sua stagione da junior.

 

28 – Nashville SC

Anche se negli ultimi anni sempre più settori giovanili hanno dimostrato di essere in grado di poter produrre prospetti di livello fin dalla stagione come expansion team, non è assolutamente legittimo aspettarsi questa come una nuova realtà piuttosto che una serie di fortunate eccezioni. E allora quando ci troviamo di fronte al settore giovanile di Nashville SC è ancora necessario avere pazienza, e prepararsi ad attendere ancora almeno un paio di stagioni prima di poter realisticamente immaginare una consistente integrazione di homegrown in prima squadra. I nomi comunque stanno incominciando ad uscire. Prima però è il caso di parlare di Jack Maher, difensore centrale il cui valore è assolutamente schizzato nella stratosfera in seguito ad una seconda parte di stagione in MLS che, al ritorno dal prestito in USL a San Diego, lo ha visto diventare un punto fermo di una delle migliori difese della lega accanto a Walker Zimmerman. Seconda scelta assoluta al SuperDraft 2020 in uscita da Indiana, Maher ha dimostrato una grande solidità e un’ottima pulizia di gioco, e la rapidità con cui è stato in grado di inserirsi in prima squadra raccontano di un ragazzo dalla mentalità eccellente e che potrebbe non aver saltato il suo ultimo grosso scalino. Il primo grande nome che potrebbe invece uscire dal settore giovanile di Nashville è quello di Adem Sipic, punta classe 2006 che è già adesso considerato uno dei principali prospetti nella sua posizione e nel suo gruppo d’età. Attaccante dal fisico importante – non altissimo, ma comunque imponente e già fisicamente strutturato, con muscoli estremamente elastici da quattrocentista – Sipic può contare su un buon bagaglio di movimenti in area, anche se ancora deve molto migliorare nel suo rapporto con i compagni e nel gioco di raccordo. Ahmed Longmire è invece – cosa che, per errore mio, ho mancato di sottolineare nella tabella riassuntiva – la decima pick dell’ultimo SuperDraft, e visto il rapporto estremamente positivo che ha legato fino ad ora Nashville alla kermesse, da cui ha tirato fuori, come detto, il suo miglior prospetto, sembra essere in una posizione molto intrigante per il futuro. Il prodotto da UCLA è, come Maher, un difensore centrale lungo ma non particolarmente grosso, che potrebbe aver bisogno di un atterraggio morbido tra i professionisti ma che sembra avere notevole upside. Homegrown, ma solo perché i suoi diritti sono arrivati via trade insieme al giocatore dai Seattle Sounders, è Handwalla Bwana, esterno di passaporto kenyano che nonostante buone attese non è mai particolarmente riuscito ad imporsi nella squadra in cui è cresciuto. Esterno di quelli che, nonostante tutto, a Seattle troveranno sempre un pasto caldo fino a che Brian Schmetzer rimarrà in squadra, Bwana ha un grandissimo workrate ed è uno di quei giocatori che lo utilizzano per compensare un livello basso di creatività. Coltellino svizzero utilizzabile praticamente lungo tutto il fronte d’attacco, Bwana sembra il tipo di giocatore che nelle mani di Bob Bradley potrebbe tramutarsi in una sorta di clone di Latif Blessing, diventando di fatto un tuttocampista impiegabile quasi in ogni reparto senza abbassare di un grammo il suo livello medio. L’hype per Rodrigo Pineiro, primo acquisto via Iniziativa Under 22 nella storia della franchigia, sembra già essersi calmato nella Music City, con l’ala uruguaiana tornato in questa off-season in Sudamerica, dove potrà risollevare le sorti della sua carriera in prestito all’Union Espanola. Per quel che riguarda il settore giovanile, particolarmente interessante potrebbe essere il gruppo dei 2005, a cui il più giovane di un anno Sipic si è aggiunto nella scorsa stagione. Andrei Jahic è il compagno di reparto di Sipic, con cui condivide anche le origini dell’ex Jugoslavia, mentre a centrocampo la cerniera è formata da Hayden Pendergrass e Cannon Stretchen, il primo più tecnico l’altro maggiormente di quantità. In difesa c’è Mekhi Stewart, che sembra avere bisogno di una grossa crescita fisica e muscolare prima del suo passaggio tra i pro, mentre in attacco cerca di ritagliarsi – con successo – il suo spazio Joshua Nwokeji, che rispetto a Sipic e Jahic è un giocatore meno strutturato e più tecnico, che preferisce occupare una mattonella di qualche metro arretrata rispetto al centravanti classico fino a sembrare quasi un trequartista.

