Cos’è e cosa possiamo aspettarci dalla nuova MLS Next Pro
L’argomento era di dominio pubblico e oggetto di discussioni già da più di sei mesi, e noi stessi ce ne eravamo occupati su queste pagine qualche tempo fa, ma nella serata di ieri – pomeriggio statunitense – la MLS ha ufficialmente annunciato il branding e la struttura della sua nuova lega di sviluppo che inizierà le proprie attività già nella primavera 2022.
Com’è strutturata la MLS Next Pro?
Pensata come uno step che dovrebbe accorciare la distanza tra il settore giovanile e la prima squadra, la MLS Next Pro avrà all’inizio della sua prima stagione ventuno partecipanti, venti delle quali seconde squadre di franchigie MLS e un solo, per ora, club indipendente, pure con una proprietà tutt’altro che sconosciuta al pubblico del calcio mondiale.
Nel 2023, poi, altre otto franchigie MLS e altri club indipendenti si uniranno a quella che sarà una nuova lega di terza divisione negli Stati Uniti – l’assenza di promozioni e retrocessioni potrebbe far pensare che parlare di “divisioni” sia ridondante, ma la USSF stabilisce, per le leghe che volessero essere da essa riconosciute, rigidi parametri finanziari e geografici che definiscano al meglio il livello effettivo della competizione.
Ma che cos’è la MLS Next Pro?
Cosa ci dice sulle ambizioni della MLS e cosa invece del rapporto tra la lega e la USL, che tra Championship e League One organizza competizioni sia di seconda che di terza divisione, e che fino ad oggi ha ospitato la totalità delle seconde squadre MLS, qualora le franchigie ritenessero opportuno farne uso? Siamo all’inizio di una nuova Soccer War? Oppure le due realtà possono coesistere all’interno della complessa realtà del calcio statunitense? Ma soprattutto, la lega può realisticamente ambire ad essere più duratura dell’ormai defunta Reserve League della MLS? Ha veramente più appeal, anche commerciale?
La lega stessa ha provato a dare una risposta ad almeno alcune di queste domande nel suo comunicato stampa introduttivo alla nuova competizione, e anche se è giusto prenderlo con le pinze, visto che parliamo comunque della MLS che pubblicizza un’iniziativa MLS e che il linguaggio è quello classico dei testi promozionali in cui ogni singola parola è dovuta passare per l’approvazione di quindici dirigenti e venti avvocati, è comunque una buona idea dargli un’occhiata più da vicino per capire alcuni dei meccanismi che guideranno la MLS Next Pro fin dalla sua prima stagione.
Come sarà divisa la MLS Next Pro?
Partiamo dall’aspetto più puramente competitivo, e quindi dalla struttura della lega stessa, che è probabilmente quello di più facile definizione e che meno necessita di analisi: le ventuno squadre verranno divise in una Western Conference da undici squadre e in una Eastern da dieci, ogni squadra giocherà ventiquattro partite di stagione regolare, e le migliori otto si qualificheranno per una post-season che culminerà poi nel coronamento dei primi campioni della MLS Next Pro. Come detto, questa è la parte più semplice, e quella su cui non c’è veramente niente da leggere tra le righe.
Tutt’altra questione per quelle che sono alcune delle primissime parole che leggiamo nel comunicato della MLS, che anticipano addirittura il video promozionale che ha annunciato la discesa in campo della nuova competizione. “Fondata in giugno dalla Major League Soccer, la nuova lega professionale completerà un percorso integrato per i giocatori che va dalla MLS Next – l’associazione che riunisce i principali settori giovanili statunitensi, da quelli MLS a quelli indipendenti, creata dalla MLS in seguito alla fine della vecchia US Soccer Development Academy [ndr] – alla prima squadra in MLS. La nuova lega offrirà a giovani promesse e a professionisti esperti la possibilità di svilupparsi e mostrare le proprie capacità lottando allo stesso tempo per il titolo della MLS Next Pro”.
E questo è già un passaggio cruciale e tutt’altro che scontato, perché implica che non stiamo parlando di una lega riservata agli Under 23, come si era spesso vociferato e come è ad esempio la Premier League 2, un compromesso necessario tra la voglia dei top club di iscrivere seconde squadre all’interno della piramide professionistica e la spinta da parte della piramide stessa di preservare la sua integrità e l’identità delle società più piccole.
