Da dove ripartono le squadre che hanno mancato i playoff MLS?

New York City FC ha vinto la MLS Cup 2021.

Ma non tutte le squadre sono ancora in grado di contendere per il trofeo. Dopo la fine della regular season lo scorso sette novembre, tredici franchigie non hanno più nulla da chiedere a quest’anno non avendo ottenuto la qualificazione alla post-season, e dunque si trovano adesso in quella fase in cui devono decidere cosa sarà del loro futuro. All’alba di quella che si preannuncia essere e che in parte è già stata una delle off-season più ricche di avvenimenti degli ultimi anni, con molti posti tra panchine e dirigenze che devono ancora essere riempiti, andiamo a vedere in che situazione sono le tredici franchigie rimaste fuori dai playoff, scoprendo le loro prime mosse in vista del 2022 e da dove potrebbero ripartire nella speranza di ottenere maggior successo la stagione prossima.

Eastern Conference

14 – FC Cincinnati
Giocatori svincolati: Haris Medunjanin, Florian Valot, Maikel Van der Werff
Team Option esercitate: Zico Bailey, Gustavo Vallecilla
Team Option non esercitate: Edgar Castillo, Chris Duvall, Jonas Fjeldberg, Avionne Flanagan, Joseph-Claude Gyau, Nick Hagglund, Ben Lundt, Caleb Stanko, Przemyslaw Tyton

Tre stagioni in MLS, tre cucchiai di legno per aver concluso all’ultimo posto la regular season. Il tempo passa, gli allenatori – cinque in tre stagioni, due di questi ad interim, uno dei quali due volte – cambiano, i DP si sostituiscono, gli investimenti crescono sensibilmente fino ad includere un nuovo, strepitosissimo e sciccosissimo stadio nella downtown cittadina, le ambizioni non fanno che crescere eppure qualcuno deve ancora trovarsi a chiedere cosa diavolo sia necessario a questa franchigia per sollevarsi dal buco in cui si è andata ad infilare dopo aver cannato completamente la transizione tra la USL e la MLS – troppa fiducia messa nel roster dell’anno precedente, la riluttanza da parte di Jeff Berding, presidente della franchigia, a cedere il controllo delle soccer operations a persone più esperte di lui in materia per concentrarsi maggiormente sull’eccellente lavoro fatto fuori dal campo – e diventare magari anche la big che il pubblico, l’attenzione all’interno del mercato e gli investimenti economici fanno pensare possa essere senza troppi problemi. E dunque, visti i risultati, eccoci ad un’altra rivoluzione. Fuori Gerard Nijkamp, che non è riuscito a replicare in MLS la pozione magica in grado di portare lo Zwolle a vincere una KNVB Beker e alle porte delle coppe europee, dentro Chris Albright, ex direttore tecnico di Philadelphia. Personaggio incredibilmente rispettato all’interno dell’ambiente Union, il quarantaduenne enfant du pays è stato spesso lodato e indicato da molti – in primis dal tecnico Jim Curtin, come lui della Pennsylvania e come lui nel roster dei primissimi Union, ma anche al di fuori dalla franchigia – come responsabile quasi alla pari con il General Manager Ernst Tanner del successo sul campo, della strategia ambiziosa pure se oculata economicamente sul mercato, dell’eccellente settore giovanile e del reparto di player development perfettamente funzionante della franchigia vincitrice del Supporters’ Shield 2020. A lui spetterà la responsabilità non solo di scegliere il nuovo tecnico che subentrerà a Jaap Stam – e non è necessariamente da escludere che l’interim Tyrone Marshall venga confermato – ma anche di ricostruire il roster, mantenendo comunque alcuni punti fermi e alcuni assett che la franchigia deve assolutamente cercare di rivalutare – si pensi al DP e trasferimento da record Brenner, ma anche all’ex Nordsjaelland Isaac Atanga, entrambi ancora molto giovani con ottime potenzialità. Incarico forse più importante e comunque certamente prioritario agli occhi di Albright cercare di stabilizzare un settore giovanile evidentemente ancora ai primi vagiti della sua storia, ma che al momento sembra viaggiare con qualche metro di ritardo, anche tenendo in considerazione il poco tempo avuto a disposizione per formare giocatori. Si tratterà di un test molto importante non solo per il futuro della franchigia, ma anche per Albright stesso, che dopo aver mostrato eccellenti capacità come sottoposto, sia pure con responsabilità enormi, vorrà certo dimostrare di poter modellare con le sue mani una squadra di grande successo. Fuori dal campo Cincinnati ha dimostrato di essere una scelta eccellente per la MLS, ma c’è bisogno di risultati tangibili per non perdere tutto quanto di ottimo è stato costruito al di fuori.

13 – Toronto FC
Giocatori svincolati: Ayo Akinola, Julian Dunn, Nick DeLeon, Tsubasa Endoh, Liam Fraser, Erickson Gallardo
Team Option esercitate: Quentin Westberg, Auro Jr, Jonathan Osorio, Noble Okello, Jacob Shaffelburg, Ifunanyachi Achara
Team Option non esercitate: Kevin Silva, Omar Gonzalez, Eriq Zavaleta, Rocco Romeo, Patrick Mullins

