Il riscatto di Columbus e Porter, vincenti senza Higuain
In due anni i Columbus Crew hanno rischiato di abbandonare l’Ohio e finire ad Austin, hanno cambiato proprietà e hanno saltato l’appuntamento ai play off 2019 dopo una regular season ai limiti del disastro. Le premesse per questo difficile 2020 non erano delle migliori con la crew chiamata a rinunciare a quello che è stato il suo giocatore simbolo per otto stagioni, anche se nell’ultima causa infortunio presente solo in pochi match, l’argentino Federico Higuain. Invece, sorpresa delle sorprese, si ritrovano in settembre e con poche partite del girone all’italiana ancora da disputare, primi nella Eastern Conference con un buon margine di vantaggio sulle dirette avversarie.
LA FAMIGLIA HASLAM E LA RIFONDAZIONE
Columbus è una città in cui il calcio ha rappresentato dagli anni ’90 la prima realtà sportiva importante per i vessilli urbani, in quanto la franchigia è presente sin dalla fondazione della MLS avvenuta nel 1996. Soltanto successivamente sono sorti i Columbus Blue Jacket, società di NHL, a portare il labaro cittadino tra le quattro grandi leghe dello sport nordamericano. Il rapporto quindi tra cittadini e soccer è essenziale, nonostante alcune debacle di pubblico vissute negli ultimi anni. Quando il vecchio patron Anthony Precourt annunciò la volontà di trasferire baracca e burattini in Texas vi fu un moto popolare teso a far restare la franchigia in città con l’hashtag rimbalzato su tutti i social #savethecrew. Fu così che nel dolce Natale del 2018 Dee e Jimmy Haslam, già proprietari dei Cleveland Browns di NFL, decisero di investire ancora nello sport dell’Ohio acquisendo da Precourt la squadra, incentrando il loro progetto sul nuovo avveniristico stadio, la cui realizzazione è prevista nell’estate del 2021, ventimila posti e un centro servizi legato al vivere civile, allo sport e al commercio. Il 2019, com’era immaginabile, è stato un anno di transizione, dove le speranze dei tifosi di un new deal della squadra, la cui prima e ultima MLS Cup risale al 2008, sono state assolutamente disattese, nonostante i supporters fossero passati dai dodicimila in media del 2018 a ben quattordicimila.
CALEB PORTER E LA SQUADRA
Sotto accusa era finito il nuovo coach Caleb Porter che aveva ricevuto i galloni da Gregg Berhalter, partito per la panchina della USMNT dopo sei stagioni trascorse alla guida dei The Black & Gold. Dal 2012 l’ex difensore con un trascorso al Monaco 1860 era risuscito a qualificare la squadra per i play off in ben quattro occasioni e aveva perso la finale di MLS nel 2015 proprio contro i Portland Timbers guidati da Porter, considera all’epoca una sorta di rappresentante della nouvelle vague dei tecnici a stelle striscie. Lo steso Porter poi, aveva chiuso il 2016 senza arrivare a giocarsi i play off e nel 2017, anno della sua ultima stagione in Oregon, era giunto in semifinale di Conference. Giunto nel 2019 in Ohio con l’aura di unico tecnico di un certo spessore disponibile, sembrava aver confermato la voce in un anno che ha visto la franchigia ottenere un decimo misero posto, ma quest’anno le cose son cambiate, complice forse una sapiente utilizzazione del suo roster consolidato. Porter predilige un modulo offensivo basato sul 4-2-3-1, incentrato molto sul gioco delle ali e sulla presenza di riferimento di un trequartista centrale. Modulo che sappiamo dover contare su giocatori capaci di saper tornare anche in difesa se necessario e di dare solidità a un centrocampo che in fase di non possesso deve saper sacrificarsi per coprire.
IL ROSTER DI FIDUCIA
Se si guarda alle attuali statistiche di utilizzo dei calciatori si nota che Porter, tra il torneo di Orlando e la ripresa della regular season, ha prediletto fare affidamento su atleti già presenti a Columbus nel 2020. Sono tre i giocatori più utilizzati: uno in attacco e due a centrocampo. Il primo è l’attuale stella della squadra Gyasi Zardes capace di segnare sette reti in dieci presenze, partito sempre titolare tranne che con Cincinnati contro la quale ha comunque segnato due reti. Sulla linea mediana spiccano invece Darlington Nagbe che Porter ha con forza voluto da Atlanta in quanto suo fedelissimo a Portland e il brasiliano Artur, classe ’96 che dal 2017 milita nella città alla confluenza dei fiumi Scioto e Olentangy, che vuole vivere di calcio. Sul fronte difesa è una vecchia conoscenza del calcio italiano, che in Serie A non ci ha mai messo piede ma ha orbitato nella sfera delle società della famiglia Pozzo: il ghanese Jonathan Mensah. Una nota particolare al portiere Eloy Room, nazionale di Curacao con una lunga carriera trascorsa in Olanda e che ha suon di parate ha sostituito alla grande Zack Steffen, volato al Manchester City.
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