Unire i puntini: Gli addii di LaHue e Heinze

Nell’ultima settimana due addii hanno sconvolto lo scenario del calcio americano tanto maschile quanto femminile. Entrambi non sono arrivati completamente dal nulla, essendo stati anticipati nei giorni precedenti da una serie di voci e da alcune particolari circostanze, ma questa anticipazione non li ha resi meno sorprendenti viste le tempistiche, le particolari situazioni che vedevano protagoniste i personaggi e le squadre in questione, e sopratutto il discorso che fino a pochi mesi fa caratterizzava i rapporti lavorativi poi terminati.

Stiamo parlando del licenziamento di Alyse LaHue da General Manager di New Jersey / New York Gotham FC e di Gabriel Heinze da allenatore di Atlanta United. Laddove la prima ha sorpreso per il periodo che vedeva protagonista la franchigia nota fino allo scorso anno come Sky Blue, e infatti è completamente slegata ai risultati sul campo, come vedremo, la seconda ha sorpreso per la rapidità con cui il rapporto tra le due parti si sia deteriorato, dopo che la firma dell’accordo era arrivata con tante fanfare e come il simbolo della rinascita dopo un periodo difficile, a rappresentare le ritrovate ambizioni della franchigia che più di tutte ha dimostrato di puntare alla luna dal suo arrivo in MLS, e infatti è strettamente legata a questioni di campo e, forse ancora di più, di spogliatoio.

Ma partiamo con calma e cerchiamo di riepilogare le due questioni al meglio delle nostre possibilità, evitando per quanto possibile la confusione.

COSA HA PORTATO ALLE DECISIONI? QUALI CONSEGUENZE?

Poco più di un mese fa, nessuno avrebbe mai potuto immaginare che Alyse LaHue non sarebbe più stata, di lì a poco, la General Manager di New Jersey / New York Gotham FC, semplicemente perché in quel particolare momento la franchigia, tecnicamente di proprietà dell’ex governatore del New Jersey Phil Murphy, poteva quasi essere riconosciuta come the house that Alyse built. Arrivata nel 2018 dalle Seattle Storm della WNBA come vice presidente e poi promossa a GM dopo un periodo ad interim nell’aprile 2019, Alyse LaHue ha in breve tempo conquistato tutti e riscritto la storia della franchigia puntando prima di tutto su un’immagine completamente diversa. Millennial, con una presenza sui social e una sensibilità da Gen Z, ricca di piani ambiziosi e con quel sano pizzico di presunzione che ha portato molti dirigenti nello sport americano a riciclarsi in compiti per cui inizialmente non erano stati assunti, LaHue ha rappresentato fin da subito la figura femminile più preminente nello sport statunitense dell’era post-girlboss, liberandosi anche di un’estetica che dopo un brevissimo tempo di gloria a metà degli anni ’10 è stata prontamente rigettata non solo dal movimento femminista, che a dir la verità l’aveva annusato con sospetto fin dall’inizio, ma anche dalle frange più centriste del libfem a stelle e strisce.

Fin dai suoi primissimi giorni come figura chiave anche nell’aspetto tecnico dei destini della squadra, LaHue si è voluta porre come una dirigente in grado di fare non solo la “business decision” corretta per la squadra, ma anche quella giusta al di là delle circostanze, mettendo prima le persone delle calciatrici. Più o meno questo è anche il sunto del tweet con cui ha salutato Sarah Woldmoe lo scorso dicembre. La calciatrice aveva infatti espresso l’intenzione di avvicinarsi al compagno che aveva recentemente sposato, e ha ricevuto da LaHue la promessa di una rapida trade, poi arrivata in direzione Chicago.

Non è l’unica situazione in cui calciatrici di Gotham hanno espresso, anche in tempi recentissimi, supporto per il lato umano e non solo professionale della loro General Manager. Lo scorso quindici aprile Sabrina Flores ha pubblicato un tweet in cui raccontava perché ritenesse “qualcosa di veramente speciale” la sua squadra. Dopo la prima partita della franchigia reduce da rebrand, Flores era rimasta in campo ad allenarsi, l’ultima sul terreno di gioco a fare sessioni extra di fitness. Con lei c’era LaHue, ad aiutarla e a supportarla nel proprio sforzo. L’impressione di trovarsi di fronte ad una franchigia unica e particolare, irripetibile, quasi “speciale”, per usare le parole di Flores, a quel punto, non poteva che quantomeno iniziare a serpeggiare. E i risultati, tanto fuori quanto dentro il campo, erano lì a dimostrarlo. Il rebrand in Gotham FC, fortemente voluto e ricercato da LaHue, ha trasformato una delle franchigie più disastrose e con un’identità più fragile della lega nel simbolo della coolness ricercata dalla NWSL, riscuotendo un successo e un’attenzione immediata in giro per il mondo.

