Greg Vanney, l’eroe del treble che non ha paura di cambiare

Greg Vanney è da cinque anni alla guida dei Toronto FC, una infinità nell’universo calcistico soprattutto se confrontato con le medie di permanenza degli allenatori in Italia. Greg Vanney è soprattutto l’eroe del treble, colui che è stato in grado di portare alla franchigia canadese nello stesso anno MLS Cup, Supporters’ Shield e Canadian Championship insieme ai moschettieri Giovinco, Altidore e Bradley. Greg Vanney è però anche colui che, l’anno successivo, dopo aver perso la finale di Concacaf Champions League riuscì a non far qualificare la squadra vincente ai play off, perdendo così la possibilità di difendere il titolo. Attualmente, e qui c’è ancora un però, Greg Vanney è colui che dal baratro del 2019 ha saputo far rifiorire i The Reds, orfani di Giovinco, fino alla finale di MLS Cup, la terza in quattro anni, la terza in quattro anni contro i Seattle Sounders, la prima non tra le mura di casa.

Tra i tecnici più titolati nella storia della MLS, il coach di South Boston, Virginia, ha da sé tirato le somme in merito alle differenze rispetto alla prima volta che il roster di Toronto affrontò la finale,  così come apparso sul sito della Major League Soccer, e da bravo tecnico ha posto l’accento su un dato meramente tattico: tre anni fa non si giocava con le ali mentre oggi, e gli exploit di Benezet e di Endoh negli ultimi mesi ne sono una prova, sono essenziali nel suo gioco. A cambiare anche la tipologia di gioco per quanto riguarda il reparto offensivo, prima incentrato sulle capacità di fantasista della mezza punta Giovinco e in quelle realizative del panzer Altidore, ma ottimamente coadiuvati da due centrocampisti come Vasquez e Osorio, Quest’anno, delle 57 reti complessive realizzate in Regular Season, preponderanti sono stati i due giocatori offensivi, Pozuelo e Altidore insieme capaci di realizzare ventidue reti, e che insieme hanno raccolto anche il primo e il secondo posto nella rosa per numero di assist. Un segno, forse questo, della altalenante regular, ma anche di una intesa tra i due che non ha fatto rimpiangere enormemente il nostro Sebastian.

A cambiare anche il settore difensivo, passato dai classici tre difensori molto cari al tecnico (tra i moduli maggiormente utilizzati il 3-5-2) alla difesa a quattro,  preponderante in quest’anno, con il centrocampo a tre. Una capacità di adattamento che lo ha quasi riqualificato come nuovo tecnico, anziché come coach arrivato forse al capolinea della sua esperienza nel team dell’Ontario. Cambiamenti che hanno saputo far fruttare anche il nuovo panorama di atleti che si è trovato a gestire, con gli ingressi del portiere Westberg, del marcatore italo-belga Laurent Ciman, veterano della Major League, di Nick DeLeon, eroe della finale di Conference, del torontese Richie Lareya e dei già citati Pozuelo e Benezet. Il primo si è rivelato essenziale nel corso dell’anno e ha confermato le sue doti con la doppietta ai danni di New York City Football Club ai play off e il secondo, giunto in luglio dal Guingamp, dimostratosi essenziale per il ritorno nei posti che contano.


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