A cosa è paragonabile la MLS Next Pro?
Effettivamente, gli unici paragoni che si possono realisticamente fare sono quelli con esempi in altri sport americani, siano essi la G-League della NBA o il profondo e piramidale sistema di Minor Leagues della MLB.
Insomma, per usare la terminologia giusta, quella della MLS è una lega di sviluppo, che ha sì come obiettivo principale quello di crescere e sviluppare i prospetti più giovani in giocatori pronti per l’utilizzo in prima squadra, ma che, partendo dalla propria missione principale, può far nascere tutta una serie di altri importanti obiettivi, come quello di crescersi in casa anche gli allenatori e il front office del futuro, quello di offrire a professionisti la cui carriera sembra essere arrivata ad una fase di stallo o peggio di regressione o una nuova e inaspettata strada verso la massima divisione o magari un avvicinamento al mondo della panchina, e quello di rivalutare talenti che potrebbero essere risultati invisibili ai radar della MLS o ritenuti non pronti per il grande calcio e modellarli in qualcosa che al piano di sopra non solo avrebbe diritto di cittadinanza ma che potrebbe anche essere in grado di raggiungere palcoscenici più rilevanti.
Porre un limite d’età impedirebbe storie come quella di Aaron Long, che ha sfruttato il lavoro dei Red Bulls con la loro seconda squadra in USL per arrivare in MLS a venticinque anni per poi prendersi un titolo di miglior difensore della lega e anche la nazionale statunitense.
Proprio quest’ultima necessità che la MLS Next Pro potrebbe soddisfare, esemplificata in inglese dalla bellissima espressione “falling through the cracks” – letteralmente “cadere nelle crepe” – è stata immediatamente utilizzati da uno dei personaggi di riferimento di questa nuova lega per descrivere il mission statement non solo del proprio club di appartenenza, ma forse in generale anche della lega stessa.
Le parole di Jamie Vardy – Rochester
Stiamo parlando di Jamie Vardy – proprio lui, non un omonimo – co-proprietario di Rochester New York FC, i fu Rhinos, ultima squadra non MLS a vincere la US Open Cup nel 1999, che ritornano a giocare come primo – ma non ultimo – club indipendente nella storia di questa nuova competizione professionistica.
Non abbiamo ancora avuto modo di conoscere il Jamie Vardy imprenditore e proprietario, e non possiamo sapere quanto abbia le capacità di realizzare la propria visione o se queste siano qualcosa di più che semplici parole, ma la prima impressione è che non si tratti del discorso di una persona che non sa esattamente cosa stia facendo, anche e soprattutto se consideriamo quanto stretto possa essere il legame che Vardy, svincolato dal settore giovanile del suo Sheffield Wednesday da adolescente e poi arrivato in cima al calcio inglese passando per la Sunday League e decine di gol segnati nei campionati dilettantistici, abbia con questo tipo di storie, e quanto possa essere interessato a renderle più comuni e più facili da realizzare.
Al di là della visione di Vardy, è proprio questa la principale novità che differenzia la MLS Next Pro dalle competizioni che l’hanno preceduta. Non solo la presenza e l’integrazione di club indipendenti all’interno della struttura – e sarebbe bello immaginare che un giorno alcuni dei settori giovanili presenti nella MLS Next come i PA Classics in cui è cresciuto Christian Pulisic siano in grado di iscrivere una loro prima squadra alla MLS Next Pro per completare il proprio sviluppo interno – ma anche la decisione da parte della MLS di fornire l’opzione alle seconde squadre MLS di stabilirsi in mercati più piccoli, magari fidelizzando maggiormente il pubblico con un branding costruito proprio intorno a queste località – e viene da pensare ai Tacoma Defiance, in arrivo nel 2022 dalla USL e che sono il risultato del rebranding effettuato qualche anno fa dagli ex Seattle Sounders II – e permettendo alla MLS di aumentare la sua presenza nel territorio nazionale, come tra l’altro preannunciato proprio nell’ormai celebre comunicato stampa d’introduzione.
Montreal CF: la grande assente in MLS Next Pro
Notevole, all’interno di questa nuova iniziativa, l’assenza per il momento di una e una sola franchigia MLS, i CF Montreal di Joey Saputo.
