Lavagna tattica MLS: Philadelphia Union

Philly vs Everyone, così cita uno striscione di una delle curve del Talen Energy Stadium di Philadelphia. Forse sarebbe meglio cambiarlo con “Philly contro noi stessi”, perché quanto successo nelle prime 17 partite sembra più un farsi del male da soli, visto che gli Union per quanto letali contro gli avversari, riescono ad essere letali anche contro loro stessi.

Secondo gli standard degli sport americani, seguono esattamente alla lettera: avere l’attacco in campo in un momento differente rispetto alla difesa e viceversa, perché la tendenza è stata quella di fare dei primi tempi al di sotto delle loro qualità tecnica, subendo il 60% dei gol ma segnando più del 70% nei secondi tempi.

La partita emblematica è stata proprio l’ultima, in casa contro i New York Red Bulls, sotto di due gol nel primo tempo e completamente ribaltata nel secondo tempo vincendo 3 a 2.

Philadelphia si schiera con il modulo più usato da inizio anno, il 4-4-2 con il centrocampo a rombo, per i più precisi sarebbe un 4-1-2-1-2. Non a caso è il miglior attacco della Eastern Conference e secondo solo ai Los Angeles FC nel conto totale di tutta la lega, perché con questo modulo ha la possibilità di schierare almeno 3 o 4 giocatori in area di rigore più quello – o quelli – a rimorchio dal centrocampo o dalle fasce.

Il rombo diventa proprio la chiave offensiva di questa squadra, in cui a turno Aaronson, Fabian e Ilsinho da trequartisti, riescono a svariare sia in verticale che in orizzontale facendosi chiamare il raddoppio difensivo avversario.

I due centrocampisti di solito, Bedoya e Monteiro, che a turno si mettono o in linea con la coppia d’attacco cercano movimenti alle spalle dei difensori avversari, oppure rimanendo al limite dell’area aspettando lo scarico.

Se in attacco riescono a portare 5 o 6 giocatori in area avversaria, possiamo dire che questi non tornano a dovere in difesa, lasciando spesso Medunjanin ad attaccare il portatore di palla e i 4 difensori a stringersi marcando a uomo lasciando le fasce scoperte. In modo analogo hanno giocato la partita, qualche settimana prima contro i Colorado Rapids, finita 1-1.

Modulo simile, più conservativo, sulla carta, un 4-2-3-1, ma con gli stessi interpreti, il trequartista che riceve palla sulla trequarti offensiva e aspetta gli inserimenti delle mezze ali. In questa partita giocava Sergio Santos, autore del vantaggio, rarità nel primo tempo in casa, solo sei volte è successo quest’anno, mentre l’unica punta giocava tra le linee cercando di ricevere palla, seppur spalle alla porta.

Mi ripeto, ma in modo analogo hanno giocato in difesa, facendo gli stessi errori e disattenzioni: linea che scivola verso la palla e si stringe con l’esterno avversario che riesce, da solo, ad inserirsi ed andare alla conclusione. In questo caso, l’inserimento del neoentrato Jonathan Lewis, porta al pareggio, risultato definitivo, dei Rapids ad un quarto d’ora dalla fine della partita.

I Philadelphia Union non erano partiti col piede giusto ma dopo qualche partita e qualche espulsione di troppo hanno trovato la quadra giusta per essere protagonisti, soprattutto con questo attacco da più di due gol a partita. Se poi dovessero trovare il giusto ordine difensivo ed evitare di prendere un gol a partita (attualmente 1,18 a partita), daranno filo da torcere a chiunque nella Eastern Conference, fino a fine stagione.


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