Ma anche dentro il campo il lavoro della general manager, che prima di assumere questo incarico non aveva mai svolto ruoli di campo in nessuna delle sue precedenti esperienze, ha subito preso una direzione positiva. Nella sua avventura in NWSL, Sky Blue non era mai riuscita a migliorare il quarto posto della stagione inaugurale nel 2013, piazzandosi al massimo sesta e comunque sempre nella metà bassa della classifica, senza più riuscire a centrare i playoff. In questo 2021 invece la franchigia si trova al momento, con una partita se non in alcuni casi addirittura due da recuperare alle altre squadre, a tre punti dal primo posto nella regular season NWSL, e questo dopo aver vinto il girone Est della seconda edizione della Challenge Cup, poi persa in finale ma solo ai rigori con una franchigia molto più storicamente radicata come le Portland Thorns. La squadra negli ultimi due anni ha vissuto un significativo turnover che ne ha cambiato i connotati sul campo, portando in New Jersey giocatrici come Midge Purce e McCall Zerboni, oltre a Carli Lloyd che è tra le poche a precedere Alyse LaHue come longevità nella franchigia ma che continua ad essere a trentotto anni un ingranaggio importante della sua squadra, tutto questo senza contare l’essere riuscita a trasferire la franchigia all’interno di una struttura di primissimo livello come la Red Bull Arena.

Basandosi sui risultati lavorativi, sarebbe stato impossibile valutare negativamente l’operato dell’ex front office delle Seattle Storm, e infatti il suo addio ha poco a che fare con il calcio. Se la GM della franchigia è stata lontana dal resto della squadra dallo scorso diciotto giugno, data a cui risale anche il suo ultimo tweet, è perché una denuncia arrivata dall’interno della franchigia alla NWSL l’accusava di aver violato alcuni passaggi della policy della lega, dando inizio ad un’investigazione, che si è conclusa la scorsa settimana con il licenziamento in tronco di LaHue e il passaggio della campanella, almeno temporaneamente, nelle mani del vice presidente Ed Nalbandian.

Secondo quanto riportato da Meg Linehan di The Athletic, una fonte avrebbe confermato come il licenziamento sia dovuto ad un’infrazione della policy anti-harassment della lega, a sottintendere un comportamento sul lavoro tutt’altro che adeguato da parte di LaHue e una cultura di abusi che sembra siedersi al capo del tavolo esattamente opposto rispetto all’atteggiamento che la stessa GM sembrava aver costruito fino a quel momento nella franchigia, anche stando a sentire le sue calciatrici. Né la lega né Gotham hanno fino ad ora confermato niente, e difficilmente lo faranno da qui ai prossimi mesi, anche per proteggere la privacy della vittima. Non possiamo dunque dire nient’altro di specifico sul caso LaHue, ricordando comunque come questa notizia, arrivata praticamente a ciel sereno, vada a classificarsi in una lista di eventi che nel corso degli anni hanno coinvolto la NWSL i cui contorni non sono meglio chiariti, e su cui una maggiore trasparenza, non necessariamente verso noi consumatori, ma quantomeno all’interno della lega stessa, sarebbe necessaria.

Mi auto-prenderò in giro inserendomi all’interno della lista di “Freezing Cold Takes” sulla MLS 2021 ridicolizzando la descrizione della potenziale stagione di Atlanta che avevo fatto nella preview stagionale di qualche mese fa, specialmente la parte in cui assegno a Gabriel Heinze un 3/10 in quanto a potenziale licenziamento nel mezzo della stagione. Ma non devo essere troppo cattivo con me stesso: la realtà è che per quanto ci fossero delle incertezze intorno ad Atlanta, Heinze sembrava la scelta perfetta per risollevarsi dal fallimento De Boer e dall’incredibilmente deludente stagione scorsa, che aveva frantumato tutte le certezze che il front office della franchigia aveva costruito con l’aiuto del Tata Martino nel corso delle sue prime due stagioni nella lega.