La franchigia canadese è infatti l’unica a non solo non prendere parte alla stagione 2022, ma che per ora non è stata neanche annunciata come aggiunta a quella 2023.
Come confermato dalla stessa squadra su Twitter, Montreal sta guardando con attenzione allo sviluppo della lega ma per ora si limiterà a farlo dall’esterno, un po’ come l’Ordine dei Cavalieri di Malta e la Palestina sono osservatori permanenti nell’ONU.
Stando sempre alle parole del club sui social, per qualche anno la sede per l’ultimo gradino per un giocatore di Montreal prima della MLS dovrebbe essere – le due parti sono ancora in trattativa – la PLSQ, competizione del Quebec che potrebbe vedere per la prima volta la partecipazione della seconda squadra della franchigia e che rappresenta il terzo livello del calcio canadese – anche se tecnicamente una seconda divisione non esiste.
St Louis subito protagonista
Per una franchigia che sembra ancora esprimere dubbi sulla nuova competizione ce n’è invece un’altra che ha deciso di raddoppiare il carico e di dedicarsi da subito alla nuova competizione, mostrando un’ambizione nel player development che, unita ad un settore giovanile che molti indicano già adesso come potenzialmente uno dei migliori in MLS e al trovarsi in quella che da molti è definita come la Soccer City statunitense, potrebbe subito rendere la franchigia una delle più interessanti da seguire.
Stiamo parlando della St Louis City del GM giramondo Lutz Pfannenstiel, che entrerà in MLS nel 2023 ma che parteciperà già alla prima edizione di questa MLS Next Pro e soprattutto lo farà ad organico già pieno, avendo specificato come lo staff sarà già quello specifico della seconda squadra e che non vedono l’utilità di annunciare prima un capo allenatore solo per tenerlo una stagione nelle Minors.
Tra tutte le potenziali storylines, mi sento di anticipare già che l’esordio di giocatori professionistici con il rosa di The Lou potrebbe essere quella più interessante della prima stagione della lega, soprattutto se si riuscisse a far inaugurare a loro quello che sarà lo stadio della prima squadra e che sarà pronto nell’agosto 2022, sei mesi prima della stagione inaugurale della franchigia.
Ma non tutte le squadre che entreranno nella lega saranno, nonostante la novità della competizione, organizzazioni costruite da zero e al loro esordio nel professionismo.
Il rapporto con la USL
Una consistente percentuale di squadre partecipanti saranno infatti organizzazioni che arriveranno nella nuova lega direttamente dalla USL.
In questa stagione 2021 undici squadre direttamente affiliate a franchigie MLS sono scese in campo in USL, sette nella seconda divisione della Championship, quattro nella terza della League One.
Tra queste, tutte e quattro quelle della League One – Dallas, o meglio North Texas SC, Inter Miami, o meglio Fort Lauderdale, New England e Toronto – passeranno alla nuova MLS Next Pro, mentre le sette nel Championship si divideranno tra le tre che effettueranno il salto già nel 2022 – Real Salt Lake, o meglio Real Monarchs, Seattle Sounders, o meglio Tacoma Defiance, e Sporting Kansas City – e le quattro che invece entreranno nel 2023 – Atlanta United, DC United, o meglio Loudoun United, New York Red Bulls e LA Galaxy – e a tutte queste vanno aggiunte le partnership con club indipendenti stipulate da Chicago Fire, Colorado Rapids, Houston Dynamo e New York City FC – tutte destinate a terminare con la nascita della MLS Next Pro – e da Los Angeles FC, che invece rinnoverà la sua partnership con Las Vegas Lights per un altro anno.
Insomma, l’annuncio della nuova lega rende evidente una realtà che si stava ormai sviluppando da qualche stagione, cioè da quando alcune franchigie MLS hanno incominciato a rinunciare ad affiliate dirette in USL, ovvero la completa indipendenza della seconda serie del calcio americano dalla MLS.
E con le due leghe che diventano sempre più indipendenti e separate, viene da chiedersi se e quanto i rapporti siano diventati tesi, quanto ci sia l’interesse a diventare competitor e quanto sia veramente realistico immaginare l’inizio di un’altra Soccer War, come quella che paralizzò un movimento in crescita verso la fine degli anni ’20 del novecento e che, insieme alla Grande Depressione contribuì alla quasi totale dissoluzione di un sistema che si stava imponendo come uno dei più ricchi e professionali al mondo, o come quella, molto più in piccolo, che vide protagoniste la rinnovata NASL e l’evidentemente meglio organizzata – e poi vincente – MLS all’inizio dello scorso decennio.