 

27 – Portland Timbers

Tra i settori giovanili che meno nel corso degli anni si sono rivelati in grado di produrre talento quello dei Timbers è con ogni probabilità il vivaio peggio gestito, o comunque il più underperforming che ci sia nella lega, soprattutto visto che non possiamo assolutamente parlare di una new entry nella lega. Il migliore – e a lungo unico – homegrown nella storia della franchigia è stato Marco Farfan, tradato senza troppa gloria a LAFC lo scorso anno. Per la prima volta nella sua storia, comunque, sembrano esserci spiragli di luce sotto questo tema per una delle franchigie più vincenti nella storia recente della MLS. Non è homegrown Santiago Moreno, arrivato nell’Oregon grazie alla nuova iniziativa per giocatori Under 22 della lega, ma il classe 2000 colombiano ha già dimostrato di saper dare un contributo importante nelle fasi cruciali della stagione. Schierato al posto di un infortunato Blanco nella finale di Conference contro Real Salt Lake, l’ex America de Cali si è preso in mano la squadra e ha creato praticamente da solo la seconda, e decisiva, marcatura dell’incontro, un autorete di David Ochoa nata da una sua discesa con conclusione respinta dal palo sulla schiena del portiere avversario, e la sua esclusione dalla finale di MLS Cup in favore del rientrante argentino ha causato più di una discussione. In porta, invece, dopo l’addio di Steve Clark, potrebbe essere il momento giusto per l’esplosione di Hunter Sulte. Giocatore di culto, due metri e due centimetri con sincere ambizioni di diventare il miglior calciatore nella storia dell’Alaska e della sua natia Anchorage – e come vedremo c’è un derby di Cascadia con un prospetto dei Sounders – Sulte è tutt’altro che un palo della luce, ma si fa notare per la sua mobilità sia nell’abbassarsi rapidamente che nelle uscite. Distributore di buona tecnica ma ancora un po’ monotono nelle proprie scelte, il classe 2002 ha davanti a sé potenzialmente un vuoto di potere che potrebbe permettergli di conquistarsi il posto da titolare. In uscita dalla academy al momento il miglior prospetto sembra essere il classe 2006 Michael Dunne. Difensore centrale di stazza e fisico, Dunne dovrebbe essere una parte importante del nuovo ciclo della nazionale Under 17 ripartita a pieno ritmo per la prima volta dopo lo scoppio della pandemia negli ultimi mesi del 2021, ma avrà bisogno di imparare a dipendere meno dal suo fisico per sfondare al piano più alto. Nuovo acquisto sul fronte U22 Initiative è invece David Ayala, prelevato in questa sessione di mercato dall’Estudiantes. Play basso di grande tecnica e molto abile nel proteggere e portare palla in attesa della linea di passaggio buona, Ayala è un prospetto intrigante perché potrebbe essere l’understudy e potenzialmente sostituto di un Diego Chara che ormai inizia ad avere una certa età ma potrebbe anche esserne partner dando una dimensione completamente nuova al centrocampo dei Timbers e che forse non si è mai vista dall’arrivo del colombiano. Il terzino venezuelano Pablo Bonilla era invece stato inizialmente comprato con l’intenzione di farlo crescere nella seconda squadra, ma ha subito impressionato ponendosi già dal 2020 come un elemento della prima squadra. L’ex Portuguesa e Deportivo La Guaira non ha ancora fatto suo il ruolo, ma è sempre più apprezzato dallo staff della franchigia che ha iniziato a schierarlo con sempre più costanza – undici presenze nel 2020 contro le diciotto del 2021. Più recente acquisizione nel reparto degli homegrown è invece Tega Ikoba, centravanti ritornato nella squadra in cui è cresciuto dopo una singola stagione collegiale con UNC. Da Chapel Hill Ikoba è tornato con un posto nell’undici dei migliori Freshmen della ACC con nove gol e due assist a suo nome, e adesso proverà a prendersi quella MLS che aveva già assaggiato quando, due anni fa, venne aggregato in prima squadra nel ritiro pre-stagionale. Nelle squadre giovanili invece, pronti a raggiungere Ikoba e Sulte al livello più alto, si stanno facendo notare Zack Andoh, portiere dai riflessi felini e eccellente nelle uscite basse – dove non essere alto come Sulte aiuta – Cullen Wilkerson, mezzala classe 2004 già visto brevemente in USL con la seconda squadra dei Timbers addirittura già nel 2020, e la coppia di centrali di difesa formata da Mitch Ferguson e Isaac Homer, entrambi classe 2003 e cresciuti insieme in maglia Timbers lungo tutto l’arco delle formazioni giovanili, sviluppando una partnership e una conoscenza delle debolezze dell’altro ovviamente molto forte.

 

