Montreal Impact: il lungo addio di Piatti e l’insopportabile leggerezza dell’attacco
Ignacio Piatti ha annunciato che il 2019 sarà la sua ultima stagione in MLS e con la maglia dei Montreal Impact. Il centrocampista offensivo argentino, che già la scorsa estate aveva dato segni di insofferenza dopo alcune frasi filtrate dalla dirigenza, ha reso noto che rispetterà il contratto dedicandosi per l’ultimo anno ai fleur-de-lys. Una mancanza importante, annunciata con tanto anticipo, per colui che da solo ha retto l’intero attacco francofono, pur partendo dalla mediana, realizzando 16 reti e 13 assist in 32 partite, primatista del roster in entrambe le specialità.
Proprio i dati inerenti al numero dieci ex Lecce evidenziano un problema, forse non percepito come tale dalle parti del fiume San Lorenzo, circa la capacità dell’attacco di segnare e portare quindi a casa il risultato, un problema che sembra tediare gli Impact sin dal loro ingresso in MLS in quanto le cifre delle punte vere e proprio non sono mai risultate entusiasmanti, ancor di più durante la stagione appena conclusa. Dietro Piatti è infatti un altro centrocampista, Saphir Taider, ad avere le cifre maggiori, 7 goal e otto assist in trentatre partite, seguito da un altro mediano, Alejandro Silva, a quota cinque e undici. Per cercare il primo, vero attaccante, bisogna superare l’offensivo Jeisson Vargas, autore di quattro reti in 19 apparizioni, e raggiungere, appollaiato al misero quinto posto, il nostrano Matteo Mancosu che ha concluso la sua esperienza nordamericana con 20 presenze, tre reti e un assist. Dietro con solo 2 reti in 16 presenze la promessa mai sbocciata Anthony Jackson-Hamel che lo scorso anno, record personale, era riuscito a portare a casa un bottino di nove reti in 20 presenze. Uno solo, invece, l’acuto di Quincy Amarikva, arrivato da San Josè in estate e poco utilizzato da coach Remi Garde.
Cifre che impallidiscono rispetto alle 72 reti realizzate dal solito Piatti in cinque anni di permanenza e che dimostrano quanto gli Impact pecchino di qualità offensiva. Una qualità che comunque negli anni passati non gli ha impedito di ottenere anche risultati importanti, come la finale di Champions League nel 2015 e quella di Conference l’anno successivo, ma che non hanno portato trofei importanti se non le due Canadian Championship consecutive nel 2013 e nel 2014. Lo stesso Didier Drogba, nelle due stagioni passate in Quebec, ha realizzato 23 goal in 41 partite, non superando mai i quindici in campionato e soffrendo nel 2016 la concorrenza di Mancosu che riuscì a imporsi segnando di meno, 7 reti, ma riuscendo a realizzare cinque assist, cifre non altissime ma che nel gioco piuttosto all’italiana di Mauro Biello rendevano l’attaccante sardo abbastanza indispensabile. Meglio ancora aveva fatto Oduro che in una stagione e mezza aveva portato in cassa 17 reti, due delle quali nei play off 2016. Nemmeno Marco Di Vaio fu prolificissimo durante la sua permanenza in Canada, ma perlomeno l’ex Lazio e Bologna riuscì a realizzare 23 reti in 31 partite, con una ottima media realizzativa.
Il lungo mercato che porterà all’inizio della regular season ha già fatto approdare nella città della Notre-Dame d’oltreoceano Maximiliano Urruti, reduce da tre stagioni a Dallas. L’attaccante argentino classe ’91 iniziò nel vicino Ontario, a Toronto, la sua carriera in MLS, sole due presenze nel 2013 prima di passare ai Timbers, dove vinse la MLS Cup del 2015. Per lui lo score totale in Nordamerica è di 54 goal in 183 partite disputate tra coppa e campionato; non proprio un bomber e quest’anno, durante la convincente stagione dei texani, ha portato a casa soltanto 7 realizzazioni su ventisei partite disputate, cinque in meno dello scorso anno dove fu presente in 32 match di campionato. Forse il giocare con il connazionale Piatti gioverà alla sua media personale. In arrivo dopo l’ultima esperienza in Malaysia anche il globetrotter martinicano Harry Novillo, centrocampista offensivo classe ’92 che proprio nell’Olympique di Lione allenato da Garde mosse i primi passi nel professionismo, forse una scommessa all’insegna del grande orbe francofono ma che potrebbe dire la sua in questo lento e costante ricambio chiesto dal coach. Primi passi, e nessuna certezza se quel problema in attacco sia letto e interpretato come tale, in attesa di sapere se il desiderio di Piatti, quello di chiudere la sua avventura canadese con la vittoria della MLS Cup, possa essere realizzabile.
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