La realtà, ad essere sinceri, è molto meno turbolenta di così. Certo, il taglio definitivo del cordone ombelicale che univa la USL alla MLS rappresenta un’incognita e dunque anche un potenziale fallimento, ma gli ultimi anni della lega ci hanno dimostrato che questo taglio netto rappresenta comunque anche la soluzione più logica e che ha maggior senso vedendo dove stanno andando le cose per la USL.
Le seconde squadre MLS in questi anni hanno rappresentato quelle con i dati peggiori al botteghino e in molti casi alcune delle peggiori squadre tanto nella Championship quanto nella League One – anche se sono recenti le vittorie di Real Monarchs nel Championship 2019 e di North Texas nella League One 2020 – e la lega in generale ha fatto passi da gigante nella propria espansione in mercati locali e non necessariamente solo in quelli troppo piccoli per riscuotere un potenziale interesse della MLS – basti pensare a quanto bene sia andata Phoenix in questi anni, anche se non è terminato l’interesse della proprietà verso una possibile espansione con salto al livello superiore – che rendono ragionevole il porsi non necessariamente come competitor della MLS, ma piuttosto come alternativa.
Una situazione win-win per tutti
E in questo senso, l’addio delle seconde squadre dalla USL e la nascita della MLS Next Pro sono la più classica delle win-win situations per entrambe le parti in causa, una separazione che non richiede necessariamente al consumatore la scelta tra le due differenti organizzazioni, ma che esiste all’interno di un meccanismo di coesistenza che ha molto senso da entrambi i lati.
Garantisce l’indipendenza delle franchigie della USL accendendo l’interesse di mercati che quasi tutti o non hanno il professionismo o lo hanno ma relegato a farm system di franchigie ben più ricche e storiche, e allo stesso tempo non toglie ma anzi aumenta l’accesso per prospetti in tutto il paese e anche qualche chilometro a nord a strutture e a competizioni professionistiche.
Permette alla MLS di mettere sotto un proprio ombrello l’intero processo di player development che è così cruciale per una lega che per stessa ammissione del suo commissioner vuole svolgere un ruolo cruciale nel rifornire i principali campionati europei di talento, oltre che a garantire altri pacchetti di match che potrebbero arricchire il prossimo contratto per i diritti televisivi interni della lega, che verrà annunciato nella prima parte dell’anno prossimo, e allo stesso tempo alla USL di avere l’indipendenza completa necessaria per provare ad attuare alcuni dei piani nell’agenda del presidente Jake Edwards, tra cui l’introduzione di promozioni e retrocessioni tra i tre livelli della USL – inclusa anche la League Two, che ad oggi è una competizione amatoriale – e il passaggio ad un calendario invernale, allineato con quello di alcuni dei principali campionati in alcune zone d’Europa.
Mancano ancora moltissimi dettagli ed in generale è ancora molto presto per capire quanto successo avrà effettivamente e quale impatto sul futuro del calcio maschile statunitense e sullo status della MLS possa avere questa MLS Next Pro il cui annuncio ufficiale è arrivato ieri ma di cui si discute ormai da qualche mese, e l’impressione è che l’unica cosa che sappiamo per certo è che, come tutte le decisioni prese dalla MLS fin dalla sua fondazione, sarà divisiva all’interno di un ambiente come quello del calcio americano che ancora non sembra aver capito del tutto cosa voglia essere.
Ma una cosa che sembra chiara vedendo gli ultimi anni della lega, l’evoluzione del suo rapporto con la USL e il rinnovato ruolo all’interno dell’ecosistema calcistico mondiale, è che questa decisione, questo passo, ad un certo punto sarebbe dovuto arrivare. Non possiamo sapere se sarà un successo, ma le circostanze rendono anche assurdo non provare almeno a fare un tentativo.
Per ora, l’unica cosa che ci resta da fare è aspettare maggiori dettagli sull’identità delle squadre che vi prenderanno parte, sui loro roster e sugli staff che guarderanno da bordocampo. E poi, infine, attendere il calcio d’inizio e provare a capire se ci piace o no e dove possa migliorare la MLS Next Pro, la lega di sviluppo della MLS.
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