Bob Bradley è il nuovo allenatore di Toronto FC dopo la stagione conclusa dal tecnico ad interim Javier Perez in seguito al licenziamento di Chris Armas. Numero di persone sorprese da questa notizia: zero. Ma proprio nessuno nessuno. E non è necessariamente per questioni di legami famigliari – in fin dei conti Michael Bradley e il padre Bob non lavorano insieme a livello di club da quando il secondo fece esordire il primo ancora adolescente ai tempi dei MetroStars – ma piuttosto perché le voci erano troppo insistenti e presenti da troppo tempo perché non nascondessero qualcosa di vero al loro interno. Mancava veramente solo la conferma. Se c’è però un lato di questa notizia che potrebbe aver sorpreso qualcuno è il doppio ruolo intrapreso da Bradley, che ai compiti di allenatore affiancherà anche quelli di direttore sportivo per la prima volta nella sua lunga carriera, con l’ex GM Ali Curtis che ha dato l’addio alla franchigia. Bradley è comunque probabilmente l’unico allenatore realisticamente disponibile per una franchigia MLS con un leverage tale da poter richiedere per se il doppio ruolo, e infatti nella lega soltanto Bruce Arena a New England condivide con lui l’impegno sia dentro che fuori dal campo, a dimostrazione come la carriera dei due ex collaboratori – Bradley è stato vice di Arena a Virginia e poi a DC United – continui ad inseguirsi nelle tappe e nei traguardi raggiunti – ricordiamo anche che fu proprio Bradley a prendere il posto di Arena sulla panchina dello USMNT dopo il mondiale 2006. A Toronto l’ex LAFC troverà una franchigia reduce dalla prima annata veramente storta in una storia recente piena di successi, e dovrà subito ristorare le ambizioni della franchigia. Avrà mezzi, oltre che ovviamente il potere, per poterlo fare seguendo le proprie idee e i propri principi. Considerato che il figlio Michael è ormai da un paio di stagioni non più un DP, e che Jozy Altidore e Yeferson Soteldo sembrano essere al capolinea della loro avventura in Canada – e non fanno nulla per nasconderlo – ci sono ben due spot da Designated Player che Bradley potrebbe riempire con target da lui identificati, due curiosamente proprio come quelli trovati da Bruce Arena all’inizio della sua ricostruzione dei Revolution. E Sebastian Giovinco? Sì, perché si parla ormai da tempo anche di un possibile ritorno della Formica Atomica nella città in cui ha lasciato il miglior ricordo. Le voci a dir la verità sembrano essersi diradate, ma io è da un po’ che dovevo dire una cosa quindi la dico lo stesso: Bob, tu non hai bisogno dei miei consigli, sei infinitamente più competente in materia di quanto io possa mai esserlo in tutta la mia vita, ma ti prego, se anche ti solleticasse l’idea di riportarlo all’ovile, NON con un contratto da Designated Player, abbi pietà di me, te lo chiedo col cuore in mano.

12 – Chicago Fire
Giocatori svincolati: Johan Kappelhof, Bobby Shuttleworth
Team Option esercitate: –
Team Option non esercitate: Robert Beric, Francisco Calvo, Elliot Collier, Kenneth Kronholm, Alvaro Medran, Nick Slonina, Luka Stojanovic

Ancora è presto per fare valutazioni precise su quello che ci possiamo aspettare da queste squadre nel 2022, ma è legittimo affermare che con ogni probabilità nessuna franchigia cambierà così tanto da un anno all’altro come faranno i Chicago Fire, ed è abbastanza chiaro che ci sia da parte loro una voglia abbastanza significativa di lasciarsi dietro il passato il più in fretta possibile, visto che sono stati i primi ad annunciare le loro roster moves in vista della prossima stagione, addirittura informando prima dell’ultimo incontro di regular season contro i Columbus Crew coloro che avevano il contratto a scadenza o con una team option che non avrebbero fatto parte dei piani futuri della franchigia. Ma non è solo la fretta a dirci delle intenzioni dei Fire, che hanno già messo in mostra la voglia di aprire un nuovo capitolo con il nuovo rebrand che ha sostituito quello fallimentare delle ultime due stagioni, quanto piuttosto anche il livello e l’importanza delle mosse, che hanno coinvolto un gran numero di giocatori nella parte alta del roster sia per minuti come di solito raramente accade in MLS. Se andiamo a considerare i minuti giocati, sei tra i nove giocatori lasciati liberi di trovarsi un nuovo contratto dai Fire sono tra i primi quindici giocatori della franchigia, mentre a livello salariale Chicago si è liberata non solo del suo DP più pagato – Robert Beric – ma anche del terzo e quarto giocatore più pagato della franchigia – Alvaro Medran e Francisco Calvo – e di più di qualche elemento nella top 10 – Kronholm, Kappelhof, Stojanovic, tra gli altri. Inserisci all’interno di questo esodo anche il nome del tecnico Raphael Wicky, che teoricamente sarebbe stato anche lui portato a scadenza senza l’esercizio dell’opzione prima che alcuni problemi familiari incoraggassero le parti a trovare una risoluzione consensuale con qualche mese d’anticipo, e ti ritrovi di fronte a quello che è tutti gli effetti un rebuild completo che verrà gestito dal GM Georg Heitz, che dopo essere stato il più grande sponsor dell’era Wicky – visto il loro passato comune al Basilea – si troverà a gestire la seconda ricostruzione dal suo arrivo nella Windy City, e che sembra sul punto di ripartire scegliendo come allenatore uno degli assistenti più attesi alla promozione al livello superiore nella lega. Chicago ha infatti annunciato che sarà l’ormai ex assistente di Columbus Ezra Hendrickson a prendere il posto del tecnico ad interim Frank Klopas sulla panchina dei Fire – con la leggenda della franchigia che ovviamente rimarrà nel suo ruolo di assistente, come se fosse impossibile eradicarlo da quella società. Quello che è certo e che questo rebuild dovrà per forza di cose passare da una ritrovata importanza del settore giovanile – e l’arrivo di molti giovani in prima squadra è forse il principale lascito di Wicky – che dopo anni da brutto anatroccolo di un movimento giovanile in crescita in MLS ha iniziato a colmare il gap. Nel primo roster convocato dal nuovo tecnico dello USMNT Under 20 Mikey Varas infatti i Fire sono la squadra meglio rappresentata insieme ai Philadelphia Union – il cui pedigree in materia è decisamente più noto – con ben tre calciatori, e a loro – come agli altri homegrown che hanno firmato in tempi recenti con la franchigia – vanno aggiunti anche i prospetti arrivati con la nuova Iniziativa Under 22 della lega, come l’argentino Fede Navarro e come l’attesissimo Jhon Jader Duran, diciottenne colombiano dell’Envigado acquistato lo scorso anno che arriverà a Chicago nel gennaio 2022 e che è considerato uno dei grandi talenti del calcio sudamericano. Appena arrivati in MLS, i Fire furono subito adottati dalla città, ma gli ultimi anni li hanno resi assolutamente irrilevanti nel mercato cittadino. Qualcosa sta cambiando e il primo expansion team nella storia della lega potrebbe presto tornare, molto diverso da come lo abbiamo conosciuto, ad essere una delle franchigie più _cool_ della lega.

