Diego Valeri: la MLS Cup a Portland come regalo d’addio
Diego Valeri: il Maestro al passo d’addio con Portland Timbers
“Un razzo d’oro; un sussulto, un tremore d’oro per l’ombre”. Così scriveva Diego Valeri nel suo ‘Poesie vecchie e nuove’.
E questo è stato Diego Valeri per Portland Timbers. Facciamo un attimo ordine, però: il primo è stato un poeta italiano, nato a Piove di Sacco nel 1887; il secondo, che di secondo nome fa Hernan, è un trequartista argentino che sta per salutare il club della sua vita. Il numero 8 dei Timbers, quello che indossa sulle spalle il numero dell’infinito che ha deciso di alzare la testa, sabato vivrà la sua ultima notte con la maglia verde con cui si è legato per l’eternità. Lo dice la carriera, lo dicono le vittorie, lo dicono i gol.
I numeri di Valeri con Portland Timbers
308 presenze e 100 gol, MVP nel 2017, MLS Cup nel 14/15, MLS is Back Champion nel 2020, il calcio che aveva sempre sognato e che, una volta approdato in America, ha trovato. Sì, perché il 35enne cresciuto col mito di Riquelme, che ha studiato in una scuola bilingue, che parla perfettamente tedesco, portoghese e inglese, che ama leggere Friedrich Nietzsche, Alejandro Dolina ed Eduardo Galeano, voleva un calcio a misura d’uomo, un calcio con meno pressione e più umanità, un calcio in cui la moglie e la figlia potessero andare a vederlo allo stadio. E così è stato.
Con la maglia del Lanus, dove giocava da 10 ma con la 8 sulle spalle, come Juan Roman Riquelme al Villarreal, questo non era possibile, vista l’incandescenza del tifo argentino, che ha tanti pro ma, purtroppo, tantissimi contro. Coi Portland Timbers sì. Due mondi che si sono incontrati: un calcio con un tifo colorato ma rispetto, un fuoriclasse umano, che ha trasmesso la sua voglia di normalità.
E, come la normalità della vita insegna, c’è un inizio e una fine. E se l’inizio non puoi sceglierlo, visto che ci capiti, puoi provare a indirizzare la fine, che resta comunque sconosciuta. Nel calcio è più o meno uguale: puoi scegliere te dove giocare, è vero, ma non saprai mai come andrà a finire. Perché puoi programmare quanto vuoi l’addio, ma non sai mai cosa può capitarti.
Paolo Maldini ha preso fischi da una parte della curva rossonera a casa sua, Zinedine Zidane ha tirato una testata a Materazzi salutando nel peggiore dei modi, Javier Zanetti non ha giocato il suo ultimo derby, Francesco Totti ha chiuso guadagnando un calcio d’angolo entrando per una manciata di minuti dalla panchina. Non tutto va come si era immaginato.
Valeri e l’ultima partita coi Timbers
Diego Valeri ora si trova a respirare le ultime ore da giocatore dei Timbers. E saranno ore d’attesa elevate al quadrato, visto che non sarà solo l’addio alla squadra che è diventata del suo cuore, anzi: della sua vita. No, perché ci sarà anche una finale da giocare, possibilmente da vincere, contro New York Football Club.
Nello stadio di casa: Providence Park. Sfida agli antipodi tra chi ha già iscritto il suo nome nell’albo d’oro contro chi, invece, è alla prima finale della sua storia. Con un uomo, una leggenda, un numero 8 infinito che vuole lasciare nel migliore dei modi.
Sombrero, petto, esterno: così ha realizzato il suo primo gol in America, facendo innamorare subito un’intera città. Ora non si sa come andrà a finire, è impossibile saperlo. Ma si sa che finirà, nella cornice più bella possibile. E non c’è occasione migliore per chiudere un viaggio fantastico. Non c’è da rattristarsi. Anche perché… No fear, no regrets, part of the journey is the end.
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