Chicago Sting, la squadra di calcio oscurata da Michael Jordan

 di Angelo Taglieri per Calciomercato.com

Avete visto le prime due puntate di The Last Dance?
Ecco.
Prima dell’avvento di Jordan, a Chicago, i palazzetti, li riempivano i Chicago Sting, squadra di calcio della North American Soccer League e della Major Indoor Soccer League. Bicampioni in NASL (mandati al tappeto i Cosmos di Chinagli agli shootout), più di 18mila spettatori a vederli in MISL (avete presente la modalità indoor in Fifa ’98? Ci siamo).

“E poi, cos’è successo dopo il titolo dell’84”
“Siamo entrati in crisi”
“Colpa della chiusura della NASL?”
“No, no… siamo andati avanti, con un’altra federazione”
“E allora, cosa diamine è successo?”
“Eh, niente… nell’84 i Bulls hanno scelto Jordan”

Ecco la storia della squadra cancellata, distrutta, spazzata via dalla grandezza di His Airness.

Il film era La Stangata, con Paul Newman e Robert Redford, grande successo al botteghino, pluripremiato agli Oscar, con 7 statuette. Il pensiero, invece, beh, quello era di Lee Stern, piccolo imprenditore che aveva un sogno, sin da bambino: portare il calcio nella sua città natale, Chicago. Ed è così che Lee, la notte di Halloween del 1974, dichiara a tutto il mondo la nascita dei Chicago Sting, squadra che segnerà la storia del calcio americano in epoca NASLNorth American Soccer League. Quella dei Chinaglia, dei Beckenbauer, dei Carlos Alberto e dei Pelè ai Cosmos, per intenderci. E, per cercare di partire alla grande, Lee Stern decide di affidarsi a un ex Busby Babes, un inglese, Bill Foulkes, difensore del Manchester United, sopravvissuto al disastro aereo di Monaco di Baviera. Qualche mese per sceglierei il meglio possibile sul mercato, poi, dal 1975, si inizia a fare sul serio.

VINCONO… I TEDESCHI – Soldi americani, anima inglese, pubblico curioso… ma non troppo. La prima partita non va tanto bene: 4mila e 500 spettatori per assistere a un ko interno contro i Denver Dynamos. Franchigia che, a fine stagione, scomparirà. Piano piano, però, le soddisfazioni iniziano ad arrivare: nel ’76 c’è già una doppia vittoria contro i New York Cosmos, compreso un fantastico 4-1 casalingo, decisiva per accedere ai playoff. Playoff che arriveranno anche nel ‘78, nel ’79 con tanto di semifinale di Conference, e nell’80, con Dick Advocaat in campo. Poi, nel 1981, il titolo, il sogno che si realizza, l’obiettivo centrato. Contro chi? Classica contro i Cosmos, che finisce 0-0. Si vai ai rigori, con i Chicago Sting che hanno mutato la loro pelle, passando al lato tedesco del calcio: Karl Heinz Granitza, ex Hertha Berlino; Paul Hahn; Ingo Peter, ex Borussia Dortmund; Greg Ryan, sangue di Francoforte ma cresciuto in America, e Arno Steffenhagen vincitore di una Supercoppa UEFA con l’Ajax nel ’73 e di una Coppa delle Coppe con l’Amburgo nel ’77. Tanto che, a Chicago, si mutua il soprannome Der Sting. E, come insegna Gary Lineker, all’epoca se avevi i tedeschi al tuo fianco, vincere era un po’ più semplice. E infatti… vittoria agli shoutout  e apoteosi. Coi Cosmos che non riescono ad alzare al cielo dell’Exhibition Stadium il trofeo, nonostante una stagione dominata, con un Chinaglia da 29 gol.

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