11 – Inter Miami
Giocatori svincolati: Federico Higuain, Brek Shea, Indiana Vassilev
Team Option esercitate: –
Team Option non esercitate: George Acosta, Ventura Alvarado, Dylan Castanheira, Jay Chapman, Sami Guediri, Kelvin Leerdam, John McCarthy, Josh Penn, Patrick Seagrist, Victor Ulloa

Verrebbe da dire che c’è aria di ricostruzione anche intorno ad Inter Miami, vista la quantità degli addii annunciati con le loro roster moves, ma la realtà è un pochino più complicata di così e ci sono sicuramente elementi che la distinguono da quella appena intrapresa dai Chicago Fire. In primis, il fatto che non ci siano Designated Players e in generale non ci siano troppe esclusioni eccellenti nei dieci nomi che l’anno prossimo non dovrebbero tornare ad indossare la maglia di Inter Miami, a cui poi va aggiunto il fatto che lo staff e il front office sono rimasti praticamente identici, e che dunque si lavorerà ancora una volta sotto i dettami portati da Phil Neville. Ma sopratutto, ciò che distingue la situazione di Inter Miami da quella di qualsiasi altra franchigia potenzialmente in ricostruzione è la punizione comminata dalla MLS per aver sottostimato in maniera fraudolenta i contratti di Leandro Gonzalez Pires, Nico Figal, Julian Carranza, Blaise Matuidi e Andres Reyes, con gli ultimi due che sarebbero addirittura dovuti essere Designated Player, e il cui impatto sulla strutturazione del roster e sul futuro competitivo della squadra di David Beckham deve ancora poggiarsi come il masso di Sisifo sulle spalle della franchigia. Se escludiamo l’aver dovuto tagliare Matias Pellegrini, tornato intanto in Argentina al suo Estudiantes, Miami ancora non ha conosciuto quanto le ammende comminate dalla MLS possano influenzare la loro stagione. Parliamo in particolare dei due milioni e trecentomila di Allocation Money tolti dalla disponibilità della franchigia. Anche se la lega in questo non è esattamente del tutto trasparente e non rilascia al pubblico informazioni su quanta Allocation Money sia al momento in circolo tra le squadre e quanto abbia sotto controllo ogni singola franchigia, possiamo dire con un’abbondante dose di sicurezza che la cifra pagata da Miami sia incredibilmente rilevante e certamente Chris Henderson, direttore sportivo della franchigia arrivato da Seattle nel gennaio scorso, prima che scoppiasse il caso stipendi – chissà se e quanto rimpianga l’organizzazione perfettamente oliata che ha lasciato nello stato di Washington andandosi ad inserire in questo pasticcio di cui neanche lui aveva chiare le dimensioni – si troverà le mani legate nel tentativo di costruire un roster più competitivo di quello che ha mancato i playoff nel corso dell’ultima stagione. La storia di David Beckham come co-proprietario e più in generale quella di Miami in MLS fin dai tempi dei defunti Fusion è una complicata, assurda e piena di inciampi e tranelli di ogni genere. L’impressione è che continuerà ad essere così ancora per un po’.

10 – CF Montreal
Giocatori svincolati: Rudy Camacho
Team Option esercitate: Jonathan Sirois, Zachary Brault-Guillard, Keesean Ferdinand, Joel Waterman, Karifa Yao, Jean Aniel-Assi, Mathieu Choiniere, Ahmed Hamdi, Sean Rea, Nathan Saliba, Joaquin Torres, Rida Zouhir
Team Option non esercitate: Sebastian Breza, Jean-Yves Ballou Tabla, Clement Bayiha, Tomas Giraldo, Mustafa Kizza, Aljaz Struna, Emanuel Maciel

Potrebbe sembrare strano, visto che stiamo parlando di una squadra non entrata ai playoff in una lega in cui più della metà delle squadre ha diritto alla qualificazione, ma sinceramente quando guardo al presente e al futuro di Montreal vedo solo tanti lati positivi, tante situazioni da cui attendersi cose interessanti, tanto tanto buon lavoro da parte dello staff. L’unica cosa che un po’ dispiace riguardo a questa Montreal è che sia stato abbandonato il nome Impact, ma al di là di quello l’atmosfera intorno alla franchigia è di quelle estremamente positive, e il fatto che tanto loro quanto le altre due squadre di cui parleremo tra poco eliminate da questo lato del tabellone ci dice del livello altissimo raggiunto dalla Eastern Conference in questo 2021 e di quanto la lega continui a crescere ad ogni suo livello, non solo tra le squadre migliori. Ciò che di più promettente c’è per il futuro di Montreal sono i margini di miglioramento importanti che caratterizzano non solo molti dei giocatori di un gruppo squadra molto giovane e ricco anche di ragazzi provenienti dal settore giovanile, ma anche la loro chimica di squadra e il loro essere gruppo e ancora di più il loro allenatore, l’artefice di questo nuovo progetto tecnico basato sul talento locale e sulla gioventù. Wilfried Nancy è stata la più bella sorpresa di questa MLS. Il tecnico quarantaquattrenne di Le Havre – ma ormai canadese d’adozione, visti gli anni spesi prima al college a UQAM, l’università del Quebec, e poi lavorando nel settore giovanile dei fu Impact – ha preso il posto di un Thierry Henry che aveva lasciato intravedere qualcosa di carino ma che sembrava ancora bloccato all’interno delle rigide costrizioni del suo stile un po’ paternalistico e un po’ da scuola militare di stampo inglese e che sopratutto ha mollato dopo una stagione durissima spesa quasi del tutto in albergo per stare di nuovo vicino alla sua famiglia, e ha messo in mostra una squadra in grado di giocare bene e di essere competitiva. Non dovrebbero sorprendere dunque le attenzioni che la casa madre del conglomerato Saputo, il Bologna, abbia mostrato un interesse mai registrato prima per i prospetti della loro affiliata canadese. Come possibili eredi di Luis Binks, che ha recentemente esordito dal primo minuto dopo essere arrivato in Serie A all’inizio della scorsa finestra di mercato dopo una stagione convincente sotto Henry, Montreal spedirà a Casteldebole tre giocatori ad allenarsi con il Bologna durante l’off-season MLS, tra questi, oltre ai giovani del vivaio Ismael Kone e Rida Zouhir, c’è forse l’MVP stagionale di Montreal nel 2021, il centrocampista classe 1998 in orbita USMNT Djordje Mihailovic – e se il prospetto di Mihailovic che allena Mihailovic non vi fa divertire non voglio neanche conoscervi – che dopo la costosa trade che lo ha portato in Canada da Chicago è diventato uno dei migliori assistman della lega. In ogni reparto della squadra, da Mathieu Choiniere a Sunusi Ibrahim, passando per gli acquisti estivi Joaquin Torres e Matko Miljevic, i margini di crescita della squadra sono esaltanti, e arriverà subito un test importante. Vincendo il Canadian Championship nella finale contro Toronto FC, Montreal si è qualificata per la CONCACAF Champions League, e ci sarà subito l’opportunità di impressionare positivamente.