26 – Vancouver Whitecaps

Questo è il punto in cui mi sono probabilmente reso conto di quanto talento ci sia nella MLS contemporanea. Perché vedere gli Whitecaps in ventiseiesima posizione potrebbe sorprendere chi conoscesse solamente la realtà della franchigia canadese, che non solo può contare su un settore giovanile di buon livello – fare il nome di Alphonso Davies è obbligatorio, ma anche un po’ ingannevole, visto che ad oggi il fenomeno del Bayern Monaco risulta essere una sorta di mosca bianca tra i prodotti dell’academy Whitecaps – ma che potrebbe anche aver fino ad ora “vinto” la nuova iniziativa Under 22 avendo già dallo scorso anno il singolo giocatore che più, in questa particolare categoria di roster, ha avuto impatto in prima squadra, ovvero Deiber Caicedo. Il colombiano mignon ex Deportivo Cali si è subito imposto come uno dei principali elementi di una franchigia che sotto Vanni Sartini – ma per la verità parzialmente anche nel finale dell’era Dos Santos – è rinata, raccogliendo cinque gol e cinque assist e dando l’impressione di poter solamente migliorare quando la sua chimica con il DP Ryan Gauld e il cannoniere Brian White sarà perfezionata. Sulla fascia opposta rispetto a Caicedo potrebbe invece presto farsi notare il nome di Kamron Habibullah. Il classe 2003 di origine uzbeka è un dribblomane con un gusto per il barocco alla Taarabt e che può uscirsene con conclusioni da centrocampo e bombe ad effetto che fanno tremare i pali provocando l’irritazione ferale di qualsiasi difensore che deve vedersi sgusciare accanto quel ciuffetto da TikToker che deve scusarsi pubblicamente per aver twittato qualcosa di problematico. L’altro acquisto tramite iniziativa Under 22 fatto dagli Whitecaps porta invece il marchio di una delle fabbriche più riconoscibili del calcio sudamericano. Pedro Vite viene dall’Independiente del Valle ed è un centrocampista con tanto fosforo che ama inserirsi in attacco e cercare la via del gol, oltre ad essere dotato di una grande versatilità che gli permette di essere efficiente anche come ala destra o sinistra. L’impressione è che ci si debba attendere subito una sua veloce integrazione in prima squadra e che i ranghi da titolare dovrebbero essere i suoi, questo a meno che, una volta ritornato dal suo prestito al PSV Eindhoven il prossimo trenta giugno, il classe 2002 Simon Colyn non dimostri, dopo essere passato anche per la SPAL Primavera, di avere ciò che è necessario per prendersi la titolarità e magari guadagnarsi un altro biglietto per l’Europa. Anche lui polivalente e schierabile in più posizioni, Colyn preferisce maggiormente avere il pallone tra i piedi ed è un passatore di buon livello che cerca maggiormente l’assist rispetto alla conclusione, ed è solo normale immaginare che con lo Jong PSV abbia migliorato la sua gestione dei tempi di gioco. Interessante il profilo di Matteo Campagna, con il classe 2004 che è un difensore centrale non altissimo e che per questo è stato provato più volte anche nel ruolo di mediano basso con compiti d’interdizione. Ancora a digiuno di partite in MLS, Campagna ha esordito tra i professionisti la scorsa stagione con cinque presenze per lo York United nella Canadian Premier League. Nota di merito per gli Whitecaps sta anche nell’essere, fino ad ora, l’unica squadra ad aver completato i propri tre slot per l’iniziativa Under 22, con la terza presenza in questa classifica che è destinata a Caio Alexandre, il classe 1999 arrivato lo scorso anno dal Botafogo. Eccellente passatore in grado di spezzare linee intere con le sue traiettorie che sembrano studiate da un computer, abilità che è in grado di utilizzare per diventare una vera e propria macchina da contropiede con le sue corse a testa alta e i suoi servizi precisi, in Brasile Alexandre, giocando più basso, ha avuto anche un ruolo d’interdizione che non sembra essersi traslato in un campionato fisicamente molto complesso come la MLS. Altro difensore centrale di origine italiana è Gianfranco Facchineri, classe 2002 reduce da due prestiti con Atletico Ottawa in CPL e San Diego Loyal in USL. Difensore alto e roccioso, Facchineri è l’erede di una lunga tradizione di difensori nordamericani che sono a tutti gli effetti tight end mancati. La breakout season di Thomas Hasal sembrava essere già arrivata nel 2020, quando gli infortuni lo avevano portato a diventare titolare della franchigia nella bolla di Orlando ottenendo anche gli onori della cronaca per la sua prestazione ai rigori contro Sporting Kansas City. È titolare del soprannome più incredibile del soccer, quello di Saskatchewan Schmeichel. Theo Bair e Michael Baldisimo sono invece da alcuni anni ormai contributori importanti in prima squadra, anche se nessuno dei due è stato ancora in grado di fare il salto di qualità in titolare fisso. Punta corpulenta e dai lunghi arti Bair, centrocampista centrale di quantità Baldisimo, i due sono certo elementi importanti della squadra ma non è chiaro quanti siano ancora i loro margini di crescita.

 