Dall’altra parte però, commentando questa scelta rivelatasi poi poco oculata da parte mia, posso comunque darmi una sorta di pacca sulla spalla per aver indovinato quale calciatore avrebbe orientato, nel bene o nel male, i destini di Atlanta e dell’ex tecnico del Velez sulla panchina della franchigia della Georgia, anche se non mi aspettavo necessariamente influisse nella maniera che poi abbiamo visto. Ritornando da un infortunio al crociato, Josef Martinez avrebbe potuto impattare positivamente riproponendosi come il calciatore dominante delle sue prime tre stagioni in MLS, ma avrebbe anche potuto soffrire il rientro dall’infortunio e lasciare un vuoto con i capelli rosa shocking al centro dell’attacco.

Ma la relazione tra Heinze e Martinez non è mai arrivata al punto in cui chiedersi se l’infortunio avrebbe potuto impattare sulle sue prestazioni, essendosi deteriorata fin da subito arrivando addirittura a concludersi con l’allontanamento del miglior cannoniere nella breve storia della franchigia dagli allenamenti di squadra e con la decisione da parte del venezuelano di annunciare alla franchigia che questa sarebbe stata la sua ultima stagione con la squadra. Sia chiaro, non che la franchigia sia arrivata alla decisione di licenziare Heinze sulla base del suo rapporto con la stella della squadra, non si è mai trattato di una questione così binaria, di un duello vecchio stile che l’arbitro ha deciso di indirizzare in direzione del centravanti. Insomma, Josef non ha mai avuto il coltello dalla parte del manico.

Ad un livello superficiale l’addio di Gabriel Heinze sembra fortemente guidato dalle questioni di campo, con risultati poco soddisfacenti in MLS – zero vittorie da maggio – e un’uscita dalla CONCACAF Champions League per mano di un’altra franchigia MLS come i Philadelphia Union, ma la decisione di Atlanta va considerata anche alla luce dei report di un Heinze dispotico ben oltre i limiti già conosciuti nel suo passato e che ci parlano di un tecnico con comportamenti al limite dell’abuso, comportamento che se non ha direttamente portato al suo licenziamento certo deve averlo aiutato a perdere il controllo dello spogliatoio e quindi, solo in seguito, il suo posto di lavoro.

Durante la pre-season Heinze si sarebbe dimostrato un workaholic, forzando i giocatori a presentare un reclamo ufficiale per mano della MLSPA dopo che Heinze avrebbe impedito ai giocatori di prendere le ferie che per contratto collettivo vengono garantite a tutti gli atleti – che non possono allenarsi senza riposo per più di quattordici giorni consecutivi – e rendendo necessario addirittura l’intervento dello staff medico della franchigia per impedire che razionasse l’acqua che tutti i giocatori potevano consumare durante l’allenamento sotto il sole della Georgia.

Con Heinze andato, adesso la pressione del secondo fallimento consecutivo si sposta sulla dirigenza, in particolare sulla coppia GM-presidente composta da Carlos Bocanegra e Darren Eales, che hanno dimostrato un’incapacità di gestire in maniera corretta il post-Martino, selezionando prima un allenatore completamente antitetico alla cultura dello spogliatoio messa in piedi nelle prime due stagioni e poi prendendo un tecnico capace di inimicarsi la squadra con comportamenti da piccolo dittatore. What’s next allora per la franchigia che al suo arrivo in MLS si era mostrata come la più ambiziosa, come l’iniziatrice di quella che venne subito definita la fase 3.0 nella storia della lega?

L’impressione è che questa stagione possa ancora essere salvata con una bella qualificazione ai playoff, ma a questo punto la franchigia, e mi riferisco ai livelli anche più alti di coloro che hanno in mano il lato sportivo della squadra, deve decidere se vuole riprendersi il titolo di organizzazione più ambiziosa della lega o se vuole trasformarsi in quella più disfunzionale. E la risposta a questa decisione potrebbe, eventualmente, anche passare dal far esplodere tutto e ripartire da zero la prossima stagione.

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