9 – Columbus Crew
Giocatori svincolati: Harrison Afful, Evan Bush, Grant Lillard, Eloy Room*, Pedro Santos*, Milton Valenzuela*
Team Option esercitate: Aboubacar Keita, Steven Moreira, Josh Williams, Luis Diaz, Derrick Etienne Jr, Marlon Hairston, Isaiah Parente, Miguel Berry, Gyasi Zardes
Team Option non esercitate: Erick Dick, Waylon Francis, Erik Hurtado, Saad Abdul-Salam, Vito Wormgoor, Bradley Wright-Phillips
*in trattativa per il rinnovo

Solo due squadre vincitrici della MLS Cup nella storia della lega sono riuscite a mancare la qualificazione alla post-season nella stagione immediatamente successiva al loro trionfo. I primi furono i Portland Timbers del 2016, i secondi i Columbus Crew del 2021. Chi è familiare con la storia recente della lega saprà certamente cosa queste due squadre abbiano in comune, e non mi riferisco all’aver vinto il trofeo nel MAPFRE Stadium che proprio quest’anno ha vissuto il suo ultimo giorno come stadio di una franchigia professionistica, quanto piuttosto al fatto che in entrambi i casi il tecnico capace di questo impressionante testacoda è stato Caleb Porter. Né i ricorsi storici né il buon senso comunque dovrebbero portare i tifosi dei Crew, da poco acclimatatisi al nuovissimo Lower . com Field, a preoccuparsi troppo per il futuro tecnico della loro franchigia. In primo luogo è importante ricordare come i Timbers di Porter rimbalzarono ancora una volta nella stagione successiva terminando la Western Conference al primo posto, e solo una sconfitta nella semifinale di Conference contro gli Houston Dynamo diede veramente l’impressione della fine di un ciclo portando poi alla separazione tra i Timbers e l’ex tecnico degli Zips dell’università di Akron. Dall’altra parte, le particolari situazioni che hanno portato a questa stagione un po’ disgraziata dei Crew, inclusa una quantità incredibile di infortuni, un calendario sbilanciato dal cambio di stadio e certamente un po’ di stanchezza accumulata dopo aver conquistato il titolo nella stagione più lunga, complessa e difficile nella storia della lega, non dovrebbero ripetersi nel 2022, e sopratutto la strutturazione del progetto tecnico e le ambizioni fanno intendere che non sarà una annata sfortunata a far cambiare idea al GM Tim Bezbatchenko su Caleb Porter. Quello dei Crew è sì un progetto il cui focus è il vincere e il competere per i titoli adesso, non in un futuro a medio o a lungo termine, ma questo non vuol dire che non esista programmazione e che si viva alla giornata. I Crew non hanno investito pesantemente su uno Zlatan Ibrahimovic. La loro stella è Lucas Zelarayan, un classe 1992 che ha almeno altri tre anni ad altissimo livello che permetterà alla franchigia di mantenersi comunque sempre sopra ad un certo livello, e in generale la costruzione del roster indica l’intenzione di garantirsi la competitività sul lungo periodo. E Caleb Porter è una parte cruciale di questo progetto, è tanto centrale quanto lo sia Zelarayan. I Crew non affronteranno alcuna rivoluzione, e anzi personalmente mantengo l’idea che siano una contender anche in questo stato. Certo, sopportare un altro anno così, per quanto sia difficile immaginarlo, potrebbe spingere più di qualcuno a rompere il vetro in caso di emergenza e a premere il panic button.

8 – DC United
Giocatori svincolati: Ramon Abila, Jovanny Bolivar, Frederic Brillant, Michael DeShields, Joseph Mora, Yordy Reyna, Chris Seitz
Team Option esercitate: Andy Najar, Donovan Pines, Adrien Perez, Tony Alfaro, Drew Skundrich, Kimarni Smith
Team Option non esercitate: Yamil Asad, Jon Kempin, Felipe Martins