25 – CF Montreal

Fino a qualche tempo fa tendevo a vedere i colpi provenienti dal mercato estero del Montreal, specialmente se giovani prospetti futuribili, come delle “sabatinate”, visto il ruolo del dirigente ora alla Salernitana come direttore sportivo non solo del Bologna ma dell’intero conglomerato Saputo. Una serie di recenti dichiarazioni danno invece l’impressione che Sabatini non abbia mai visto una partita giocata negli Stati Uniti negli ultimi vent’anni, quindi potrei retroattivamente escludere questo neologismo dalle mie considerazioni. A chi vada ascritto il merito di certi colpi, comunque, non si può non sottolineare come Montreal abbia operato molto bene sul mercato internazionale in questi anni, come dimostrano i loro due prospetti arrivati via U22 Initiative. Matko Miljevic è un corollario al teorema secondo cui in qualunque paese tu vada, esiste la possibilità di trovare un dual national potenzialmente d’interesse per lo USMNT. Nato a Miami da genitori di origine argentina e croata, Miljevic è cresciuto nell’Argentinos Juniors, e, dopo il suo arrivo in estate, ci ha messo poco per trovare la prima rete con la maglia degli ex Impact. Trequartista all’occorrenza utile anche come esterno, Miljevic è un giocatore che ama portare il pallone in avanti e che tenta un consistente numero di dribbling, ma che necessita di rifinire il suo gioco di passaggi, ancora troppo poco creativo e variegato per renderlo un pericolo multidimensionale. Sunusi Ibrahim ha rappresentato fin da subito un colpo estremamente intrigante principalmente per la poca quantità di cose conosciute su di lui. Quando ne parlavamo lo scorso anno non si poteva non sottolineare la quasi totale assenza di video disponibile sulle sue qualità, ma in questo suo primo anno di MLS ha dimostrato una tecnica tutt’altro che banale e un set di movimenti offensivi potenzialmente intrigante. Pur non essendo molto alto, è un eccellente colpitore di testa sia per capacità di salto che per tecnica nell’orientare il direzionamento del pallone – avere un collo da lottatore di wrestling in questo caso aiuta – ma il suo rapporto con la rete non è ancora efficace come ci si potrebbe attendere. Ma oltre al reparto scouting, Montreal sotto Wilfried Nancy ha mostrato anche una grande propensione a promuovere e integrare in prima squadra prodotti delle formazioni giovanili, anche se forse i due nomi più interessanti devono ancora ottenere, vista la giovane età, ampio spazio in prima squadra. Rida Zouhir, comunque, ha impressionato abbastanza da meritarsi un mese di allenamento al Bologna insieme, tra gli altri, alla stella della squadra Djordje Mihajlovic. Nel settore giovanile, il classe 2003 ha sempre svolto il ruolo più critico nella fase offensiva di una squadra che vuole costruire dal basso, prendendosi spesso la responsabilità di farsi vedere spalle alla porta avversaria per poi girarsi e da solo rompere una linea del pressing avversario. Altro nome visto poco in prima squadra è quelli di Jean-Aniel Assi. Il canadese nato in Costa d’Avorio è un giocatore assolutamente elettrico con i suoi dribbling e le sue corse palla al piede e sembra essere arrivato sul pianeta Terra con la sola missione di umiliare chiunque si sia dedicato all’arte della difesa, come fosse cosa empia e sacrilega. Keesean Ferdinand è invece reduce da una stagione importante in prestito all’Atletico Ottawa della CPL. Jolly di difesa, Ferdinand è naturalmente un difensore centrale che grazie al suo essere ambidestro è schierabile in tutti e quattro gli slot difensivi. Ismael Koné è invece un centrocampista di stile molto diverso rispetto a Zouhir, con cui può convivere perfettamente e non solo nel mese di allenamento a Casteldebole a cui entrambi hanno partecipato durante l’off-season. Giocatore alto quasi un metro e novanta che però non dipende per nulla dal proprio fisico, Koné sembra affondare nella sua maglia a maniche lunge che lo contiene nella sua postura stropicciata, è un cultore dell’utilizzo dell’esterno in conduzione e ha una testata nucleare al posto del piede destro. Restano dubbi su come possa traslare il suo gioco al piano di sopra. Nathan-Dylan Saliba è l’ultimo arrivato nella saga degli homegrown del Quebec, ed è un centrocampista di quantità nonostante una struttura fisica tutt’altro che imponente di poco superiore al metro e settanta. Karifa Yao è stato uno dei migliori difensori della CPL nel corso del suo prestito al Cavalry FC, e dopo aver assaggiato la prima squadra dovrebbe essere pronto al salto di qualità. Da lui è lecito attendersi già nel 2022 una breakout season, anche perché nel post-Binks nessuno ha dato le garanzie offerte dall’ora giocatore del Bologna. Ma siccome a Montreal non sono tipi da porre tutte le loro fiches su un singolo numero, occhio ad altri due nomi. L’islandese Robert Thorkelsson è stato prelevato direttamente dal Breidablik, con cui aveva lasciato ottime impressioni, mentre l’italiano Gabriele Corbo sembra ovviamente più pronto ed è un patrimonio che in Emilia si attendono raccolga minuti dopo prestiti infelici in Serie B.

 

24 – FC Cincinnati

Young DP: Brenner

 