Dopo un decennio di educazione alla BennyBall© School Of Soccer sotto gli insegnamenti del preside e professore unico Ben Olsen, nella capitale hanno iniziato a respirare aria del tutto nuova grazie all’arrivo di Hernan Losada, con il trentanovenne argentino d’adozione calcistica belga che ha portato nel Distretto tutto un nuovo modo di intendere e vedere il calcio, fortemente influenzato dalla visione di Marcelo Bielsa e di tutti i suoi innumerevoli accoliti sparsi per il Sudamerica ma anche e sopratutto dalla cultura calcistica belga, dove il tecnico ha speso maggior parte della sua carriera da calciatore e iniziato quella da allenatore. Questo stile completamente nuovo, che abbandona la difesa stretta e corta dell’area di rigore in favore di un pressing a tutto campo e che predilige una fase offensiva giusto un poco più strutturata e collaborativa di quella spesso rapsodica dei tempi di Olsen, apparentemente non ha portato ad un significativo cambiamento in risultati, ma in realtà ha cambiato completamente l’atmosfera all’interno del club. Senza effettuare troppe modifiche nel roster, la franchigia ha mostrato uno spirito completamente diverso, ha visto le carriere di molti giocatori rinascere dopo alcune stagioni deludenti. Due nomi spiccano, quello di Ola Kamara, centravanti norvegese capace di una stagione quasi da Scarpa d’Oro con una media minuti/gol assolutamente sconvolgente – un gol ogni novantacinque minuti – e sopratutto Andy Najar, ex prodotto del vivaio capitolino ritornato con un contratto al minimo salariale dopo la fine della sua esperienza in Belgio e il fallimento a LAFC, protagonista di una metamorfosi da esterno offensivo a centrale di destra in una difesa a tre. Questo ha permesso alla franchigia di salire dagli 0.91 punti a partita del 2020 agli 1.39 della stagione 2021, e anche se non sono arrivati i playoff, non si può non sottolineare come quest’anno si sia arrivati a giocarsi tutto all’ultima giornata laddove l’anno prima si era rimasti esclusi dalla post-season molto prima, per di più in un campo allargato ad Est dove le prime dieci squadre andavano a giocarsi la MLS Cup. Nel 2022 la franchigia si presenterà ai blocchi di partenza con lo stesso staff tecnico, ma con una novità sul fronte dirigenziale. Lucy Rushton, ex direttrice del recruitement ad Atlanta United, è stata annunciata come General Manager e si appresterà ad affrontare la sua prima off-season, in cui potrebbe voler decidere come riempire l’ultimo spot di Designated Player a disposizione della franchigia, o magari optare per cambiare uno dei due già occupati da Paul Arriola o Edison Flores – e anche se nessuno dei due si avvicina minimamente all’essere un giocatore franchigia sarebbe comunque una sorpresa – e già che ci siamo decidere come reagire all’interesse che sicuramente arriverà dall’Europa – si vocifera dell’interesse del gruppo Red Bull – per il classe 2003 Kevin Paredes, ala esplosa quest’anno nel sistema di Losada come esterno a tutto campo di un centrocampo a cinque, grazie al suo dribbling ma anche alla sua tenacia difensiva e alla sua abilità nel pressing. DC United è una franchigia in ricostruzione che ha appena terminato il primo anno del suo nuovo progetto tecnico, eppure sembra essere in vantaggio rispetto alla data prevista di termine dei lavori, permettendole di entrare con molte buone aspettative per la prossima stagione.

Western Conference

13 – Houston Dynamo
Giocatori svincolati: Alejandro Fuenmayor, Oscar Boniek Garcia
Team Option esercitate: Darwin Ceren, Griffin Dorsey, Sam Junqua, Nico Lemoine, Tyler Pasher, Marcelo Palomino, Fafa Picault
Team Option non esercitate: Jose Bizama, Maynor Figueroa, Erik McCue, Marko Maric, Kyle Morton, Darwin Quintero, Maxi Urruti

Houston è veramente un bel casino, e sinceramente se potessi avere una scelta non so se ne parlerei, anche perché non saprei bene da dove partire per descrivere esattamente quanto disfunzionale possa essere stata la franchigia in questi ultimi anni d’esistenza. Il punto è che nel momento in cui mi sono imposto di scrivere una qualche riga su tutte le squadre che hanno mancato i playoff, mi sono evidentemente ripromesso di farlo anche per i Dynamo. E allora partiamo da quello che potrebbe rappresentare uno spiraglio di luce in questa caverna oscura: da quest’anno la franchigia ha un nuovo proprietario. Lo scorso giugno Ted Segal è diventato azionista di maggioranza della franchigia, e con il termine dell’ennesima stagione difficile ha subito attuato una serie di cambi importanti. Via Tab Ramos come allenatore, dopo un biennio disastroso a livello di risultati, con un record in trasferta assolutamente imbarazzante, ma che ha avuto come principale nota di merito aver accelerato l’inserimento di giovani provenienti dal vivaio in prima squadra e aver più in generale migliorato profondamente la qualità del settore giovanile – ed era una delle ragioni principali per la sua acquisizione, vista la lunga esperienza come tecnico degli Stati Uniti Under 20 – e via anche il General Manager Matt Jordan, sostituito nel ruolo curiosamente da un altro ex portiere, ovvero l’ex leggenda del club Pat Onstad, quattro anni con la franchigia – sei se includiamo i due spesi prima della rilocazione da San José – e due MLS Cup vinte con la maglia dei Dynamo. A lui spetterà il compito di ricostruire una squadra che non sembra avere una direzione particolare, che avrebbe pure investito una certa quantità di soldi nel proprio roster ma in maniera tutt’altro che efficente – la coppia di centrali formata da Parker e Hadebe è la più pagata in MLS, ma è tutt’altro che la più imperforabile. Nonostante la classifica, non tutto è da buttare. Tyler Pasher è stata una bella sorpresa, dimostrando quanto le prestazioni eccellenti in USL siano guardate con attenzione da almeno alcune delle franchigie MLS, e in giocatori come i classe 2001 Ian Hoffmann, difensore, e Marcelo Palomino, centrocampista, sembrano esserci potenzialmente dei contributori importanti per la prima squadra. Ma non c’è solo la ricostruzione della squadra – che passerà anche dall’arrivo di un nuovo allenatore – che dovrebbe preoccupare Segal nella sua nuova avventura come proprietario della franchigia – delle franchigie, considerando anche le Dash in NWSL – quanto piuttosto il riuscire finalmente a conquistare un mercato gigantesco in cui i Dynamo potrebbero essere elementi cruciali – vista la demografia della metropoli texana, con una grossa fetta di popolazione ispanica pazza per il calcio, ma anche l’ottimo stadio di recente costruzione che possono vantare in una posizione ideale in zona downtown – e in cui invece sono stati praticamente fantasmi invisibili e agonizzanti ormai per qualche anno. A livello commerciale, se non esistessero anche NYCFC e i Fire, Houston sarebbe il brutto anatroccolo della lega per distacco. Ma l’arrivo di una nuova proprietà potrebbe rappresentare la spinta giusta per completare la metamorfosi in cigno.