Prima franchigia in questa classifica che può contare su uno Young DP a roster – e pure sul più costoso di tutti – Cincinnati raccoglie i suoi prospetti da un misto di scouting – anche interessante per alcune delle direzioni in cui hanno dimostrato di volerlo indirizzare – e da un settore giovanile che ci sta mettendo poco a proporre nomi veramente interessanti. Beckham Sunderland, a dispetto del nome, fa parte della nuova generazione di portieri statunitensi nati tra il 2003 e il 2004 che non dovrebbero affatto far rimpiangere la scelta di David Ochoa di rappresentare il Messico. Portiere dai riflessi clamorosi, grazie alla sua stazza e alla sua tecnica mutuata dalla scuola tedesca – possiede anche il passaporto teutonico – riesce a proteggere ampi spazi della porta in uscita rendendo molto difficile superarlo. Figlio del direttore dell’academy Larry Sunderland, ogni possibile accusa di nepotismo si è arenata sulle sue prestazioni e la sua importanza all’interno delle nazionali giovanili – sarà una grossa parte del prossimo ciclo Under 20. Dalla stessa academy guidata dal padre di Beckham Sunderland sembra pronto ad uscire tra poco tempo Matthew Schenfeld, uno dei nomi più interessanti della classe 2006 statunitense. Terzino destro estremamente tecnico e dotato di ottima velocità sia sul breve che sul lungo, Schenfeld possiede anche degli istinti difensivi eccezionali ed è in generale un esempio di giocatore molto completo. Isaac Atanga è invece un classe 2000 arrivato lo scorso anno come parte dell’iniziativa Under 22. Cresciuto nella Right To Dream Academy e successivamente con i danesi del Nordsjaelland insieme a Mohammed Kudus, non ha particolarmente impressionato nel suo 2021, ma come parte di una squadra incredibilmente disfunzionale si merita almeno un’occasione nel nuovo sistema di Pat Noonan, all’interno del quale sarà però veramente interessante capire dove lui, teoricamente ala destra, possa inserirsi, vista l’assenza di esterni alti nel sistema che Jim Curtin implementa a Philadelphia, di cui il nuovo allenatore è stato a lungo assistente. Nella complessa situazione difensiva della franchigia, più solido di altri è invece sembrato Gustavo Vallecilla. L’ecuadoregno arrivato dall’Aucas è un corazziere praticamente ingiocabile per chiunque nella lega sul gioco aereo e in una situazione ben oltre il limite, con il terzo cucchiaio di legno di fila arrivato in tre stagioni, ha lasciato qualche segnale che valgono quantomeno il suo rinvio agli esami di settembre. Potenzialmente decisivo ma incredibilmente discontinuo è stato invece il 2021 di Alvaro Barreal. Nella sua prima stagione intera a Cincinnati l’ex Velez ha raccolto tre gol e tre assist – oltre ad un cartellino rosso – tra cui una punizione eccezionale contro i Chicago Fire che ne ha dimostrato le potenzialità balistiche. Come tutta la squadra, riuscire a stare nella stessa marcia per più di due partite di fila è il passo più importante verso una stagione finalmente positiva. Rappresentante d’estremo interesse della stirpe dei difensori d’impostazione è invece Sam Vota. Alto e dalle gambe lunghe, Vota è estremamente calmo e freddo sotto pressione e sa come gestire il pallone anche quando lo riceve in posizioni e situazioni poco ideali, ha un dribbling abbastanza buono per fregare attaccanti facilmente impressionabili da una palla vagante e soprattutto ha una splendida tendenza a cercare sempre il passaggio che taglia più linee e, più spesso che no, anche il lancio che spedisce il compagno solo davanti alla porta avversaria. Zico Bailey invece è homegrown, ma solo perché i suoi diritti sono arrivati via trade insieme a lui dai Los Angeles Galaxy. Il nativo di Las Vegas è un terzino destro molto veloce, un ex ala adattata in posizioni più arretrate per merito del suo workrate e forse un po’ a causa di un dribbling non abbastanza rapido e fulmineo come necessario ad un livello più alto. Sarà interessante vedere come si comporterà invece alla sua prima stagione completa tra i pro Arquimides Ordonez. La punta di origine guatemalteca ha subito nel suo passaggio tra l’accademia dei Crew e quella di Cincinnati – non che sia merito di quest’ultima, ovviamente, ma solo dell’adolescenza – di una growth spurt che lo ha portato a raggiungere il metro e novanta e a mettere su una muscolatura importante senza perdere la rapidità dei piedi, la tecnica e le tendenze che aveva quando giocava quasi come numero dieci nelle categorie inferiori. Intrigante poi il nome – e non solo il nome – di Roman Celentano, portiere da Indiana University – non imparentato con il Molleggiato, per quanto si sappia – scelto con la seconda pick assoluta dell’ultimo SuperDraft. Intrigante anche perché il suo futuro ci potrebbe aiutare a decifrare la situazione della porta di Cincinnati: al momento sono in quattro, incluso l’homegrown Sunderland, un giocatore come Vermeer che sembrava molto legato alla precedente gestione dei suoi connazionali Nijkamp e Stam e un nuovo acquisto come Alec Kann, che dopo anni da vice ad Atlanta sembra volersi giocare le sue chance per un posto da titolare.