12 – Austin FC
Giocatori svincolati: Matt Besler
Team Option esercitate: Zan Kolmanic, Freddy Kleemann, Will Pulisic, Alex Ring
Team Option non esercitate: Kekuta Manneh, Aaron Schoenfeld, Brady Scott, Aedan Stanley, Jared Stroud, Ben Sweat, Sebastian Berhalter, Emanuel Perez

Gli expansion team non sono mai un granché. O meglio, anche quelle eccezioni capaci di competere subito ad altissimo livello che abbiamo visto negli ultimi anni in MLS – Atlanta United, LAFC, Nashville – e se per questo anche in altre leghe statunitensi – Vegas Golden Knights – non dovrebbero farci dimenticare che stiamo sempre comunque parlando di eccezioni, appunto. Anche se si tratta del sogno bagnato di ogni GM o di chiunque abbia un titolo comparabile in altre parti del mondo, costruire una squadra competitiva partendo assolutamente da zero è un lavoro incredibilmente complesso, che richiede tentativi ed errori e altri tentativi e probabilmente altri errori prima di riuscire ad inquadrare la formula giusta. Non è ingegneria aerospaziale, ma sinceramente direi che sono a poche fermate di distanza. In un mondo come quello dello sport americano che ama mettere asterischi sui traguardi sportivi di altre persone, la stagione da expansion team è l’asterisco più grosso che ci possa essere, un apostrofo rosa tra le parole fai e schifo. Del tipo: “Sì, ok, faremmo ridere anche il pubblico di un funerale, ma noi l’anno scorso letteralmente non esistavamo, voi che scusa avete”, che incidentalmente è una dichiarazione che potreste sentir dire con un fortissimo accento texano dal co-proprietario e Ministro Della Cultura di Austin FC Matthew McCounaghey e a cui sinceramente non mi sentirei di dare torto. I recentemente arrivati texani guidati da Josh Wolff sono andati male, certamente, hanno fatto estremamente fatica ad adattarsi e non hanno neanche mostrato uno stile di gioco chissà quanto particolare, ma onestamente che altro ci si sarebbe potuti aspettare? Quando parliamo di Austin, dovremmo renderci conto che siamo come minimo ad una stagione di distanza, io sosterrei anche una stagione e mezza dal premere il panic button e che comunque questo gruppo ha mostrato quel minimo di segnali positivi che fanno pensare di essere potenzialmente sulla strada giusta. Tra questi c’è Moussa Djitté, arrivato con l’Iniziativa Under 22 dal Grenoble e che pur non avendo ancora gli istinti giusti e la capacità di tagliare in area al momento giusto per fare il numero nove a tempo pieno, è stato fondamentale in costruzione e nel collegare il centrocampo con l’attacco, aumentando significativamente la pericolosità offensiva di una squadra che, stando ai principi dell’ex vice di Gregg Berhalter a Columbus e con lo USMNT, basa molto del suo stile sul possesso palla. Bene ha fatto anche Zan Kolmanic, altro acquisto con la nuova iniziativa Under 22, che però ancora non è stato riscattato dal Maribor, mentre il terzo DP della franchigia, il tanto atteso attaccante in Sebastian Driussi, ha dato l’impressione di poter rivitalizzare la sua carriera in MLS dopo esperienze negative in Europa, anche se magari non con il volume del più celebre acquisto di questo tipo nella storia recente della lega, ovvero Josef Martinez. In una off-season in cui le franchigie non qualificate ai playoff si stanno preparando a rivoluzioni di ogni genere, in Texas è ancora meglio predicare la calma.

11 – FC Dallas
Giocatori svincolati: Kyle Zobeck
Team Option esercitate: Edwin Cerrillo, Brandon Servania, Ryan Hollingshead, Eddie Munjoma, Nkosa Tafari, Ema Twumasi
Team Option non esercitate: Bryan Acosta, Bressan, Caiser Gomes, Phelipe Megiolaro, Johnny Nelson, Andres Ricaurte, Freddy Vargas

Nella prossima offseason FC Dallas può migliorare il suo record di soldi ricevuti nel mercato invernale per la vendita di uno dei suoi homegrown? Anzi, no, meglio riformulare, anche perché la risposta a questa domanda sarebbe fin troppo scontata: Di quanto migliorerà il record per il trasferimento più costoso ricevuto da FC Dallas in seguito alla cessione di Ricardo Pepi? Ok, così va meglio. Anche perché il recentemente eletto Miglior Giovane della MLS avrebbe presentato una richiesta ufficiale di trasferimento alla sua squadra e la franchigia, immaginando anche l’eccezionale profitto che l’aspetta, non sarebbe affatto intenzionata a mettere il bastone tra le ruote della carriera del figliol prodigo del loro account Twitter. Chiarito questo punto, comunque, che sembra la parte meno complessa del piano, visto che la lista delle pretendenti al prospetto texano classe 2003 assomiglia molto a quella dei potenziali mariti di una principessa primogenita e senza fratelli maschi intorno al 1600, c’è la questione di come reinvestire questo bel gruzzolo di denaro – e alcuni tifosi maligni di Dallas sarebbero già pronti a giurare che quei soldi finiranno per offrire chissà quale nuovo strepitoso extra ai giocatori di Kansas City in NFL, l’altro grosso possedimento sportivo della famiglia Hunt – che è un problema del tutto differente e di tutt’altro che semplice risoluzione. Perché è vero che gli Hunt sono tra i proprietari più taccagni – i mezzi termini non renderebbero bene l’idea – della MLS, ma è anche vero che più di una volta hanno rotto il salvadanaio in seguito alla cessione remunerativa di qualche homegrown, ma fino ad ora ciascuno di questi tentativi di reinvestire i propri guadagni in giocatori in grado di alzare la qualità media e di supportare verso ambizioni più alte i prodotti del vivaio, che intanto continuano a procrearsi al ritmo dei conigli in Australia, si sono rivelati fallimentari. In Franco Jara Dallas ha uno dei dieci giocatori più pagati della lega, ma anche un attaccante discontinuo dalla produzione che farebbe pensare a ben altri emolumenti, mentre in Jader Obrian si ha un esterno con buoni spunti ma abbastanza confusionario, che potrebbe certamente essere un prospetto interessante avesse ancora davanti due buoni anni di sviluppo tecnico, ma che purtroppo per la franchigia è un classe 1995. Va bene essere late bloomer in Colombia – un biennio eccezionale al Rionegro Aguilas dopo anni di anonimato al Deportes Tolima – ma quanto più in alto di così si può andare partendo da vette non necessariamente rimarchevoli in MLS? Insomma, Dallas ha qualche grattacapo da risolvere, a cui va aggiunto anche il dimostrare al pubblico e agli addetti ai lavori che effettivamente ci fosse bisogno di un cambiamento e che dunque il licenziamento di Luchi Gonzalez, che non avrà avuto un biennio esaltante ma comunque era un artefice del settore giovanile incredibile messo in piedi dai texani – e con lui anche Mikey Varas, suo assistente ora alla guida degli Stati Uniti Under 20 – era giustificabile dall’arrivo di un tecnico di livello più alto. Col suo potenziale generazionale, Ricardo Pepi potrebbe risultare una gallina dalle uova d’oro per la franchigia, anche se non riuscirà a soddisfare il sogno di Dan Hunt di vincere la MLS Cup con una squadra fatta perlopiù da homegrown, ma una volta effettuata la sua cessione, sarà necessario trovare il modo di tramutare quei soldi in un roster finalmente competitivo anche nella post season. E questo passaggio è tutt’altro che scontato. Anche perché ci sono due slot da DP liberi e pronti per essere utilizzati.

10 – San José Earthquakes
Giocatori svincolati: Matt Bersano, Daniel Vega, Chris Wondolowski
Team Option esercitate: JT Marcinkowski, Tanner Beason, Marcos Lopez, Siad Haji, Judson, Eric Remedi, Shea Salinas, Jack Skahan, Benji Kikanovic, Chofis Lopez
Team Option non esercitate: Luciano Abecasis, Jacob Akanyirige, Eric Calvillo, Carlos Fierro, Paul Marie, Andy Rios, Thomas Williamson

Come dici addio al più grande calciatore della tua storia, nonché miglior marcatore nella storia della lega? Come gestisci questa transizione quando ti devi occupare anche di ripartire dopo l’era di un General Manager che nonostante le grandi dichiarazioni ha dimostrato di non avere mai perfettamente chiaro come funzioni l’ecosistema della MLS e quindi le regole necessarie per avere successo al suo interno? Come passi oltre tutto questo quando !!!con ogni probabilità!!! devi anche gestire la partenza di un allenatore che nel bene o nel male ha segnato un’epoca nella storia della franchigia, mettendo in mostra uno stile di gioco incredibilmente ambizioso e fisicamente impegnativo per tutti i giocatori in campo e che più spesso che no è crollato sotto il peso delle gambe dei suoi stessi atleti, incapaci di sostenere un sistema di marcature a uomo a tutto campo, ma che è stato anche la cosa più divertente ed esaltante si potesse vedere in MLS in queste ultime stagioni? Insomma, come si è i San José Earthquakes all’alba dell’anno 2022? Le domande sono innumerevoli, ma per fortuna almeno qualcuna sta iniziando ad avere una risposta, e la prima ad averlo fatto è forse quella più importante e che più indirizzerà da una parte o dall’altra le risposte a tutte quelle altre che verranno dopo, come fossero tessere di un domino. Dopo aver occupato il ruolo di GM ad interim della franchigia nei mesi successivi all’addio di Jesse Fioranelli – e avendo già intrapreso una trade abbastanza aggressiva come quella per Jeremy Ebobisse da Portland – Chris Leitch è stato nominato come il general manager della franchigia, venendo promosso dopo anni da direttore tecnico – e anche un piccolo intermezzo da allenatore ad interim. Il quarantaduenne di Columbus – che avrà come assistente speciale Chris Wondolowski, appena ritiratosi dal calcio giocato e subito pronto alla transizione in giacca e cravatta – è da oltre un decennio all’interno dell’organizzazione di San José, dopo esserci arrivato come giocatore nel 2009, e da lì si è costruito la sua strada verso l’incarico più prestigioso, costruendosi una reputazione cristallina e venendo molto apprezzato nei circoli della lega. Ma quello che si trova davanti non è necessariamente un lavoro facile. Senza ancora sapere quale sarà il destino di Almeyda, e quindi escludendo per il momento questa questione tra le tante che dovrà risolvere in questa nuova posizione, le sfide che aspettano Leitch sono comunque sostanziose e raccontano di una franchigia in ricostruzione non solo nel breve periodo, ma anche dopo essere arrivata alla conclusione di una lunghissima era. Chi si prenderà la responsabilità di gestire lo spogliatoio dopo Wondo? Chi prenderà posto fisso al centro dell’attacco? Cosa fare con Cade Cowell, venderlo subito in Europa o farlo crescere ancora, magari assegnandogli proprio quelle responsabilità che prima erano di Wondolowski? Ci sarà veramente bisogno di un nuovo tecnico? Insomma, a vedere la lista di punti interrogativi, è difficile non pensare di trovarsi davanti ad una squadra in ricostruzione.