 

23 – Houston Dynamo

Quando Tab Ramos è stato assunto ormai tre stagioni fa come capo allenatore, l’ex tecnico degli Stati Uniti aveva anche il compito di rivitalizzare un settore giovanile che aveva assunto i crismi del vero e proprio gigante dormiente, incapace di estrarre talento da una delle zone più ricche di materia prima nel paese. Se le prestazioni in campo hanno portato all’abbandono del progetto e all’arrivo della coppia Onstad-Nagamura tra dirigenza e panchina, è legittimo dire comunque che qualcosa sembra essere cambiato in quel di Houston, e le prospettive sotto questo punto di vista sembrano più rosee. Tra le ragioni per avere speranza sull’argomento, potrebbe essere un anno decisamente importante per Juan Castilla, homegrown classe 2004 che dopo due presenze la scorsa stagione potrebbe ritagliarsi uno spazio importante in prima squadra. Cresciuto nel settore giovanile dei Columbus Crew fino ai quattordici anni, il nativo di Cali è un playmaker creativo di piede – quasi esclusivamente – sinistro dotato di un eccellente primo controllo del pallone e di una transizione rapida e pulita dal controllo al secondo tocco, che gli permette di anticipare le contromosse avversarie e che ha spesso spinto le sue squadre a schierarlo più basso per sfruttare il vantaggio dato dalla sua tecnica in costruzione bassa. Brian Alanis deve invece ancora firmare il suo contratto da homegrown, ma potrebbe essere solamente una questione legata alla sua carta d’identità in una franchigia che per ora non si è mai dimostrata molto aggressiva nel firmare prospetti di livello anche in giovanissima età. Terzino sinistro di piccole dimensioni, Alanis sostituisce ciò che non può portare fisicamente con un sacco di qualità utili su entrambi i lati della palla, che lo rendono un elemento completo e magari adattabile anche in altre posizioni. Marcelo Palomino è invece tornato rinfrancato dal prestito con gli Charlotte Independence della USL e sembra pronto a giocarsi un posto in prima squadra. Dopo trentuno presenze colmate da sei gol, Palomino ha dato un saggio di come alcune delle sue qualità, dai tempi d’inserimento alla tecnica immacolata ai calci di punizione, possano traslarsi al livello successivo, e visto che il tecnico Paulo Nagamura viene anche lui dalla USL, è certo che ne avrà tenuto nota. Atteso presto al salto in prima squadra alla firma del suo primo contratto professionistico, e magari prossimo protagonista in MLS Next Pro è invece Luis Moreno. Il classe 2006 è ad oggi basso e leggerino, eppure senza avere a disposizione tecnica o velocità fuori dal comune riesce ad impressionare grazie ad un’intelligenza eccezionale, che gli permette sempre di prendere la scelta giusta e di brillare anche sfruttando caratteristiche che non sempre sono visibilissime ad un occhio poco allenato. Dal mondo del college sono arrivati invece, tra la scorsa stagione e questa, Thorleifur Ulfarsson e Ethan Bartlow. Quarta scelta assoluta dell’ultimo SuperDraft, l’islandese cresciuto nel Breidablik viene da Duke, dove in appena una stagione ha fatto in tempo a conoscere, capire e interiorizzare quei comportamenti che rendono in generale i prodotti dell’università del North Carolina così amabili e amati dai propri avversari. Trequartista col fisico da centravanti, Ulfarsson dovrà dimostrare rapidamente di saper traslare quella creatività mostrata anche ad un livello più veloce e tecnico. La stagione da rookie del prodotto di Washington Ethan Bartlow è stata invece più complessa, spesa completamente in panchina senza mai esordire tra i professionisti, ma può essere normale per i ragazzi usciti dal college avere bisogno di almeno una stagione di ambientamento completo, specialmente se sono giocatori di buoni intuiti ma fisicamente ancora da adattare ad una posizione estremamente complessa come quella di difensore centrale. In questa pletora di trequartisti o aspiranti tali, da sottolineare anche la presenza di Daniel Rios. Il classe 2003 di origine salvadoregna è un giocatore iper-creativo con così tante piccole variabili nella maniera in cui tocca, controlla e passa la palla da farti pensare che a volte lo faccia per puro esibizionismo, ed è di quei giocatori che o si amano, o si odiano – ma vi invito a non innamorarvi dopo questo controllo e corsa sulla fascia destra, talmente elegante da far pensare che il numero dieci non sia sempre stato sulla sua schiena, ma si sia teletrasportato lì dopo aver visto di cosa fosse capace. Jhosua Jory, Mouhamed Tucker e Erick Monge ancora non hanno firmato dei contratti da homegrown, ma anche vista l’età degli ultimi due sembrano pronti a prendersi da subito le redini dei Dynamo 2 in MLS Next Pro. Jhosua Jory è un equilibrista mancato, vista l’abilità con cui riesce a rimanere in piedi col pallone incollato ai piedi dopo tackle terminali dei difensori avversari – a cui molto spesso ha appena rubato palla con i suoi modi pestiferi – mentre Tucker è una punta capace di adattarsi esterno sia a destra che a sinistra che pasteggia sui fazzoletti di spazio concessi dalle difese avversarie, che riesce a interpretare e navigare dimostrando una naturalezza nelle letture non banale. Erick Monge infine è un difensore centrale dal fisico possente e dalla buona tecnica, con un ottimo senso dell’anticipo.