9 – Los Angeles FC
Giocatori svincolati: Raheem Edwards, Jordan Harvey, Pablo Sisniega
Team Option esercitate: Danny Musovski, Carlos Vela, Eduard Atuesta, Bryce Duke, Sebastien Ibeagha
Team Option non esercitate: Jamal Blackman, Danny Crisostomo, Alvaro Quezada

I prossimi mesi saranno con ogni probabilità i più fondamentali per comprendere il futuro della franchigia losangelina da quelli che hanno preceduto il suo ingresso in MLS e che hanno visto la lenta costruzione del roster inaugurale. La squadra è in ricostruzione, è questo è diventato evidente ormai da qualche mese, e semmai questo processo è iniziato anche troppo tardi per i gusti della franchigia, con tanto loro quanto l’entourage di Diego Rossi a chiedersi come diavolo sia stato così difficile, anche all’interno di un mercato impoverito dalla pandemia, trovare un compratore importante per l’attaccante uruguagio – il cui prestito al Fenerbahce è comunque solo con diritto di riscatto, non escludendo che la questione possa di nuovo venire al pettine come tra l’altro successo con Brian Rodriguez quest’estate. Negli ultimi giorni però l’intenzione di ripartire è stata esplicitata anche a quei pochi che non avessero compreso, o avessero rifiutato di accettare, ancora al primo dei cinque stadi della teoria Kubler Ross, quanto fosse necessario per la franchigia ripartire da capo e concludere definitivamente il primo grande periodo della sua storia. Bob Bradley non è più l’allenatore di LAFC. Con lui si chiude l’era di quella che è stata senza dubbio una delle migliori squadre sulla singola stagione che si siano mai viste in MLS, le cui partite erano assolutamente imperdibili e che ha regalato uno spettacolo raramente visto da queste parti, che è andata molto vicina a due traguardi storici – la MLS Cup 2019 e la CONCACAF Champions League 2020 – ma che alla fine è uscita quasi del tutto a mani vuote – si escluda il Supporters’ Shield allora da record del 2019 con un Carlos Vela più in stato di grazia di Matthew McCounaghey ad inizio anni ’10 – e che praticamente non si è mai ripresa dalla sciagurata trade – e qui la responsabilità è del GM John Thorrington – che ha mandato Walker Zimmerman a rinforzare la terza difesa impenetrabile di cui ha fatto parte nella sua carriera MLS in quel di Nashville. Considerata la partenza di Rossi e il sempre più probabile addio di Carlos Vela, è evidente che ci troviamo di fronte ad uno spartiacque nella giovane storia della franchigia, che perlomeno sembra aver già trovato il perno su cui costruire il suo futuro nel Chicho Arango, che da quando è arrivato in MLS ha mantenuto la media di un gol a partita. In questo senso, la decisione sul prossimo allenatore – e magari anche sul terzo DP – risulterà cruciale non solo nel definire la stagione 2022 della franchigia, ma più in generale il futuro prossimo e le ambizioni sul lungo periodo dei losangelini, che in questi anni hanno costruito una reputazione bella solida che vorranno certo mantenere continuando a competere ad alto livello.

8 – Los Angeles Galaxy
Giocatori svincolati: Jonathan Dos Santos, Sacha Kljestan, Justin Vom Steeg
Team Option esercitate: –
Team Option non esercitate: Danilo Acosta, Kai Koreniuk, Eric Lopez, Oniel Fisher, Victor Vazquez, Augustine Williams, Ethan Zubak

C’è da dire che è veramente notevole l’impegno che ci mettono da qualche anno a questa parte, diciamo dalla finale di MLS Cup vinta nel 2014 e dal primo ritiro di Landon Donovan, i Los Angeles Galaxy nell’autosabotarsi in maniere sempre nuove e mai viste prima. Il problema è, che per quanto si impegnino, questa storia sta smettendo di essere divertente, e non solo per i loro tifosi, per cui evidentemente era poco divertente anche la sconfitta in semifinale di Conference ai rigori per mano dei Colorado Rapids di Jermaine Jones e Tim Howard, ma in generale anche per noi neutrali che guardiamo il tutto dall’esterno. L’inizio di questa stagione più di qualsiasi altro inizio che l’avesse preceduto, inclusi quelli con Zlatan Ibrahimovic, che sì era un personaggio e segnava un casino ma poi oltre a quello poco altro, aveva dato l’impressione che finalmente la banter era Galaxy fosse giunta al termine, con un Chicharito rinato dopo un 2020 difficilissimo dal punto di vista mentale e un allenatore esperto di questi contesti e assolutamente affidabile al massimo come Greg Vanney, un uomo che sa come costruire una contender partendo da rovine più o meno fatiscenti. Eppure un impressionante calo a metà stagione ha portato i Galaxy con tutto da giocarsi all’ultima partita di regular season, incontro in cui, nonostante un Hernandez favoloso con due reti, non si è riusciti ad andare oltre un pareggio per 3-3 contro Minnesota United, risultato che tra l’altro sarebbe bastato per la qualificazione ai playoff se Real Salt Lake non fosse intervenuta con un miracolo al novantacinquesimo per strappare l’ultimo posto a disposizione ad Ovest. E ancora una volta a Los Angeles arriva il momento di chiedersi dove esattamente si sia sbagliati e quali rami si possano effettivamente tagliare, ma l’impressione – che assomiglia molto ad una certezza – è che in questo caso, rispetto agli altri processi per direttissima seguiti a stagioni disastrose dei Galaxy l’unica opzione disponibile alla franchigia, o meglio la migliore chance di tornare a vincere nel breve periodo, sia fidarsi di ciò che hanno in mano adesso, di questo gruppo, magari perfezionando qualche posizione e magari trovando un apporto leggermente migliore dai DP, che sia per miglioramenti di un Cabral andato maluccio nella sua prima stagione in MLS o per un suo sostituto. Quello di quest’anno non è stato un naufragio, semmai ha il potenziale per essere un banale incidente di percorso. Anche perché quello di Vanney era stato fin da subito annunciato come un progetto pluriennale. Non distruggere tutto comunque non vuol dire che non si debba ripartire senza alcuni nomi prima ritenuti come punti fermi. L’inizio di questa off-season ha infatti confermato per i Galaxy l’addio a due nomi importanti come il GM Dennis te Kloese, tornato nei natii Paesi Bassi dopo anni spesi tra Stati Uniti e Messico – era il direttore del recruitement della FMF – e sopratutto del capitano e Designated Player Jonathan Dos Santos, che si è svincolato.

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