 

22 – Austin FC

Come crei quasi dal nulla un settore giovanile forte e ricco di promesse se sei una franchigia del tutto nuova e che fino ad un anno e mezzo fa non aveva ancora un allenatore e uno staff, figurarsi una squadra? Semplice, metti la franchigia in una zona del paese che deborda di talento ed effettui un raid sistematico e certosino delle accademie rivali. Questo è grossomodo quello che ha fatto Austin FC, garantendosi subito un buon margine di crescita per il proprio futuro prossimo, ma non solo. Perché la franchigia texana è stata fin da subito molto attiva nello sfruttare la nuova iniziativa per giocatori Under 22, completando i suoi tre slot già nel suo primo anno di esistenza. Punta di diamante – per ruolo e per importanza – è Moussa Djitté, attaccante senegalese proveniente dal Grenoble in Ligue 2 che subito con il suo arrivo ha migliorato le prospettive offensive della franchigia. Ottimo nel difendere il pallone e nel fare da sponda, Djitté ha un eccellente controllo di palla e una tecnica che lo rende fondamentale in un sistema come quello implementato da Josh Wolff. Daniel Ordonez potrebbe essere invece il primo homegrown della franchigia. Centrocampista centrale dinamico pur se undersized, Ordonez è un giocatore costante e continuo dal livello medio molto alto. Non il tipo di giocatore capace di scioccarvi con alcune singole giocate, ma uno che raramente, se non proprio mai, si estranea dal gioco come se non ne conoscesse le regole, anche perché non c’è una categoria di azioni richieste ad un centrocampista che lui non sappia eseguire. Zan Kolmanic ha invece fatto molto bene nella sua prima stagione in MLS garantendosi il riscatto e un saluto definitivo al Maribor, in cui è cresciuto. Terzino sinistro di grande spinta ed eccellente crossatore, Kolmanic ha la sua specialità nelle parabole spioventi dalla tre quarti campo, che preferisce allo spingersi fino quasi alla riga di fondo per rilasciare cross tesi sul primo palo. Estremamente intrigante il potenziale – forse il più alto di tutti, al netto di una maturazione che deve ancora essere lenta e lunga – di Charlie Reed. Il portiere classe 2006 è un mix unico di atletismo, stazza fisica e abilità tecnica nel far uscire il pallone basso, ma ha ancora un livello di scolarizzazione molto basso, come molti portieri alla sua età. Daniel Pereira è stato invece la prima scelta assoluta del SuperDraft 2021. Il prodotto da Virginia Tech a livello NCAA era praticamente un numero dieci infermabile dotato di tecnica, capacità balistiche in movimento e da fermo e grande abilità nelle progressive runs. A livello MLS, come molti suoi compagni di ruolo, si sta adattando in un giocatore più fisico, di corsa e di inserimenti, e la transizione gli sta riuscendo più felice di quanto a molti altri centrocampisti visti in questi anni. Da questo Draft Austin ha invece selezionato Kipp Keller, che si prospetta come uno dei progetti più intriganti in una delle posizioni – difensore centrale – che ha regalato molti successi dal college negli ultimi anni. Paragonato molto a Henry Kessler, l’ex St Louis – sia a livello collegiale che di academy, anche se in questo caso ci riferiamo alla squadra USL – è un giocatore non necessariamente torreggiante o impressionante fisicamente che però è dotato di eccezionale posizionamento e capacità d’intervento. Terzo acquisto via Iniziativa Under 22, Rodney Redes è un’ala destra che non ha necessariamente fatto stragi nella sua prima stagione MLS – venticinque presenze e solo un assist – ma che certo si meriterà un secondo sguardo in una squadra non più solo in costruzione ma con aspettative di un certo livello. Esterno che fisicamente ricorda anche un po’ Edu Vargas – tutte queste alette tozze con pettorali da bodybuilder mi fanno pensare che siano una caratteristica aerodinamicamente favorevole – è principalmente un dribblatore fisico di quelli che si lanciano il pallone in avanti e provano ad inseguirlo. Cruz Meza è uno dei prospetti più interessanti a livello nazionale come punta. Fisicamente troppo forte per qualsiasi Under 17 del paese, Meza è un finalizzatore di altissimo livello e sa come muoversi e far impazzire i difensori garantendosi quel mezzo secondo in più che i giocatori come lui sanno tramutare con puntualità in reti. Dane Agustin è un difensore centrale cresciuto nel florido vivaio di San Antonio FC in USL. Buona tecnica, corporatura alta ma anche dinoccolata, a cui qualche muscolo in più non farebbe male ma che non deve neanche essere caricato troppo vista la giovane età. Da San Antonio – come molti dei nomi di questa lista – viene anche Bryan Arellano, classe 2005, trequartista che ama spaziare nelle più svariate zone del campo e che al momento sembra avere maggiore efficienza e abilità nel gioco lungo piuttosto che nella distribuzione corta.

 

21 – New England Revolution

Lo so che è difficile da ricordare vista l’esplosione del fenomeno homegrown nel corso delle ultime stagioni, ma all’accademia recentemente silenziosa dei New England Revolution va il merito di aver sfornato uno degli homegrown più precoci e uno di quelli con i numeri migliori. È abbastanza sorprendente per chi segue la MLS sapere che Diego Fagundez è nato nel 1995 nonostante sia da più di dieci anni sui nostri schermi, abbia raccolto quasi trecento presenze tra i professionisti, incluse le duecentosettantotto che lo hanno catapultato nella top 3 dei Revs più presenti di sempre, e sia adesso in quella che sembra una fase discendente della sua carriera ad Austin. Eppure da quel record di precocità in poi il settore giovanile dei Revs sembra essere incappato in qualche incidente di percorso. Potremmo però essere arrivati ad un punto di svolta, e questa svolta potrebbe essere rappresentata da Esmir Bajraktarevic. Fondamentalista del piede sinistro – posizione ideologica che sembra più facile da sostenere quando un filo invisibile in acciaio sembra legare la palla ad ogni angolo di quel piede – Bajraktarevic è un playmaker da one-man-show, che si muove dappertutto, può proporsi in ricezione ad ognuno dei suoi dieci compagni e la cui prevedibilità di alcune mosse forzate dall’essere spesso spinto sul suo piede destro non ne impatta l’efficacia. Ha già segnato tra i professionisti, con la seconda squadra dei Revolution, e sembra scalpitare per minuti importanti. In una zona simile di campo, leggermente più arretrata, gioca Damian Rivera, classe 2002 di piede destro reduce da una stagione da sei gol nella USL League One. Playmaker dal tocco raffinato e che attacca i dribbling stretti come Marco Odermatt le linee di un super gigante, Rivera è un giocatore più orientato alla rete che necessariamente alla ricerca dell’ultimo passaggio. Colby Quinones è un terzino destro di grande spinta che ha collezionato tre assist nell’ultima stagione in USL. Giocatore di stampo prettamente offensivo con ampi margini di miglioramento in fase difensiva, Quinones non fa gridare al miracolo per il suo potenziale ma sembra praticamente garantito un suo futuro come contributor importante al livello MLS, un veterano importante e che trova sempre un contratto alla Alvas Powell. Ultimo arrivato nella famiglia di homegrown dei Revolution è il classe 2005 Noel Buck. Playmaker iper tecnico e col controllo al velcro come il coetaneo Bajraktarevic, Buck può vantare un’altezza non comune per giocatori con quelle qualità e che agiscono in quel fazzoletto di campo, che lo rendono un fit perfetto per organizzare trame offensive disordinate ed eseguite ad alte velocità, vista la sua capacità di tenere lontani gli avversari e di poter portare più facilmente sotto il suo controllo passaggi imprecisi. Lucas Maciel Felix, noto anche come Maciel, rappresenta uno di quei curiosi esempi di scouting che sarebbe veramente interessante se le squadre MLS inseguissero più spesso – sul modello di successo di Olivier Mbaizo. Prelevato dalle giovanili del Botafogo, il prospetto Carioca si è fatto le ossa in seconda squadra e nella stagione da rookie ha dato un contributo importante come centrale di riserva nella squadra che ha dominato la stagione regolare, dando seguito ad una crescita costante che fa ben sperare per il suo futuro. Il classe 2004 Matthew Tibbetts invece sembra destinato ad essere erede di una lunga stirpe di portieri statunitensi dall’esplosività termonucleare ma dalle misure fisiche tutt’altro che impressionanti, stirpe che ha in Nick Rimando il suo esempio massimo – e più estremo – ma che ancora oggi occupa molte porte importanti della MLS. Hikaru Fujiwara sembra invece avere il potenziale per essere conteso da due nazionali. Il nativo della prefettura di Aichi, poco fuori Nagoya, è arrivato negli Stati Uniti a dodici anni entrando nel settore giovanile dei Revs. Centrocampista dagli straordinari tempi di coordinazione, Fujiwara è un giocatore tecnico che ama portare il pallone tra i piedi puntando la porta, ed è un dribblatore capace con più di una freccia al proprio arco. Daniel Bede è un vero e proprio Monster Truck capace di andare su qualsiasi terreno. Centonovantadue centimetri per novantaquattro chili, Bede ha gambe tentacolari che gli permettono di sporcare il pallone a qualsiasi attaccante quasi circumnavigandolo, garantendogli uno stile pulito da affiancare ad una grande efficacia nel gioco aereo. Con tempo a disposizione è anche un passatore con una buona abilità nel gioco lungo e che non disdegna di proporsi per l’uno-due una volta liberatosi del pallone. Matiwos Rumley è un terzino sinistro estremamente intelligente e abile nelle letture difensive, che sia nell’anticipo e nell’interpretazione delle incertezze avversarie o nel non farsi superare negli uno contro uno. Una buona velocità e questa sua abilità nel leggere il gioco gli permettono anche di essere un fattore offensivamente, dove non è semplicemente un corpo in più capace solo di muoversi su un binario. Justin Rennicks, infine, sta ancora faticando a trovare spazio e a mettere in mostra il potenziale che sembrava avere qualche anno fa, ma non possiamo scordare che è grazie ad una sua rete se la nazionale Under 20 dei vari Tyler Adams e Timothy Weah riuscì ad eliminare la super favorita Francia nei mondiali di categoria nel 2019. Nella stagione da record dei Revs in MLS, il classe 1999 ha trovato spazio solo in USL, livello però che a dirla tutta sembra stargli stretto. Un cambio d’aria potrebbe aiutarlo?

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